lunedì 25 maggio 2015

CATTOLICI CON LA SINDROME DI PERSECUZIONE

E' da qualche tempo che il cattolicesimo, o meglio una sua componente italiana, sta prendendo una brutta piega sotto la pressioni di certi gruppi tipo "Comunione e Liberazione", "Opus Dei", "Focolarini e Co", diffondendo la cultura del vittimismo. Con degli slogan come: "ridotti all'insignificanza, colpiti da pregiudizi anticattolici, vittime di lobby e complotti anticlericali, le persecuzioni che hanno subito i giudei lungo la storia dobbiamo subirle oggi noi cattolici. Politici, giornalisti, intellettuali tutti contro il cristianesimo". Sta nascendo così la sindrome del martirio, rientriamo tutti nelle catacombe, in trincea a difenderci e all'occorrenza combattere i laicisti, nemici di Dio. Due figure sarebbero emblematiche in materia: Antonio Socci e Rocco Buttiglione. Il primo grida a squarciagola da tutti i tetti di essere un convertito. Se ne vanta e ti sberleffa. Vedi il suo penultimo libro: "Uno strano cristiano”. Dove si esibisce come un tipico talebano cristiano, cioè un manicheo: il bene è tutto dalla sua parte, dalla parte della sua balconata cattolico-conservatrice.  Il male invece sta dalla parte di tutti quelli che non la pensano come lui. L'anno precedente aveva pubblicato un altro libro dal titolo: "i nuovi perseguitati". Intendeva rispondere in tono polemico e apologetico a quello di Jacopo Fò che portava il titolo „Il libro nero del Cristianesimo “. Il Socci vede i sorci verdi e parte all'arrembaggio. Entrambi, due pugili sul ring, estremisti perché scrivono con acredine: Fo contro i cattolici, Socci contro tutti gli altri. Un uomo solo al comando. Nei "Nuovi Perseguitati" il nostro vuole fare del revisionismo storico e racconta delle gran balle. Una samba di numeri gonfiati. Vuole dimostrare, udite udite, che la chiesa non ha mai inventato e usato dell'inquisizione, ha solo costruito "sedie e rotelle per disabili". Che non ha mai indotto alle conversioni forzate sotto pena di decapitazione ma ha portato a tutti la libertà di religione “installando la TV Canale 5”, che non ha mai imbavagliato gli scienziati ma con Pio IX nel Sillabo del1864 si è fatta alfiere della modernità. Il Socci poi favoleggia o furoreggia sul numero di 70 milioni di martiri cristiani in 2000 anni di cui 45 milioni solo nel ventesimo secolo. Da supporre che ci abbia dovuto includere anche le galline e gli animali da cortile appartenenti a qualche discutibile martire santo o beato. Il tutto per aizzare la fantasia del popolino incolto. Vuole dimostrare a tutti i costi che la nostra è oggi la religione più perseguitata del mondo. Si potrebbe rispondere: non certo in Iraq per esempio dove il vice di Saddam era cristiano e dove i seguaci di Gesù sono sempre stati rispettati. Si aggiunga che recenti studi danno non più di qualche migliaio di martiri sotto l'Impero Romano (50 anni fa si parlava di milioni). In tutti i casi si dovrebbe valutare situazione per situazione allo scopo di analizzare quando una persecuzione venne scatenata in odio a Gesù e al suo Vangelo e quando per contrastare gli interessi politici ed economici di certi cristiani. Non tralasciare poi un fatto: la nemesi storica, cioè l'alternanza, la vendetta della storia: ieri a me, oggi a te. Chi la fa l'aspetti. Cioè, banale la supposizione: siccome un tempo i cattolici hanno pure usato pene di morte a scopo religioso, forse oggi ci si vuole restituire la pariglia. La memoria e l'inconscio collettivo sono lenti a morire.  
                                        Excalibur, ovvero dell’orgoglio cattolico.
 A dimostrazione di quanto oggi i cattolici vengano perseguitati dai laici vedasi il ruolo televisivo di Socci: successore del defenestrato Santoro perché (questi) assertore del libero pensiero.  Installatosi al TG2 con la trasmissione “Excalibur”, un cattolicesimo di crociata, militarista, reazionario. Vero portacolori del Neocom (nuovo conservatorismo cattolico). Il nostro conduttore, fra il bigotto e l’oscurantista, senza complessi di inferiorità gonfia il petto quale figura emergente di credente, presenza forte del cattolicesimo, corifeo dell’orgoglio cattolico: proprio un bell’antipasto se questa corrente clericale prendesse pieni poteri sui Media e nelle nostre pubbliche amministrazioni. In Excalibur, che poi è una riedizione dei suoi libri, Socci, occhi strabuzzati al cielo, lucidi, bagnati di commozione, confessa lui pure di aver visto la Madonna, sgrana tanto di corona del rosario davanti ai telespettatori, sostenendo che non bisogna vergognarsi della propria fede, che anzi bisogna mostrarla a tutti.  Anche qui si permetta un'abbiezione: libertà di manifestare le proprie convinzioni religiose sempre, ma con il modo di agire, non con il pontificare a sermoni e con visibilità teatrali; non cioè con la spocchia di dare "lezione" a chi non è dalla nostra parte. Nei suoi scritti e nelle sue trasmissioni Socci si dedica ad un revisionismo (manipolazione) storico del cattolicesimo, trattandoci lutti da sprovveduti.  