venerdì 5 novembre 2021

SUL PECCATO ORIGINALE NON CESSA IL CONFLITTO TRA SCIENZA E FEDE

 Si ha un bel dire: A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, cioè l’autonomia tra il campo della scienza e quello della fede. E si obbietterà giustamente che questo argomento è di interesse minoritario per il nostro tempo, però non lo è per una buona parte del mondo cattolico rimasto al palo. Perché anche oggi da molti pulpiti e specialmente da radio cattoliche scende sempre la stessa litania: terremoti, pestilenze, morti innocenti, dolori inspiegabili provengono dal peccato originale, una vera spada di Damocle. E anche nel catechismo della Chiesa Cattolica, redatto nel 1982, dal numero 385 al 412 si concede a denti stretti un esiguo spazio all’evoluzionismo il che significa negarlo. Ma siamo in buone con il card. W. Kasper, eminente per cultura, che dalle sedi vaticane opta per una revisione totale del dogma. In sintesi ecco il quadro dei primi tre capitoli del Genesi della Bibbia, motivo del contendere. “All’inizio Dio creò il cielo e la terra in sei giorni. Come un artigiano poi fece l’uomo dal fango e la donna dalla di lui costola, li pose in un giardino di delizie con l’ingiunzione di crescere e dominare la terra. Tutto era bello e buono. Quindi Dio mise i progenitori alla prova, quella di non mangiare il frutto dell’albero del bene e del male. I due incuriositi trasgredirono e venne comminato il castigo per loro e tutti i discendenti, morte, sofferenze, inferno. Uno spiraglio, la redenzione con la dichiarazione che una donna avrebbe schiacciato il capo al serpente.” Galileo quando fu condannato per lo stesso conflitto scienza-fede sostenendo che l’astronomia dimostrava essere la terra a girare attorno al sole e la chiesa basandosi sulla bibbia affermare il contrario, scrisse alla Granduchessa di Toscana nel 1615 che la chiesa ha da insegnare come si va in cielo e non come va il cielo. Voleva dire, la fede non si immischi nella scienza, quest’ultima una volta consolidata è parola di Dio, la fede invece può essere talvolta solo parola di uomo. Alcuni punti del conflitto. 1) Uomo nel giardino di delizie, centro del mondo. Scienza: l’uomo non è al centro del mondo, nemmeno la terra lo è, forse nemmeno l’universo perché esiste probabilmente il multiuniverso. 2) Tutto era bello e buono. Scienza: all’inizio circa 13 miliardi di anni or sono tutto era caos, con l’evoluzione il mondo sta diventando cosmo. Terremoti, inondazioni ecc. possono essere indizio di un cosmo che sta ancora assestandosi. E Il processo di umanizzazione non finisce l’anno prossimo ma avrà bisogno forse di secoli e migliaia di anni, come sostiene Th.de Chardin. La fede: si sta correggendo e proietta alla fine della storia ciò che è detto dell’inizio, come accenna la bibbia alludendo che Dio sarà tutto in tutti. 