giovedì 28 dicembre 2023

LA SPIRITUALITÀ DEI FIGLI UNA RISORSA PER GLI ADULTI

 

Oggi c’è un grande amore per gli animali, specialmente cani, senza aver nulla contro cani. C’è chi vuole la taglia piccola, chi la vuole media, chi la vuole grande. Si va dal cucciolo al pastore tedesco, al pittbull, al terrier, al cane da caccia, al cocker piccolo ma di carattere. Cani da richiamo, cani da compagnia, cani da guardia, cani da giocare nell’appartamento con il proprietario, cane da non abbaiare, da accudire ai suoi bisogni secondo l’addestramento. Non solo badiamo a spese. Una razza di cani può andare dalle 1.800 alle 2.500 fr al mese. Quando non sia quello da 11.000 fr. Come un siberiano. ln Italia abbiamo 7 milioni cani, 7.5 milioni di gatti. Ad un proprietario svizzero costa mediamente per cibo, veterinario, pettinatura verso 4.100 fr. Ci vuole quasi un capitale. Per un certo verso qualche volta si preferisce il cane ad in figlio. Si è tentati pure a rinunciare ad un figlio perché i tempi sono finanziariamente difficili. Comunque alla base della nostra fede ci sta la cura dell’essere umano e poi eventualmente quella dell’animale. In fondo o nell‘etica o in qualsia altra fede (cattolica, protestante, ortodossa, buddista, iraniana.) ci vuole la spiritualità dei genitori o degli educatori, se no oggi si fa un buco nell’acqua. Al di là della fede, quello che più conta è che questa esperienza la vivano i suoi genitori e qui il successo sarà quasi assicurato. Una serie di comportamenti difficili negli adolescenti potrebbe essere evitato. Soprattutto avremo una nuova cultura ed educazione dei nostri adulti. Ma il fattore spiritualità inizia già della nascita. Dopo lo smarrimento iniziale viene lasciato il passo al sentimento di gratitudine, alla vita. La scienza può spiegare le ragioni biologiche della materia, la spiritualità spiega le ragioni immanenti della vita. E il bambino si affida al senso della vita di adulti quale segno di sacralità. L’affidarsi del bambino sta nella sua abnegazione nell’aver fiducia che il mondo presentato dagli adulti sia buon, sia bello, sia vero. La fase “del mondo che è buono” e quella che riguarda tutta la prima infanzia (0-7 anni) e abbraccia la scoperta di un mondo che lo accoglie. La seconda fase “il mondo è bello” è quella in cui si scoprono i valori morali e la meraviglia delle cose create. La terza è la fase “il mondo è vero “in cui il ragazzo avvalora le scoperte precedenti attraverso ricerca di nuovi orizzonti. I bambini portano dentro di loro domande e intuizioni profonde sul senso della vita. Se in bambini crescono in un ambiente di vita spirituale, o se loro si permette di viverla e di accompagnarvici in pienezza, allora problema è risolto. Il bambino cresciuto adeguatamente sul piano educativo e morale sarà in grade di distinguere il male dal bene e pertanto di espandersi spiritualmente. Il bambino viene dall’aldilà, la sua vita lo dimostra, si sente fortemente inserito nei misteri dell’universo. I semi della divinità che si trovano in ogni bambino e che spesso viene ignorato dai suoi genitori o educatori è simile ad una ventata di gelo che tutto dissecca, ostacola, o distrugge. La spiritualità è una esperienza di amore e risponde nel bambino a un bisogno profondo di Dio e della sua natura. Quando questo è garantito si può vivere tutti i giorni con grande serenità. Si