sabato 22 giugno 2019

DA NERONE A SALVINI: TROVATO UN CAPRO ESPIATORIO

Lo storico romano Tacito (55-120 d. C) nei suoi Annali scrive che l’Imperatore Nerone non riuscendo a trovare la causa dell’incendio di Roma avvenuto nel 64 la attribuì ai cristiani,” stranieri”, capro espiatorio, e cosi dare inizio a 250 anni di persecuzione contro di loro. Nel prosieguo poi degli anni i romani e loro imperatori erano sconcertati dai diversi gruppi di cristiani che in nome del loro Messia Gesù si opponessero ad ogni distinzione fra uomo-donna, ricchi-poveri, schiavi-liberi, locali-stranieri. I cristiani praticamene facevano obbiezione di coscienza contro le leggi dello Stato basate anche su distinzioni sessuali, distinzione sociali, distinzioni razziali. Il rifiuto di bruciare l’incenso agli imperatori era di secondaria importanza. Per documentazione leggasi uno studio critico del tempo di G. Starr, Editori Riuniti. La storia non gli ha insegnato nulla se il nostro Ministro degli interni Salvini dopo 2000 anni ha ravvisato negli immigrati il capro espiatorio, per renderli colpevoli di tutte nostre le disgrazie, della mafia, della corruzione, dell’evasione fiscale, dei mancati investimenti, del debito pubblico, della disoccupazione, della fuga dei giovani, della decrescita economica. Con la conseguenza di fomentare l’odio e il rancore contro di loro. Un tempo Diocleziano mandava i cristiani al circo per essere sbranati dalle fiere, oggi Salvini per decreto Sicurezza bis penalizza e mette in ostracismo con 3.500-4.500 euro di multa chi salva uno straniero in mare e condanna gli onesti che in obbiezione di coscienza alle sue disumane leggi salvano naufraghi destinati alla morte. Non interessa qui se il decreto è stato approvato, lo sarà o meno, ci interessa stigmatizzare il cinismo del nostro rappresentante. Meraviglia la furberia e la scaltrezza, nulla a che vedere con l’intelligenza, del comiziante che ti va a sventagliare e sbaciucchiare sulle piazze bibbia, madonne, santi, rosari sbeffeggiando Bergoglio contro Wojtyla, un papa contro un altro, il quale Bergoglio in fondo non è mai stato per un’accoglienza indiscriminata ma sostenibile. Il nostro che si riferisce sempre alle radici cristiane, di grazia conosce il suo fondatore Gesù? Gesù non è stato condannato a morte perché si è dichiarato figlio di Dio (titolo che vita natural durante ha sempre rifiutato) ma perché per amore dei sofferenti, dei poveri, dei discriminati, degli ultimi ha fatto obbiezione di coscienza contro le leggi ebraiche-romane del tempo. Qualche caso: la legge proibiva di accostarsi ai lebbrosi obbligati a finire la loro vita lontani dall’abitato in mezzo ai cespugli con gli insetti? Gesù si avvicina e si prodiga per guarirli. La legge proibiva di lavorare e di guarire gli infermi nei giorni di festa? Gesù invece si danna l’anima per soccorrerli indipendentemente dai giorni del calendario. La legge proibiva di difendere una donna adultera dalla lapidazione? Gesù invece affronta i mastini della legge che se andavano coda fra le gambe, dando così speranza a lei e a tutte le persone sconfitte dall’iniquità del potere. Viene in mente qui l’elettricista cardinal Bolletta (polacco dal nome impronunciabile) andato a metà maggio a, riattaccare la luce a 400 romani che da tempo vivevano nel buio. Chi ci viene a dire che Gesù è stato condannato a morte per obbedire alla volontà di Dio e placare il padre irato per i peccati del mondo, fa il fuorviante dall’amore del prossimo. Gesù è stato fatto fuori perché non osservava molte leggi di Mosè e di Pilato, cui non importava nulla della dignità di “ogni” uomo. Per il resto non si è mai posto contro le prescrizioni statali anzi le ha rispettate con “date a Dio a ciò che è di Dio e a Cesare ciò che è di Cesare”. Si obbietterà che nel nostro caso del 26 maggio 2019 come in tanti altri lungo la storia la chiesa ha fatto politica Sì ma con le dovute distinzioni: che la chiesa per i suoi interessi talvolta l’abbia fatto è vero. Però quando Bergoglio, così contrastato deriso, vituperato da molti leghisti nel comizio milanese (25.5.19) ha difeso, come difende, come difenderà, i poveri, gli immigrati e gli sfruttati, non è un entrare in politica, non è difendere