lunedì 13 novembre 2023

COME OGGI VIENE ADDOMESTICATA LA PAURA DELLA MORTE

Gli esseri umani non sempre sono esistiti né sulla terra, né in cielo. Sono viventi relativamente recenti prodotti da e su un pianeta del sistema solare. In astratto noi sembriamo senza importanza. Tuttavia siamo qui, altrimenti nessuno non si sarebbe preso il disturbo di portarci all’esistenza. E se siamo qui significa che un giorno la natura ha deciso di aver bisogno di noi e dei nostri servizi per funzionare meglio, altrimenti non si sarebbe presa il disturbo di portarci all’esistenza. Cosi dal momento che la natura ha bisogno per il maggior tempo possibile ci ha dotato di un istinto innato di sopravvivenza. Cioè di reazioni inconsce per poterla conservare più a lungo, non ostante la nostra scomparsa fisiologica. Siamo naturalmente strutturati per lottare contro la morte. Forse non anche questa nostra pulsione vitale ad alimentare tutti i nostri impulsi, sospiri, desideri e aspirazioni di successo, felicita e realizzazioni personali? Così non potrebbe questo significare che siamo fatti per esistere e non per morire. Nella morte gli esseri umani hanno compreso istintivamente questo messaggio. Perciò il loro implacabile desiderio di vita è impiegato per attivare tutte le dinamiche psicologiche, intellettuali, immaginative, religiose, spirituali al fine di riuscire a trovare nella muraglia, apparentemente indistruttibile la morte biologica, la breccia da cui si passa per raggiungere le terre dell’eternità. Così il fatto di essere coscienti della inevitabilità della morte corporea e allo stesso tempo dotati di questo istinto inconscio ci trasforma in individui che cercano in tutti in modi di reinterpretare la propria morte, sia per evitare il suo aspetto sinistro ed irreparabile, sia per una potenziale vita che punti all’eternità. Mentre tutta la natura si trasforma, si consuma, invecchia, si decompone e scompone nella sua forma assorbendo tutta nella materia cosmica, gli uomini tormentati dalla paura di morire e indottrinati dalle religioni, si sono convinti che la natura non li sottoponga alle stesse leggi, bensì abbiano una forma di trattamento individuale, che si chiama vita eterna. Nel nostro universo grazie alla disintegrazione di una cosa, un’altra può avere inizio, può sorgere la diversità. Può apparire la bellezza e così si compie la evoluzione della Realtà cosmica. Una vita finisce sempre per morire, e una morte è sempre fonte de principio di essere e di vita. Non sarebbe logico anche con gli esseri umani? Cosi sembrano confermare anche le conclusioni della moderna scienza, come la quantistica e l’astrofisica, che concordano non essere la morte la scomparsa definitiva. Il che sarebbe un concetto senza senso. Tutto e riciclato, tutto si trasforma in principio di nuove nascite, tutto si rinnova in componente di nuove realtà. Pensiamo ad esempio alla esplosione di una supernova, che seminando le sue macerie negli spazi galattici, è all’origine di un numero incalcolabile di altri corpi celesti. Nell’universo ogni essere ha la sua ragione di essere, se no in caso contrario non esisterebbe. E possibile superare la paura della morte e trasformarla in principio di vita? Oggi sarebbe saggio confidare nella nostra intelligenza e condurci ad accettare la realtà così com’è, e non come ci piacerebbe che fosse, perché la natura e infinitamente più saggia di noi. E’ vero pensare la qualità o la mancanza di qualità sarà il riflesso personale ottenuto nel tempo di vita precedente. Una morte che non spaventa più? In natura le nozioni di bene e del male, di bontà e malvagità, di virtù e di vizio, di grazia e di peccato, di castigo e legalità, di moralità e immoralità, di giustizia e di ingiustizia, di morte e di vita, non hanno senso. Questi concetti sono stati sviluppati principalmente dagli esseri umani ad uso interno per darci una regola di vita. In natura tutto accade non soltanto naturalmente ma anche necessariamente. Nella vita disgrazie e cataclismi, apocalissi non sono solo all’ordine del giorno, ma rispondono anche all’ordine della necessita e non ammettono alcun giudizio di valore né alcuna qualifica morale. E’ il castigo di una divinità offesa dai nostri peccati? Nulla di tutto questo. La morte non è altro che la manifestazione naturale fondamentale per il buon funzionamento e per la perfezione globale dei dinamismi che tengono in esistenza la realtà nel nostro universo. Ma a questo punto è necessario fare alcune considerazione sulla materia e lo spirito. Le citiamo senza conoscere la realtà che si nasconde dietro questo termini. Come quando si parla di Dio. Le possiamo considerare due modalità o due forme, una della quali è concreta, l’altra no. Ma neppure sappiamo nulla sulla natura della relazione fra questo due aspetti della realtà. Esistono necessariamente insieme o uniti? Possono esistete separatamente? Lo spirito da origine alla materia o la materia da origine allo spirito? C’è lo spirito nella materia o la materia è uno stato dello spirituale? Potrebbe essere che ci sia solo una differenza nella forma delle loro manifestazioni di modo che lo spirito non sia altro la sublimazione della materia e la materia nei suoi componenti ultimi, elementari e quantistici, niente altro che la condensazione fisica di tutte le energie dinamiche e potenziali che costituiscono la natura dello spirito? Se è vero che nel nostro universo non c’è spirito senza materia né materia che senza spirito, se e vero che tutto ciò che esiste e la materia spirituale (la santa materia detta da Teilhard de Charden) e spirito materiale, allora sarebbe possibile pensare che in definitiva la morte non è altro che un fenomeno naturale di dissoluzione, che riguarda solo l’aspetto materiale del nostro corpo, che non intacca la singolarità della dimensione spirituale che pure le costituisce? Possibile sarebbe ipotizzare che dopo la morte la dimensione spirituale, che ha costituito la materia del nostro corpo, possa continuare ad esistere ed essere attiva.

