sabato 30 ottobre 2021

LA MORALE SESSUALE: DALLA REPRESSIONE ALLA GIOIA

Nel secolo scorso, periodo dell’era vittoriana, si coprivano le gambe dei pianoforti perché alludevano alle cosce femminili, così si bandivano anche le cosce di pollo dai banchetti pubblici. Il legame con la morale sessuale è qui ovvio: tabu e complessi sono stati purtroppo chiodo fisso della chiesa cattolica dai tempi di Agostino in poi (400 d.C.), tormento delle coscienze, una prateria per i predicatori contro la lussuria e le sue forme, e l’imposizione di penitenze e autopunizioni per evitare il fuoco eterno dell’inferno. Sensi di colpa infiniti per le deboli vittime dei piaceri della carne. E questo fino a qualche decennio fa, quando con la rivoluzione del 68 la sessualità è diventata urlata, bene di consumo, marketing, strumento pubblicitario per l’incremento del commercio. Nel mondo cattolico vi ha contribuito senz’altro anche certo concetto di Dio, quello dell’Antico Testamento, proiezione della prepotenza degli uomini verso il dio degli eserciti e legislatore supremo. Gesù invece è venuto a portare l’amore verso sé stessi e verso il prossimo, in cui la sessualità ha pure una dimensione importante, ma non l’ha bloccata al solo obbiettivo della procreazione, dandole invece respiro e spazio nella totalità dell’essere umano. Sappiamo che nelle civiltà antiche, tipo la religione induista, il kamasutra aveva una profonda connessione con il divino e non si limitava solo alla descrizione dei modi come far l’amore. E persino i riti di Dioniso nell’antica Grecia e di Bacco nella Roma imperiale non si abbandonavano solo ai deliri sessuali ma avevano anche un’apertura verso la mistica. Per venire all’oggi dobbiamo riconoscere che noi da sempre si nasce sessuati, che la sessualità è la forza radicale, universale, ancestrale, dirompente legata alla nostra identità. Persino il neonato è carico di sessualità se già inconsciamente esperimenta l’erotismo con i baci materni sulle labbra che egli interiorizza come benefici se intuisce il di lei consenso, o tabuizzanti se ne percepisce il dissenso. Inoltre la sessualità sin dall’infanzia non viene recepita solo come piacere genitale, ma anche come energia soffusa e diffusa, che poi nella vita evolutiva ed adulta coinvolge le emozioni, la cultura, le scelte professionali, persino la preghiera, la religione, la mistica, tutto.  Società e religioni si sono applicate al controllo sessuale attraverso la pedagogia del costante rimorso, strumento indispensabile per bloccare chi apprezza le gioie della vita. Ciò implicava l’intervento autoritario e capillare in ogni campo della cultura e della morale attraverso l’indice dei libri proibiti, l’inquisizione, e a livello ancora più intimo la confessione con prontuari che quantificano minuziosamente le penitenze commisurate ad ogni colpa, strumento di controllo sociale delle singole persone, della riproduzione, della famiglia, della società, del patrimonio. La svalutazione della sessualità portava all’esaltazione del celibato che crea un’aura di sacralità attorno a chi sceglie tale sacrificio. Individuata qui la radice del clericalismo che assegna un rango superiore a chi si consacra a Dio. Il celibato possibile a determinate condizioni di sublimazione degli istinti è pure un valore evangelico, ma la rimozione della sessualità con l’arrogarsi il diritto di normare la vita delle persone a livello di coppia, coniugati o single, finisce con generare sensi di colpa, anche a chi gli passa per la testa solo un desiderio erotico. (Catechismo nr.2396). La sessualità possiede infinite sfumature nell’arco della storia personale: donazione, rispetto, responsabilità, tenerezza, ricerca e offerta di piacere, affetto, coinvolgimento fisico, dialogo di corpi e anime. Dove il piacere può evolversi verso la crescita integrale della persona da un livello elementare e istintuale ad un livello maturo, come bene si vede nel Cantico dei Cantici della Bibbia. Di qui il pudore a difesa di così profondi sentimenti. Anche su questo argomento vi è pure oggi un dissidio fra scienza e fede. Abbiamo la medicina ad esempio che ci dice come l’autoerotismo potrebbe costituire un benessere per il cervello ed epanouissement della persona ed invece la morale cattolica parla di atrofizzazione che conduce all’ottusità. E viene in mente quando la chiesa nella pratica insegnava che la masturbazione provoca nell’adolescente cecità e deperimento della spina dorsale, mentre invece la psicologia ne parla come di una ricerca di conoscenza e di appropriazione del proprio corpo. Con ciò non si vuole qui optare per ogni libertà sessuale e relativa dipendenza, anzi sottolineare la necessità dell’autocontrollo, perché è facile in materia il degrado. Una parola potrebbero qui dirla anche i giovani che di sessualità sono saturi, sino al punto che alcuni negli Usa ritornano al puritanesimo. Per questo il sinodo dei cattolici tedeschi ha inoltrato la richiesta che la chiesa ristudi il significato e la morale della sessualità. E non va assolutizzata a senso unico riferendola al passo di Paolo quando dice che il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo (1° Cor.6,19). Si, però esso non viene abusato solo con il sesso libero, ma anche con l’alcolismo, la droga, le abbuffate alimentari e strapazzi vari. Sempre fa capolino l’ossessione sessuale. Considerando l’eccessivo attuale sbando di certa parte del clero sulla pedofilia c’è chi ipotizza due strade: o l’abolizione del celibato obbligatorio, o rassegnarsi al prete quale figura di dubbia credibilità.