Ad esempio sostenere che la prima dichiarazione dei diritti dell'uomo è del cattolico F. De Vitoria (1541), teologo spagnolo, che la Rivoluzione Francese è stata un'immane sciagura, che la corrente illuministica del 700 è stata un autentico oscurantismo, mentre solo il Cristianesimo è stato il vero Illuminismo. Insomma costui fa tabacco di tutto. Come si faccia a bere tante panzane è vero miracolo d'ignoranza. Non lo si lasci correre a cane sciolto: i primi diritti dell'uomo sono stati sanciti dal cinese Confucio (550 anni prima di Gesù): "non fare agli altri quello non vuoi gli altri facciano a te". Seguito dal greco Ateniese Clistene (509 a.C.) fondatore della prima democrazia in assoluto. E la rivoluzione francese? Tanta grazia di Dio! Diversamente noi saremmo ancora alla Chiesa della borghesia e dei "Re Sole". Invece essa ha costretto noi cattolici a riprendere in mano quel messaggio evangelico di libertà, fraternità, uguaglianza che avevamo dimenticato. E l'Illuminismo con la sua autonomia della ragione? Se non ci fosse stato saremmo ancora qui obbligati per fede a credere che è ancora il sole a girare attorno alla terra. Ma poi che  stiamo a parlare di pregiudizio anticattolico proprio noi Italia? Dove la Chiesa è nutrita a piene mani dall'attuale Governo con laute sovvenzioni alla scuola confessionale privata, agli oratori parrocchiali, ai videogiochi e ping­ pong cattolici?
           Rocco Buttiglione fuori dall’Europa non perché cattolico ma perché maleducato.
Il caso Buttiglione verificatosi nell’ottobre scorso è l’ultimo, forse il più eclatante di queste contraddizioni. Eletto commissario parlamentare Europeo scomunicò tutto il vecchio continente al grido: "i gay sono peccatori, nessun diritto agli omosessuali, la donna è fatta per stare in casa con i figli, la single è una pessima madre", ecc. Questo è proprio un ritorno di fiamma del vecchio integralismo cattolico. Certo una rivincita platonica sul mancato inserimento delle radici cristiane nella Costituzione Europea. Finiti i roghi fisici, accendiamo quelli morali. Come noto, il Parlamento europeo lo mandò a casa. Immediata la reazione dei cattolici (della sua linea); fondamentalismo laicista, che non concede libertà di pensiero e di espressione, inquisizione contro la nuova strega, totalitarismo strisciante che arriva nel continente. Il Ministro Tremaglia, nostro rappresentante degli italiani emigrati, vi aggiunse del suo: "Buttiglione ha perso perché in Europa la maggioranza è dei culattoni “. E il Cardinale Martino, rappresentante vaticano all'Onu, meno scurrile, rimane sulla stessa linea: "inquisizione contro i cattolici". Ci diamo un tentativo di risposta? Primo: chi riveste cariche pubbliche rappresenta tutti. Se Buttiglione vuole fare il savonarola vada in chiesa o al Meeting di Rimini, Comunione-Liberazione, e colà esprima le sue convinzioni religiose e le sue minacce apocalittiche. Ma in Parlamento europeo non vanno aggredite delle legislazioni straniere che hanno diversi intendimenti. Est modus in rebus c’è un modo nelle cose, un tono da utilizzare a secondo delle diverse situazioni. Secondo: chi riveste una carica pubblica non puo’ pretendere che le proprie convinzioni religiose vengano codificate in costituzioni, leggi, ordinamenti giuridici e relative sanzioni. Qui Buttiglione e Co. possono dare la mano ai fondamentalisti islamici: non si dimentichi che le entrambe componenti fondamentaliste di queste religioni hanno fatto del gran male all’umanità. Terzo: prima di fare il predicatore Buttiglione vada studiarsi il catechismo.  Egli cattolico (che definisce peccatori i gay) dovrebbe sapere che per fare un peccato occorrono tre condizioni: a) materia grave, b) piena avvertenza, c) deliberato consenso. Ora che l’omosessualità nativa (Dna) sia materia grave è discutibile. Che l’omosessuale abbia piena avvertenza del suo stato e del suo operato? Si e no, se la sua è una condizione di natura. Deliberato consenso? Consenso si, deliberato molto meno. Così con il suo anatema Buttiglione tenta di confondere i poveri cattolici, di cui abbiamo compassione perché privi di strumenti culturali a loro difesa. Ma gli addetti di chiesa aiutano in questo senso o lasciano pescare nel torbido? Quarto: ammesso e non concesso che l'omosessuale sia un peccatore, perché Buttiglione non si scaglia anche contro altri peccatori, più impenitenti, quelli che non santificano  il giorno di festa , o altri (addirittura membri del Governo) che si mantengono un harem di donne , secondo il più collaudato modello della famiglia cristiana tradizionale italiana, e vanno bellamente alla Comunione, prelati compiacenti, mentre certe povere coppie divorziate di paese si vedono privare dell'ostia a piè pari dai loro parroci?. Quinto: non esiste un pregiudizio anticristiano, ma concediamo esista in parte uno anticattolico. Nel senso, che alcune prescrizioni uscite negli ultimi anni dal Vaticano definiscono "chiesuole" le confessioni non cattoliche, come la protestante, proibendo l'intercelebrazione cattolico-protestante, e quindi creando nel mondo appartenente a quella confessione diffidenza e reazione nei nostri confronti. Ma qui sono i cattolici che si tirano la zappa sui piedi. Il cattolicesimo deve farsi anche credibile nel senso che, pur rivendicando la propria libertà e il diritto di autodefinizione, non dovrebbe dare la sensazione di superiorità nei confronti degli altri. Dunque non piangiamoci addosso, non possiamo creare un mondo perfetto in cui lutti la pensino come noi. La fede è anche un dono per gli altri. 