può stare accanto per un mal di denti, ma aiutandolo a trovare gli strumenti per “cavarseli” anche da soli. Altro esempio: Il bambino non va visto come un vaso da riempire, ma gli si riconosce la possibilità con cui osserva e affronta la vita. Lo sforzo del genitore è quello di mettersi nei panni del proprio figlio e farsi giudicare dal figlio stesso. Ed ancora, altro esempio. Riconosciamo i bisogni profondi della persona. Quando si fa scattare il “no” è un mezzo che aiuta a crescere, mettersi gli occhiali delle frustrazioni quotidiane di figli. Si rinforzano il senso della realtà e aiutano il bambino a usciere a poco a poco da suo egoismo infantile e senso di onnipotenza. Educare non vuol dire darle tutto vinte. Ed ecco alcune strategie. Una bambina di seconda classe: Dio vola, tiene il barattolo dell’acqua, manda il sole e guarda nuvole in giù. Terza elementare: porta le scarpe azzurre, la vestaglia gialla e i sandali bianchi. Fa piovere. Una bambina della quinta elementare: Dio mangia, dorme, Dio sa volare. Io non so volare. Una Ragazza di 13 anni lascia nel su inconscio la paura di Dio. Un bambino quarta elementare ha una fantasia che riesce a fare tutto ciò gli aggrada. Versa una spiritualizzazione, altrettanto necessaria. Sarà quando il ragazzo avrà un concetto più astratta di Dio. Se per ipotesi a una ad un bambino si bloccano le rappresentazioni infantili, crescerà in una fede fragile. L’importanza dell’affetto è fuori pure discussione. Oggi i bambini hanno troppe cose, ma forse mancano delle cose più emozionanti. La collocazione delle esperienze di fede nei ragazzi è d’importanza pure capitale. Alla collocazione religiosa forse va bene che si trovi nel suo habitat. In genere che il cattolico frequenti il suo, Il protestante, l’islamista, il buddista pure il proprio, perché sia contatto con i propri simboli, le proprie immagini, con i propri raduni, con le proprie escursioni, importante che vi sia una proposta religiosa che vada nella direzione della spiritualità. Se ciò non fosse il caso va ricercata nel menu delle religioni locali quanto l’infanzia abbisogna. Indubbiamente di ciò ne avrebbero vantaggio anche i genitori e glia adulti. Ricupererebbero e forse aumenterebbe il rispetto. Al vandalo va insegnato che si può vincere o perdere; che vittorie e sconfitte fanno parte della vita. La nostra società ha dimenticato educazione e buona creanza. Basta il permissivismo E abbiamo questi risultati. Se a tuo figlio fai un’osservazione è capace per darti una lezione di buttarsi giù dal terzo piano. Il padre di Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa con 20 coltellate l’11 novembre 2023, pronuncio io suo discorso il 5 dicembre: “siamo oggi tutti coinvolti da questo ennesimo delitto. Non so se avrò il coraggio di perdonare”. E dopo qualche giorno interruppe il silenzio, riassorbì il suo dolere. “Ma io devo perdonare”. Al crollo delle nostre agenzie educative fa specie sentire chi preferisce i cani agli umani. Ma fa più rammarico rinunciare all’amore della famiglia per interessi personali. Ed è una sconfitta della loro natura privarli di una formazione spirituale e religiosa, di cui la componente essenziale è l‘educazione sessuale. Da pregare Dio ci scampi dal sostituire i figli per altri interessi, per non lasciare il nostro domani in balia dell’indifferenza, della delinquenza e dell’odio.