né la chiesa, né il cattolicesimo, ma riportarci tutti alle radici cristiane, cioè a Gesù, persona su cui Salvini in base all’operato è totalmente analfabeta. E quando il nostro e la Lega sostengono che lungo i secoli la chiesa ha usato i simboli religiosi per dare in testa ai musulmani, agli eretici, ai comunisti, è vero. Salvini però e molti cattolici non devono assentarsi dal mondo, ma ricordare che lo spirito di Dio di cui è pieno l’universo ci ha portato al rispetto dei diritti dell’uomo (1948). E anche questa è parola di Dio, della quale la chiesa nella sua umiltà è grata e professante. La parola di Dio non si identifica né con il papa, né con la chiesa, né il con il cattolicesimo, li supera tutti perché si identifica solo con Gesù. Molti partner leghisti giornalisti e sostenitori ritengono che il papa dovrebbe dare udienza anche a Salvini, rappresentante della maggioranza del popolo italiano. Come udienza ha dato all’ateo Feltri, all’abortista Bonino, al comunista Morales, alla minorenne Greta, scioperaiola scolastica illusa di salvare il clima e ad innumerevoli altri star. D’accordo, giusto tenere relazioni fra i vertici cattolici e la Lega, ma per questo sarebbe sufficiente un rapporto col Card. Parolin segretario di Stato. Però qui Salvini sentirà fischiarsi le orecchie. Con la differenza poi che il papa rappresentante di oltre un miliardo di cattolici (e non solo di nove milioni di leghisti italiani su 51 milioni aventi diritto al voto), deve scremare le sue udienze soprattutto in riferimento alle conseguenze: l’ipocrisia strumentale di Salvini. Gli ipocriti: l’unico genere di persone che Gesù rifiutava, perché le loro azioni erano solo strumentali alla propria pubblicità. “Non chi dirà Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi avrà fatto la volontà del Padre mio”. Cioè fatti non ciance piazzaiole. Vangelo di Matteo: “ero forestiero e mi avete accolto” …” Lo avete fatto a me,” sta esposto in un lenzuolo sulle finestre di un convento di suore in clausura a S. Benedetto del Tronto. Giustamente il papa preferisce occuparsi dei rom e dei profughi, magari sporchi nel corpo, meno nell’anima e nelle intenzioni. Giova qui per evitare ironie umorali ricordare i punti programmatici di Salvini negli ultimi dieci anni 1) Contro gli stranieri, sparare alle carrette del mare 2) Rom feccia della società, buttarli fuori con le ruspe 3) Gli stranieri, vengono qui a farsi le crociere e a delinquere, la pacchia è finita. 4) Stiano a casa loro, chiudere i porti, se annegano uno, cento di meno in Italia. 5) Multe sonanti a chi salva un profugo in mare…Ovvio che un papa deve accogliere tutti ma non può accettare chi fa professione di divulgare odio e rancore a scopo elettorale. Pericoloso che in Vaticano ci entri un buffone del genere, ti strumentalizza anche il Padre eterno. Con ciò nessuna animosità contro Salvini nostro Ministro dell’Interno. Complimenti per il 34% (non dimenticando che il 42% degli italiani si sono astenuti). Ma qualche consiglio: restituisca i 49 milioni i della Lega rubati agli italiani, scherzi con i fanti e lasci stare i santi, non gonfi gli stupri degli stranieri sulle nostre donne ignorando quelli dei nostri maschi sulle straniere, un esame di coscienza al suo staff che investe una barca di milioni per il fb, (il suo guru Luca Morisi si intasca 85 mila euro all’anno ), ringrazi i lavoratori stranieri che ci versano 14 miliardi di euro all’anno di cui sette soltanto ritornano a loro e sette vanno ai pensionati italiani. Cessi le risse con Di Maio, riducendo il Governo ad una carnevalata e ad una sceneggiata da Grande Fratello, finisca di bighellonare per l’Italia a farsi self e comizi contro ogni etica professionale disertando le sedute parlamentari, si addomestichi quella faccia truce e il me ne frego contro l’Europa, dove dopo le ultime elezioni conta meno di prima, e impari a dialogare, diversamente scelga per l’Italexit. Investa sull’integrazione e sull’accoglienza sostenibile degli stranieri anziché lasciarli cani sciolti per le strade e aumentare razzismo e xenofobia da parte degli italiani nei loro confronti. In una parola: Salvini non ritorni a Nerone e si liberi dal complesso” dello straniero capro espiatorio”.

