giovedì 14 maggio 2020

LA CHIESA DI FRONTE ALLE VIOLENZE DI GENERE

E’ oggi un’espressione molto nota e significa controllo e possesso da parte del genere maschile nei confronti di quello femminile. Sull’argomento non vale la pena citare singoli casi di cronaca che sono innumerevoli, basti pensare che solo in Italia 7 milioni di donne dai 16 ai 70 anni subiscono violenze familiari, di cui 4 milioni violenze sessuali.  Piuttosto giova chiedersi come mai il laicato maschile cattolico resti, come i clericalizzati, dentro l’omertà del proprio genere, non si indigni quasi nascosto nella penombra, quale parte in causa citato dal tribunale della storia. Su questo argomento sono intervenute e continuano ad intervenire le nostre teologhe valide ma purtroppo ignote come la G. Cordrignani, la MC Jacobelli, la P. Cavallari, la MC Bartolomei, la A. Canfora, la A. Deodato, la E. Provera, la M. Buscemi, la A. Valerio sulla scia della grande figura scomparsa A. Zarri. Non si vuole qui tessere peani teologici sulle donne, tanto si sa che a livello magisteriale nella chiesa contano assai poco, dove tutt’al più si concede loro qualche grado accademico marginale. Chi potrebbe mai sognarsi che nella teologia cattolica si dia credito come lo si da in politica ad una Thatcher o ad una Merkel, o nelle scienze alle 21 donne premio Nobel, o ad una F. Gianotta direttrice Cern di Ginevra, o ad una S. Cristoforetti astronauta dello spazio. Impensabile. Il nostro Credo recitato nella messa si compone di circa una ventina di dogmi, nessuno porta il nome di una donna. Tutti di conio maschile: Paolo di Tarso, Ilario, Cirillo, Anastasio, Agostino d’Ippona, Tommaso d’Aquino, per arrivare ai nostri papi rigorosamente maschi, pieni di ammirati fiorellini sulla dignità della donna, al di là di qualche espressione mistico-devota delle claustrali. La nostra è una teologia ed una morale maschile fatta dia maschi e messa sulla groppa pure delle donne, senza chiedere loro un parere, logica inaccettabile delle cose. L’impresa di portare all’attenzione dell’opinione pubblica cattolica la violenza di genere è una scelta più necessaria che importante sia perché non si parla mai di questa autentica piaga sociale sia perché il cattolicesimo, senza escludere le altre religioni, è storicamente responsabile di aver introiettato il patriarcato originario e di avere insegnato, e pure in modo diverso, di continuare ad insegnare una morale viziata da pregiudizi sessisti assolutamente non cristiani né umani. Nel 2020 dovrebbe essere presupposto comune per laici e chiese che la corporeità, la sessualità, la riproduzione, la famiglia, l’amore non sono state invenzioni delle religioni, ma sono realtà connaturali al genere umani di entrambi i generi. Però a noi oggi sono arrivate attraverso i paradigmi culturali tipici dell’antico ebraismo e della classicità greco-romana. Si ricorderà nella Bibbia (Giudici 19,29) il caso di quel levita che si prese per concubina una donna di Betlemme, la quale in un momento di collera se ne andò e ritornò da suo padre. Il levita se la riportò a domicilio, si munì di un coltello e la tagliò membro per membro in dodici pezzi: il primo femminicidio della storia. Morale del racconto biblico: la donna non ha diritto alla vita se non nella misura concessa dal maschio. Se dal popolo ebraico passiamo alla morale greca la musica non cambia. Nell’Olimpo risiedevano 12 divinità, sei maschi e sei femmine. Peccato che Zeus Giove divenne subito padrone e re degli omini e degli dei portando insieme il patriarcato e il potere gerarchico. E S. Agostino discepolo di una scuola greco romana non riusciva a pensare nella linea di Gesù che in nessuna parte dei vangelo menziona la famiglia e il sesso anche se andava a cena in una casa cui avevano accesso pure le prostitute. Se oggi il cattolicesimo non consente il sacerdozio alla donna in fondo è perché la ritiene impura, non può toccare l’altare se non per cambiare e lavare le tovaglie o poco più. I teologi maschi hanno studiato Aristotele che definisce la donna per natura debole, fredda, umida mentre lui che è forte caldo e secco diventa il solo adatto a definire e stabilire le virtu’ cui ognuno deve attenersi. Strano sapere che la parola virtu’ deriva da vir (latino =uomo). E che l’espressione vir-verga è legata all’altra di fallo, organo genitale membro virile maschile. La donna può essere carina, intelligente ma non ha il fallo, non è vir, quindi non può esercitare le virtu’ come il maschio, né un ruolo civile, né sacro. Di qui solo i maschi hanno coniato le 3 virtu’ teologali: fede, speranza, carità, e le 4 cardinali prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Certamente vi sono tenute pure le donne come esecutrici, ma non come apportatrici di contenuti, competenza riservata ai maschi. È da tutto questo lungo contesto storico che ha radice anche la violenza di genere, di cui il laicato maschile cattolico dovrebbe prendere atto. Ci può aiutare qui un brano del Talmud di Gerusalemme secolo V, commento ebraico, dal contenuto lungimirante e profetico: la donna è uscita dalle costole dell’uomo non perché dovesse essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per esser uguale e dal lato del cuore per essere amata. Riflessione che può indurre il laicato cattolico ad un salto di qualità sulla differenza di genere