Autore: Albino Michelin 16.11.2023

albin.michel@live.com

GLI HALLOWEEN, SOLO UN FATTO DI CARATTERE COMMERCIALE?

Gli Halloween stanno spopolano tutto il mondo. C’è una rinascita dovunque di questa tradizione proprio ora che la morte diventa sempre più un tabu. Al di là dei propri defunti di famiglia, dai quali ci si accomiata sempre in fretta verso la cremazione, poi non se ne parla più. Siccome oggi si desidera conoscere l’origine sia del sacro che del profano può essere utile la narrazione di questa tradizione. Questa festa nasce secondo i cattolici da papa Gregorio IV che nell’840 consacrò un sacello di S. Pietro, abbinando il giorno dei santi con quello dei morti. Ma più credibile un’origine da culti lontani nella preistoria quando le feste di carattere sacrale sorgevano dal mondo dell’agricoltura. E così verosimilmente come per la festa del Natale, sorta tardivamente dal Sole Invitto dell’Imperatore, o dai Saturnali del carnevale. La storia, o leggenda che sia, dice che sarebbe sorta in Irlanda all’avvento dall’autunno, la fine estate, quando allora si festeggiava il capodanno. Quando il sole tramontava e la sera diventava in fretta e buia ed essa chiamava Suhle heim. Si accedevano fuochi per guidare le mandrie, si evocava le spirito dei morti e il diavolo. Ed è durante questo periodo che i celti credevano che i defunti erano separati dai vivi, ma ora avevano qualche girono di liberta per convivere ancora insieme con loro. Tradizione che a volte si arricchivano con apporti indigeni, talvolta si evolvevano, talvolta corrompevano. E sono arrivate sino a noi come “All Allows’Eve, la sera di tutti morti”. Ragni giganti, zombi, streghe abbigliamento minaccioso, foggia satanica, talvolta per ricevere lo zuccherino e dolcetto trattandosi di bambini, tal altra, come si costata di recenti, per atti di vandalismo. Questa e una tradizione tipica dell’occidente, mentre nel mondo orientale essa è meno diffusa. Perché tutto non provenga dall’America, la tanto amata zucca si ritiene di origine Irlandese. Quando questi nel l’800 emigrarono nelle Americhe si si accorsero che gl’intaglio della zucca era più conveniente e meno difficoltoso che tagliare la rapa, ecco la dimostrazione che la zucca si addice alla Irlanda. E poi ci era un’idea religiosa di fondo. Che la zucca cresce in fretta e in fretta marcisce, e starebbe a dimostrare la fugacità della vita, più tosto cara alla sera di tutti i morti. Svariate sono le tradizioni che in Italia e non solo si svolgono in occasione dell’All Halloween. In pratica quasi tutto le nostre regioni attendono le anime durante la notte della vigilia. Per citarle, bambini ricevono i dolcetti in tutta la penisola. In dettaglio ad Ampezzo mangiano le fugacciate e fanno le cocce prietorie cioè il suffragio per il purgatorio. A Bormio si pone sulla finestra una brocca d’acqua per dissetare le anime dei defunti. Nel Veneto viene usata la lumera (lanterna) a simboleggiare la risurrezione dai morti. In Abruzzo si usa le cocce de morte e la testa di un morto affinché la gente ne faccia il suffragio. In Puglia si offre una ciotola agi angoli delle strade. In Calabra si bussa porta per porta e si domanda l’offerta per i morti chiedendo di pagare il coccalu. In Sardegna vi è addirittura un festival “: animedda, mortu mortu, pane di sapa, assus de morte.”