giovedì 20 giugno 2019

IL PAPA BACIA I PIEDI AI LEADER AFRICANI: UNA BUFERA

Un incontro avvenuto giovedì 11 aprile a Casa Santa Marta, abituale dimora di Bergoglio, dove egli ha accolto i leader del Sud Sudan. Dal 2013 il più giovane stato africano 12 milioni di abitanti, situato nelle vicinanze della Somalia e dell’Etiopia, in maggioranza di religione musulmana, ad eccezione del presidente Kiir cattolico. E’ una regione fra le più ricche di petrolio, dilaniata da sanguinose lotte civili con numero incalcolabile di morti. Il Papa ha ricevuto una delegazione di alcuni rappresentanti politici, rivolse loro un accorato appello, con la parola chiave pace. ”E’ il primo compito che i capi delle nazioni dovrebbero perseguire, è la condizione fondamentale per il rispetto dei diritti di ogni uomo, nonché per lo sviluppo integrale dell’intero popolo molto provato dalle conseguenze del conflitto.” Sono espressioni di sempre, che però gli escono dal cuore. Al termine, prima di congedarsi, fra lo stupore degli astanti, si inginocchia, si mette a baciare i piedi singolarmente ad ogni leader, anche se ovviamente aiutato dagli addetti al servizio. Subito si sono divulgate reazioni, di clamore in clamore, la maggioranza tinte di biasimo. Vale la pena elencarne qualcuna per farci una riflessione.” Vergogna, un individuo che fa strame della dignità della chiesa, danneggia l’istituzione per pubblicizzare se stesso, non si risolvono i problemi con questi gesti plateali, ha azzerato l’autorevolezza morale dei papi del passato che fermavano gli eserciti, perché non si è fatto imam anziché fare il papa? Vogliamo  Wojtyla l’atleta di  Dio, vogliamo Ratzinger,  gesto vile ed inescusabile, questo mandatelo  a fare il prete nelle pampas, schizzinoso non si lascia baciare l’anello del pescatore, che Dio gli perdoni perché non sa quello che fa, macchietta televisiva non si inginocchia nemmeno davanti all’eucarestia nella messa, non crede in dio ma negli atei sì, gesto equivoco che dichiara la superiorità della religione musulmana su quella cattolica, atto di sottomissione ai musulmani, ecco la lenta ma inesorabile fine del Cristianesimo, poi ci si meraviglia che in chiesa non ci vada più nessuno.” Questa in sintesi la maggioranza della critiche mosse logicamente da persone intrise di clericalismo, lontane dal cristianesimo e dal vangelo di Gesù. Molto rare quelle sul tenore ”gesto di profonda umiltà”. Si potrebbe tentare qualche abbozzo di risposta non tanto a difesa della persona sottoposta ad un vero bombardamento, quanto per restituire agli pseudo scandalizzati attuali il ruolo e la modalità di esercizio del papato, della chiesa istituzione, e il perché di un cristianesimo oggi. Ai nostalgici di un  pontefice e di una chiesa come impero, ducato, regno mondano, titoli onorifici tipo sua santità, eminenza, eccellenza, monsignore, reverendo  bisognerebbe citare e ripetere la consegna fatta da Gesù agli apostoli e ai credenti: ”Voi non siete come i potenti del mondo che amano essere serviti, ma come il figlio dell’uomo venuto per servire e non pere essere servito” Che nel periodo di due mila anni la chiesa abbia esercitato anche un ruolo politico come servizio suppletivo fermando le invasioni (ricorda Attila bloccato a Mantova  nel 452 da Leone Magno), opponendosi ai soprusi degli imperatori, (vedi a Canossa, dove Gregorio VII fa attendere l’imperatore Federico IV sotto la neve nel gennaio del 1077), abbellendo Roma di monumenti e capolavori d’arte siamo d’accordo. Erano interventi di emergenza in una coesione civile inesistente e allo stato fetale. Ma qui la chiesa forse andrebbe ringraziata. Mentre si potrebbe