Autore: Albino Michelin 10.08.2021
albin.michel@live.com

giovedì 28 ottobre 2021

CHI VEDE UN BAMBINO NON VEDE NIENTE

Qualche anni fa quando un bambino faceva i capricci lo si minacciava di mandarlo in cantina con l’uomo nero. Anche se oggi un po’più evoluto egli non conosce la storia dei bambini del passato, e nemmeno del presente, bisogna raccontargliela, se pur triste, perché è la storia il ponte che collega il passato al presente e prepara al futuro. Non siamo più ai tempi di qualche millennio fa quando si sacrificavano i bambini al dio Moloch per una protezione nelle crisi o per ringraziamento di lieti eventi. Un po’ più avanti con il tempo si inciampa nei romani, nostri predecessori, che con l’infanzia non erano molto teneri. La decisione di vita o di morte, di esporre e di vendere i neonati dipendeva dal paterfamilias. Il termine puer in latino significava ad un tempo bimbo e schiavo. Si sa da missive di generali in guerra che scrivevano alla moglie:” se sarà un maschietto allevalo, se una femminuccia buttala dalla rupe tarpea”. Ma anche all’inizio dell’era moderna la considerazione sul bambino non è mai stata ottimista: “felice chi ha un bambino, non infelice chi non ne ha”. Un‘ antologia di proverbi per capire che il bambino non godeva di un riconoscimento particolare. Un barlume di attenzione verso questo essere indifeso e incolpevole lo abbiamo nell’ultimo secolo con diverse convenzioni che in teoria parlano abbastanza bene e chiaro, ma in pratica la sorte dei bambini non è molto cambiata. Ricordiamo l’Unicef 1946 (fondo delle nazioni unite per l’infanzia) basata su 4 principi: 1) non discriminare, 2) superiore è l’interesse del bambino, 3) diritto alla vita, sopravvivenza, sviuppo,4) ascolto delle opinioni dei bambini. Ed ancora l’articolo 19 dell’ONU:” Contro l’infanzia si vieta ogni forma di violenza fisica e mentale, lesione e abuso, abbandono, maltrattamento, sfruttamento.” Ovviamente a questo divieto si possono aggiungere tutte le forme di schiavitù per interesse commerciale, sessuale, prostituzione dei minori. A protezione anche di tali principi si sono fissati il 20 novembre giornata mondiale del bambino, il 12 giugno contro lo sfruttamento minorile, il 2 luglio contro la tratta degli esseri umani, il 20 giugno dei rifugiati (bambini inclusi). Il 27 gennaio giornata internazionale della memoria della shoah, dedicata a tutte le vittime del razzismo, con particolare attenzione anche ai tanti bambini ebrei come Anne Franke. Per prendere atto dell’ampiezza del fenomeno è opportuno fare una mappa della situazione nel mondo. Un miliardo e 700 milioni le vittime di violenze di ogni tipo, 175 milioni privi di insegnamento scolastico, 152 milioni sottoposti a lavori minorili, 150 milioni di ragazze e 73 milioni di ragazzi vittime di violenze sessuali, 130 milioni le bambine obbligate all’infibulazione in 27 paesi africani, la più cruenta delle mutilazioni per ricordare loro che non sono nessuno e non hanno nessun diritto sul loro corpo, 700 milioni sotto la soglia di povertà, 80 milioni di rifugiati di cui un 10% i siriani e buona parte minori. 