. Il canto ne dà un senso di timore e speranza. E poi una quantità di cibi che citare in dialetto diventa uno stress: Il papascimos, la marturana, il morticiello. E all’estero si trova la stessa dovizia di cibi e di devozioni. In Spagna e America latina dopo la festa ci si raccoglie con la preghiera di suffragio e con Uessos de santo. In Polonia i credenti sono invitati a pregare nella foresta. In Messico dove si costruisce un altare in cui si prega per tutti i bambini morti, detti Angellilos. In Germania i protestanti luterani ricordano anche essi a modo loro appendendo le 95 tesi nel giorno del 31 ottobre 1517. Ovviamente questa è soprattutto una tradizione di bambini. E va qui fatto un discorso psicologia sulla Halloween e sui film dell’horror. Che cosa alimenta questa attrazione verso il macabro come un fascino magnetico? Si attiva l’amigdala, la centralina delle emozioni che risiede nell’emisfero destro del cervello. Come i bambini che trovano un piacere che permetta loro di girare su una montagna russa, un misto di paura e di spavalderia. Ma consapevoli essere al sicuro in una casa, e che la paura è prodotto della loro fantasia. Un modo di confrontarsi con la propria paura senza il rischio che importa il male reale. E quindi la rappresentazione del fatto e della nostra capacita di affrontarlo. Quella che noi chiamiamo la catarsi, cioè siamo in una trama oscura sì, ma con la possibilità di liberarci. Ed è anche una forza di coesione sociale, un rafforzamento di convivenza. Che ci permetta di acquisire esperienze di situazioni di pericolo. Giochi di bambini che spesso simulano una situazione di pericolo divertendosi, o quello di bambini che scappano dai genitori che fanno finta di essere inseguiti. Che cosa ancora vi sia nascosto nel fascino psicologico di questa tradizione? È certo che pure noi abbiamo in legame con il nostro passato. Il buio scende su di noi sia mentalmente che metaforicamente. Questa tradizione esce dalla popolazione sia dall’Irlanda sia dagli Stati Uniti, anche se a questo essi si sentono la missione di commercializzarla con necessita di mercato. Forse c’è qualcosa di più ancestrale che può spiegarlo. I pericoli della vita preistorica ci hanno lasciato solchi profondi e quindi immutabili nella natura umana, attratti ugualmente da paura ancestrali. Con tali paure di affrontare si promuove il nostro spirito alla riscossa e così li possiamo esorcizzare, combattere e liberarcene. Quando si dice di non buttare il bambino con l’acqua sporca significa ritenere che i dati della vita sono più vantaggiosi che oscuri. E qui si potrebbe distinguere quelli che nell’educazione di oggi si limitano a fare della psicanalisi e quelli che preferiscono il comportamento. Il modo migliore è quello di guardare in faccia alla paura. Ma è sempre meglio conoscere quello che ci sta di dietro piuttosto quello davanti. Cosi si diventa auto psicoterapeuti anche per la gente comune. E già dai 7-8 anni il senso della morte è integrato nella personalità del ragazzo. Quindi è sempre da ritenere che l’uomo e il bambino sono figli di genitori, di antenati, di proavi con il loro cumulo di oscurità ancestrali che hanno trasferito all’adulto o al bambino il senso dell’angoscia. Ma soprattutto quello che provengono dal loro subconscio. In effetti il bambino ha paura soltanto una cosa: essere lasciato solo. Che in pratica il senso della vita è fatto per la morte. Proprio come diceva la poesia di Totò nella “Livella”: Ogni anno il due di novembre c’è l’usanza andare al cimitero per il defunto. Ognuno ll’ adda’ in questa crianza, ognuno adda tené chiste penziero.