 Autore: Albino Michelin 27.09.2023

albin.michel@live.com

 

RELIGIONE CIVILE ED ETICA MONDIALE

Si invoca da più parti che l’Italia avrebbe bisogno di un minimo di religione civile. E che le battaglie sulla religione di stato, abolita nel 1948, con le ricorrenti alzate di scudi sul crocifisso, o sul presepio nelle scuole e tante altre questioni di relativa importanza, lasciano i tempi che trovano. Invece se una fa un tumulto e rimostranze, un casus belli. E ci avremmo invece una vera religione civile da instaurare. E non parliamo di religione cattolica che da tempo è in crisi, quanto di rispetto reciproco che sta base della convivenza. Ci verrebbe anzitutto una vera politica civile in cui non vi sia uno sfruttamento della religione a scopo politico, come ad esempio succede ad alcuni politici italiani nei casi sopra citati con tanto di rosari e crocifissi. E per religione civile, intesa con campanella e j.j. Rousseau, si si intende potenzialità propria della religione di unire le persone, i popoli, le culture in una direzione di continuo mutamento nel benessere del cittadino, dello stare bene e del sentirsi bene insieme. Ma ecco soprattutto oggi affacciarsi l’urgenza di un’etica mondiale, perché il mondo è diventato piccolo, e lo scambio di informazioni è divenuto globale e quindi ecco la necessita di una etica ugualmente globale. Ora per la prima volta nella storia delle religioni mondiali si è riunito a Chicago dal 28 agosto al 4 settembre del 1993, trent’anni fa, con la partecipazione di 6.500 persone di tutte le possibili religioni per fare elaborare e promuovere una dichiarazione per un’etica mondiale chiamata la “dichiarazione del parlamento delle religioni mondiali”. E poiché vi era parvenza della politicizzazione americana questa volta era stato preparato dall’università di Tubinga in Germania. Erano rappresentate 15 religioni. Eccole per alfabeto. Bahai, Brahmana Kumaris, buddhismo (con mahayana, theravada, vajrayana, zen), cristianesimo (con anglicani, cattolici romani, ortodossi, protestanti), ebraismo (con conservatori, riformati, ortodossi), giainismo (con Digambar, shwtamar), induismo (con vedanta), mussulmanesimo (con sciti e sunniti), neo-paganesimo, religioni indigene (con Akmapim e yoruba, oriundi americani), sikh, taoisti, teosofi, zoroastriani, organizzazioni interreligiose. Costoro si son dati anche una regola d’oro dalla bocca dello loro fondatore. Ciascuno ha il suo vangelo, Confucio (55 a. C.)” quella che tu stesso non desideri, non farlo nemmeno agli altri”. Rabbi Hillel (60 a.C.).” Non fare agli altri quello che non vuoi gli atri facciano a te”. Gesù di Nazareth, “tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (mt.7,12). Islam” nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per un suo fratello quello che desidera per sé stesso.” Giainismo” l’umo dovrebbe comportarsi con indifferenza nel confronto di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato”, buddhismo” una situazione piacevole oppur gradevole per me, deve essere pure per un altro”. Induismo”, non ci si dovrebbe comportare con gli altri in modo non gradito, ma fare anche tu lo stesso. E questa cioè è l’essenza della morale”. E con questo si è giunti alle prospettive per il futuro. Cioè di un consenso di fondo circa i valori