Autore:
Albino Michelin
26.11.2004 

domenica 24 maggio 2015

CARI LETTORI DI RINASCITA, PERCHÉ SCRIVO?

Rinascita è un settimanale indipendente per gli italiani in Svizzera. Il primo articolo che vi pubblicai risale al 1997, nel complesso ammontano ad oltre 200 gli argomenti. Con le tematiche più svariate, ma sempre a sfondo culturale, sociale, religioso con l'intento che il lettore possa farsi una propria coscienza di vita.
Cosa scrivo? In ordine sparso ne cito qualcuno: “che cosa sperare oggi, inquietudini morali del nostro tempo, alla ricerca della spiritualità perduta, guerre dimenticate, Vangelo come terapia della persona, dalla religione degli italiani all'Italia delle religioni, per non sentirci estranei nella chiesa Svizzera, Berlusconi l'Italia sono io, quale pace fra. Israele e Palestina, Il fascino ambiguo della magia, divorzio separarsi senza odiarsi, chi ha paura di un nuovo Concilio Ecumenico, controgiubileo degli oppressi, Padre Puglisi una speranza per la Sicilia, Bush un fondamentalista cristiano, sfruttamento della credulità popolare, Costituzione europea radici non solo cristiane, cattolici e protestanti rapporto di base dovuto, non speculiamo sui morti di Nassiria, Rita Atria la verità vive, F. Palatucci di Montella la storia siamo noi, 2005 l'anno dei senzatetto”…... Ed innumerevoli altre tematiche.
Perché scrivo?  Rispondo: anzitutto perché mi piace comunicare. Dal 1963 pubblico opuscoli e saggi su interrogativi dell'esistenza umana, perché un articolo è più convincente e probante di una conversazione, perché credo nelle mie idee e penso che soprattutto alcune possano fare del bene ad un certo pubblico in cerca di motivazioni essenziali, per annunciare e per denunciare, porre alternative e contestare qualora  necessario, per evidenziare le contraddizioni in tutto ciò che viene ritenuto ovvio, le immoralità nascoste che fanno da supporto al normale, quando la legalità non si identifica con la  moralità, le ambiguità segrete e la povertà culturale insite nello scontato televisivo.
Per chi scrivo? Qui la risposta si diversifica. Nel senso che se da una parte si spera di essere graditi a tutti, dall'altra si sa che questa è un'utopia. Cioè esiste un certo tipo di lettori che ti segue per la scelta dei temi e il modo di affrontarli, un altro tipo che per lo stesso motivo ti rifiuta. Ma questo non dovrebbe creare a priori né dramma ne' scandalo. Chi legge il "Corriere della Sera” certe firme ed articolisti li salta di sana pianta, altri li divora. Che se poi è tutta l'impostazione del quotidiano che non lo soddisfa, non lo acquista e bella finita. Cosi a mio parere dovrebbe essere anche la nostra posizione di fronte al settimanale "Rinascita" o agli altri in Emigrazione. Non ogni menù piace a tutti, cosi non tutte le filosofie, le fedi, le interpretazioni delle stesse devono per forza essere accettate da tutti. La reazione dei lettori è sempre difficile da prevenire e da valutare. Mi sono successi casi in cui lo stesso articolo è stato considerato con giudizi totalmente opposti e altri in cui il contenuto dello stesso articolo mi è stato rimproverato. Magari espresso 3 anni dopo da un membro della gerarchia venne salutato, accolto, apprezzato. Quattro episodi, anche se citarsi è di pessimo gusto
Episodio primo. Il 10.9.04 al titolo "Mettete fiori nei Vostri cannoni" dichiaro doveroso il no all'aborto, all'uccisione del feto, ma anche alla guerra, all'industria e vendita di armi, che uccidono tanti innocenti e vite adulte, esprimendo presa di distanza dalla benedizione della Portaerei Cavour, impartita da un Cardinale il 20.7.04. Alcune reazioni: "Questo prete vuole insegnare ai preposti di santa madre chiesa come comportarsi. Arrogante!". Altre reazioni opposte? Una la cito dal contesto di una lettera ricevuta su Aborto e Guerra: “condivido pienamente quanto da Lei sostenuto e ringrazio il Signore per aver conosciuto un cristiano, un prete come Lei che si batte in difesa della vita andando ben oltre al dramma dell'aborto, condannando la guerra e i suoi strumenti di morte e denunciando le discutibili benedizioni di qualche principe della nostra cara ma ambigua chiesa. Sono molto contento di costatare come il pensiero di don Lorenzo Milani cammina ancora in coscienze libere come la Sua, in una società ottusa come la nostra che crede di risolvere i problemi gravi che assediano il mondo con il banditesco inganno della guerra preventiva. Grazie (2.12.04, G.Damo)” Due visioni opposte, perché non accettarle entrambe senza intolleranza?