Autore: Albino Michelin 08.11.2023 

albin.michel@live.com

 

giovedì 14 dicembre 2023

ESISTE L'ANIMA?

Non possiamo pretendere che Platone, S. Paolo, S. Agostino abbiano su Dio, sull’ universo, sull’anima umana detto tutto. E a noi che cosa resterebbe da fare? Il mondo sarebbe fissato e stabile, mentre il mondo è evolutivo. E quindi bisogna dare spazio anche alle nostre voci. Possiamo quindi prendere tre filosofi moderni e chiedere loro contributo su questi argomenti. Quello di Umberto Galimberti che cerca vie diverse per dimostrazione dell’anima. Poi quella tradizionale di Francesco Agnoli che ripete abbellendola la strada di sempre. E poi quello di Federico Faggin che cerca vie totalmente nuove. Secondo il Galimberti: l'anima è immortale nel cristianesimo, l'anima è evocativa nella poesia, l'anima essenziale nella psicologia perché senza anima non puoi smontare la personalità, è fondamentale nell'amore perché difficilmente l'amore lo si può fare con un corpo soltanto. Eppure l'anima non esiste, esiste soltanto l'idea di anima. Sono sempre le idee che portano avanti il mondo. Come Dio è che una idea, e che nessuno ha mai visto, eppure porta vanti il mondo con una quindicina di religioni. Ma l'anima non esiste. Esiste un platonismo a misura popolare, come separazione dell’anima dal corpo e viceversa, quello portato avanti da Agostino dal 400 in poi rimasto fino al presente dal 1600. Restiamo sul secondo: dimostrazione dell’anima come da tradizione. Alcuni sostengono che parole come la coscienza, la creatività, il ragionamento morale siano prova dell'esistenza delle anime tout court. Non esiste una prova scientifica conclusiva dell’esistenza dell'anima in quanto che non è un concetto che può essere misurato o osservato direttamente. Ma tali prove ritornano e sostengono che sono la coscienza, la creatività e il ragionamento morale che potrebbero essere la prova dell’esistenza dell’anima. E ti citano altre prove. Come ad esempio le esperienze pre-morte: alcune persone che hanno avuto tali esperienze riferiscono di provare un senso di distacco dal proprio corpo fisico, e di percepire una realtà diversa da quella terrena. Sebbene queste esperienze siano soggettive e non possano essere verificate scientificamente, sono spesso citate come prova che la coscienza può esistere indipendente dal corpo fisico. Altro argomento la moralità. Gli esseri umani hanno un senso morale che va oltre l’interesse personale e non si basa esclusivamente sull’istinto o sulle norme naturali. Il morire per un nobile ideale che può essere amor di patria, per la famiglia, per Dio non si spiega sempre per un impulso fanatico, mentre lo si può spiegare per un gesto ideale di nobile e puro sacrificio. Questo senso morale potrebbe essere il riflesso di una legge universale o di una volontà divina, che richiede l’esistenza di un’anima. È importante notare che questi argomenti non sono conclusivi e definitivi, perché la questione dell’esistenza dell’anima è di difficile risposta in mode esaustivo. Alcuni punti di approfondimento. Gli esseri umani sono in grado di creare musica arte, letteratura altre forme di espressione che vanno oltre semplici bisogni di sopravvivenza. È un fenomeno complesso che non è ancora del tutto compreso dalla natura. Vale la pena notare che molti di questo argomenti su basano su convinzioni personali, quindi su prove empiriche che non convincono tutti. E notare che anche queste contro argomentazioni