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Albino Michelin
31.03.2020

mercoledì 13 maggio 2020

MASSONERIA E COMPLOTTO ANTIBERGOGLIO


Lunedi 20 aprile la trasmissione Report di S. Ranucci ha dato una inquietante illustrazione su questa realtà per cui vale la pena riproporne con organicità le componenti in campo: le motivazioni, le intenzioni gli obbiettivi. Occasione il corona virus. Ad affermarlo è l’ultraconservatore cardinale americano Raymond Burke avversario del corso di chiesa inaugurato da questo papa:” la pandemia è un castigo di Dio a tutto il mondo per il tradimento di Bergoglio alla sua missione.” Va riassunto qui l’intendimento iniziale e costante di Bergoglio, quello di portare il vangelo di Gesù in questa società così confusa e caotica. Quindi ricupero della coscienza personale contro la corruzione e l’ipocrisia. La presenza di Dio in ogni uomo specialmente nel più povero e più discriminato, amore ai rifugiati, agli ultimi, agli stranieri, verso i paesi terzomondisti, gli emigrati, le altre religioni, contro le guerre e traffico di armi. Rispetto della natura e della terra la grande malata evitando sfruttamento, inquinamento ambientale. Una umanità accompagnata dalla misericordia di Dio con rispetto delle umane debolezze senza per ciò giustificarle, come divorzio, e omosessualità. Questo il suo quadro evangelico.
Tutto il complotto ha avuto inizio dopo l’elezione ad opera di 4 cardinali fra cui lo statunitense Raymond Burke, l’anima della rivolta e aggregatore di tutti i malcontenti di diversa provenienza sorti già specie causa la concessione dei sacramenti ai divorziati. Di suo ci sta il fatto di antiecologista, antimusulmano, intransigente verso le altre religioni, antifemminista, ultraconservatore, ultraortodosso, integralista, identitarista, antidivorzista, omofobo e contro gli omosessuali. Filo segreto con l’amministrazione Trump, da cui ottiene pioggia di denaro per i gruppi del dissenso.  Portabandiera di tutti i singoli, i gruppi, i partiti che trovano in lui anche se parzialmente un compagno di viaggio.
Anche se forse in modo improprio questa ondata la definiamo massonica in quanto molti rapporti si tengono in forma sotterranea e carsica. L’uomo forte del complotto divenne Steve Bannon spin doktor e stratega di Trump, a dimostrazione come anche in questo caso religione e politica si strumentalizzano a vicenda, in questi associati coscienza e trasparenza non contano nulla. Contano le etichette di facciata “civiltà cristiana, cattolico, difensore dei valori tradizionali” espressioni generiche e roboanti, vuote di sostanza.  