3) Dal peccato di Adamo è entrata la morte nel mondo e tutto il corredo di disgrazie. La fede: difende ancora tale concetto. La scienza: falso perché gli animali muoiono da sempre già prima che arrivasse l’uomo. Essa è un dato biologico della natura, orientata alla sostituzione e successione dei viventi. 4) Dominate la terra. La scienza vede insostituibile impedire sfruttamento e inquinamento, e anche la sovrappopolazione con il controllo delle nascite. La fede: d’accordo per il rispetto della casa comune, però nessun controllo delle nascite, ogni vita è sacra. Domanda: anche quella di migliaia di persone destinate oggi alla morte di fame? 5) L’odio, l’orgoglio, la superbia sono frutto del peccato originale. La fede tiene a questa posizione. La scienza psicologica invece ritiene che da quando l’uomo ha preso atto della sua capacità di autoriflessione si è lasciato dominare dalla bramosia, dall’odio, dall’istinto, dalla frenesia. Esperienza quindi innata. 6) Il peccato di Adamo si è tramesso ai suoi discendenti, perciò sono destinati essi pure alla perdizione eterna. La fede: sì, perché Paolo afferma che come da un solo uomo Adamo è venuto il peccato, così da un solo uomo Gesù viene la salvezza (Rom.5,12). Essa giunge attraverso il battesimo che libera il neonato dalla possessione di satana. La scienza del diritto invece sostiene che ognuno è punibile solo per i suoi atti. E che la responsabilità altrui non è trasmissibile. Che c’entro io, ciascun uomo con Adamo? 7) IL peccato originale viene espiato solo con la morte di Gesù in croce. La fede sottolinea che il Figlio di Dio venne sulla terra per placare il Padre e che tale sacrificio viene commemorato nella messa. Al contrario la scienza della psicologia obbietta essere inaccettabile che un Padre buono come da Gesù definito chieda la morte del figlio per perdonare una colpa inesistente. Incomprensibile “figlicidio”. Una sintesi a questo proposito ci viene da Paul Ricoeur (+2005), uno dei maggiori filosofi del nostro tempo: “quanto male ha fatto alla cristianità l’interpretazione letteraria del mito di Adam, quando invece è un tentativo di risposta al vissuto del tempo. Speculazione assurda sulla trasmissione biologica di una colpevolezza giuridica per l’errore di un altro uomo, respinto lontano nella notte dei tempi, non si sa bene dove, tra il pitecantropo e l’uomo di Neanderthal. Colpevoli di tutto, di colpe non nostre, compiute da un ignoto antenato. Dannati all’inferno senza colpa, redenti dalla morte di Cristo senza merito. “Il messaggio di Gesù non è stato quello del peccato originale di Adamo ed Eva ma che il male si vince col bene, l’odio con l’amore. Sforzo impari che forse durerà secoli ma alla fine la vita prevarrà sulla morte.