essere meno d’accordo sulla difesa dello Stato Pontificio (Pio IX 1870) che ha rallentato l’unità d’Italia e lasciato strascichi nel nostro inconscio collettivo, brigantaggio compreso, tutta roba che oggi cova ancora sotto la cenere. Certo, Bergoglio rifiuta il baciamano e dell’anello d’oro. Che papa Clemente IV nel 1265 abbia inaugurato questa usanza quale pescatore di uomini, passi, ma in un mondo di poveri si deve badare di non umiliarli di fronte all’oro papale. E poi Bergoglio che ama come Gesù vivere con gli uomini e fra gli uomini certo ha rifiutato sin dal suo inizio questo bacio” sacrale”. Inoltre c’è anche un problema di igiene.  Sbaciucchiare e sbavare sia le mani di un ecclesiastico, sia le statue dei santi o del Crocefisso ne va dell’igiene per la possibile diffusione di batteri, virus, contagio e trasmissione di malattie. Vi sono tanti modi di rispettare l’autorità del rappresentante di una religione e dei santi. O vogliamo ancora tornare al bacio della pantofola, gesto di potere che Alessandro III nel 1177 ha imposto allo sconfitto Federico 1. In quanto all’osservazione che Bergoglio non fa la genuflessione nella messa davanti all’ostia dipende da un problemino di artrosi che alla sua età ovviamente si fa sentire. Però andrebbe ricuperato il senso della genuflessione in riferimento a quanto Gesù nell’ultima Cena disse “prendete mangiate, questo pane è il mio corpo dato per voi, distribuitevelo a vicenda” (Lc.22,17-21). Va pensato quel pane non come corpo fisico, ma mistico e sociale di Gesù. Quel pane cioè rappresenta con lui tutta l’umanità e chi lo riceve dovrebbe fare la genuflessione davanti ad essa, composta di poveri, di discriminati, degli ultimi.  E quindi condividere la vita con costoro. E qui c’è da suppore che nessuno dei detrattori di Bergoglio farebbe la genuflessine davanti ai poveri della terra, razza bianca non solo, ma anche razza nera, gialla, bruna e meticcia. Qui sì che abbiamo perso la religione di Gesù, quella che Papa Bergoglio ha inteso recuperare baciando le scarpe ai leader africani. La nostra genuflessione invece è di fronte al denaro multietnico e multicolore che non puzza mai, mentre puzzano le persone e i poveri ai quali noi lo abbiamo confiscato e continuiamo a confiscare. Il gesto in questione è portatore oggi anche di altri significati. Anzitutto che Dio non è né cattolico, né protestante, né induista, né musulmano, Dio è di tutti e per tutti. Poi anche se in ritardo è giusto chiedere scusa pure dei conflitti religiosi causati dai cristiani lungo la storia: ricordare per non ripetere. Inoltre non bisogna attendersi la reciprocità, cioè trincerarsi sul fatto che a casa loro i musulmani non si comportano altrettanto con noi. Il bene ha bisogno di qualcuno che cominci, di tempo, magari forse di secoli per diffondersi, il male invece si divulga subito, e galoppante. Il gesto vuole dare anche una priorità umana all’evangelizzazione. Quando Gesù disse: ”andate in tutto il mondo a predicare e fare miei discepoli“, non intendeva primieramente portarsi uno zaino di libri, dogmi, sacramenti da distribuire fra i pagani (anche questo in secondo momento), ma prima di tutto portare il regno di Dio, cioè pane, salute, dignità, sostegno umano concreto. E’ di questi gesti che si compone logicamente il messaggio evangelico. Quello di papa Francesco è il primo della storia, compiuto da una persona schiva di onori e sincera, quindi credibile. Uno i fra tanti capace di dare all’umanità e ai suoi politici il giusto corso. Che un buon mattino ci anticipi un buon giorno.

Autore:
Albino Michelin
16.05.2019

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