Cose note a Bergoglio il quale si trova spesso impotente nelle sue riforme, ben sapendo che anche all’interno del Vaticano le difficoltà non mancano. Vedi il caso dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò nunzio apostolico negli Usa, sostituito per falsa testimonianza sulla pedofilia del clero. Sorgono fondazioni e scuole ad hoc. Ad esempio quella di G. Sciacca, una Onlus catto sovranista e antidivorzista cui dentro confluiscono ex capi di servizi segreti, ex P2 massoni, banchieri, pezzi di Forza Nuova dell’internazionale nera, pure E. Gotti Tedeschi ex direttore della Banca Vaticana. Un radicalismo di destra denominata “Dignitatis Humanae,”. Presidente scientifico è Matteo Salvini. La cosa può divertire pensando ad un politico pluridivorziato, e che in quanto a dignità umana tratta gli immigrati come “feccia della società e fuori con la ruspa.” Con scopi non sempre trasparenti come la consegna di munizioni esplosive all’esercito. Consorella anti Bergoglio è pure la fondazione Lepanto, direttore R. Mattei, il quale afferma che Bergoglio non è la soluzione del problema ma la causa di ogni problema. Altra filiale è la abbazia cistercense di Frosinone, in cui S. Bannon, stratega del sovranismo e populismo europeo, aprì una scuola dal titolo “I nuovi gladiatori”. Ovvio che non mancano rapporti segreti come quelli del già citato di R. Burke con il duo Arata-Siri verso ruoli parlamentari e accordi mafiosi con Messina-Dinaro. Aggiungasi poi al complotto movimenti come quello della G. Meloni: “Dio patria famiglia” a difesa della famiglia tradizionale, anche se la sua pure è zoppa.   Vengono allacciate relazioni con altri movimenti simili internazionali.  Il fatto che gli aderenti  a questo complotto, come il nostro politico leghista, si mettano e proclamare il rosario in pubblico, a lodare il Cuore immacolato di Maria per la vittoria del partito, a creare sommosse contro il governo per la chiusura delle chiese in  pandemia, a biascicare il requiem aeternam  in TV , quadretto semiserio  sulle migliaia di morti del virus, esibire la t-shirt con il mio papa è Benedetto non è testimonianza di religione, ma  esibizione elettorale e di potere allo scopo di eliminare il fastidio Bergoglio. Aggiungasi tutta una stampa di destra che legittima e amplifica come lo slogan di A. Socci:” Bergoglio, il solito traditore”. Attorno a questa galassia virale del complotto esiste però una buona quota silenziosa di clero, vescovi e cardinali, (fra costoro Ruini, Bagnasco, Scola..), nonché Radio Maria, indottrinamento deviante per 4 milioni di italiani (eccezion fatta per la sua divulgazione di preghiere) i quali fanno pure gli alimentatori silenziosi al complotto. Vale la pena ripetere che qui non a nulla significa l’appartenenza al cattolicesimo, l’auto professione di fede, tutte le componenti convengono in un obbiettivo: colpire Bergoglio. Il quale Bergoglio è una figura tragica, solitaria, che avrebbe voluto riformare la chiesa sul Vangelo e che nemmeno è riuscito a introdurre il diaconato femminile. Ma questo papa è dai credenti amato: e sostenuto: la sua fede nel Vangelo probabilmente restituirà nel futuro quanto oggi da lui seminato.