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Albino Michelin
27.05.2019

venerdì 21 giugno 2019

IL RITORNO DEL RAZZISMO SCIENTIFICO: CASA POUND

Casa Pound è ogni giorno agli onori della Cronaca non solo con intemperanze, scontri, violenze a fomentare odio, xenofobie contro i diversi, oggi in modo particolare contro i rom e gli immigrati. Casa Pound è una forma di partito politico di estrema destra e matrice neofascista. Prende il nome da Ezra Pound (1885-1972), poeta statunitense che passò buona parte della sua vita in Italia, dove conobbe Mussolini e affascinato ne diventò cantore e aedo. Un suo simpatizzante G.L. Jannone nel 2008 fondò l'associazione con lo stesso nome e le diede una sede a Roma, in via Napoleone III, piazzandovi dentro abusivamente 32 famiglia con 82 persone. Già dal 2004 si era mezzo imparentato con Salvini e in seguito moltiplico le sue rivolte. Ne fa fede il recente caso di Torre Maura a Roma, del 2 aprile u.s., protagonista Simone un ragazzo di 15 anni che affrontò il leader Casa Pound M. Antonini, capo guerriglia contro i rom e il loro diritto alle case popolari, con l'ignobile provocazione di calpestare pane e companatico loro destinato.  Un fatto fra innumerevoli altri del genere che ci induce ad una considerazione più radicale. Ovvio Casa Pound non si definisce razzista, tutt'al più fautrice della biodiversità. Espressione verniciata di nuovo, ma che nasconde la vecchia realtà. In fondo frutto di una cultura pseudoscientifica o di un inconscio antirazziale mai scomparso. Si  intravede qui un ritorno ad un razzismo che si vorrebbe scientifico sul tipo di quello del 1938 quando una decina di studiosi sotto pretesto scientifico ha emanato il manifesto antisemita, imposto dal duce Mussolini, secondo il quale la razza bianca è superiore a tutte le altre, definite inferiori. Di qui la persecuzione contro gli ebrei e i forni crematori allestiti dal compagno di viaggio Adolf Hitler. Allora la domanda a Casa Pound: è scientificamente dimostrato che il mondo è diviso in razze, che le varie razze sono inferiori alla nostra, e la nostra avrebbe la priorità gerarchica su tutte? Essa te lo dimostra con la statistica che gli africani hanno un'attitudine costitutiva alla violenza, che delinquono sette volte più degli italiani e che riempiono le nostre galere. Gli studiosi in materia rispondono che le razze umane non esistono. E siccome i nostri moderni pseudorazzisti vorrebbero basarsi sulla diversità del cervello umano, sulla sua dimensione, va subito detto che si tratta di un pretesto e di una teoria appunto pseudoscientifica. Che il cervello dei viventi dalla preistoria in poi si sia alquanto evoluto senz'altro, a patto di escludere che si tratti di una relazione fra volume del cervello e intelligenza. Se non fosse così la specie intelligente sulla terra sarebbe quella dei capidogli (cetacei) che hanno un cervello di 8 chili rispetto all'1,4 di quello umano medio. La dimensione perciò non conta. Il rapporto fra dimensione del cervello e peso corporeo quindi per l'uomo non vale. Da 200 mila anni il nostro cervello ha una dimensione di volume 1.350 cm. cubi. E le differenze fra le così dette 5 razze euroasiatica, est asiatica, africana, amerinda, oceanica sono sfumature. Dice un poeta: "il cervello è più esteso del cielo, più profondo del mare, ha il peso di Dio". Per cui oggi anziché di razze si parla più appropriatamente di etnie. I genetisti ci dicono che i bianchi hanno il 33% di geni amerindi e 28% di geni africani. Dal punto di vista etnico ognuno di noi è simile all'altro per 99,5%, solo il 7% delle persone è responsabile delle differenze somatiche. Quindi stabilire dei confini fra me e te, fra noi e loro dal punto di vista biologico è solo discorso demagogico. Questo è il miracolo dell'unità nella diversità. Spesso ci troviamo di fronte a persone con disabilità cognitiva e ritardi dell'apprendimento, di fronte a quozienti d'intelligenza diversi, lo si nota anche dalle nostre stesse inclinazioni. Chi riesce nella logica, chi nella matematica, nell'arte, nel disegno, nella geografia, nella filosofia, negli affari, tutto questo però non dipende dalla quantità e forma del cervello, ma dalla qualità delle sue connessioni genetiche. Lo sviluppo intellettivo procede in maniera variabile, oltre che dai geni dipende anche dalle migrazioni storiche delle civiltà, dall'ambiente di crescita, dalle condizioni sociali, non ha senso tirar fuori le differenze razziali. Se una persona cresce in situazioni di povertà rispetto alla media degli umani la sua istruzione e le sue capacità cognitive ne risentiranno. Ma garantendo una migliore istruzione ad individui precedentemente disagiati si avrà un punteggio migliore e in tempi molto brevi si colmerà il gap iniziale. Il discrimine sta dunque più nello status sociale che talvolta corrisponde alle origini etniche per ragioni di contingenza storica o geografica. Per i razzisti pseudoscientifici invece le differenze nel quoziente intelligenza è di origine genetica innata, cioè biologica e razziale. Una stampella scientifica senza fondamento. Che poi l'intelligenza sia anche una cosa di famiglia lo si sa, ma famiglia non è la stessa cosa di razza, come il quoziente intellettivo non è la stessa cosa di intelligenza. La questione delle razze umane, una delle più accese fra gli scienziati del secolo scorso è poco alla volta sparita dalle aule universitarie come è sparita l'astrologia. La parola razza di fatto è già stata ritirata dal linguaggio degli studiosi anche se può esistere ancora come residuato in campo medico o forense. In pratica le differenti razze esistono solo nella nostra testa e nella nostra fantasia. Oggi tra allarmismo per le ondate migratorie e continua propaganda razzista condivisa a pioggia non ostante la comprovata falsità, ci troviamo di fronte ad una situazione simile a quella descritta di Casa Pound, un'associazione carica di odio, che ragiona più col randello che non con il cervello. L'esplosione delle sottoculture internet ha certo accelerato il processo: per molta gente non siamo tutti uguali, non dovremmo, non dobbiamo esserlo. Va costruita una cultura di senso opposto, un consenso che rifiuti del tutto l'idea che chi è diverso da me sia inferiore e che metta al centro dei propri sforzi culturali, scientifici, politici e sociali un'unica razza, quella umana.

