È il
tono che fa la musica ed è i linguaggio che fa la buona relazione. Che anche la
chiesa stia cambiando linguaggio almeno da un anno lo dimostra Papa Francesco
che alla sera della sua elezione nella primavera del 2013 salutò il pubblico
con una buona sera, mi chiamo Francesco, sono il nuovo vescovo di Roma. Nessun
accenno a maestose definizioni: sono il successore di Pietro, Vicario di Cristo
in terra, sommo Pontefice, Sua santità. Non un linguaggio di pelosa umiltà a
mimetizzare le onorificenze di sempre, ma che passa a comportamenti coerenti:
residenza in una pensione, viaggi in utilitaria, si porta la borsa, dialoga in
aereo rispondendo:” chi sono io per giudicare” …Pensa ad una chiesa non come
fortino da difendere, ma come ospedale da campo. Vescovi e clero devono
lasciare privilegi e prendere l’odore delle pecore. Linguaggio nuovo che si
vede penetrato anche nell’assemblea del Sinodo sulla Famiglia del 5-19 ottobre.
Papa Bergoglio l’aprì con una riflessione presa dal Vangelo dicendo che questa
assemblea non serve per discutere idee belle e originali o per vedere chi è più
intelligente, ma per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore. Noi non
dobbiamo stare solo in ascolto di Dio, dobbiamo essere anche in ascolto del
popolo. Nell’ultimo concistoro un cardinale diceva che qualcuno non ha espresso
la sua opinione per non contrariare il papa. Invece si deve parlare chiaro anche
se si suppone che il papa abbia un’idea diversa. Questo linguaggio fa venire in
mente per contrapposizione quanto Gregorio VII emanava nel suo Dictatus del
1075:” Il papa non può essere giudicato da nessuno. Lui solo ha il diritto di
dimettere un imperatore. A lui solo si deve il bacio della sacra pantofola”. Un
linguaggio di potere rimasto però anche fino a tempi recenti. Basti ricordare il Vescovo di Prato Fiordelli
che negli anni 1960 apostrofò in pubblica cattedrale una coppia sposatasi solo
in civile ”Concubini”. Allora era diffamazione, tant’è che citato alla Giustizia
dovette fare ammenda. Qualche residuato esiste anche nel 2014. Un signore
entrando in confessionale venne accolto
dal prete con:” immagino che lei si confessa perché va con le donnacce”. Gentilezze
di questi giorni. Da sperare sia un caso singolo, residuato di manie divine, di
megalomanie. Questo Papa in definitiva non ha cambiato solo vocabolario ma ha
fatto cambiare anche atteggiamento. Lo si è capito subito dalla relazione
iniziale del Cardinal ungherese P. Erdö per il quale non basta solo guardare
alle statistiche su matrimonio e Famiglia, bisogna anche affrontare questioni
dottrinali:” non escludiamo di toccare la dottrina. ” Questo linguaggio è nuovo
nel senso che fin’ora la chiesa si è sempre ancorata al dogma:” La sua dottrina
è perenne, immutabile, fondata sulla legge naturale-divina.” Di qui può
scaturire un altro modo di ragionare sulla coppia, sulla famiglia, sulla comunione
ai divorziati, sugli omosessuali. Delle volte viene da pensare che la morte per
noi viventi è anche una fortuna. In effetti solo essa può permettere l’evoluzione
del mondo e della natura. Se le precedenti generazioni non fossero scomparse
non ci sarebbe stata evoluzione. La quale sarà benefica o meno a seconda della
coscienza delle attuali o delle future generazioni. Che in natura o nella società umana ci sia
una costante che permane e delle variabili che mutano è inevitabile. Ma la
chiesa sta capendo che non si possono chiamare costante le variabili, se vuole
evitare cantonate specie nei confronti della scienza. Ricorda il dogma del sole
che deve girare attorno alla terra (Caso Galileo e gli altri?). Ora se ci
riferiamo al matrimonio attuale non possiamo dichiararlo frutto di una dottrina
costante. È stato il meno evidente dei 7 sacramenti, la lista dei quali non fu
compilata e distribuita da Gesù stesso sulle sponde del lago di Genezareth, ma
si è formata lungo 13 secoli. Il matrimonio come sacramento elaborato dal 1100
in poi è stato definito al Concilio di Firenze nel 1439. In pratica per 1300
anni si celebrava senza prete, senza chiesa, ma secondo i rituali di ogni popolo,
di ogni tradizione, fosse essa celtica, romana, o francone. Prima di allora
esistevano solo coppie di fatto. E su queste al sinodo si è sentito un linguaggio
nuovo:” il matrimonio in chiesa resta sacramento indissolubile, ma le coppie di
fatto, per quanto unioni imperfette, devono essere considerate con rispetto perché
possono presentare elementi di santificazione e di verità “. Questo è un linguaggio
nuovo. Come quello sugli omosessuali, che anche se non vengono religiosamente
accettati come coppie e come matrimonio, non vanno però discriminati. Come
quello sulla coscienza. In effetti i vescovi belgi:” se dopo matura riflessione
e informazione si arriva ad una conclusione diversa dalla dottrina tradizionale
della chiesa, l’ultima regola cui affidarsi è la propria coscienza personale.” E
anche questo è un linguaggio nuovo. Che pure media e TV laiche diano oggi tanta
importanza ad argomenti di chiesa, come questo del sinodo, non è politica o
bacio della sacra pantofola, ma perché Papa Francesco ha inaugurato uno stile
nuovo e rispettoso. Un leader religioso accogliente, non il doganiere di Dio
Autore:
Albino Michelin
08.10.2014
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