Episodio secondo. Qualche anno fa il cardinale tedesco Lehmann sollevò il problema delle dimissioni del Papa. Possibili, doverose, un servizio alla chiesa? Il canone 332 del Diritto ecclesiastico approvato da Wojtyla appena salito al Pontificato ritiene che il Papa possa dimettersi se espressamente egli lo dichiara. Che Celestino V(12.12.1304) si è dimesso dopo un mese dall’elezione, che Papa Paolo VI nel 1965 lasciò per iscritto la sua sostituibilità in caso di grave malattia, che infine al 1415 il concilio di Basilea depose tre papi: Gregorio XlI, Clemente VIl, Giovanni XXIII (appellativo ripreso nel 1958 da Roncalli) e vi elesse uno suo proprio, Martino V. Reazioni: alcuni mi rimproverarono di aver manipolato la storia e di aver divulgalo fandonie insostenibili. Sottomisi l'articolo ad un arbitrato diretto da· un teologo Centro Studi di Parigi, P. Antonio Perotti.c. s. il quale mi appose di sua mano il seguente giudizio che ancora conservo in calce all’articolo: "Condivido la posizione di P. Michelin nella sua sostanza. Ritengo che un minimo di informazione storica debba essere assicurata se non si vuole fra mezzo secolo chiedere perdono per aver lasciato vivere i credenti in una ignoranza ottusa, senza diritto di parola. Quella di P. Michelin, sebbene contro corrente, fa parte di quelle posizioni coraggiose che diventano oggi sempre più rare nell'ambito della chiesa”. Conclusione: perché temere la cultura, l’informazione, la formazione ad una verità che ci libera e ci matura? La verità non è tale solo se proclamata dall'Autorità.
Terzo episodio. Il 26.9.2002 pubblicai un articolo dal titolo “Radio Maria, tutto vero?". In esso sottolineavo che tutti questi messaggi mariani, con scadenza ad orologio, queste previsioni catastrofiche, questa sete del prodigio lasciava dei dubbi. Il Vangelo non è questo. Anche Gesù fu tentato dal diavolo di fare un miracolo, gettarsi giù dal tempio, non si   sarebbe   rotto nemmeno un ossicino e tutti si sarebbero convertiti al suo verbo. Anche nel caso ricevetti osservazioni. Un’offesa ai tre milioni di radioascoltatori mariani, una svalutazione della pietà popolare, la messa in discussione di verità assodate e da tutti condivise. Succede che il mercoledì 24.02.05 nella trasmissione televisiva “Porta a Porta” il Cardinale di Genova Bertone si esprima così: "Anche a  Medjugorje vi è un eccesso di fanatismo. Cose che hanno poco a che fare con la fede. I miracoli del Vangelo sono di tutt'altro genere.” A tanto dire restano come impagliati scrittori cattolici, tipo Messori e Socci. Il giorno seguente i giornali escono a caratteri cubitali, ma nessuna obbiezione. Mi chiedo: la stessa affermazione espressa dal sottoscritto tre anni or sono è stata contestata, espressa oggi da un Cardinale è stata benedetta. Ma chi ci vieta di utilizzare anche la nostra coscienza che pure può contenere un po' di buon senso e un senso di Dio? Anche Socrate diceva che ogni uomo possiede un pezzetto di verità.
Quarto episodio. Il 10.12.04 in alternativa la signor Melisenda Ramstein scrive che per evitare di arrabbiarsi gli articoli di P. Albino Michelin li salta a piè pari. Fra l'altro asserisce: “Pesta giù duro il nostro missionario anche contro Gesù Cristo. Che arriva dopo Confucio poveretto, e che quindi non può pretendere di essere perfetto anche se Figlio di Dio... Cattivi preti come lui che si permettono fare falsa testimonianza. E l'eccessiva indulgenza dei superiori che non lo richiamano all'ordine.” Rispondo: temo che la signora Ramstein dei miei articoli legga anche le doppie virgole, anzi ci ricama sopra tutti i fiorellini. In effetti essa ricorderà che il 25.6.04 sull’argomento “Costituzione europea non solo dalle radici cristiane" scrissi testualmente che già nel 500 a.C. Confucio proclamava “non fare agli altri quello che non vorresti gli altri facessero a te”. E aggiunsi: qui non si afferma certo la dipendenza di Gesu’ da Confucio, quanto piuttosto che Dio parla e si rivela attraverso tanti illuminati di ogni tempo che si pongono all'ascolto del suo spirito. Passare da questa limpida ed ortodossa affermazione al divulgare che P. Michelin ha messo fuori corso Gesù Cristo ce ne passa. Il che significa che fra di noi esistono anche denigratori, da cui ci si deve guardare e alle cui denigrazioni va sempre chiesto il testo originale dell'autore. Do ragione invece alla signora Ramstein quando si appella all'Indulgenza dei superiori. Esatto, quando necessario si reclama presso di loro, nel senso che i superiori appartengono all’autorità' ed "autorità" deriva dal verbo augere (=aumentare). Coloro cioè che aumentano carismi, talenti, doti, servizi. Non sempre autorità significa mozzateste. Quando necessario il loro intervento è doveroso, perché anche chi scrive può superare certi limiti. Anche perché non deve dimenticare che è il tono a fare la musica.
 La conclusione di tutto questo colloquio, eccezionalmente personale con i lettori, la affido ad un signore, rappresentante consolare di Zurigo: "lo la leggo perché Lei mi diverte, nel senso buono, non mi fraintenda. Lei mi porta fuori dal solito ripetuto e risaputo che non interessa più a nessuno. Persona di confine, cioè dice se stesso con spirito libero. Molto utile nel nostro attuale contesto perché fornisce elementi di giudizio e profonde motivazioni nel pensare e agire quotidiano senza dispensare a priori ed imporre precetti o divieti. La ringrazio!” Questo giudizio mi richiama a Paolo Apostolo quando scriveva ai Tessalonicesi (5,1) "Esaminate ogni cosa, ritenete ciò che è buono".