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Albino Michelin
23.05.2019

giovedì 20 giugno 2019

IL PAPA BACIA I PIEDI AI LEADER AFRICANI: UNA BUFERA

Un incontro avvenuto giovedì 11 aprile a Casa Santa Marta, abituale dimora di Bergoglio, dove egli ha accolto i leader del Sud Sudan. Dal 2013 il più giovane stato africano 12 milioni di abitanti, situato nelle vicinanze della Somalia e dell’Etiopia, in maggioranza di religione musulmana, ad eccezione del presidente Kiir cattolico. E’ una regione fra le più ricche di petrolio, dilaniata da sanguinose lotte civili con numero incalcolabile di morti. Il Papa ha ricevuto una delegazione di alcuni rappresentanti politici, rivolse loro un accorato appello, con la parola chiave pace. ”E’ il primo compito che i capi delle nazioni dovrebbero perseguire, è la condizione fondamentale per il rispetto dei diritti di ogni uomo, nonché per lo sviluppo integrale dell’intero popolo molto provato dalle conseguenze del conflitto.” Sono espressioni di sempre, che però gli escono dal cuore. Al termine, prima di congedarsi, fra lo stupore degli astanti, si inginocchia, si mette a baciare i piedi singolarmente ad ogni leader, anche se ovviamente aiutato dagli addetti al servizio. Subito si sono divulgate reazioni, di clamore in clamore, la maggioranza tinte di biasimo. Vale la pena elencarne qualcuna per farci una riflessione.” Vergogna, un individuo che fa strame della dignità della chiesa, danneggia l’istituzione per pubblicizzare se stesso, non si risolvono i problemi con questi gesti plateali, ha azzerato l’autorevolezza morale dei papi del passato che fermavano gli eserciti, perché non si è fatto imam anziché fare il papa? Vogliamo  Wojtyla l’atleta di  Dio, vogliamo Ratzinger,  gesto vile ed inescusabile, questo mandatelo  a fare il prete nelle pampas, schizzinoso non si lascia baciare l’anello del pescatore, che Dio gli perdoni perché non sa quello che fa, macchietta televisiva non si inginocchia nemmeno davanti all’eucarestia nella messa, non crede in dio ma negli atei sì, gesto equivoco che dichiara la superiorità della religione musulmana su quella cattolica, atto di sottomissione ai musulmani, ecco la lenta ma inesorabile fine del Cristianesimo, poi ci si meraviglia che in chiesa non ci vada più nessuno.” Questa in sintesi la maggioranza della critiche mosse logicamente da persone intrise di clericalismo, lontane dal cristianesimo e dal vangelo di Gesù. Molto rare quelle sul tenore ”gesto di profonda umiltà”. Si potrebbe tentare qualche abbozzo di risposta non tanto a difesa della persona sottoposta ad un vero bombardamento, quanto per restituire agli pseudo scandalizzati attuali il ruolo e la modalità di esercizio del papato, della chiesa istituzione, e il perché di un cristianesimo oggi. Ai nostalgici di un  pontefice e di una chiesa come impero, ducato, regno mondano, titoli onorifici tipo sua santità, eminenza, eccellenza, monsignore, reverendo  bisognerebbe citare e ripetere la consegna fatta da Gesù agli apostoli e ai credenti: ”Voi non siete come i potenti del mondo che amano essere serviti, ma come il figlio dell’uomo venuto per servire e non pere essere servito” Che nel periodo di due mila anni la chiesa abbia esercitato anche un ruolo politico come servizio suppletivo fermando le invasioni (ricorda Attila bloccato a Mantova  nel 452 da Leone Magno), opponendosi ai soprusi degli imperatori, (vedi a Canossa, dove Gregorio VII fa attendere l’imperatore Federico IV sotto la neve nel gennaio del 1077), abbellendo Roma di monumenti e capolavori d’arte siamo d’accordo. Erano interventi di emergenza in una coesione civile inesistente