vincolanti, criteri immutabili e fondamentali comportamenti personali. Senza un consenso di fondo nell’etica ogni comunità è prima o poi minacciata dall’implosione. Non c’è un ordine mondiale senza un ‘etica mondiale. Per etica mondiale non si intende una ideologia mondiale unitaria al di la di tutte le religioni, e neppure un miscuglio di tutte religioni. L’umanità e stanca di ideologie unitarie e le religioni del mondo sono in ogni caso nelle loro di fede e dogmi, nei loro simboli è riti che una unificazione assurda sarebbe un cocktail di sincretistico imbevibile. Un’etica mondiale non intende neppure sostituire l’alta etica delle singole religioni con un minimalismo etico. La Tora degli ebrei, il discorso della montagna dei cristiani, il corano dei musulmani, i veda degli induisti, i discorsi di Budda, i detti di Confucio restano il fondamento per la fede, la vita, il pensiero di centinaia di milioni di uomini. Un’etica mondale si propone di dare risalto a quella che già ora, non ostante tutte le divergenze, è comune alle religioni del mondo, e precisamente per quanto riguarda il comportamento umano, i valori, e le morali fondamentali. In altre parole, etica mondiale non riduce la religione a un minimalismo etico ma evidenzia il minimo di ciò che ora e comune alle religioni. Essa non è di fatto contro nessuno ma inviata tutti credenti e non credenti a fare propria questa etica, a dire ed agire in conformità ad essa. Ed ancora altro punto fondamentale. Per etica mondiale non va intesa una nuova ideologia mondiale e neppure una religione mondiale unitaria al di sopra di tutte le religioni esistenti, né, né tanto meno il domino di una sola religione su tutte le altre. Per etica mondiale so intende un consenso nei confronti di valori vincolanti, di norme immutabili e di fondamentali comportamenti personali già esistenti. Senza un consenso di fondo nell’ etica ogni comunità o prima o poi è minacciata dal caos o da una dittatura, e le singole persone perderanno la speranza. Noi confidiamo nel fatto che le nostre tradizioni religiose ed etiche, spesso già millenarie, hanno in sé sufficienti elementi di una etica comprensibile e praticabile da tutti gli uomini di buona volontà, sia essi religiosi o no. Ed ecco allora i quattro aspetti su cui le religioni di 15 paesi, in pratica tutti gli uomini di buona volontà hanno sottoscritto 1) non uccidere 2) non mentire 3) non rubare 4) non sfruttare sessualmente la donna. Alcuni dettagli. Al primo punto: 170 sono i conflitti armati a questo mondo. Effetti collaterali. Va messa nella coscienza che la sacralità della persona umana è la matrice di ogni moralità. Va abolita la tortura, va tenuto il rispetto dell’uomo della persona umana e del suo ambiente. L’attenzione al clima, alle piante, degli animali. Al secondo aspetto: la menzogna può diventare una tecnica, una strategia della sopravvivenza e dell’integrazione. Sul terzo aspetto: siamo contro la confisca dei beni e il ladrocinio. Il mondo e ricco di risorse per assicurare a tutti i bene primari. Sul quarto aspetto. Risulta che in media il 75% degli uomini discriminano le donne con diversi abusi, 40% ancora viene costretta al matrimonio forzata. Il maschilismo è ancora imperante. Risposte di sempre, ma che oggi alla sfida globale si fanno sempre più urgenti.