Autore:
Albino Michelin
Anno 2005

BUSH, UN CRISTIANO FONDAMENTALISTA

George W.  Bush junior è il 43.mo presidente Usa, che nel 2003 ha dichiarato guerra all’Iraq sollevando in tutto il mondo dissensi e reazioni. Bush è un fondamentalista, cioè intollerante e demagogo, sfrutta i contenuti della Bibbia per eliminare gli "infedeli" proprio come dall'altra parte le sue creature d’un tempo, Bin Laden e Saddam Hussein, sfruttano il Corano per eliminare gli "infedeli" dell'occidente. Con toni di crociata Bush sostiene che il male va sconfitto, ovviamente quello arabo. Bush J. non è nato Metodista, ma si è convertito negli anni dell'Università, prima del 1986. Folgorato come s.  Paolo da voce   divina   sulla via di Damasco il nostro fervente cristiano rinato, ogni mattino al risveglio legge qualche passo di un oscuro libro di preghiere, inizia sempre   le riunioni di Gabinetto   con un salmo, non tollera l’uso di termini volgari sul suo tavolo. Alla Casa Bianca si seguono corsi quotidiani sulla Bibbia, la consigliera personale C. Rice è figlia di un predicatore, la moglie del Capogabinetto A. Card è pastore metodista. Bush è dunque tutt’altro che ateo e indifferente: la religione cristiana è il suo bagnomaria. Non solo vuole rendere potente l'America, ma in pratica la rende prepotente. Sui 288 milioni di abitanti l'America del Nord registra 56 % protestanti,28% cattolici,2% ebrei,1% musulmani,13% di altra estrazione. In tanto ventaglio di religioni di vero c’è che Bush con le sue menzogne e con la sua cieca fede cristiano- metodista ha inventato una guerra ingiustificabile. Come ingiustificabile è la sua pretesa di obbligare tutte le nazioni, o alcune fra le tante, al disarmo, quando sappiamo che nel 1945 il lancio della prima bomba atomica con 2 o 300.000 giapponesi uccisi e dilaniati fu opera di un suo predecessore, ed oggi le vere armi di distruzione di massa potrebbero essere in mano soltanto all'America di Bush. Dai fondamentalisti di ogni religione, dai cattolici che mandavano gli eretici al rogo, dagli islamici che sgozzano gli ostaggi, dai cristiani convertiti come Bush che vogliono mettere la mani su tutto un augurio che gli uomini di buona volontà tengano le dovute distanze. E convincersi che il mondo non troverà pace se prima di tutto non costruirà pace, tolleranza, rispetto e collaborazione fra le religioni.

