Catastrofi
ce ne sono sempre capitate da che mondo è mondo. Chiamateli terremoti, vulcani,
inondazioni, oppure decimazioni di popoli come la peste. Qui non mettiamo in
conto le guerre perché causate dagli uomini, per cui si potrebbe rispondere
“chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Nel mese di novembre 2013 abbiamo
avuto due casi, anche se di diverse dimensioni. Nelle Filippine il supertifone
Haijan con qualche migliaio di morti e in Sardegna la bomba d’acqua con quasi
una ventina. Cifra più modesta, che in tutti i casi pone sempre la stessa
domanda. Ed è ovvio che in queste circostanze periscono buoni e cattivi, giusti
e ingiusti, ricchi e poveri, innocenti e colpevoli, forti e deboli, bambini, donne,
anziani. Disgrazie ambientali che lasciano senza riposta. Ma c’è sempre
qualcuno che si arroga il diritto, quale messaggero di Entità superiori, di
dare la sentenza: castighi di Dio! Certo Michele Lonardi recentemente scrive
irritato alla stampa che radio Maria, una fra le tante emittenti cattoliche, attraverso
il suo direttore P. Livio Fanzaga, da sempre, specie dall’ultimo terremoto
avvenuto in Giappone fino ai nostri giorni sentenzia: castighi di Dio. Sulla
linea di intimidazione psicologica e di terrorismo religioso di un ex vescovo
di Rossano Calabro, Orazio Gazzolla, che nel 1909 aveva definito il terremoto
di Messina, con centinaia di migliaia di morti: severo castigo di Dio per i
peccati dei siciliani. Da qualche tempo l’associazione degli atei e agnostici
ha inoltrato una protesta nei confronti del P. Fanzaga, il quale rispose che
loro vorrebbero la dittatura dell’ateismo e dei cornuti. Come sempre elegante e
bene educato questo religioso degli Scolopi. Egli come tutti i fondamentalisti
cattolici si fonda sulla Bibbia del Vecchio Testamento. Al capitolo 26 del
Levitico Dio minaccia gravissime calamità contro i peccatori:” Io vi castigherò
sette volte di più per i vostri peccati.” E al salmo 137 fa scrivere:” beato
che ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li
sbatterà contro la roccia”! Ovviamente altri interpreti di oggi, più obbiettivi
e documentati, vi diranno che in questi scritti vi sono proiezioni degli autori
che attribuiscono a Dio sentimenti e vendette umane. D’accordo, ma sta di fatto
che anche la Bibbia va reinterpretata, ambientata nella sua “Sitz im Leben”, nel
modo e nel linguaggio del tempo. In effetti Gesù si è espresso ben
diversamente. Nel Vangelo di Giovanni al capo 9 presentandogli un uomo cieco
dalla nascita gli fu chiesto chi avesse peccato per essere venuto al mondo
disgraziato: se lui, se i genitori, i nonni…E Gesù rispose che nessuno aveva
peccato. Quindi né lui, né i suoi progenitori,” né Adamo ed Eva”. In pratica, secondo
il concetto di Gesù, salute e fortuna non sono un premio per i buoni e la
disgrazia non è un castigo per i cattivi. Resta comunque aperto l’interrogativo
sulle calamità naturali. E qui il tentativo di risposta varia secondo la
cultura, la fede, le tradizioni dei singoli. Prima risposta:” Tutto è frutto
del caso, Dio non esiste(Atei)”. Seconda risposta:” Se Dio esiste e non
interviene è un impotente.” Terza riposta” Se Dio esiste e potrebbe intervenire
ma non lo fa, è un crudele.” E qui si inserisce il romanzo di Dostojeski” I
Fratelli Karamazoff” in cui l’autore sostiene che il pianto di un bambino
innocente non verrebbe ripagato dal piano di un eventuale Dio teso a
programmare un’armonia universale futura”. Quarta posizione:” risarcimento
danni”. Dio, offeso dal peccato di Adamo ed Eva, dalla loro ribellione,
ricaduta anche sui loro discendenti, ha voluto essere risarcito mandando sulla
croce suo Figlio innocente, Gesù. Le nostre eventuali sofferenze servono a
completare quelle sue. Così Dio Padre viene placato. Un po’ sulla linea delle
antiche divinità Azteche, che venivano addomesticate cibandosi del cuore cavato
dal petto dei bambini innocenti. E come Dio Padre non ha liberato Gesù dalla
croce, così non libera gli uomini dalle loro sofferenze (Mistica della croce). Quinta
posizione:” legge di natura”. Le calamità naturali, morte dell’uomo inclusa, sono
iscritte nella legge di natura. Dio non interviene ogni momento a cambiare le
leggi della evoluzione. Compito dell’uomo è quello di conoscerle, scoprirle, farle
avanzare anche con il proprio sacrificio. Sesta posizione: “La sofferenza è un
mistero”. Noi non possiamo sondare le vie di Dio. Ci siamo limitati a dare un
elenco meno approssimativo possibile. Se il lettore è un credente si aggreghi
alla posizione su citata di Gesù che non fece teorie sul dolore, ma ha cercato
di superarlo e farlo superare nei limiti del possibile. O alla posizione di molti
teologi cattolici attuali, secondo i quali Dio non ci libera “dalle” calamità e
disgrazie, ma ci accompagna e convive “nella” nostra limitata natura umana.
Autore:
Albino Michelin
11.12.2013
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