Autore: Albino Michelin 20.09.2023
albin.michel@live.com

domenica 12 novembre 2023

LA PUNTA DELL' ICEBERG: PEDOFILIA NELLA CHIESA SVIZZERA

 Sui casi di pedofila viene qui citato ampiamente quanto apparso nei forum (bollettini parrocchiali) dal 21 settembre dell’anno in corso per conoscenza ai credenti, e informazione per i laici. A conferma che una riforma nella chiesa è possibile. La chiesa è stata per il passato una monarchia assoluta, ma questo papa Francesco in un cammino sinodale, quale rispetto delle persone, ha deciso per la comunione partecipativa. In questo caso egli ha affidato al vescovo di Coira Svizzera, di fare il punto nella chiesa elvetica sulla grave questione. Inoltre in tutti gli istituti femminili e in tutti i decanati della stessa Confederazione è stata premessa, pure dall’università di Zurigo, una inchiesta chiamata pilot, in quanto è la prima volta che si fa qualcosa di serio. L’anno della stessa va dal 1950, per circa 73 anni. Non è che può essere definitiva, in quanto molti sono morti, altri hanno tralasciato la Svizzera, altri sono stati occultati dai vescovi di turno, altri sono stato spostati ad una parrocchia a un'altra, agenti pastorali, o da un istituto ad un altro. Comunque si può ipotizzare la media da 12 a 15, ogni anno tenendo conto dalla flessibilità della inchiesta. Questo è stato possibile grazie all’azione congiunta dei politici, della stampa, della chiesa protestante e di tutti gli uomini sensibili a questa tematica. Ed ecco i risultati. Sui 1002 casi di inchiestato si registrano 56% di maschi abusati e 39 % donne. Il 5% incerto. E 74% abusatori maschi nei confronti dei minori. La chiesa che è in Svizzera ha deciso di togliere ogni stipendio ad un chierico o collaboratore in questo genere di delitti. Oltre che ad indennizzare l’abusato va a beneficio dall’educazione del clero. E’ un’isola la svizzera in cui sola alligna la zizzania della pedofilia? Non lo è. In Francia, in Germania, in Irlanda, in America esiste ancora di più, ma va detto perché ignorare il male significa diventarne complice. In Italia poi vicino al Vaticano è tabu, si arrischia di bruciarsi le ali. Cauto ammutinamento. Anche Papa Bergoglio può fare ciò che gli concede la piazza. In Italia per ora non c’è stato un vero tsunami paragonabile a quello di altri stati, anche se non sono mancati casi analoghi, come l’allontanamento di padre Prandin e Maria L.Corona della comunità missionaria di Villareggia che avevano fondato nel 2012. Con la soppressione la fondatrice è stata rimossa perché, pur essendo a conoscenza del fatto, ha coperto e mentito. Ma ecco alcuni episodi eclatanti fra i tanti abusi. Il Padre domenicano Philippe, professore all’università di Friburgo in Svizzera, fonda nel 1975 due istituti con un migliaio religiosi, con maschi e femmine, 3.000 oblati, ma in seguito si scopre che ha abusato sessualmente di giovani donne con una dottrina mistica divina. Il padre Van Der Borgh fonda una dei più importanti Foyer de Chiarite, dopo morte nel 2004 si scoprono i suoi comportamenti inappropriati, pesanti molestie sessuali durate la confessione e nell’accompagnamento spirituale. Il padre Marcial Maciel Degollado, messicano fondatore dei legionari di Cristo, ha abusato dal 1959 all’anno della sua destituzione, due anni prima della morte avvenuta nel 2008, perché era emerso che (il pedofilo solitario, come da soprannome) aveva abusato di chissà quante vittime. Quando papa Wojtyla