Autore:
Albino Michelin
Anno 2004

sabato 23 maggio 2015

BERLUSCONISMO UNA FILOSOFIA DI VITA

In questi tempi stanno aumentando degli inediti neologismi, cioè nuove espressioni riferentisi all’influsso sulla società di determinate persone pubbliche dello spettacolo e della politica e relativi ruoli: ad esempio Bonolismo (da Bonolis), Fazismo (da Fazio), ed infiniti altri. Così è del Berlusconismo e sopra tutti. Qui non interessa ovviamente fare della propaganda politica né discutere il comportamento personale di un singolo individuo, quanto piuttosto il ruolo, il suo impatto con il reale, e quindi la nascita o il rafforzamento di una filosofia di vita che permea e cambia tutte le varie componenti della nostra esistenza: la politica, la sociale, la mediatica, la religiosa e quant'altro. In primo luogo una filosofia politica: cioè ognuno prima di tutto faccia i propri interessi. E da questo punto di vista senz'altro l’attuale legislatura passerà sotto il nome di Berlusconismo: fare politica prevalentemente nell'interesse proprio, dei propri amici e dei ceti medio-alti. Infatti fin dall'inizio il nostro Capo di Governo eliminò l'imposta sulle donazioni e sulle successioni, depenalizzò il falso in bilancio, legalizzò il rientro dei capitali esportati illegalmente, diede il via ad una serie di condoni e sanatorie, tergiversò sulle rogatorie internazionali e sul mandato di cattura europeo per difendersi dalle persecuzioni della magistratura, autorizzò la sospensione e il trasferimento dei processi per legittimo sospetto, ridusse i termini di prescrizione con intento di salvare qualche suo amico, nel caso Previti. Inevitabile quindi che in questo modo si finisca anche con offendere lo spirito della Costituzione, come dimostrano i numero di casi bocciati dal Capo dello Stato e rinviati al Parlamento, conferma che in Italia le basi della convivenza sociale e politica interessano poco, possono venire addirittura sconvolte. Il Berlusconismo quindi inteso come programma e filosofia politica mette a repentaglio un po’ tutto, favorendo cosi l’illegalità. 
                                                           Primo: fare i propri interessi.
 Di qui ne soffre il bene comune. Visto che la ricerca del bene comune è il principio cardine della democrazia moderna nonché dell'insegnamento sociale della chiesa, cui il Berlusconismo a parole continuamente si appella, appare subito quanto tale filosofia sia lontana dall'uno e dall'altra. Infatti la concezione neoliberista cui esso si ispira lo spinge all'opposto a privilegiare gli interessi personali privati e a concepire il bene comune come la somma del benessere degli individui. Favorisce perciò i ceti medio-alti piuttosto che le fasce deboli della popolazione, nella persuasione che se i ricchi stanno meglio anche i poveri ne trarranno vantaggio. E qui la sveglia deve suonare anche per i cattolici che lo ritengono in linea con la dottrina sociale della chiesa solo perché Berlusconi ha approvato la legge sulle procreazione assistita, si oppone al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali, finanzia gli oratori parrocchiali, si batte per la santità della famiglia italiana, cioè prolifica, unità indissolubile. Eppure tanta morale ci viene da un pubblico divorziato con cinque figli, due dalla   prima moglie, tre dalla seconda. E anche qualche comunione in chiesa, quale rappresentante della religione ufficiale, ogni tanto se la consente. Sempre in armonia con le gerarchie cattoliche che non gli si permettono nemmeno un benevolo buffetto a fronte di una eccessiva severità nei riguardi dei divorzi della gente comune. Ma tutto fa brodo per arruolare voti cattolici. Però si badi, questa filosofia non è solo del nostro Silvio, ma di ogni parlamentare di destra e di sinistra, di ogni militante o colore diverso. In effetti si apra la Tv e si sentiranno richiami di elogio alla voce del Papa, alla Madonna delle lacrime, ai segreti di Fatima, a P. Pio. Questo per noi è un modus vivendi. Si chiama clericalismo senza fede. Vi sono secondo questa filosofia oggi piu’ clericali non credenti, che credenti tout-court, o credenti anticlericali. Anzi questi a parlare farebbero una brutta fine, sia a livello professionale che a livello d'immagine. Conviene diffidare di questa filosofia che si candida ovunque e specie in politica a difendere e rappresentare le istanze deIla fede e della comunità cattolica, si batte per la compattezza dottrinale dei cattolici italiani, non tanto per amore di Gesù Cristo e del suo Vangelo, ma per ampliare il proprio consenso elettorale.  Questo Berlusconismo insito in tutta la società e non solo italiana rappresenta uno dei fattori più 'pericolosi dell'attuale scristianizzazione.  
                                                          Secondo: non pensare           
Accanto al fattore politico, un po’ padre e un po’ figlio, ci sta la potenza o la prepotenza mediatica. Chi oggi ha in mano la Tv detiene il pulpito del sapere e dell'ignoranza, del dogma e dell'arbitrio, a piacere confeziona i cervelli critici o quelli paralitici. La persona ridotta a spugna assorbente. l ministri del culto hanno un bel d'affare a divulgare Bibbia, Corano, Veda e libri sacri. La Tv ve li azzera tutti. Ora il Berlusconismo (con il nostro quasi padrone assoluto o controllore della maggioranza delle Digitale e delle paraboliche) è in questo settore la filosofia del non pensare. Gli altri pensano per te. L'Individuo non esiste più, è omologato, non si ribella e se lo facesse il sistema mediatico lo rifiuta. Oppure l'individuo esiste solo per apparire, non per essere. Il trionfo dell’ok, dell'immagine, una filosofia che diventa insomma non più ricerca di senso come presso Aristotele, ma fenomenologia (dal greco fenomeno=apparenza, realtà superficiale). Una studentessa di 17 anni sosteneva che lei doveva indossare intimo Dolce Gabbana se no si sentiva fuori corso. Se no era una nullità. Perché tutti i personaggi Tv oggi indossano quella firma o altre dallo stesso livello pubblicitario. Assistiamo ad un apparire continuo di presunte star famose perché non sanno fare niente, veline, calciatori che cercano di distinguersi dalla gente comune dando sfoggio di una ignoranza senza fine, di un'arroganza disgustosa, forti solo della cultura dell'apparire. D'altronde col "Grande Fratello" o con “l’Isola dei Famosi" 24 ore su 24 il Berlusconismo non può che produrre questo risultato. Per la riapertura della Scala di Milano con biglietti pagati fino a 2.000 euro abbiamo assistito ad uno sfoggio d'auto e di gioielli, tutto rigorosamente di lusso, da parte di gente famosa non per la cultura che non possiedono o per l'amore alla musica, ma perché appaiono su tutti i canali TV e in tutte le fasce orarie. 
                                                            Terzo: apparire
Indubbiamente Berlusconi non ha nessuna colpa di trovarsi al Governo, proprietario direttamente o indirettamente di una buona fetta dei mass-media europei. Ma non ci si può meravigliare che nella società attuale vada diffondendosi la filosofia del Berlusconismo. E quindi si parlerà degli stessi argomenti sempre, si ragionerà tutti allo stesso modo, si darà per scontato che lo stato sociale vada abbattuto, che le coppie devono fare più figli anche se mancano le strutture di aiuto, che la gente deve lavorare più a lungo nonostante l’arrivo di nuove tecnologie, che gli industriali devono spostare la produzione in Cina anche se assumono a lavorare i bambini senza protezione sociale come da noi trecento anni fa. E via di questo passo. Pochi i mass-media che denunciano le contraddizioni, perché la massa non deve pensare. Tutto va bene, madame la contessa. Vai in TV, indovini il Quiz: "qual è la capitale del Piemonte” vinci un'·milione di Euro. Tutti dicono” che c…ha avuto quello lì, lo sapevo anch’io.” E allora tutti a fare la fila per la TV, per i quiz, per le pietre trasformate in oro. Tutto facile, tutto normale, tutto sistemato, cioè entrato nel sistema. La vita un bengodi, un paradiso dei balocchi. Anche questo è berlusconismo, cioè filosofia spazzavalori, che sta mettendo in serio pericolo l’educazione delle nuove generazioni.

