Mercoledì
12 novembre questo teologo italiano, scrittore di diversi libri di grande
successo editoriale tenne la sua prima conferenza all’Università di Zurigo, la
capitale del riformatore protestante Zwinglio. L’Iniziativa lanciata dall’Associazione
svizzera per i rapporti culturali economici con L’Italia (Asri), dopo una
rilevante pubblicità ha visto una settantina di partecipanti, in maggioranza
adulti e anziani, fra i quali alcuni notarono una totale assenza di gruppi di
chiesa, destinatari privilegiati dell’argomento in questione. Vito Mancuso è indubbiamente
uno dei maggiori teologi cattolici italiani attuali. Originario di Agrigento, professore
in diverse università statali, si definisce teologo laico. Nel senso che non è
un prete, anche se diede le dimissioni dal sacerdozio, sposato e padre di due
bambini. Laico soprattutto perché per parlare di Dio non comincia da Dio ma dal
mondo, dalla natura, dall’uomo, dalla coscienza. Processo, modalità,
conclusioni molto o in parte diverse. Anche se il tema della sua conferenza
recitava “La filosofia dell’amore” pur tuttavia l’impostazione mentale va ampliata
oltre l’argomento trattato. E’ noto come nel Cattolicesimo si è costruito e si
continua a mantenere un impianto teologico discendente: esistenza di Dio, Dio
ha creato il mondo e Adamo, questo ha peccato e la sua condanna si trasmise a
tutta l’umanità. Dio ha mandato suo Figlio Gesù per redimerla da questo e da
tutti i peccati. Gesù ha fondato una chiesa che nel tempo si è costituita
gerarchicamente. Questa mise in cantiere 7
sacramenti e tutta una serie di dogmi come la Risurrezione di Gesù, la Trinità,
la Verginità di Maria, l’infallibilità del Papa e tanti altri. Sistemò gli
uomini dopo la morte in paradiso, purgatorio, inferno. Vito Mancuso non
polemizza con questo apparato ma parte da tutt’altra prospettiva: con una semplicità
disarmante, con argomentazioni ineccepibili, con una cultura impareggiabile, con
una fede umile di credente sempre in atto di interrogarsi. Sostiene che non si
può fare teologia per conto proprio, quasi essa fosse una disciplina pilota, ma
solo in una sinfonia di tutte le scienze, in confronto, in una specie di
convivio dialogico. Non ci sono due verità, quella della teologia e quella
della scienza. E cita San Tommaso, dottore della chiesa, affermando che se una verità
di fede e quelle della ragione confliggono sono queste ultime e non le prime da
accreditarsi. Seguendo la scienza, il mondo ha inizio da oltre 13 miliardi di anni,
in principio non vi era ordine ma il caos. Non il nulla ma il vuoto. Particelle
invisibili con l’evoluzione diventarono energia, quindi materia (da mater=madre),
quindi esseri viventi, cosmo. Il tutto in un processo di aggregazione, di
unità, di espansione ed ulteriore aggregazione. Con la materia che va verso lo
spirito e diventa spirito perché tutto è animato dallo Spirito universale, dall’Amore.
Promozione dal caso al cosmo. Invero Mancuso non è il primo teologo ad
affermare questo principio, venne preceduto da Teilhard de Chardin(+1955) e due
mila anni fa da Paolo di Tarso, il quale ai Romani scrisse che tutta la creazione
geme i dolori del parto finché non perviene all’uomo perfetto. Indubbiamente
qui saltano diversi a priori della chiesa: ad esempio la materia è spirituale
ed è destinata diventare spirito. Un altro a priori che si richiama
all’affermazione ”come veniamo dal nulla così nel nulla finiremo” va totalmente
ripensato. Cioè non è vero che veniamo dal nulla, ma dallo spirito
dell’universo in quanto energia disponibile. Attraverso il rapporto sessuale
questa diventa organizzabile e nella gestazione prende configurazione
organizzata. Con la morte l’essere umano lascia il suo involucro corporeo,
mentre il suo spirito diventato identità intellettiva affettiva ritorna nello Spirito
dell’universo (per i cristiani chiamato Dio) con tutto il bagaglio acquisito
nella sua esistenza. Non si parla ovviamente di prova scientifica ma di indizio,
conseguenza logica del presupposto di partenza. Un altro fra i tanti corollari
di questa teologia è l’origine della coscienza e della morale. L’etica, cioè il
bene e il male non proviene dalle decisioni di un’autorità, per quanto
religiosa, ma dalla lettura e dalla e dalla comprensione della realtà. E perciò
pure la morale diventa evolutiva. Non vi sono dottrine calate dall’alto ma
quelle che nascono dal basso, dall’intelligenza e dalla comprensione del tempo.
Che la morale sia evolutiva lo dimostra anche un processo avvenuto nella storia
della chiesa. Fino al 1600 si mandava al rogo chi non professava la verità
della chiesa, oggi quest’ultima stessa parla di diritti umani e del rispetto
dell’integrità della persona. Accanto a questo settore ne rimangono altri che devono
evolversi, uno fra i più urgenti quello concernente la sessualità e la sua componente
spirituale umana, realtà che per la chiesa rimane tenacemente bloccata a tabù
ancestrali. Il tutto perché non si sa o non si vuole recepire il messaggio che
proviene dalle istanze attuali. La visione teologica globale di Mancuso la si
puo’ trovare nel bestseller *L’anima e
il suo destino* con una prefazione di stima e d’incoraggiamento da parte dell’allora
(2006) Cardinale Martini di Milano. Un grazie sincero per questa serata
culturale zurighese va agli organizzatori dell’Asri: un contributo a pensare e riflettere
sui problemi fondamentali dell’esistenza umana.
Autore:
Albino Michelin
12.11.2014
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