e allo stato fetale. Ma qui la chiesa forse andrebbe ringraziata. Mentre si potrebbe essere meno d’accordo sulla difesa dello Stato Pontificio (Pio IX 1870) che ha rallentato l’unità d’Italia e lasciato strascichi nel nostro inconscio collettivo, brigantaggio compreso, tutta roba che oggi cova ancora sotto la cenere. Certo, Bergoglio rifiuta il baciamano e dell’anello d’oro. Che papa Clemente IV nel 1265 abbia inaugurato questa usanza quale pescatore di uomini, passi, ma in un mondo di poveri si deve badare di non umiliarli di fronte all’oro papale. E poi Bergoglio che ama come Gesù vivere con gli uomini e fra gli uomini certo ha rifiutato sin dal suo inizio questo bacio” sacrale”. Inoltre c’è anche un problema di igiene.  Sbaciucchiare e sbavare sia le mani di un ecclesiastico, sia le statue dei santi o del Crocefisso ne va dell’igiene per la possibile diffusione di batteri, virus, contagio e trasmissione di malattie. Vi sono tanti modi di rispettare l’autorità del rappresentante di una religione e dei santi. O vogliamo ancora tornare al bacio della pantofola, gesto di potere che Alessandro III nel 1177 ha imposto allo sconfitto Federico 1. In quanto all’osservazione che Bergoglio non fa la genuflessione nella messa davanti all’ostia dipende da un problemino di artrosi che alla sua età ovviamente si fa sentire. Però andrebbe ricuperato il senso della genuflessione in riferimento a quanto Gesù nell’ultima Cena disse “prendete mangiate, questo pane è il mio corpo dato per voi, distribuitevelo a vicenda” (Lc.22,17-21). Va pensato quel pane non come corpo fisico, ma mistico e sociale di Gesù. Quel pane cioè rappresenta con lui tutta l’umanità e chi lo riceve dovrebbe fare la genuflessione davanti ad essa, composta di poveri, di discriminati, degli ultimi.  E quindi condividere la vita con costoro. E qui c’è da suppore che nessuno dei detrattori di Bergoglio farebbe la genuflessine davanti ai poveri della terra, razza bianca non solo, ma anche razza nera, gialla, bruna e meticcia. Qui sì che abbiamo perso la religione di Gesù, quella che Papa Bergoglio ha inteso recuperare baciando le scarpe ai leader africani. La nostra genuflessione invece è di fronte al denaro multietnico e multicolore che non puzza mai, mentre puzzano le persone e i poveri ai quali noi lo abbiamo confiscato e continuiamo a confiscare. Il gesto in questione è portatore oggi anche di altri significati. Anzitutto che Dio non è né cattolico, né protestante, né induista, né musulmano, Dio è di tutti e per tutti. Poi anche se in ritardo è giusto chiedere scusa pure dei conflitti religiosi causati dai cristiani lungo la storia: ricordare per non ripetere. Inoltre non bisogna attendersi la reciprocità, cioè trincerarsi sul fatto che a casa loro i musulmani non si comportano altrettanto con noi. Il bene ha bisogno di qualcuno che cominci, di tempo, magari forse di secoli per diffondersi, il male invece si divulga subito, e galoppante. Il gesto vuole dare anche una priorità umana all’evangelizzazione. Quando Gesù disse: ”andate in tutto il mondo a predicare e fare miei discepoli“, non intendeva primieramente portarsi uno zaino di libri, dogmi, sacramenti da distribuire fra i pagani (anche questo in secondo momento), ma prima di tutto portare il regno di Dio, cioè pane, salute, dignità, sostegno umano concreto. E’ di questi gesti che si compone logicamente il messaggio evangelico. Quello di papa Francesco è il primo della storia, compiuto da una persona schiva di onori e sincera, quindi credibile. Uno i fra tanti capace di dare all’umanità e ai suoi politici il giusto corso. Che un buon mattino ci anticipi un buon giorno.