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Albino Michelin
27.03.2020

martedì 12 maggio 2020

LA SPIRITUALITÀ DELLA TERRA

Questo periodo di primavera 2020 resterà indimenticabile nella storia come uno dei più sconvolgenti, perché si tratta di una pandemia estesa da una capo all’altro del mondo, dall’oriente all’occidente. Al riguardo ricompaiono studi e riflessioni che sembravano accantonati nel bagaglio del passato ma poco attinenti all’attualità. Riesplode tutta una letteratura a riprendere quanto sembrava accademico e superato. Ad esempio uno fra i tanti il Tages Anzeiger, quotidiano svizzero, che in data 23 marzo 2020 nella pagina culturale riporta in primo piano la figura di Leonardo Boff con un articolo titolato:” madre terra ci punisce a buon diritto con il corona virus”. Anzitutto una curiosità sull’autore che ci gratifica anche in quanto italiano. Leonardo Boff è un pioniere della teologia della liberazione sorta per suo merito e in collaborazione con Gutierrez ed altri sensibili al problema. Discendente di italiani, che nel 1880 partirono da Seren del Grappa (Belluno) in cerca di fortuna verso le terre brasiliane, Rio Grande do Soul. Nato nel 1938, fattosi frate francescano, laureatosi in teologia e filosofia, si appassionò ad una chiesa che come Gesù era chiamata a liberare i poveri dalle ingiustizie e dagli sfruttatori della terra. Considerato un marxista da papa Wojtyla dovette lasciare l’ordine ma il suo messaggio annoverò sempre più seguaci e sostenitori anche in Europa e nei paesi del benessere. Sostenne il movimento no global, e “Sem terra”, si dedicò al popolo delle favelas, adottò sei bambini. Il suo impegno era basato su motivazioni profonde, che non esiste una teologia su Dio se non applicata ad una teologia della liberazione, anzi ad una teologia olistica, cioè globale, e quindi anche ecologia e di qui la sua teologia “spiritualità della terra”. Fondò e sviluppò le comunità di base affinché ogni povero prendesse in mano il suo destino e la coscienza della sua dignità perché la povertà non è uno stato naturale, ma una schiavitù perpetrata dai potentati ricchi che sfruttano la terra e la depredano a loro interesse. Di qui Gaia, la madre terra va rispettata, non contesa ma ripartita fra gli esseri umani perché è la nostra casa comune. Ed in quel periodo iniziale, parliamo degli anni 1965-70 a ridosso del concilio persino la nostra liturgia domenicale veniva impregnata da questo messaggio di liberazione, ne è un esempio un canto di frequente nelle messe di comunità piene di entusiasmo:” Uscite dal guscio nazioni, abbattete i vostri confini sono muri di carta velina, alleluia.  Guardiamo la terra dai cieli, la vedremo malata e sperduta fra migliaia di stelle e pianeti, alleluia. Il mondo che abbiamo diviso in recinti di odio e di pianto appartiene ad un solo Signore alleluia. “Forse un po’ troppi alleluia, ma era evidente la spiritualità del cosmo, della terra ed un richiamo ad essa. Nei suoi numerosi libri Boff aveva già avvertito che la deforestazione, l’inquinamento, lo smog, l’abusivismo edilizio, l’incuria della plastica e dei rifiuti, avrebbero fatto saltare l’ecosistema, lasciato il segno ed anche il pericolo per la salute delle persone. Certo non aveva fatto il mago né calendarizzato epidemie, cambiamenti climatici, e catastrofi del genere che tanti oggi fanno circolare su internet e riportano le puntuali profezie dell’orrore. Forse non sono molto lontani dalla realtà alcuni osservatori che in questo periodo hanno costatato come dopo le misure di ristrettezza contro il coronavirus così violentemente manifestatosi nelle zone rosse Lombardia, Emilia, Veneto sono quelle più cementificate, private della terra coltivabile, della biodiversità, del verde e dei filari di piante, con paesi gli uni appicciati agli altri senza respiro di terra, sono state le prime e più mortificate da questa pandemia. E che dopo tali misure ristrettive la terra ha ripreso a respirare. L’ozono dell’aria è diminuito. Certo sarebbe prematuro e forse non del tutto scientifico stabilire un rapporto causa effetto fra inquinamento e pandemia. Si parla di concausa.  Non si può incolpare la Cina o il Congo o chissà chi. L’aria, il vento, la pioggia, gli agenti atmosferici sono tutti possibili vettori di trasmissione dei patogeni, che se privati del loro habitat di flora e fauna vanno alla ricerca di nuovi inquilini che siamo noi. Nel contesto di questa situazione l’arrivo in Italia di medici cinesi, russi cubani per garantire l’assistenza ai nostri connazionali vittime dimostra che la disgrazia unisce, il benessere divide, ma ci amplia la visione: l’accaparramento della terra altrui, del territorio, del sottosuolo, delle sue risorse, la vendita di armi: pure questo è un oltraggio alla spiritualità della terra. Ci fa venire in mente la guerra fredda in atto dopo la seconda guerra mondiale. I due blocchi Usa-Urss, potenze militari agguerrite. Oggi diventati due blocchi diversi: Usa potenza declinante-Cina in prepotente ascesa e che tende di allungare le mani sull’Africa, come l’Usa le aveva allungate sul Medioriente. Questa collaborazione a livello sanitario nel caso pandemia Italia è commovente come commovente sentir cantare dalla finestre Fratelli d’Italia e vedere gli striscioni” andrà tutto bene” nell’intento che tutto questo non resti retorica passeggera ma si tramuti in serio ’impegno per darci una visione globale, planetaria del mondo con identiche regole etiche e valori morali. Lo esige nel nostro interesse la spiritualità della terra.