Autore:
Albino Michelin
11.03.2005 

ANCHE NEL 2003 NON CI FU POSTO PER LORO

Nel recente periodo natalizio sia visitando i presepi come ascoltando le omelie di chiesa ci si sentiva tutti riemergere dentro di noi un senso di compassione in occasione del racconto evangelico riferentesi al viaggio di Giuseppe e Maria incinta da Nazareth a Betlemme. Dopo di aver bussato invano a diversi centri di accoglienza furono costretti a cercare riparo in una grotta dove nacque Gesù. La dolente esperienza di questa coppia è ancora oggi dopo 2 mila anni rivissuta da altri innumerevoli poveri cristi per i quali ancor oggi nel nostro mondo e nella nostra società non vi è posto. E qui si inserisce bene un gesto altamente simbolico non violento, promosso dai missionari Comboniani (possibile, sempre loro?...) Di Castelvolturno in Campania, i quali si incatenarono tutto il mese di giugno davanti alla questura di Caserta per protestare contro l'applicazione della legge Bossi-Fini, la quale ha consentito si di mettere in regola 700 mila stranieri nell’anno in corso, ma la cui concezione di fondo, secondo molti, è sbagliata perché collega permesso di soggiorno a livello produttivo delle singole persone. Mentre l'uomo vale in quanto è non per ciò che produce. Noi italiani lo recepiamo molto bene questo discorso perché brucia ancora sulla pelle il ricordo di quel tempo:” braccia sì, uomini no.” Esperienza che noi ora siamo tentati di scaricare sulle spalle degli immigrati in Patria a conferma delle sacrosante verità espresse nel libro di G. A. Stella “Quando gli albanesi eravamo noi”, una documentazione che abbiamo visceralmente rigettato perché ritenuta calunniosa e lesiva al nostro buon nome. Ma oggi noi in ltalia arrischiamo di comportarci con gli stranieri proprio come dal 1870 si comportavano con i nostri antenati i fazendeiros del Brasile, i lord dell'America del Nord, e dal1920 gli gnomi della Svizzera.  Orbene in considerazione di ciò i missionari comboniani su citati hanno voluto istituire un Ministero (simbolico) dell'accoglienza. ll 15-16 novembre in tutte le città d'Italia da Milano a Messina hanno organizzato delle bancherelle e distribuito permessi di soggiorno in nome di Dio, rilasciato, cosi portava la stampiglia, dal Dipartimento del Regno di Dio. All'apparenza un'ingenuità, ma in fondo un gesto che vuole provocare una reazione. La prima persona ad avvicinarsi a questo originale ufficio anagrafico è stata una ragazza moldava. La data del permesso consegnatole scadeva il15.11.2093, esattamente fra 90 anni. La ragazza divertita ha chiesto: "ma poi me lo rinnoverete ancora". 
                                                   Gesti e linguaggi di esclusione
Concedere un posto a questa gente non significa certo lasciare porte aperte alla discriminazione e alla clandestinità, senza controllo e nella illegalità. Significa cambiare rapporto mentale nei confronti di coloro (siano essi il 2 o il 20%) di cui abbiamo bisogno per vile manodopera, dal momento che noi certi lavori non li vogliamo più fare e preferiamo la professione dei colletti bianchi. Non c'è posto per loro nella nostra stima e nella nostra considerazione. l casi sono tanti, troppi, sia a livello quotidiano sia a livello di linguaggio. Fra i primi, uno per tutti. Recentemente il Governo italiano ha istituito un bonus di 1.000 Euro per le famiglie che quest'anno avranno il secondo figlio. A condizione che siano cittadini italiani o comunitari e ovviamente residenti in Italia. Orbene un connazionale sposato con una extracomunitaria, da 12 anni residente, con pieno titolo di conseguire la nostra cittadinanza non ancora ricevuta causa le solite burocrazie, nonostante il primo figlio sia italiano, non potrà ricevere il bonus. Ha inoltrato reclamo, ma nulla da fare. Intendiamoci non è che si fa un figlio per questa calzetta della nostra befana governativa. Offende la discriminazione subita, fra chi è dei nostri e chi non lo è: e ciò su diritti fondamentali della dignità umana.  Per Maria e Giuseppe non c'era posto a Betlemme, per questa moldava non c'è posto nelle nostre Betlemme di oggi.  Se passiamo sul piano del linguaggio poi non c'è più limite. Il nostro Ministro delle Riforme tuonò alla TV che contro le carrette provenienti dal mare bisogna sparare a vista. Ed è di questi giorni il suo grido d’allarme: "Uno di noi qui lavora una vita e poi danno la casa al primo bingo bongo che arriva". Capito? Deve putrefarsi nel sottoscala e nelle vecchie mansarde come noi italiani bingo bongo di Svizzera degli anni 50-60. Eppure questi nostri governanti sono i grandi difensori, benedetti da una chiesa compiacente, dell’esposizione, dell’ostentazione, del mantenimento del crocefisso di legno nei luoghi pubblici e alimentano contemporaneamente una campagna di odio e di esclusione verso i crocefissi in carne e ossa, i nostri fratelli più poveri e indifesi. Un altro caso, non va sottaciuto. Piergiorgio Stiffoni, senatore della repubblica, il 22 novembre 2003 ha affermato:” l’emigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso. Peccato che il forno crematorio di Santa Bona a Treviso per loro non sia ancora pronto". Non ci si venga a dire che questi nostri rappresentanti hanno il merito di parlare francamente e di dire ad alta voce quello che tutti pensano sottovoce. Lo slogan è vecchio: non basta dire ciò che si pensa, bisogna anche pensare a ciò che si dice. Certo, tutti sti poveracci oggetto di spregio e di vilipendio non hanno la possibilità di costituirsi parte civile, di autodifesa per risarcimento danni morali, o per allontanare gli incivili dalle poltrone dei nostri palazzi. Chiaro: non c'è posto per loro. E nemmeno parola. Ultimo caso in argomento lo si è avuto di recente nel Canton Zurigo, il 30 novembre 2003 in occasione delle votazioni sulla proposta di riconoscimento per le tre religioni: ortodossa, ebrea, musulmana. Bocciata con il 64% di contrari. Sappiamo che la materia è complessa e richiede un'articolazione a parte. Ma in sintesi viene affermato che il Cantone zurighese certo riconosce libertà di culto per tutte le religioni, ma diritti giuridici e di sostegno finanziario solo per tre confessioni: protestante, cattolica, vecchio-cattolica. Nessun sostegno quindi per gli ortodossi, per gli ebrei, per gli islamici. Si accontentino delle bricciole che cadono dalla tavola del ricco epulone. Per loro non c'è posto.  Un vero fiorellino natalizio comunque e controcorrente ci arriva in questi giorni da una città d'Italia. Il preside cattolico di un Istituto (quindi non Adel Smith) ha interrotto nella sua scuola la tradizione del presepio, aboliti i canti religiosi, sostituendoli con canti per la pace. Certo, una decisione da cattolico presa però su proposta di genitori anche di altre religioni. E cosi si spiegò: "la scuola pubblica ha da essere aconfessionale. Faremo un incontro di folclore in cui ogni scolaro spiegherà i suoi simboli religiosi. La croce (per i cattolici), Maria di Fatima e chador (per i musulmani), stella di Davide e kippah (per gli ebrei)” Sembra partire da una tabula rasa; nel mondo di domani ci deve essere posto per tutti. Un’idea mica male.

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Albino Michelin
16.01.2004

sabato 16 maggio 2015

ALL'OSTAGGIO QUATTROCCHI RISPETTO, MA SENZA RETORICA.

