giovedì 28 dicembre 2023

GLI HALLOWEEN, SOLO UN FATTO DI CARATTERE COMMERCIALE?

Gli Halloween stanno spopolano tutto il mondo. C’è una rinascita dovunque di questa tradizione proprio ora che la morte diventa sempre più un tabu. Al di là dei propri defunti di famiglia, dai quali ci si accomiata sempre in fretta verso la cremazione, poi non se ne parla più. Siccome oggi si desidera conoscere l’origine sia del sacro che del profano può essere utile la narrazione di questa tradizione. Questa festa nasce secondo i cattolici da papa Gregorio IV che nell’840 consacrò un sacello di S. Pietro, abbinando il giorno dei santi con quello dei morti. Ma più credibile un’origine da culti lontani nella preistoria quando le feste di carattere sacrale sorgevano dal mondo dell’agricoltura. E così verosimilmente come per la festa del Natale, sorta tardivamente dal Sole Invitto dell’Imperatore, o dai Saturnali del carnevale. La storia, o leggenda che sia, dice che sarebbe sorta in Irlanda all’avvento dall’autunno, la fine estate, quando allora si festeggiava il capodanno. Quando il sole tramontava e la sera diventava in fretta e buia ed essa chiamava Suhle heim. Si accedevano fuochi per guidare le mandrie, si evocava le spirito dei morti e il diavolo. Ed è durante questo periodo che i celti credevano che i defunti erano separati dai vivi, ma ora avevano qualche girono di liberta per convivere ancora insieme con loro. Tradizione che a volte si arricchivano con apporti indigeni, talvolta si evolvevano, talvolta corrompevano. E sono arrivate sino a noi come “All Allows’Eve, la sera di tutti morti”. Ragni giganti, zombi, streghe abbigliamento minaccioso, foggia satanica, talvolta per ricevere lo zuccherino e dolcetto trattandosi di bambini, tal altra, come si costata di recenti, per atti di vandalismo. Questa e una tradizione tipica dell’occidente, mentre nel mondo orientale essa è meno diffusa. Perché tutto non provenga dall’America, la tanto amata zucca si ritiene di origine Irlandese. Quando questi nel l’800 emigrarono nelle Americhe si si accorsero che gl’intaglio della zucca era più conveniente e meno difficoltoso che tagliare la rapa, ecco la dimostrazione che la zucca si addice alla Irlanda. E poi ci era un’idea religiosa di fondo. Che la zucca cresce in fretta e in fretta marcisce, e starebbe a dimostrare la fugacità della vita, più tosto cara alla sera di tutti i morti. Svariate sono le tradizioni che in Italia e non solo si svolgono in occasione dell’All Halloween. In pratica quasi tutto le nostre regioni attendono le anime durante la notte della vigilia. Per citarle, bambini ricevono i dolcetti in tutta la penisola. In dettaglio ad Ampezzo mangiano le fugacciate e fanno le cocce prietorie cioè il suffragio per il purgatorio. A Bormio si pone sulla finestra una brocca d’acqua per dissetare le anime dei defunti. Nel Veneto viene usata la lumera (lanterna) a simboleggiare la risurrezione dai morti. In Abruzzo si usa le cocce de morte e la testa di un morto affinché la gente ne faccia il suffragio. In Puglia si offre una ciotola agi angoli delle strade. In Calabra si bussa porta per porta e si domanda l’offerta per i morti chiedendo di pagare il coccalu. In Sardegna vi è addirittura un festival “: animedda, mortu mortu, pane di sapa, assus de morte.”. Il canto ne dà un senso di timore e speranza. E poi una quantità di cibi che citare in dialetto diventa uno stress: Il papascimos, la marturana, il morticiello. E all’estero si trova la stessa dovizia di cibi e di devozioni. In Spagna e America latina dopo la festa ci si raccoglie con la preghiera di suffragio e con Uessos de santo. In Polonia i credenti sono invitati a pregare nella foresta. In Messico dove si costruisce un altare in cui si prega per tutti i bambini morti, detti Angellilos. In Germania i protestanti luterani ricordano anche essi a modo loro appendendo le 95 tesi nel giorno del 31 ottobre 1517. Ovviamente questa è soprattutto una tradizione di bambini. E va qui fatto un discorso psicologia sulla Halloween e sui film dell’horror. Che cosa alimenta questa attrazione verso il macabro come un fascino magnetico? Si attiva l’amigdala, la centralina delle emozioni che risiede nell’emisfero destro del cervello. Come i bambini che trovano un piacere che permetta loro di girare su una montagna russa, un misto di paura e di spavalderia. Ma consapevoli essere al sicuro in una casa, e che la paura è prodotto della loro fantasia. Un modo di confrontarsi con la propria paura senza il rischio che importa il male reale. E quindi la rappresentazione del fatto e della nostra capacita di affrontarlo. Quella che noi chiamiamo la catarsi, cioè siamo in una trama oscura sì, ma con la possibilità di liberarci. Ed è anche una forza di coesione sociale, un rafforzamento di convivenza. Che ci permetta di acquisire esperienze di situazioni di pericolo. Giochi di bambini che spesso simulano una situazione di pericolo divertendosi, o quello di bambini che scappano dai genitori che fanno finta di essere inseguiti. Che cosa ancora vi sia nascosto nel fascino psicologico di questa tradizione? È certo che pure noi abbiamo in legame con il nostro passato. Il buio scende su di noi sia mentalmente che metaforicamente. Questa tradizione esce dalla popolazione sia dall’Irlanda sia dagli Stati Uniti, anche se a questo essi si sentono la missione di commercializzarla con necessita di mercato. Forse c’è qualcosa di più ancestrale che può spiegarlo. I pericoli della vita preistorica ci hanno lasciato solchi profondi e quindi immutabili nella natura umana, attratti ugualmente da paura ancestrali. Con tali paure di affrontare si promuove il nostro spirito alla riscossa e così li possiamo esorcizzare, combattere e liberarcene. Quando si dice di non buttare il bambino con l’acqua sporca significa ritenere che i dati della vita sono più vantaggiosi che oscuri. E qui si potrebbe distinguere quelli che nell’educazione di oggi si limitano a fare della psicanalisi e quelli che preferiscono il comportamento. Il modo migliore è quello di guardare in faccia alla paura. Ma è sempre meglio conoscere quello che ci sta di dietro piuttosto quello davanti. Cosi si diventa auto psicoterapeuti anche per la gente comune. E già dai 7-8 anni il senso della morte è integrato nella personalità del ragazzo. Quindi è sempre da ritenere che l’uomo e il bambino sono figli di genitori, di antenati, di proavi con il loro cumulo di oscurità ancestrali che hanno trasferito all’adulto o al bambino il senso dell’angoscia. Ma soprattutto quello che provengono dal loro subconscio. In effetti il bambino ha paura soltanto una cosa: essere lasciato solo. Che in pratica il senso della vita è fatto per la morte. Proprio come diceva la poesia di Totò nella “Livella”: Ogni anno il due di novembre c’è l’usanza andare al cimitero per il defunto. Ognuno ll’ adda’ in questa crianza, ognuno adda tené chiste penziero.

Autore: Albino Michelin 08.11.2023 

albin.michel@live.com

 

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