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Albino Michelin
16.05.2019

mercoledì 19 giugno 2019

GRETA THUNBERG, UN SIMBOLO FRA L'AMMIRAZIONE E IL DISCRETITO


Il nostro tempo definito civiltà dei consumi non ha molta pazienza di riflettere sul futuro del pianeta, la nostra casa comune.  Incapace di mettere un freno al sempre più drammatico sconvolgimento degli equilibri naturali, che causa la distruzione del verde, delle foreste, lo scioglimento dei ghiacciai, l’erosione delle biodiversità, il degrado del suolo, la perdita delle fonti di acqua dolce, l’immissione di ingente quantità di gas effetto serra nell’atmosfera. Gli adulti pensano con avidità al loro presente, i giovani invece con preoccupazione al loro futuro.  Quando i quindicenni avranno cinquant’anni ci saranno 10 miliardi di persone concentrate tutte nelle città, soltanto fra 10 anni l’umanità avrà bisogno del 50% in più di energia e cibo, del 30% in più di acqua, elemento già scarso in gran parte del mondo, fonte di reddito per le imprese private, e conseguente effetto serra.  E’ in questo orizzonte che va collocata la comparsa di una figura giovanile, una ragazza di 16 anni, proveniente dalla Svezia, da alcuni definita la nuova messia del Signore, che nell’autunno del 2018 iniziò con gli studenti di tutto il mondo una campagna all’insegna di “salviamo il pianeta prima che sia troppo tardi”, invitandoli ad uno sciopero scolastico e manifestazioni di piazza. Nessuno mai avrebbe immaginato un tale successo con centinaia di migliaia di coetanei a sostenerla scendendo per le strade con stendardi e intelligenti slogan da Davos, dove è stata accolta nel Forum economico dei grandi della terra, a Bruxelles nel parlamento europeo, in quello italiano. Persino papa Francesco ha voluto riceverla e incoraggiarla. Se da una parte la maggioranza si è identificata nel suo messaggio, una minoranza consistente l’ha definita con ironia gettandola nel discredito. Per porre maggiormente in risalto il consenso vale la pena accennare alle motivazioni del dissenso. Potremmo suddividerlo in quattro gruppi. Il primo quello dei paternalismo, fisiologico, per il quale i giovani non hanno neppure un’idea della vita reale, e che niente di serio può uscire dalle manifestazioni da stadio a meno che non si ascoltino i grandi. Il loro posto è a scuola, non in strada. Paternalismo e patriarcalismo la fanno ancora da padroni, sordi ad ogni tipo di idealità che non sia quella del denaro, della competizione, della mercificazione. Sostenitori di un’epoca del pensiero unico ovvero del “cattivo pensiero”. Il secondo gruppo è quello della stupidità. La foto di Greta che mangia una banana viene interpretata gesto di doppia morale. Come vuole ridurre le emissioni di gas a effetto serra se mangia banane che vengono da tanto lontano? Altri ironizzano sul fatto che lei sia arrivata dalla Svezia a Davos in treno, che abbia dormito sotto una tenda, quando il treno consuma energia elettrica generata in buona parte dal carbone. Altri la deridono perché mangia un panino avvolto nella plastica, contribuendo così al danno provocato dalla plastica negli oceani. Se Greta fosse rimasta a casa sua sarebbe stata più convincente che promuovere una campagna e mobilitare migliaia di persone, di politici, di istituzioni? Un terzo gruppo andrebbe ravvisato in quello dell’invidia. Specie degli scienziati che proclamano di aver iniziato a lottare contro il cambiamento climatico, molto prima del 2003, anno di nascita della “bambina” Greta. Una ragazzina non può accusare la scienza di non aver fatto il suo dovere. Greta non ha portato avanti la sua campagna da esperta.  