l’aveva posto nel corso della sua vita a modello della gioventù. Siccome abusatori non si nasce ma spesso si diventa, ecco che tra gli fra di essi dentro vi si trovano persone di ogni ceto, padri di famiglia, parenti, gente per bene. In Svizzera l’anno scorso sono 1.250 vittime minorenni e in Italia 6.248, per dire che bonifica morale va fatta non solo nel clero ma a tutto campo. Interessante è conoscere la tipologia degli abusatori che ha una ha doppia fisonomia. Anzitutto vi il tipo quello ”diviso” e quello “confuso”. Nel primo la propria dimensione spirituale è collegata alle sue passioni e pulsioni che semplicemente convivono. Ma senza dialogo e confronto tra di loro, lasciando così spazio alla parte istintuale. Ed anche è un tipo” confuso “ in cui la sintesi fra le due dimensioni avviene in modo irriflesso, passivo, lasciandosi interpretare a modo deviante, e a suo uso e consumo. Quando una persona agisce in modo tale da danneggiare fisicamente un'altra persona si parla di abuso fisico, quando il danno riguarda la sfera emotiva si parla di abuso emotivo, mentre si parla di abuso psicologico quando lede la psiche di una persona. Quando qualcuno è trattato in maniera tale da essere danneggiato spiritualmente, ovvero nel suo rapporto con Dio, si chiama abuso spirituale. Esso avviene come la massima espressone di potere, quella connessa con il divino. Negli abusi di potere il Dio viene usato come leva per fare pressione sulla coscienza dalle persone, talvolta al fine a di ridurle a proprio e vero stato di schiavitù. Tutto comincia con una irruzione nel nome della propria autorità spirituale, il padre o la madre spirituale, il confessore, il super guru, il fondatore, o la madre di comunità. Si insinuano nella vita spirituale dei loro sottoposti, nella loro relazione intima con Dio, e si installano nelle loro coscienze. La manipolazione porta la vittima all’isolamento creando una barriera tra lei e il mondo. Essi prendono il posto centrale nella vita della vittima. Questo apparato di manipolazione, tanto subdolo quanto tragicamente efficace, spinge la persona a fidarsi dell’abusatore, a confidarsi, a raccontarsi. Il potere mangia avidamente la persona usandola allo scopo di umiliarla. L’abuso spirituale è praticamente identico a quello fisico, solo che viene usato come esca o come trappola. Rievocato con argomenti di carattere religioso, (tipo in nome di Dio non temere che non ti capiterà niente male), che incide sulla sensibilità della persona nei confronti del divino. Altre volte l’abuso prende la scusa della forma di potere, altre volte e il devi fidarti di me. Altre volte si manifesta con desideri di potenza, di prepotenza, istinto di frustrazione, il leader che si atteggia ad onnipotente, con grande abilita nel cogliere le tensioni e le debolezze della vittima. Come conclusione lasciamo la parola a due psicoterapeuti, uno italiano G Ronzoni e H-Zollner, addetto a questo genere di problemi della chiesa o della Svizzera o di qualsiasi parte del mondo. Nessuno nella chiesa può accettare questo scandalo. Va cambiata radicalmente struttura e sistema. Fa bene il papa Francesco non tollerare e su questa norma non transigere. La chiesa non può più vivere nella omertà e andare impunita. La chiesa deve passare da un sistema feudale a quella sinodale e non lasciare in mano a gente che in nome della dottrina cattolica copre un genere di abusi gridando vendetta al cospetto di Dio ai diritti dell’uomo.