Autore: Albino Michelin 30.08.2021
albin.michel@live.com

mercoledì 3 novembre 2021

PER NON DIMENTICARE GINO STRADA

Scomparso all’età di 73 anni il 13 agosto u. s. in Normandia, regione della Francia dove soggiornava per un breve periodo di riposo causa problemi cardiaci, di lui rimarranno sempre indelebili alcuni logo, quali: “una vita per gli ultimi. La morte vince una volta sola, la vita vince ogni giorno. Tra il dire e il fare c’è in mezzo il fare. Fare del bene è stare bene.” Schivo, aborriva il culto dell’immagine, sia nell’atteggiamento come nel linguaggio. Però carattere deciso, determinato, un po’ spigoloso, tagliente, ma essenziale. Milanese, era nato a Sesto S. Giovanni il 21.4.1948. Sessantottino, durante gli anni della contestazione fu uno degli attivisti della protesta a tutti i livelli, ma non volle mai far parte di un partito politico anche se la stampa di destra nelle sue recensioni dopo la morte lo sdoganava nella sinistra virtuosa e spocchiosa. Pur essendo nato ed allevato in ambiente cattolico, non si dichiarò mai tale, piuttosto si definiva ateo in quanto professava una fede illimitata nell’uomo, specie in quello sofferente ai limiti della dignità umana. Non conosceva la parola nemico e mai avrebbe potuto giustificare le logiche disumane della guerra giusta e necessaria. Ferreo nella sua morale kantiana sosteneva che se siamo uomini razionali non possiamo comportarci da bestie e che alle armi e all’aggressione non si risponde con la violenza, ma con la ragione e la persuasione. Un alieno, un essere soprannaturale con una sua grammatica, un suo alfabeto, implicitamente quello di Dio, anche se si rifiutava per la solita comune ipocrisia di nominarlo e di pubblicizzarlo. Non ha predicato chiacchere, ma ha agito e si è consumato nelle tempeste delle trincee e ogni momento rischiato la vita. Potremmo annoverarlo fra i grandi uomini, come Martin Luther King, Gandhi, don Milani, don Gallo, don Ciotti, R. Livatino giudice antimafia, cioè quelli che possiedono la struttura di uomini di pace. Un accenno al suo curriculum è d’obbligo. Nel 1978 si laureò in medicina con specializzazione chirurgia d’urgenza, dieci anni più tardi in quella traumatologica. Fra l’89 e il 94 lavorò nel comitato internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto: Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia, Bosnia, diventando chirurgo di guerra. Nel luglio del 94 insieme alla moglie Teresa Sarti (+2009) fondava Emergency, una ONG, cioè una organizzazione non governativa, dall’acronimo onlus cioè associazione non lucrativa di utilità sociale chiaramente umanitaria per la riabilitazione, ricupero, rieducazione delle vittime della guerra, e delle mine antiuomo, per una cultura della pace, della solidarietà, dei diritti umani. Emergency cresciuta fino ad arrivare in 18 paesi e diventare l’unica speranza di vita per milioni di persone. Il primo ambiente della sua attività è stato il Ruanda devastato dalla guerra civile, quindi Afghanistan (10 milioni investiti), Sudan (11 milioni) Sierra Leone. (4 milioni), Iraq. Cure mediche e chirurgiche gratuite per tutti. Quasi 11 milioni di persone assistite, tra cui i buoni e i presunti buoni, i cattivi e i presunti cattivi, i terroristi, senza nessuna distinzione fra quelli di serie a e b, perché curare i feriti non è né generoso, ne’ misericordioso. E’ semplicemente giusto e lo si deve fare. Non è scandaloso avere molti soldi, importante è spenderli per la dignità degli scarti umani, e per la sacralità della vita. A Kabul ha esaminato le cartelle cliniche di 1200 pazienti notando che il 10% circa erano militari, ma il 90 % vittime civili, di cui un terzo bambini. E si è chiesto se questo era il nemico. Quando abbracciava i bambini Gino piangeva di gioia, forse perché Dio era con lui. Esigeva un grande senso di professionalità all’interno del volontariato: ecco perché sotto il profilo medico voleva ospedali belli, efficienti, con dottori capaci di curare le persone. Il suo pacifismo, il no alla violenza, è spesso risultato scomodo ai politici. Dal parlamento girava al largo, perché secondo lui pieno di papponi, di condannati e di pregiudicati. Verso i governanti non gli faceva difetto né la lingua né l’irruenza. Sempre ostacolato dai governi di destra e di sinistra, ha accusato Prodi e Berlusconi di aver portato l’Italia a intervenire militarmente nel conflitto in Afghanistan (2002) contro il precedente governo talebano, palese violazione alla costituzione italiana. Cittadino onorario delle città di Empoli e di Montebelluna, insignito nel 2015 del premio Nobel alternativo, recentemente dai soliti partiti gli è stata negata la dedica di una strada nella città di Genova. Magari da coloro che il 15 agosto u.s. hanno sfilato alla sua camera ardente con cuore compunto e dolente. Da due anni aveva individuato uno dei problemi più nefasti del nostro tempo: l’odio sul social specialmente verso i più deboli. Tanto odio e disprezzo per chi sta solo e in pericolo di morte lo feriva profondamente. Il povero disgraziato visto come la causa dei problemi e degli insuccessi degli altri. Per questo il suo sguardo era sempre volto verso l’infinito e malinconico. Ma Gino resterà sempre e fuori del tempo un grande. Lasciamolo così, senza farlo santo perché lo rovineremmo commerciandogli ossicini, reliquie e santini. Diventerebbe un idolo e non resterebbe un esempio per tutti. Gino Strada ha creduto in un mondo migliore e l’ha reso possibile. Grazie Gino.

