Venerdì
21 novembre nella messa in S. Marta Papa Francesco, spiegando il brano del
Vangelo di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio fece una forte esortazione: ”basta
con il mercanteggio del sacro”. Ovvio che il giorno seguente la stampa
soprattutto a livello nazionale ebbe a citare una dovizia di casi. I parrocchiani
di Villa di Baggio, Pistoia, già prima avevano inviato una lettera a Papa
Francesco chiedendo un suo intervento. Il Parroco del luogo don Valerio
Mazzola, aveva da tempo appeso alla porta della chiesa un tariffario: Euro 190
per matrimonio,90 per battesimi e funerali, per trigesimo di defunti offerta minima
euro 50. A Boccadasse di Genova per nozze offerta libera a partire da 150 euro.
A Sestri Levante 300 euro, di cui 150 da versare subito. E se la data è contesa
vince la coppia che paga per prima. Altre parrocchie pongono offerta libera, ma
questa è un’esca ambigua perché nessuno per fare brutta figura lesina i sui
soldini al prete. Altro piatto forte sono le messe per i defunti: in genere 10
euro per nominativo, e se sono venti di diverse famiglie fa 200 euro. Vanno al
prete, al Vescovo, al Papa, ai lebbrosi? Chiarezza cercasi. Casi non citati
dalla stampa sono comunissimi. Uno fra i tanti: la signora A.S. (nome e indirizzo
noto allo scrivente) accompagna spesso per assistenza pellegrinaggi a Medjugorje
e verso altri santuari. Al ritorno la responsabile raccoglie offerte (minimo 10
euro) per celebrazione messe. Sconosciuto l’ammontare e il prete destinatario. Note
invece le osservazioni di qualche pellegrino sul senso di tutto questo affarismo,
sull’obbligo morale di sborsare per evitare brutte figure, sulla finalità di
tanto devozionismo anziché a scopo sociale, infanzia abbandonata e simili. Il
Papa si è sintonizzato con le critiche del popolo assai diffuse in questo
mercanteggio, specie nel Sud Italia. Non si vorrebbe ritornare ai fantasmi del
passato quando nel 1517 Papa Leone X divulgò la “Tassa Camere” con l’elenco tariffario
redatto a scopo di vendere assoluzioni sacramentali di peccati commessi o da
commettersi a seconda del prezzo versato. Ad esempio la nona indulgenza concedeva
l’assoluzione di un omicidio pagando libbre 15, la dodicesima l’assoluzione per
aver affogato un figlio versando libbre 17. Il tutto per la costruzione di
Basiliche e chiese. Non per nulla Lutero affisse alla porta della cattedrale di
Wittemberg la sua tesi nr.43: ”È meglio dare ad un povero che acquistare indulgenze.”
E coniò ironicamente il detto: ”quando il soldo cade nella cassetta, l’anima
sale al ciel benedetta”. Nella sua omelia Papa Francesco rifiuta un listino di
prezzi per le celebrazioni sacre, e proclama che la redenzione di Gesù è
gratuita. Un ritorno alla chiesa del Vangelo quando vi fu la prima tentazione
di simonia, il commercio del sacro. Cioè il caso di Simon Mago che andò dall’apostolo
Pietro con del denaro per ricevere il potere dello Spirito Santo. “In perdizione perché hai osato pensare di acquistare
con il denaro il dono di Dio” (Atti 8,18). Dopo tale intervento di Bergoglio
subito il Cardinal Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, tentò di smorzare
il tiro spiegando che libere offerte si possono dare e accettare per le necessità
materiali della chiesa. Sa un po’ di autodifesa, cioè i vescovi italiani
faticano a tenere il passo con questa chiesa francescana in uscita. Ma passare
dalla teoria alla pratica non sarebbe impossibile. Anzitutto chiarire che anche
il prete ha diritto non alle sacre tangenti, ma al suo stipendio mensile,
questo sì. Ogni operaio ha diritto alla sua mercede. Arrivarci si puo’
considerando l’8 per mille da distribuire meglio, e il 20 % degli immobili
esistenti in Italia appartenenti alla Chiesa. Un’equa distribuzione è possibile.
All’interno di questa garanzia di sostentamento, tutto il resto dal prete
dovrebbe essere celebrato gratuitamente. Dalle messe ai funerali. Attuare la
dimenticata recente legge anno 1983 del diritto ecclesiastico: “Celebrare la
messa per le intenzioni dei fedeli anche senza ricevere alcuna offerta” (nr.945,2).
Per battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni, funerali chi desidera
addobbi, fiori, organi, quartetti musicali se li sovvenziona senza passare
attraverso il prete. A chi insiste in tali circostanze di fare un’offerta per
la chiesa, opere pie, ecc. il prete gli presenti un vaglia postale con stampato
il destinatario, cioè commissione finanziaria della parrocchia, composta da
laici. Con un certo ritmo la commissione fa pubblicare sul bollettino
parrocchiale ogni entrata. Una volta all’anno organizza un’assemblea pubblica
di tutti i cattolici per decidere la destinazione degli introiti: per il
mantenimento chiesa, per i poveri, per i rifugiati politici, per il terzo
mondo…Tutto in trasparenza. Con il metodo del vaglia postale scompaiono le
busterelle al prete, le busterelle alle porte e sui banchi della chiesa, le
busterelle per la benedizione delle case. Non si cade dalle nuvole, tale metodo
ad esempio è di prassi nella maggior parte delle chiese europee. Ovviamente
anche lì non esenti da difetti e con tutti le migliorie da apportare. Un’osservazione
infine fece Papa Bergoglio in quella celebrazione: “due cose il popolo non
perdona al prete, l’attaccamento ai soldi e il maltrattamento alla gente”. E
quindi esortò i fedeli al coraggio di richiamare i preti che cedono alla
tentazione del mercanteggio sui sacramenti.
Autore:
Albino Michelin
10.12.2014
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