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Albino Michelin
24.03.2020

lunedì 11 maggio 2020

CORONA VIRUS: INDULGENZA PLENARIA DI UN PAPA SOLITARIO


Surreale il passo incerto di Papa Francesco sotto la pioggia la sera del 27 marzo in una piazza S. Pietro deserta e spettrale. Impartisce la benedizione urbi et orbi (alla citta e al mondo) concedendo nel contempo l’indulgenza plenaria ai malati, agli operatori sanitari, ai familiari, agli angosciati per il timore del contagio, praticamente a tutti. Dal momento che dei cattolici potrebbero essere interessati vale la pena dare una spiegazione in merito. Indulgenza plenaria significa amnistia, condono di tutti i peccati esistenti nell’anima dell’interessato che la riceve, previo ovviamente il pentimento del cuore. E una assoluzione che la Chiesa già mette in atto in alcune circostanze dell’anno, natale, pasqua, perdono d’Assisi (2 agosto), commemorazione dei defunti (2 novembre) e in particolari circostanze come l’anno santo, o località come santuari. Sappiamo che la questione delle indulgenze ha costituito un conflitto esistenziale nella chiesa al Tempo di Leone X del 1517, come mercato per la costruzione della basilica di S. Pietro, un business che ha indotto Lutero ad una riforma con l’inizio della confessione protestante. Indulgenza vorrebbe significare remissione dei peccati, secondo la colpa e secondo la pena, per cui se il perdonato decedesse in quel momento si salverebbe l’anima senza passare attraverso il purgatorio. Un esempio: io levo un chiodo (chiamiamolo colpa) dal muro ma ci resta però un foro (chiamiamolo pena). Ecco, l’indulgenza toglierebbe il chiodo e anche il foro, come fa un artigiano quando vi applica lo stucco. Tutto riparato, tutto torna pulito. Ma Il giorno seguente a questo gesto del papa, ovviamente espressione del suo cuore pieno di compassione e di misericordia per la povera umanità, come avrebbe fatto Gesù, subito segue l’intervento del dicastero Penitenzieria apostolica, rifacendosi ai numeri 1471-78 del Catechismo redatto da Wojtyla-Ratzinger 11.10-1992. Praticamente la persona che ne usufruisce deve appena possibile confessare i propri peccati al sacerdote. Cosa che a più di qualcuno potrebbe sembrare incomprensibile: come se un genitore perdonasse al figlio uno sbaglio e gli ingiungesse di ripetere un rito di scuse alla prima occasione. Senza offendere la teologia potremmo dire che anche nella chiesa delle normative spesso esistono come reminiscenza storica, non più eticamente fondanti. E qui logica vuole collegarci il tema confessione. La chiesa lo riferisce all’espressione di Gesù rivolta agli apostoli e ai discepoli riuniti nel cenacolo dopo la risurrezione. ” A chi rimetterete i peccati saranno rimessi…” (Gv.20,22). In essa non è detto:” a chi vi dichiarerà i peccati siete deputati a rimetterli”. Gesù fa riferimento alla sua prassi in cui diceva ad ogni persona: „Ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mt.9,2) senza invitarla prima o dopo ad una autoaccusa orale. La confessione in forma ancora attuale di tribunale, giudice- reo, è recente e risale solo al concilio di Trento 1664. Per Dio è indispensabile il pentimento del cuore. In quanto poi al cosiddetto potere delle chiavi, potere di perdonare concesso agli apostoli, e quindi preti loro successori, non va sorvolato il fatto che tale compito Gesù l’ha affidato anche ai discepoli rappresentanti della comunità e presenti nel cenacolo. In effetti in altro passo Gesù dice:” Dove due o tre persone sono riunite nel mio nome là ci sono io.”(Mt.18,18-20). E storicamente si sa che solo dal 1200 con i concili Lateranensi l’assoluzione venne riservata al prete, mentre prima la poteva impartire anche un laico. Come è prassi attuale nella chiesa cristiano- protestante quando gruppi di fedeli si raccolgono in riflessione di coscienza e poi viene loro impartita l’assoluzione da un pastore o da un laico battezzato.  Questo non è un discorso peregrino e di fuga per la tangente ma ritenuto da molti interpreti di Bibbia cattolici. Vi sono poi modalità secondarie come quella del luogo, cioè del confessionale, specie di tempietto ligneo, costruito per le donne con tanto di grata, a indicare separazione dal sesso inferiore e pericoloso, anche se fortunatamente questa sacra struttura tende a sparire. Resta il dubbio se ci si può confessare al telefono, al che il Dicastero della Penitenzieria vi risponde negativamente perché non vi è presenza fisica. E qui vi si aggiunge l’altra domanda se vale la confessione per Skype in cui vi è una presenza online molto più marcata, ma qui nessuno sa che cosa rispondere. Un dubbio comunque, forse non troppo maligno si insinua nella testa di molti, che cioè della confessione i preti ne sentono l’esigenza, diversamente hanno l’impressione di perdere il potere. Qui non si vuole certo abolire la confessione, quanto promuoverla ad una forma di conversazione religiosa e perché no? di terapia spirituale. Il perdono poi lo si può inserire in tante momenti di celebrazione comunitaria oppure nelle formule penitenziali di cui la messa è anche troppo carica dal “Signore pietà all’Agnello di Dio”.  Se non vi è un ripensamento in materia si continuerà con le discusse confessioni per i bambini in occasione della prima comunione o con le routine dei fedeli che si confessano ripetendo a ritmo ciclico la lista dei soliti peccati. E nel caso anche le indulgenze papali anziché una risorsa di vita spirituale se ne andrebbero con il vento e l’acqua di Piazza S. Pietro.  