 Autore: Albino Michelin 14.09.2023

albin.michel@live.com

 

DIO É UNA DOMANDA O UNA RISPOSTA

 É titolo di un libro di David Maria Turoldo, uno dei più rappresentativi del cattolicesimo della seconda metà del 900. Ciò gli valse l’appellativo di coscienza inquieta nella chiesa. Di fatto il suo libro porta il titolo che la” fede è una continua ricerca.” Figura profetica nell’ambito ecclesiale, con buona produzione letteraria, narrativa, film, teatro, epistolario, saggista, raccolte di poesie. È qui si può sviluppare quanto nella tradizione cristiana era stato più volte immaginato. Ne ha scritto a lungo M. Fox nel suo libro,” in principio era la gioia” dove elenca le varie forme di spiritualità lungo i secoli. Anzitutto vanno subito sgomberati alcuni equivoci a riguardo la bibbia, sorgente della nostra spiritualità. La lettura fatta da diversi atei nonché da fervorosi credenti si fonda sulla illusione che la bibbia sia stata scritta ieri da persone che hanno la nostra stessa cultura e sensibilità. Ma questo è figlio di una pericolosa ignoranza da cui deriva ogni manipolazione teologica a proprio uso e consumo. La bibbia non è stata scritta qualche anno fa e nemmeno ieri. E una collezione stilata lungo i secoli di riflessioni teologiche. E qui secoli sono davvero molto distanti dai nostri. Aveva prospettive culturali, scientifiche, mediche, geografiche radicalmente diverse dalle nostre. Nel lasso di tempo che ci separa dalla stesura dalla bibbia sono avvenute rivoluzione profondissime a tutti i livelli. A livello sociale siamo passati da un sistema di governo monarchico a un assetto democratico. A livello dei diritti umani abbiamo visto il riconoscimento dei diritti del bambino e delle bambine come titolari di diritti. Abbiamo compreso che le donne potevano votare, decidere del bene comune, ricoprire cariche, dire la propria sulle responsabilità nella società. Abbiamo riconosciuto delle barbarie fondata sui pregiudizi etnici. A livello scientifico abbiamo visto una radicale stravolgimento nella lettura del mondo non più percepito nella logica mitica ma sottoposto a indagine di carattere critico, capaci di farci scoprire la causa delle malattie e il funzionamento del cosmo, le dinamiche psicologiche del corpo umano. A livello pedagogico sono stati allargati enormemente gli orizzonti. Prendere alla lettera la bibbia significa ignorare che le sue pagine, figlie del loro tempo, presentano approcci mitici prescientifici, ignorano le sfumature variopinte dell’amore umano, prevedono la schiavitù il tradimento del maschio di casa. Per cui va tenuto presente nella bibbia il senso storico, rapportato con la storia realmente avvenuta. Il senso teologico, quello che vale ad ogni tempo. E il senso spirituale, ciò che mi interpella nei confronti del dio vivente. Capita a volte che l’immagine di Dio sia diversa fra i tradizionalisti e gli innovatori, ciò che provoca anche conflitti e scismi. C’è una bella differenza fra tra Francesco d’Assisi amante della natura, dell’universo, amico degli animali, di frate lupo e un suo contemporaneo papa Innocenzo III (1216) che andava facendo la guerra sui santi sepolcri. Fra Celestino V che si dimise da papato per lo scandalo della chiesa e un Papa Bonifacio VIII (1305) che si prese uno schiaffo da Filippo il Bello perché non valeva abdicare. Fra un Pascal che viveva la fede con le ragioni del cuore, e un Cartesio (1662) che intendeva vivere la fede con le ragioni della testa. Tra la filosofia neoscolastica che intendeva combattere contro