mercoledì 19 giugno 2019

GRETA THUNBERG, UN SIMBOLO FRA L'AMMIRAZIONE E IL DISCRETITO


Il nostro tempo definito civiltà dei consumi non ha molta pazienza di riflettere sul futuro del pianeta, la nostra casa comune.  Incapace di mettere un freno al sempre più drammatico sconvolgimento degli equilibri naturali, che causa la distruzione del verde, delle foreste, lo scioglimento dei ghiacciai, l’erosione delle biodiversità, il degrado del suolo, la perdita delle fonti di acqua dolce, l’immissione di ingente quantità di gas effetto serra nell’atmosfera. Gli adulti pensano con avidità al loro presente, i giovani invece con preoccupazione al loro futuro.  Quando i quindicenni avranno cinquant’anni ci saranno 10 miliardi di persone concentrate tutte nelle città, soltanto fra 10 anni l’umanità avrà bisogno del 50% in più di energia e cibo, del 30% in più di acqua, elemento già scarso in gran parte del mondo, fonte di reddito per le imprese private, e conseguente effetto serra.  E’ in questo orizzonte che va collocata la comparsa di una figura giovanile, una ragazza di 16 anni, proveniente dalla Svezia, da alcuni definita la nuova messia del Signore, che nell’autunno del 2018 iniziò con gli studenti di tutto il mondo una campagna all’insegna di “salviamo il pianeta prima che sia troppo tardi”, invitandoli ad uno sciopero scolastico e manifestazioni di piazza. Nessuno mai avrebbe immaginato un tale successo con centinaia di migliaia di coetanei a sostenerla scendendo per le strade con stendardi e intelligenti slogan da Davos, dove è stata accolta nel Forum economico dei grandi della terra, a Bruxelles nel parlamento europeo, in quello italiano. Persino papa Francesco ha voluto riceverla e incoraggiarla. Se da una parte la maggioranza si è identificata nel suo messaggio, una minoranza consistente l’ha definita con ironia gettandola nel discredito. Per porre maggiormente in risalto il consenso vale la pena accennare alle motivazioni del dissenso. Potremmo suddividerlo in quattro gruppi. Il primo quello dei paternalismo, fisiologico, per il quale i giovani non hanno neppure un’idea della vita reale, e che niente di serio può uscire dalle manifestazioni da stadio a meno che non si ascoltino i grandi. Il loro posto è a scuola, non in strada. Paternalismo e patriarcalismo la fanno ancora da padroni, sordi ad ogni tipo di idealità che non sia quella del denaro, della competizione, della mercificazione. Sostenitori di un’epoca del pensiero unico ovvero del “cattivo pensiero”. Il secondo gruppo è quello della stupidità. La foto di Greta che mangia una banana viene interpretata gesto di doppia morale. Come vuole ridurre le emissioni di gas a effetto serra se mangia banane che vengono da tanto lontano? Altri ironizzano sul fatto che lei sia arrivata dalla Svezia a Davos in treno, che abbia dormito sotto una tenda, quando il treno consuma energia elettrica generata in buona parte dal carbone. Altri la deridono perché mangia un panino avvolto nella plastica, contribuendo così al danno provocato dalla plastica negli oceani. Se Greta fosse rimasta a casa sua sarebbe stata più convincente che promuovere una campagna e mobilitare migliaia di persone, di politici, di istituzioni? Un terzo gruppo andrebbe ravvisato in quello dell’invidia. Specie degli scienziati che proclamano di aver iniziato a lottare contro il cambiamento climatico, molto prima del 2003, anno di nascita della “bambina” Greta. Una ragazzina non può accusare la scienza di non aver fatto il suo dovere. Greta non ha portato avanti la sua campagna da esperta.  Il suo messaggio da Davos, Bruxelles, Roma e da ogni parte è stato:” per favore ascoltate gli scienziati”.  Allora non si metta a litigare con i suoi alleati. Non faccia l’ingenua. Lei reclama sugli effetti, ma non risana le cause. Tipico linguaggio questo dell’invidia la quale non ha nulla da imparare dagli altri. Il quarto gruppo potrebbe essere quello del purismo. I puristi hanno scoperto che i genitori della Greta sarebbero ecologisti e quindi quanto sostenuto dalla figlia non sarebbe farina del suo sacco. E poi da una bambina del genere che cosa può venire di buono?  Vacci a vedere chi ci sta dietro, quali poteri forti la influenzano, chi ha costruito questa svedesina, fenomeno fabbricato ai limiti della banalità. E poi, continuano i puristi, vive in una condizione mentale debilitata con sindrome di Asperger, che la rende indifferente ai riconoscimenti, ai complimenti e agli obblighi. E’ un’autista, si faccia curare.  Inoltre si chiedono, perché Greta non denuncia la Svezia di guadagnare quattrini con la vendita di armi? E siccome non denuncia i responsabili, questi si sentono la coscienza a posto e la sostengono. Insomma è incomprensibile come migliaia di studenti e fans vadano a seguire una “zombie” del genere. Queste in sintesi le critiche di discredito fatte circolare. La dimostrazione che in un mondo come il nostro privo di valori e dal “cattivo pensiero” non si salva nessuno. Niente ci deve essere di pulito, tutto ha da essere inutile, effimero, protagonismo, marcio. Certo anche negli anni 1970 all’incirca si sono avuti movimenti del genere chiamati Greenpeace, ma erano altri tempi con altre dimensioni.  Oggi invece la situazione si è fatta più acuta, persino la chiesa ha preso atto con l’enciclica “Laudato si” del 2015 a firma di Papa Francesco, che sottolinea l’importanza di una coscienza ecologica, dopo che per secoli la chiesa stessa si era limitata ad insegnare e a puntare sulla coscienza individuale, cioè di pensare a salvare l’anima propria. Non ci devono importare qui i limiti della Greta, reali o creati ad arte, ci importa la qualità del messaggio.  Che un gatto sia bianco o nero non ha importanza, importante è che mangi i topi, dice un saggio proverbio contadino. Sono i soliti pregiudizi degli adulti che mortificano le idealità dei giovani, i quali però possiedono delle antenne molto più sensibili e pulite di quelle degli adulti, spesso ottuse ed interessate. Gli adulti, a qualsiasi categoria e professione appartenenti, dovrebbero improntare politiche del futuro a misura d’uomo e non lasciarlo rischiosamente in eredità ai giovani. La nostra società autoprivatasi di ogni ideale ha bisogno di anticorpi e il messaggio di Greta Thunberg assunto a tutto campo potrebbe costituire l’inizio di un’efficace risanamento e di una prevenzione della nostra casa comune.

Autore:
Albino Michelin
10.05.2019

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