60 milioni bambini affetti di autismo, 4 milioni di piccoli pescatori nelle Filippine, 300 mila bambini soldati dislocati in 160 paesi, 40 mila ragazzini nel Congo con 12 ore di lavoro al giorno per 1-2 euro all’ora nelle miniere a contatto di sostanze chimiche tossiche per l’estrazione di coltan e cobalto. Dietro ad un nostro smartphone ci sta quasi sempre un bambino schiavo congolese. A Dakar nel Senegal 8 mila bambini mendicanti sulle strade Un problema grave lo pone la Cina con l’infanzia negata, dove nascere maschio o femmina fa la differenza. Paese col più grave squilibrio del mondo. Un miliardo e 300 milioni di abitanti, con 33 milioni di uomini in più delle donne. Causa una legge 1979 del figlio unico. Una donna poteva avere un secondo bambino se il primo era femmina. Come dire che l’uomo vale più della donna, discriminazione plateale. Legge per fortuna allentata dal 2013. In Italia non è che le cose vadano molto meglio. 4 mila i casi di violenza sui minori, 340 mila lavori minorili ai limiti dello sfruttamento. Purtroppo da noi vi è da sottolineare una certa insensibilità nei confronti dei bambini costretti al viaggio della speranza, annegati nel cimitero del mediterraneo. Siamo stati veloci a chiudere i porti il 7.1.19, con un governo dagli slogan “prima gli italiani” mentre recentemente le madri afghane gettavano i figli oltre i reticolati affinché i militari li portassero in salvo. Chi ha cuore non può dimenticare la foto di Aylan bimbo turco morto sulla spiaggia (2.9.15), cui il musicista Beppi De Marzi noto in Europa per le sue cante ha dedicato la nuova “I bambini del mare, hanno gli occhi di conchiglia, le scarpine di pezza cucite dalla mamma prima di partire, prima di morire. Le manine sulla sabbia cercavano prati verdi.” Viene qui anche alla memoria l’immaginetta cattolica in cui Gesù invita:” lasciate che i bambini vengano a me. Chi vede e accoglie un bambino vede e accoglie me.” (Mc.9,33) Per Gesù, uscito da una società ebraica in cui il padre si vergognava di abbracciare i figli, il bambino possiede tutte le potenzialità per rinnovare il mondo. Oggi i nostri bambini pongono tutt’altri problemi, forse troppo viziati, con wellness e paghette pesanti per mini prestazioni. In un ambiente sociale sospettoso verso gli immigrati, obbligati a restarsene dove sono, sarebbe opportuno sensibilizzare genitori e figli a qualche risparmio per devolvere un contributo significativo ai bambini del terzo mondo, coerenti così con lo slogan “aiutarli a casa loro”.

Autore: Albino Michelin 02.08.2021
albin.michel@live.com