la teologia del passato con la reviviscenza della precedente teologia e fra il personalismo cristiano di Mounier (1932) che intendeva viveva religione basata su persona libera e critica. Tra il concilio di Trento (1662) che voleva la religione imbottita di dogmi e concilio vaticano II (1962) che tentava di vivere la fede senza tanti anatemi. Fra papa Francesco che parla di pace e di ecologia senza ripetere un passato minaccioso e i suoi immancabili detrattori. Nulla da meravigliarsi, il bipolarismo della chiesa a causa dell’interpretazione della bibbia c’è sempre stato. C’è una differenza nonché una opposizione. Un discorso lo si può fare analizzando in passi biblici scritti nell’arco di circa otto secoli, dal settecento avanti cristo a 100 dopo Cristo. Schematizzando da un lato incontriamo un Dio guerriero e violento, onnipotente e padrone, nazionalista etnico, geloso e irato, maschilista e patriarcale, sacrale e sacrificale. Dall’altro lato e contemporaneamente un Dio padre misericordioso, cosmopolita ed inclusivo, sapiente e giusto, non violento, principe della pace, misericordioso e femminile, incarnato in Gesù nel Cristo. Papa Francesco ha riassunto basandosi su Luca 4 e proponendo una presenza di Dio come amore liberante e spirito amante. Nei testi biblici scritti in epoche contemporanee si sono dunque incrociate diverse culture, diversi criteri di pensiero. C’è il criterio mitologico e quello nazionalista etnico, quello patriarcale padronale, quello teocratico e monarchico, quello del vittimismo, doloristico espiatorio, quello sessuofobico e maschilista, quello apocalittico in senso catastrofico. P. Ricoeur il filosofo francese dell’interpretazione dice il nostro modo di pensare è un simbolo che contiene una sovrabbondanza di senso, veicola pensieri e sentimenti estetici, etici e culturali fra i quali c’è posto anche per Dio. Accanto e dentro i testi biblici emergono con altri criteri: quello spirituale e contemplativo; quello mistico e sapienziale, quello umanistico e cosmopolita-quello evolutivo e permanente, quello apocalittico orientato alla speranza. Superare un dio antropomorfo, vecchia maniera chiamato teistico non significa abbandonare l’dea di un dio personale. Sia che ci crediamo sia che lo neghiamo. P. Gamberini alla fine del suo libro “Deus: duepuntozero “sostiene che ogni creatura porta in sé una struttura del divino. E “Nell’uomo questo sconosciuto”: Ernesto Balducci osserva che siamo in cammino verso l’uomo inedito, inesplorato, planetario.”. E R.Guardini nel suo “Ritratto della una malinconia “parla di germe dell’eternità in noi presente”. E Paolo Neruda.” Siamo nati pe rinascere”. E se alla domanda iniziale posta dal Turoldo se” Dio è una domanda o una risposta”, o non fosse un mito come l’antico Zeus o il moderno Maradona? Oggi si potrebbe obbiettare che c’è modo e modo di intendere il mito. Se per mito intendiamo “un fatto eccezionale, supportato da una carica eccezionale, che inaugura in modello di cultura, religione, di spiritualità, di società come quella che si è inverata in Gesù”, il mito cambia abbastanza di contenuto e di valore. E di Gesù potremo accontentarci di non chiamarlo figlio di Dio, ma metafora, immagine, fotocopia di Dio. Ecco basta conoscere la vita di Gesù, il suo amore per i poveri, per la miseria del mondo, per la sua sete di dare liberta agli oppressi, venti secoli di seguaci e di martiri, per dire che ben venga il mito se serve alla causa del Dio con noi.

Autore: Albino Michelin 05.09.2023
albin.michel@live.com