lunedì 11 settembre 2017

A BASSANO UN ALBERO DEL VIALE DEI MARTIRI DEDICATO A LUCA RUSSO?

Veneto in lutto. Commozione non solo della città del Grappa, ma di tutta una regione per la perdita di un figlio, falciato da un furgone killer dei terroristi Isis il 18 agosto mentre passeggiava con la fidanzata sul viale della Ramblas di Barcellona in Spagna. Tredici vittime, di cui due italiani, lui e Bruno Gullotta di Legnano, e il terzo residente all’estero. Luca Russo si trovava nella città catalana per un periodo di vacanza. Ovviamente sdegno per i gesto criminale e solidarietà per una giovane vita stroncata: 25 anni, fresco ingegnere, dedito pure al volontariato, solare, innamorato. Un vademecum di felicita ‘Quattro mila persone con fiaccole hanno sfilato la sera del 25 agosto, la salma è arrivata in città ricoperta dal tricolore, benedizione impartita dal vescovo, il giorno seguente cerimonia funebre celebrata dallo stesso prelato, con la partecipazione dei rappresentanti del governo e del Presidente della Repubblica. Sull’onda dell’emozione una proposta inoltrata al sindaco e ai media di dedicare un nuovo albero del Viale dei Martiri a questo concittadino è sotto esame. Ovvio che tutti ci sentiamo colpiti, perché poteva capitare a qualsiasi di noi. Solidali con il dolore della famiglia, un’opinione ci sia consentita. Vale a dire non trasformare un’escursione in un gesto eroico, in un martirio. Non vorrei deviare in una inutile digressione, ma collegarmi ad un confronto e ad un riferimento storico. Allorquando mi è capitato, quale missionario in Svizzera, di accompagnare in Italia la salma di qualche emigrato, schiacciato da una gru, da una frana, da un incidente sul lavoro ad un paesello della bergamasca o del bellunese, non ricordo nessuna bandiera, nessun vescovo, nessuna fiaccolata, nessuna autorità per quel povero essere umano partito dall’Italia con la morte nel cuore per un tozzo di pane, il viaggio della speranza senza ritorno e tutto per aiutare la sua famiglia. Non erano questi dei martiri? Degli eroi? Digressione per un dovuto postumo risarcimento. L’emozione non deve dimenticare i valori e i motivi che la sottendono. E veniamo al Viale dei Martiri di Bassano del Grappa. Il fatto si riferisce al 26 settembre 1944. Peccato che anche tanti laureandi attuali confondano la prima con la seconda guerra mondiale. In riferimento a questa proposta è da sapersi che il 20 settembre di quell’anno un’imponente forza di milizie nazifasciste hanno circondato il Montegrappa, e per un attacco ed un rastrellamento dai quattro punti cardinali, luogo dove sia erano ritirati per una scelta di vita, per sfuggire alla fucilazione e non per un’escursione, vacanziera, circa un migliaio di partigiani. Nei diversi scontri questi registrarono rilevanti perdite di vite umane. Oltre 170 giustiziati senza processo, altri arsi vivi, altri sepolti vivi e 31 condotti a Bassano per essere impiccati. Era il martedì 26 settembre 1944, ore 15. Io frequentavo la terza media presso l’istituto Scalabrini della città. Per un certo presentimento siamo saliti all’ultimo piano del Collegio e a mezzo km di distanza via aria nel così detto allora Viale delle fosse abbiamo visto arrivare dei camion, che lentamente procedendo, estraevano fuori e quindi lasciavano penzolare un partigiano, con un cappio al collo precedentemente attaccato ai rami degli alberi. A tale vista, tutti presi dal terrore, i superiori ci hanno fatto uscire dall’Istituto, e scappare fuori per le colline spaventati per tanto orrore. Al ritorno abbiamo visto dall’alto ad ogni albero un impiccato, oltraggiato e preso a calci dai militi fascisti, con al petto un cartello ”Bandito”. Il cappellano delle carceri, P. Odone Nicolini, passando la sera stessa da noi ci disse con voce affranta che gli era stato negato persino il consenso di dare ai condannati l’ultimo conforto, che a ciascuno era stato fatta un’iniezione per stordirlo come si fa con i topi, e che i poveri ragazzi, molti nemmeno, ventenni alla vista del nodo scorsoio chiamavano mamma. Solo qualche anno fa ebbi l’idea di incontrare certa Dolores Marin, residente a Cavaso del Tomba, allora partigiana diciottenne, cui avevano rasato i capelli per umiliazione e il cui moroso era stato fucilato, e avevo così potuto sentire da lei e annotare le sevizie, le torture, le deportazioni che i partigiani avevano dovuto subire. Sono ritornato anche il 5 giugno di quest’anno, ma ormai a 91 anni la Dolores non è più sostenuta dalla memoria. Fino a qui la rievocazione del Viale dei Martiri: per dare un’adeguata risposta alla proposta su menzionata. Tutto un altro mondo, sa di cattivo gusto e metterebbe a disagio lo stesso Luca. A ogni santo la sua nicchia. Da una breve e superficiale inchiesta fra italiani e veneti in Svizzera non si è trovato un favorevole, se non in forma soft. A qualcuno è scappato un secco: ”solito buonismo all’italiana, alla veneta, destinato fra breve a sgonfiarsi”. Se poi tutto questo, dalla bara in tricolore, alla benedizione del vescovo, alla fiaccolata, alla rappresentanza del Governo e della Repubblica ai funerali, all’affermazione del Governatore Veneto Zaia che vorrebbe mettere in ginocchio le moschee per obbligarle pubblicamente a condannare l’Isis, venisse usato come strategia per dargliela in testa agli islamici, ciò fa parte di un altro discorso che andrebbe risolto per le vie etiche, politiche dei controlli, delle integrazioni future delle civiltà, del rapporto fra religioni. Un lavoro a onda lunga. Se si crede opportuno, a Luca Russo si può sempre dedicare una strada, un adeguato famedio, una lapide murale al municipio…. Ma probabilmente Luca stesso, potesse parlarci, se esposto con foto in un nuovo albero di quel Viale dei Martiri si sentirebbe a disagio, un inquilino fuori posto. E forse vale la pena rispettarlo.

 Autore
Albino Michelin
02-09-2017

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