Il suo messaggio da Davos, Bruxelles, Roma e da ogni parte è stato:” per favore ascoltate gli scienziati”.  Allora non si metta a litigare con i suoi alleati. Non faccia l’ingenua. Lei reclama sugli effetti, ma non risana le cause. Tipico linguaggio questo dell’invidia la quale non ha nulla da imparare dagli altri. Il quarto gruppo potrebbe essere quello del purismo. I puristi hanno scoperto che i genitori della Greta sarebbero ecologisti e quindi quanto sostenuto dalla figlia non sarebbe farina del suo sacco. E poi da una bambina del genere che cosa può venire di buono?  Vacci a vedere chi ci sta dietro, quali poteri forti la influenzano, chi ha costruito questa svedesina, fenomeno fabbricato ai limiti della banalità. E poi, continuano i puristi, vive in una condizione mentale debilitata con sindrome di Asperger, che la rende indifferente ai riconoscimenti, ai complimenti e agli obblighi. E’ un’autista, si faccia curare.  Inoltre si chiedono, perché Greta non denuncia la Svezia di guadagnare quattrini con la vendita di armi? E siccome non denuncia i responsabili, questi si sentono la coscienza a posto e la sostengono. Insomma è incomprensibile come migliaia di studenti e fans vadano a seguire una “zombie” del genere. Queste in sintesi le critiche di discredito fatte circolare. La dimostrazione che in un mondo come il nostro privo di valori e dal “cattivo pensiero” non si salva nessuno. Niente ci deve essere di pulito, tutto ha da essere inutile, effimero, protagonismo, marcio. Certo anche negli anni 1970 all’incirca si sono avuti movimenti del genere chiamati Greenpeace, ma erano altri tempi con altre dimensioni.  Oggi invece la situazione si è fatta più acuta, persino la chiesa ha preso atto con l’enciclica “Laudato si” del 2015 a firma di Papa Francesco, che sottolinea l’importanza di una coscienza ecologica, dopo che per secoli la chiesa stessa si era limitata ad insegnare e a puntare sulla coscienza individuale, cioè di pensare a salvare l’anima propria. Non ci devono importare qui i limiti della Greta, reali o creati ad arte, ci importa la qualità del messaggio.  Che un gatto sia bianco o nero non ha importanza, importante è che mangi i topi, dice un saggio proverbio contadino. Sono i soliti pregiudizi degli adulti che mortificano le idealità dei giovani, i quali però possiedono delle antenne molto più sensibili e pulite di quelle degli adulti, spesso ottuse ed interessate. Gli adulti, a qualsiasi categoria e professione appartenenti, dovrebbero improntare politiche del futuro a misura d’uomo e non lasciarlo rischiosamente in eredità ai giovani. La nostra società autoprivatasi di ogni ideale ha bisogno di anticorpi e il messaggio di Greta Thunberg assunto a tutto campo potrebbe costituire l’inizio di un’efficace risanamento e di una prevenzione della nostra casa comune.

