venerdì 21 giugno 2019

IL RITORNO DEL RAZZISMO SCIENTIFICO: CASA POUND

Casa Pound è ogni giorno agli onori della Cronaca non solo con intemperanze, scontri, violenze a fomentare odio, xenofobie contro i diversi, oggi in modo particolare contro i rom e gli immigrati. Casa Pound è una forma di partito politico di estrema destra e matrice neofascista. Prende il nome da Ezra Pound (1885-1972), poeta statunitense che passò buona parte della sua vita in Italia, dove conobbe Mussolini e affascinato ne diventò cantore e aedo. Un suo simpatizzante G.L. Jannone nel 2008 fondò l'associazione con lo stesso nome e le diede una sede a Roma, in via Napoleone III, piazzandovi dentro abusivamente 32 famiglia con 82 persone. Già dal 2004 si era mezzo imparentato con Salvini e in seguito moltiplico le sue rivolte. Ne fa fede il recente caso di Torre Maura a Roma, del 2 aprile u.s., protagonista Simone un ragazzo di 15 anni che affrontò il leader Casa Pound M. Antonini, capo guerriglia contro i rom e il loro diritto alle case popolari, con l'ignobile provocazione di calpestare pane e companatico loro destinato.  Un fatto fra innumerevoli altri del genere che ci induce ad una considerazione più radicale. Ovvio Casa Pound non si definisce razzista, tutt'al più fautrice della biodiversità. Espressione verniciata di nuovo, ma che nasconde la vecchia realtà. In fondo frutto di una cultura pseudoscientifica o di un inconscio antirazziale mai scomparso. Si  intravede qui un ritorno ad un razzismo che si vorrebbe scientifico sul tipo di quello del 1938 quando una decina di studiosi sotto pretesto scientifico ha emanato il manifesto antisemita, imposto dal duce Mussolini, secondo il quale la razza bianca è superiore a tutte le altre, definite inferiori. Di qui la persecuzione contro gli ebrei e i forni crematori allestiti dal compagno di viaggio Adolf Hitler. Allora la domanda a Casa Pound: è scientificamente dimostrato che il mondo è diviso in razze, che le varie razze sono inferiori alla nostra, e la nostra avrebbe la priorità gerarchica su tutte? Essa te lo dimostra con la statistica che gli africani hanno un'attitudine costitutiva alla violenza, che delinquono sette volte più degli italiani e che riempiono le nostre galere. Gli studiosi in materia rispondono che le razze umane non esistono. E siccome i nostri moderni pseudorazzisti vorrebbero basarsi sulla diversità del cervello umano, sulla sua dimensione, va subito detto che si tratta di un pretesto e di una teoria appunto pseudoscientifica. Che il cervello dei viventi dalla preistoria in poi si sia alquanto evoluto senz'altro, a patto di escludere che si tratti di una relazione fra volume del cervello e intelligenza. Se non fosse così la specie intelligente sulla terra sarebbe quella dei capidogli (cetacei) che hanno un cervello di 8 chili rispetto all'1,4 di quello umano medio. La dimensione perciò non conta. Il rapporto fra dimensione del cervello e peso corporeo quindi per l'uomo non vale. Da 200 mila anni il nostro cervello ha una dimensione di volume 1.350 cm. cubi. E le differenze fra le così dette 5 razze euroasiatica, est asiatica, africana, amerinda, oceanica sono sfumature. Dice un poeta: "il cervello è più esteso del cielo, più profondo del mare, ha il peso di Dio". Per cui oggi anziché di razze si parla più appropriatamente di etnie. I genetisti ci dicono che i bianchi hanno il 33% di geni amerindi e 28% di geni africani. Dal punto di vista etnico ognuno di noi è simile all'altro per 99,5%, solo il 7% delle persone è responsabile delle differenze somatiche. Quindi stabilire dei confini fra me e te, fra noi e loro dal punto di vista biologico è solo discorso demagogico. Questo è il miracolo dell'unità nella diversità. Spesso ci troviamo di fronte a persone con disabilità cognitiva e ritardi dell'apprendimento, di fronte a quozienti d'intelligenza diversi, lo si nota anche dalle nostre stesse inclinazioni. Chi riesce nella logica, chi nella matematica, nell'arte, nel disegno, nella geografia, nella filosofia, negli affari, tutto questo però non dipende dalla quantità e forma del cervello, ma dalla qualità delle sue connessioni genetiche. Lo sviluppo intellettivo procede in maniera variabile, oltre che dai geni dipende anche dalle migrazioni storiche delle civiltà, dall'ambiente di crescita, dalle condizioni sociali, non ha senso tirar fuori le differenze razziali. Se una persona cresce in situazioni di povertà rispetto alla media degli umani la sua istruzione e le sue capacità cognitive ne risentiranno. Ma garantendo una migliore istruzione ad individui precedentemente disagiati si avrà un punteggio migliore e in tempi molto brevi si colmerà il gap iniziale. Il discrimine sta dunque più nello status sociale che talvolta corrisponde alle origini etniche per ragioni di contingenza storica o geografica. Per i razzisti pseudoscientifici invece le differenze nel quoziente intelligenza è di origine genetica innata, cioè biologica e razziale. Una stampella scientifica senza fondamento. Che poi l'intelligenza sia anche una cosa di famiglia lo si sa, ma famiglia non è la stessa cosa di razza, come il quoziente intellettivo non è la stessa cosa di intelligenza. La questione delle razze umane, una delle più accese fra gli scienziati del secolo scorso è poco alla volta sparita dalle aule universitarie come è sparita l'astrologia. La parola razza di fatto è già stata ritirata dal linguaggio degli studiosi anche se può esistere ancora come residuato in campo medico o forense. In pratica le differenti razze esistono solo nella nostra testa e nella nostra fantasia. Oggi tra allarmismo per le ondate migratorie e continua propaganda razzista condivisa a pioggia non ostante la comprovata falsità, ci troviamo di fronte ad una situazione simile a quella descritta di Casa Pound, un'associazione carica di odio, che ragiona più col randello che non con il cervello. L'esplosione delle sottoculture internet ha certo accelerato il processo: per molta gente non siamo tutti uguali, non dovremmo, non dobbiamo esserlo. Va costruita una cultura di senso opposto, un consenso che rifiuti del tutto l'idea che chi è diverso da me sia inferiore e che metta al centro dei propri sforzi culturali, scientifici, politici e sociali un'unica razza, quella umana.

Autore:
Albino Michelin
23.05.2019

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