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Albino Michelin
20.03.2020

domenica 10 maggio 2020

CON IL CORONAVIRUS NON C'È PACE NEMMENO PER LA CHIESA

Questa pandemia ha fatto saltare tutte le tradizioni sacre esistenti da secoli. Alle prescrizioni del Governo italiano del “tutti in casa” si aggiunse anche la chiesa, la quale il 12 di marzo stabilì la chiusura di tutti i luoghi di culto con il divieto della messa domenicale, riunioni, processioni, tutto quanto avesse occasione di contiguità fra persone. Seguì un ripensamento per cui si permise l’apertura delle chiese parrocchiali a scopo di visite private e devozioni personali. Messa ed altri riti si potevano seguire alla TV o attraverso internet. Ovviamente chiusi i grandi luoghi di culto, dai santuari di Lourdes, a tutte la miriadi di quelli più o meno miracolosi. Motivazioni addotte: l’imprudenza può danneggiare altre persone, attenersi alle prescrizioni civili non tanto perché imposte dallo stato ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, la volontà di Dio si manifesta attraverso il momento storico che richiede obbedienza alla vita. Prima non se ne parlava mai perché tanto le chiese diventavano sempre più vuote. Ma questa volta si registrò una levata di scudi soprattutto dai cattolici conservatori, dalla stampa e dalle emittenti di matrice borghese e di destra. Un breve elenco: si è citata la costituzione in cui all’art.7 stabilisce che stato e chiesa sono ciascuno nel suo ordine indipendenti e l’art.19 in cui ognuno ha diritto di esercitare il culto sia in privato che in pubblico. Di conseguenza Papa Bergoglio si è svenduto allo stato, fallimento totale della chiesa. E sempre sulla linea: nel medioevo in occasione della peste si organizzavano processioni dove tutto il popolo accorreva ad ottenere il miracolo. E si cita quella di Milano 1600 con alla testa il Card. Federigo Borromeo (dopo la quale però la peste non cessò, scomparve più tardi per esaurimento naturale). E si va alla grande peste di Roma del 590 quando l’angelo Michele calò dal Mausoleo Adriano e con la spada fece cessare il flagello. Ed una infinità di leggende, sulle quali ovviamente non è permesso ironizzare, perché si trattava come oggi di esperienze angoscianti. Sempre la gente in queste occasioni ha eretto templi e luoghi votivi per impetrare dal cielo la liberazione dalle catastrofi. Si ricorreva anche alle litanie dei santi dove si cantava:” a peste fame et bello libera nos domine”. (Dalla peste, dalla fame, dalla guerra liberaci Signore). E’ insito nella natura umana aggrapparsi a tutti i santi in questi frangenti. Altre osservazioni: un tempo gli uomini di chiesa non temevano di infettarsi, convivevano con le tragedie del popolo, oggi invece alla larga, vietato confessare, portare la comunione