non sono abbastanza conclusive e che il dibattito dell’anima probabilmente continuerà per molto anni a venire. Ma le religioni che hanno credenza sull’anima vanno oltre ciò che può essere scientificamente, e c’è una grande varietà di queste credenze. Cristianesimo: l’anima e descritta come immortale dotata da Dio al momento del concepimento. Nel Islam l’anima viene riconosciuta come ruh (anima) e si ritiene uguale al cattolicesimo. Nell’induismo l’anima è ritenuta come atman (coscienza spirituale) e sia eterna ed immutabile. Dopo la morte si crede che l’atman si reincarni un nuovo corpo basato sul karman (il frutto delle azioni compiuta da ogni vivente che influisce sulla qualità della vita secessiva) delle persone. Nel buddismo si crede che lo spirito è la parte più nobile dell’uomo e la sua capacita di elevarsi al di sopra del finito e andare fino a Dio. Al momento però nemmeno nelle religioni ci sono prove scientifiche che confutano definitamente l’esistenza dell’anima, poiché il concetto di anima non è qualcosa che può essere misurato o osservato con i metodi scientifici. Tuttavia vale ancora una volta ricordare che lo stesso studio scientifico e dei suoi i fenomeni correlati è ancora nelle sue fasi iniziali, lontano ancora dal comprendere. Per cui in quanto tale è improbabile che avremo una risposta definitiva alla questione dell’esistenza dell’anima attraverso mezzi scientifici. Abbiamo sentito due voci in capitolo. Ora il terzo è Francesco Faggin che batte strade nuove. E si riferisce a Francesco Redi di Arezzo del 1623, famoso biologo del tempo che andava dicendo “Vivum Ex vivo “ Non può nascere un essere dotato di vita da un altro essere inanimato. Cioè da un sasso non può nascere una intelligenza, un’anima. Faggin ha pubblicato due libri di Irriducibile, cioè che non si può ridurre la coscienza ad un gruppo di cellule a composizione chimica. Fa una breve dilucidazione ed esposizione sull’anima. Egli divide in quattro categorie le sue prove sulla coscienza e sull’anima. Prima categoria. E’ quella cognitiva, o conoscenza che deriva dalla percezione di un mondo fisico, il gusto del cibo, il profumo di una rosa, il suono della musica, il senso del colore. La seconda categoria riguarda le emozioni come la curiosità, l’amicizia, la compassione, la fiducia, la, la paura, la rabbia, la tristezza, l’orgoglio, l’ostinazione, la confusione l’invidia, l’avidità, e così via. La terza è costituita dal pensiero. Se chiedi a te stesso come fai a sapere di avere un pensiero percepirai una debole immagine del pensiero prima ancora di averlo tradotto in parole. La quarta categoria contiene i sentimenti spirituali di amore intenso disinteressato il sentimento di unita con l’universo, con una persona trascendente più grande di noi, le ineffabili esperienze mistiche riportate nel corso dei secoli. E una esperienza non clonabile, non sono trasferibile da una persana ad un altro, resta nella interiorità e nella intimità. Infine secondo il Faggin la nostra anima dopo la morte verrebbe assunta dai nostri neuroni e ritornerebbe donde era partita. Perché secondo la fisica quantistica l’anima nostra sarebbe immortale dall’origine della nostra vita e per l’eternità. Da due mila e cinquecento anni, da Platone, si è fermata lo studio sull’anima. Ora è giusto che si ricominci o che si presti seguito e per tutto il tempo che sarà necessario. A tutti un aforisma: il corpo in regalo, l’anima è una conquista.