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Albino Michelin
10.05.2019

domenica 16 giugno 2019

CYBERSPAZIO: ANCHE LE RELIGIONI VIAGGIANO IN INTERNET

Si dice che le vie del Signore sono infinite, è vero passano anche per internet. Molte specialmente fra le nuove religioni del mondo invadono il cyberspazio alla ricerca di un sempre maggior numero di aderenti. I cyberfedeli seguono cerimonie religiose utilizzando internet e le sue varie applicazioni tipo smartphone, seguono e cercano di verificare miracoli e apparizioni e molto altro. E poiché la concorrenza fra le varie religioni è competitiva (ma non si diceva 50 anni fa che Dio è morto?), molto spesso i siti sono utilizzati anche per attaccare e denigrare le credenze di altre fedi. Vedi Radio Maria con la sua campagna cattolico integralista contro i musulmani o i testimoni di Geova. Stanno moltiplicandosi nuovi tipi di predicatori e missionari che non hanno bisogno di grandi spostamenti per propagandare le loro credenze, lo fanno a casa loro seduti di fronte ad un computer. Ci sono siti che forniscono ogni sorta di informazioni e suscitano gli interessi fra i molti distratti. Le cyberreligioni considerano l’internet, quello che serve ai loro scopi, un luogo sacro in quanto possibile veicolo di spiritualità e strumento del divino. In online si svolgono riti e liturgie, si prega, si effettuano oracoli e profezie, si celebrano matrimoni. Non esistono soltanto coloro che si divertono a offendere, deridere, corrompere, bestemmiare. Persino i preti che un tempo leggevano il breviario in quattro volumi e in chiesa, oggi possono recitarlo e pregare in rete sul mini telefonino in un giardino fiorito o in un bosco di conifere. Un po’ sul piano di molti non praticanti che asseriscono di non frequentare più la messa, ma quando ne sentono il bisogno se la guardano su internet, magari in viaggio, sul treno, o in crociera. Senza qui entrare in merito se la Chiesa ufficiale esige la presenza fisica ad un rito per renderlo giustificato e valido. I credenti delle cyberreligioni non ritengono necessaria la rete solo per risvegliare eventualmente negli utenti un interesse spirituale, ma la utilizzano per mettere in circolazione le loro proprie energie spirituali. Si tratta di nuovi culti imperniati sulla quasi sacralizzazione del computer e della rete. Il cyberspazio non sarebbe soltanto il veicolo del sacro, ma sarebbe esso stesso sacro. Qualcuno tenderebbe a vedere nella struttura virtuale di internet una sorta di imitazione per quanto lontana della mente di Dio. Il cyberspazio quale manifestazione collettiva funzionerebbe come un sistema nervoso cioè innervato in miliardi di connessioni per il pianeta divinizzato, quale funzione di collegamento volto a conservare e mantenere la comunità spirituale. Questa concezione la si può prendere come input alla fede nel mistero della natura in quanto rapportata al suo Creatore, senza con ciò obbligare l’intelligenza umana ad una adesione vincolante, lasciandoci aperti e disponibili alle meraviglie del futuro. Ed ancora, internet viene utilizzato per dirimere dispute dottrinali, per mettere in comunicazione fra di loro i vari congressi e assemblee sinodali, per raccogliere finanziamenti, per divulgare libri devozionali e saggi culturali. Basta un colpo di mouse per passare da un convegno di streghe e di satanici alle apparizioni mariane, oppure da un tempio indù alla basilica di S. Pietro. Il cyberspazio diventa una specie di self-service dell’anima, dove tutto dalle divinazioni cinesi alle religioni ufologhe è a portata di mouse. Tutto diventa contiguo, mescolato, mix, disintegrando in questo caso le barriere spazio temporali esistenti fra le diverse connessioni religiose, una specie di ecumenismo automatico. Una considerazione merita il modo di reclutamento dei nuovi fedeli, è l’aspetto più delicato. L’internet permette di contattare le persone all’interno delle proprie case, spesso in momenti di isolamento e solitudine. Navigando in rete ci si concentra con la mente e si perde la consapevolezza del proprio corpo creando uno sdoppiamento, perché il cybernauta è in una condizione di suggestionabilità estrema, molto maggiore di quella creata dalle immagini TV. Il clima irreale della navigazione in rete indebolisce la barriera della razionalità, aumenta la curiosità, può indurre a nuove esperienze religiose, ma anche al loro abbandono. Tutto ciò porta con sé delle conseguenze, come la possibilità di conoscere nuovi mondi religiosi senza affrontare alcun tipo di critica, oppure una confusa mescolanza spirituale nella quale si crede un po’ a tutto, una specie di sincretismo ed eclettismo, oppure si costruisce un proprio sistema, utilizzando tasselli presi da diverse religioni, oppure le si relativizza, oppure si rifiuta tutto come un coacervo cabalistico. Il porre tutte le religioni sullo stesso piano se da una parte può servire all’approfondimento e ad una scelta costruttiva può anche portare ad un esasperato soggettivismo e antropocentrismo tipici della nostra mentalità postmoderna nella quale l’io diventa il centro dell’universo ritenendo di essere la misura di tutte le cose. In ogni modo internet da’ la possibilità ad ogni confessione religiosa vecchia e nuova di fare presa su un vasto collettore di individui. Il messaggio di Gesù’: ”andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura…Quello che vi ho detto all’orecchio divulgatelo sopra i tetti…” non avrebbe più bisogno al limite di lunghi viaggi apostolici per terra, per cielo e per mare, è sufficiente applicarlo attraverso l’internet e si arriva in tempo reale ai quattro angoli della terra, e a tutte le periferie, sia quelle geografiche, sia quelle morali che ci stanno dentro nel cuore della persona. Indubbiamente tutto ha un limite: alcune delle nuove religioni potrebbero essere anche anarchiche dal momento che tendono a rifiutare ogni dogmatismo, ogni principio, bandendo ogni forma di coerenza, preferendo il fai da te. Ma se veramente esse si affidano alla retta coscienza non ostante le etichette, le denominazioni, le strade più diverse possono arrivare alla scoperta dello stesso Dio. Il tanto vituperato e imbrattato internet con una quantità stratosferica di follower, twitter, Instagram, fb, sberleffi, complotti potrebbe diventare una magnifica risorsa per il futuro a beneficio anche della formazione religiosa di molta gente alla ricerca di punti di riferimento.

Autore:
Albino Michelin
06.05.2019