ai malati, visitare e sostenere le famiglie. Pizzerie aperte, chiese chiuse. Gesù andava a cercare i lebbrosi, oggi invece i nostri preti tutti don Abbondio. (A parte che questa è una illazione generica se pensiamo che accanto a numeroso personale medico sanitario eroico sono deceduti dal 31 gennaio al 2 aprile una settantina di preti per coronavirus). Comunque alcune osservazioni in parte possono essere giustificate, peccato che rivelino un po’ troppa acredine. Ad esempio: Stato e Chiesa sono indipendenti? Però non va dimenticato il detto di Gesù’:” date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Quando lo Stato parla per difendere il popolo è parola di Dio e la chiesa non ha che acconsentire e sostenere. E pure le conclusioni scientifiche sono parola di Dio, certo non identificandole con la tecnologia, cioè le applicazioni d’interesse. Non siamo al tempo di Papa Gregorio XVI quando il 15-8-1832 nell’enciclica “Mirari” ebbe a proclamare:” chi usa il vaccino contro le infezioni non è figlio di Dio”. Lo Spirito del Signore non si è fermato a quel papa, ma porta avanti il mondo verso ulteriori traguardi. Si obbietta che chiudere le chiese fa perdere la fede. Quando Gesù si è trovato a discutere con la samaritana la quale sosteneva che Dio si adora su quel suo monte e non a Gerusalemme egli rispose che Dio non si adora in questo o quel monte, ma in Spirito e verità. In effetti Gesù non è venuto a costruire templi di pietra ma cuori nuovi. Se le chiese il coronavirus le ha chiuse si può pregare in famiglia, con i bambini, fra coniugi, e nel proprio cuore. Qualche Vescovo ebbe a dire: chi ha fede non ha paura del contagio. Vedi i cristiani ortodossi che prendono il pane e il vino della messa dallo stesso cucchiaio. I sacramenti come l’Eucarestia corpo di Cristo non possono diffondere il virus, perché Gesù dalle malattie ha liberato e si è definito io “Io sono la Vita”. Al che unitamente si può rispondere con qualunque teologo che i riti religiosi, comunione compresa, non sono riti magici per cambiare la realtà e le leggi di natura, sono energia spirituale. Diversamente è un tentare Dio proprio come Gesù rifiutò satana quando lo provocò a buttarsi dal tempio per sospendere la legge di gravità. Certo pregare è indispensabile per l’uomo ma distinguendo lo scopo. Pregare perché cessi la pandemia forse non serve, soprattutto se causata dal nostro egoismo di sfruttamento e di ingordigia, ma pregare per affrontare il fenomeno, combatterlo, creare solidarietà, riflettere sul nostro destino, interiorizzarsi e trovare consolazione alle nostre anime, questo è senz’altro l’effetto indiscutibile che la nostra preghiera personale e comunitaria potrà ottenere, sia che le chiese restino chiuse o vengano riaperte.

Autore:
Albino Michelin
16.03.2020