Autore: Albino Michelin 01.11.2023
albin.michel@live.com

lunedì 13 novembre 2023

COME OGGI VIENE ADDOMESTICATA LA PAURA DELLA MORTE

Gli esseri umani non sempre sono esistiti né sulla terra, né in cielo. Sono viventi relativamente recenti prodotti da e su un pianeta del sistema solare. In astratto noi sembriamo senza importanza. Tuttavia siamo qui, altrimenti nessuno non si sarebbe preso il disturbo di portarci all’esistenza. E se siamo qui significa che un giorno la natura ha deciso di aver bisogno di noi e dei nostri servizi per funzionare meglio, altrimenti non si sarebbe presa il disturbo di portarci all’esistenza. Cosi dal momento che la natura ha bisogno per il maggior tempo possibile ci ha dotato di un istinto innato di sopravvivenza. Cioè di reazioni inconsce per poterla conservare più a lungo, non ostante la nostra scomparsa fisiologica. Siamo naturalmente strutturati per lottare contro la morte. Forse non anche questa nostra pulsione vitale ad alimentare tutti i nostri impulsi, sospiri, desideri e aspirazioni di successo, felicita e realizzazioni personali? Così non potrebbe questo significare che siamo fatti per esistere e non per morire. Nella morte gli esseri umani hanno compreso istintivamente questo messaggio. Perciò il loro implacabile desiderio di vita è impiegato per attivare tutte le dinamiche psicologiche, intellettuali, immaginative, religiose, spirituali al fine di riuscire a trovare nella muraglia, apparentemente indistruttibile la morte biologica, la breccia da cui si passa per raggiungere le terre dell’eternità. Così il fatto di essere coscienti della inevitabilità della morte corporea e allo stesso tempo dotati di questo istinto inconscio ci trasforma in individui che cercano in tutti in modi di reinterpretare la propria morte, sia per evitare il suo aspetto sinistro ed irreparabile, sia per una potenziale vita che punti all’eternità. Mentre tutta la natura si trasforma, si consuma, invecchia, si decompone e scompone nella sua forma assorbendo tutta nella materia cosmica, gli uomini tormentati dalla paura di morire e indottrinati dalle religioni, si sono convinti che la natura non li sottoponga alle stesse leggi, bensì abbiano una forma di trattamento individuale, che si chiama vita eterna. Nel nostro universo grazie alla disintegrazione di una cosa, un’altra può avere inizio, può sorgere la diversità. Può apparire la bellezza e così si compie la evoluzione della Realtà cosmica. Una vita finisce sempre per morire, e una morte è sempre fonte de principio di essere e di vita. Non sarebbe logico anche con gli esseri umani? Cosi sembrano confermare anche le conclusioni della moderna scienza, come la quantistica e l’astrofisica, che concordano non essere la morte la scomparsa definitiva. Il che sarebbe un concetto senza senso. Tutto e riciclato, tutto si trasforma in principio di nuove nascite, tutto si rinnova in componente di nuove realtà. Pensiamo ad esempio alla esplosione di una supernova, che seminando le sue macerie negli spazi galattici, è all’origine di un numero incalcolabile di altri corpi celesti. Nell’universo ogni essere ha la sua ragione di essere, se no in caso contrario non esisterebbe. E possibile superare la paura della morte e trasformarla in principio di vita? Oggi sarebbe saggio confidare nella nostra intelligenza e condurci ad accettare la realtà così com’è, e non come ci piacerebbe che fosse, perché la natura e infinitamente più saggia di noi. E’ vero pensare la qualità o la mancanza di qualità sarà il riflesso personale ottenuto nel tempo di vita precedente. Una morte che non spaventa più? In natura le nozioni di bene e del male, di bontà e malvagità, di virtù e di vizio, di grazia e di peccato, di castigo e legalità, di moralità e immoralità, di giustizia e di ingiustizia, di morte e di vita, non hanno senso. Questi concetti sono stati sviluppati principalmente dagli esseri umani ad uso interno per darci una regola di vita. In natura tutto accade non soltanto naturalmente ma anche necessariamente. Nella vita disgrazie e cataclismi, apocalissi non sono solo all’ordine del giorno, ma rispondono anche all’ordine della necessita e non ammettono alcun giudizio di valore né alcuna qualifica morale. E’ il castigo di una divinità offesa dai nostri peccati? Nulla di tutto questo. La morte non è altro che la manifestazione naturale fondamentale per il buon funzionamento e per la perfezione globale dei dinamismi che tengono in esistenza la realtà nel nostro universo. Ma a questo punto è necessario fare alcune considerazione sulla materia e lo spirito. Le citiamo senza conoscere la realtà che si nasconde dietro questo termini. Come quando si parla di Dio. Le possiamo considerare due modalità o due forme, una della quali è concreta, l’altra no. Ma neppure sappiamo nulla sulla natura della relazione fra questo due aspetti della realtà. Esistono necessariamente insieme o uniti? Possono esistete separatamente? Lo spirito da origine alla materia o la materia da origine allo spirito? C’è lo spirito nella materia o la materia è uno stato dello spirituale? Potrebbe essere che ci sia solo una differenza nella forma delle loro manifestazioni di modo che lo spirito non sia altro la sublimazione della materia e la materia nei suoi componenti ultimi, elementari e quantistici, niente altro che la condensazione fisica di tutte le energie dinamiche e potenziali che costituiscono la natura dello spirito? Se è vero che nel nostro universo non c’è spirito senza materia né materia che senza spirito, se e vero che tutto ciò che esiste e la materia spirituale (la santa materia detta da Teilhard de Charden) e spirito materiale, allora sarebbe possibile pensare che in definitiva la morte non è altro che un fenomeno naturale di dissoluzione, che riguarda solo l’aspetto materiale del nostro corpo, che non intacca la singolarità della dimensione spirituale che pure le costituisce? Possibile sarebbe ipotizzare che dopo la morte la dimensione spirituale, che ha costituito la materia del nostro corpo, possa continuare ad esistere ed essere attiva.

 Autore: Albino Michelin 27.09.2023

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