Autore: Albino Michelin 25.08.2021
albin.michel@live.com

lunedì 1 novembre 2021

PAGARE LE TASSE: É SENSO CIVICO E AMORE CRISTIANO

Un proverbio veneto risalente ai primi anni dell’unità d’Italia verso il 1870 diceva:” carta e musso porta de tuto ”-Cioè carta e asino porta di tutto. E si riferiva al fatto che quando nei paesi arrivava il postino sul biroccio tirato da quel paziente quadrupede erano guai perché veniva a consegnare la lista dei balzelli o tasse sul macinato. E molti contadini ridotti sul lastrico erano costretti ad emigrare nelle Americhe. E’ pure a quel periodo che risale l’altro proverbio” piove, governo ladro”. L’italiano antistatalista anche perché antifisco è fino ad oggi considerato carattere furbo e fantasioso, definizione piuttosto negativa, ma di cui noi un po’ troppo ci si vanta. Non è certo un glorioso medaglione. E’ piuttosto problema da riflettere se nel 2019 la mappa della corruzione politica nel mondo metteva al primo posto l’Italia e citava come gli evasori fiscali fossero 3.546 e oltre 19 mila i lavoratori in nero con un ammanco di 108 miliardi annui alle casse dello Stato. Evasori sono i commercianti che non emettono scontrini, imprenditori che esportano capitali all’estero, professionisti che incassano laute parcelle dai clienti. Certo con la debita distinzione fra chi non vuole e chi non può contribuire. IL problema tasse è assai complesso perché coinvolge il senso civico e anche quello religioso. IL termine più preciso per indicare le tasse sarebbe tributo che deriva da tribù, fra le quali nell’antica Roma venivano suddivisi i cittadini e quindi ripartito il peso della spesa comune. Ed è così che Roma tollerante verso tutte le religioni dei popoli assoggettati imponeva però delle tasse attraverso cui costruire strade tipo Appia, Aurelia, Tiburtina. Emilia, Postumia e numerosi altre nel mondo. Come pure monumenti, Colosseo, teatri, templi, acquedotti. Nel nostro Paese paghiamo anche oggi le tasse come ci venissero imposte da un’entità estranea ed astratta mentre invece è affare nostro e non di qualcun altro. E le paghiamo sempre alzando gli occhi al cielo quasi imprecando e bestemmiando contro lo stato. Però non si dimentichi un difetto che sta nel manico. Ci manca spesso la coscienza di esercitare una funzione sociale anche perché non siamo stati educati ad un’etica politica e dei politici, come avvenuto nei paesi nordici protestanti e anche nella Svizzera dal 1500 in poi. Per fare un prete si esigono 12 anni di seminario, per fare un politico ci basta troppo spesso un astuto pifferaio. Che in Italia sia mancato il protestantesimo è senz’altro mancato un pezzo di senso sociale. Si potrebbe risanare questa dilagante corruzione convincendoci che lo stato siamo noi anche grazie alle tasse che paghiamo. Per i cristiani e per tutti gli adepti delle varie religioni in cui vige il motto” non fare agli altri quello che non vorresti gli altri facessero a te”, l’evasione va ritenuta un comportamento immorale da evitare. Anche se spesso pure qui si resta sul piano teorico. Uno dei modi possibili per amare il nostro prossimo consiste nel rinunciare ad una parte dei propri guadagni per farsi carico di chi è rimasto indietro, testimoniando che trasparenza, efficienza, umanità di questo sistema è affare nostro e non di qualcun altro. Le tasse rappresentano il modo più semplice per trovare le risorse necessarie e consentire di vivere insieme. Sono il prezzo che paghiamo per essere comunità. E sono anche un mezzo necessario per non lasciare indietro gli altri, i più poveri. Quando non le paghiamo obblighiamo un altro a pagare per noi, magari corrompendo. E allo stesso tempo ci sentiamo legittimati a continuare ad usufruire della sanità, ospedali, pulizia delle strade, manutenzione pubblica, biblioteche, forze dell’ordine, università, protezione civile, pensionamento e tutto quello che lo stato riesce a far funzionare proprio dalle tasse pagate dagli altri. Ma i conti così non tornano. Senza stato saremmo tutti più poveri, più deboli, più indifesi. Quindi il pagare le tasse, il versamento delle imposte è un dovere civico, che viene negato dalla evasione ed elusione fiscale, atto illegale, ma soprattutto noncurante delle leggi fondamentali della vita che si chiamano reciproco soccorso. Per il cittadino è la base del senso civico, per il cristiano la base dell’amore fraterno. Non si dimentichi che anche Gesù ha pagato le tasse e non tanto per dare buon esempio, ma per rispetto ad una legge dello stato che in questo caso si identifica con le legge di Dio. Pure lo Stato qui però ha un compito che spesso ignora: quello di non limitarsi ad imporre, ma garantire la “rappresentanza”. Cioè che i cittadini vengano rappresentati e siano consapevoli di come vengono utilizzati i loro soldi. Anche nel Medioevo i gruppi influenti avevano la possibilità di farsi sentire e pesare sulle scelte dei sovrani. Il legame tasse-rappresentanza salì alla ribalta la prima volta quando i coloni della Virginia in America nel 1775 si ribellarono alle imposte emanate dalla Corona inglese in nome del principio “nessuna tassazione senza rappresentanza.” Senza rappresentanza è rapina, e lo stato sarebbe un ladro che restituisce in minima parte il male tolto. Questo un primo passo per la formazione di una coscienza sociale verso un obbligo morale oggi tanto disatteso.

Autore: Albino Michelin 18.08.2021
albin.michel@live.com