In tutta la vicenda irachena diventata disumana per gli attentati dei kamikaze da una parte e per gli sporchi intendimenti dall'altra ci è rimasta però dentro un’esperienza vera che non si può dimenticare. E' l'intervento letto la sera del 16 novembre 2003 alla Televisione dalla signora Colletta, vedova del vicebrigadiere Giuseppe, anni 38 di    Siracusa, padre di una bambina di due anni, caduto a Nassirya. Aprì   il Vangelo e lesse un brano di Matteo “ma io vi dico amate i vostri nemici...". In tanto bailamme di frottole di una guerra iniziatasi 15 mesi fa questo sembra un vero gesto eroico, il più pulito di tutti. Un gesto che ci collega a tutto quel vocabolario retorico-untuoso, polemico-odioso di missionari o mercenari di pace (dipende dall’angolo di visuale) messo in circolazione in una escalation grottesca nell’ultimo periodo. Si è arrivati così ad una intenzionale confusione e manipolazione dei valori qualora ancora esistano. Il caso di quattro ostaggi sequestrati in Iraq con l’esecuzione sommario di Fabrizio Quattrocchi è il simbolo ultimo più eclatante. Se le parole del vocabolario di un tempo hanno ancora un senso, missionari sono coloro che in nome di una valore trascendentale (dignità delle persone, solidarietà con i poveri, gratuità del dono, abnegazione esistenziale) spendono la loro vita a favore dei bisognosi e degli oppressi, non tanto per sfruttarli ulteriormente come persone e nelle loro materie prime, ma per aiutarli ad essere se stessi ed umanizzare sempre di più valori di base e la civiltà di cui sono detentori.
Citare dei nomi è sempre odioso, comunque non si possono dimenticare tutti color che hanno camminato o camminano su quella strada: Madre Teresa dl Calcutta, i vari P. Zanotelli, Albanese, i figli del Comboni e perché no? tanti laici, medici, assistenti sociali, volontari che abbandonano le nostre palazzine dorate, vanno laggiù nelle baracche, si rendono servizievoli, senza scopi di lucro e senza nascondere il mitra sotto il giubbotto. Noi stiamo perdendo il senso e il contenuto delle parole, come verità, giustizia, pace ecc. Anche dopo la morte di Matteo Vanzan a metà maggio 2004 abbiamo assistito alle solite chiacchere dei politici e fare il pelo alle parole come: eroi, patrioti, coraggiosi, civili, lavoratori, mercenari. Sempre a seconda del partito di appartenenza: molti di noi piangono perché è morto uno dei nostri (nel caso Quattrocchi), prega e chiama in causa Dio perché altri tre dei nostri non muoiano. Perché sembra che soltanto i nostri siano bravi e buoni, abbiano moglie e sorelle, una fidanzata come Alice, una patria, una casa. Ma in 41 morti fatti saltare aria durante un banchetto di matrimonio, nello stesso periodo o poco dopo, con donne e bambini innocenti, per errore identificato dagli occidentali in un covo di terroristi, questi iracheni no, non hanno una madre, una fidanzata, una casa. Si parla di valori e di eroismo con la stesa facilità con cui si parla di Ferrari, di Maradona, del Milan. Un morto italiano sul nostro mercato mediatico vale cento volte di più di mille morti iracheni. Questo offende la verità cioè la giustizia e la dignità umana.
 Dobbiamo essere obbiettivi: i nostri militari in Iraq non vanno tutti omologati, posti sullo stesso altare della Patria, né messi alla rinfusa nello stesso sacco. Diverse sono state le motivazioni del loro arruolamento volontario. Alcuni vanno ammirati (è il caso del Coletti su citato), altri vanno trattati con rispetto in quanto emigrati, perché qui disoccupati e là gratificati di 5-10 milioni di vecchie lire al mese, altri meritano la nostra solidarietà in quanto uomini. Qui ci si permetta di annoverare il Quattrocchi. Il migliore testimone in questo, campo, forse l'unico, fu Pat Tillmann, campione americano che lasciò il football con un mensile di 400 milioni di lire per andare volontario in Afghanistan a stipendio irrisorio, dove fu ucciso il 22.4.04. Non offendiamo nessun amor di Patria se citiamo due documentari, esclusi e quindi censurati in Italia, mandati in onda dalla TV romanda sotto il titolo "Guerrieri affittasi" e dalla Tv ticinese dal titolo "Poveri eroi". In essi fanno impressione certe immagini, Fabrizio in piena azione in Iraq come guardia di sicurezza, registrate pochi giorni prima del suo sequestro e della sua esecuzione. Paolo Simeone, che lo aveva ingaggiato come militare assoldato per conto di una compagnia americana, alla domanda se si considerasse mercenario rispose:” sembra una parolaccia ma rispecchia ciò che siamo, persone che svolgono attività militari a pagamento. Oggi L’Iraq è il posto giusto e il momento giusto per fare soldi”. In effetti anche Quattrocchi percepiva uno stipendio che si aggira sui mille dollari al giorno, 40-50 milioni di lire al mese. Inoltre non va dimenticato che Fabrizio fu catturato mentre portava con sé armi, quindi in una situazione illegale di fronte al codice di guerra. Il fatto di lanciare a voce alta un messaggio di dignità prima dell’esecuzione:” vi faccio vedere come muore un italiano” è senz’altro commovente, come le figure epiche del nostro Risorgimento, ricorda i Fratelli Bandiera. Ma parlare di un missionario di pace sembra francamente sopra le righe. Voleva costruirsi una casa, sposarsi in bellezza, non perdere tempo, bruciare tappe. Tutto giusto, si badi bene, tutto umano, ma niente affatto eccezionale.
Fabrizio, Matteo e gli amici dal cielo converranno senza offesa: più eroici di loro sono stati e sono forse molti nostri emigrati italiani che hanno dovuto lasciare la Patria verso una terra straniera non tanto per vivere da nababbi, ma per sopravvivere, e morire nelle miniere di Marcinelle, dentro le dighe del Vallese, sotto   le impalcature   dell’edilizia, sepolti dalle gru nei cantieri. Questi sono i veri martiri, gli autentici eroi, che quando ritornano in Patria dentro le loro bare non sono avvolti nel tricolore, nessuno li degna di un sbrego di ringraziamento. E le penose polemiche se anche al Quattrocchi si dovessero funerali di Stato come ai militari e carabinieri di Nassirya, supportate perfino dal Cardinale di Genova Bertone, dispostissimo a concedere la cattedrale (decisione comprensibile se la parrocchiale di Fabrizio era troppo piccola) hanno diviso i cattolici italiani come a suo tempo il discorso del Cardinale Ruini ai funerali dei nostri caduti in Iraq. Il Cardinale Bertone sulla stessa lunghezza d'onda il 29 maggio predicò condannando l’efferato eccidio contro il nostro ostaggio. Discorso di parte, in quanto eccidi molto più efferati furono compiuti dai torturatori Usa che uccisero i loro prigionieri dopo lunghi tormenti durati mesi, anziché con un colpo istantaneo alla nuca. Discorso improprio perché, come sopra accennato, si pongono sullo stesso piano i morti per un ideale, quelli per esigenze di vita, per il gusto del rischio, per l’ingordigia del denaro. Discorso manipolato, perché si arriva al solito stratagemma di sfruttare in Iraq ogni tipo di morte per legittimare una guerra ingiusta. C’è da sperare che Dio si faccia vivo con Allah e viceversa (bipartisan) e intervengano insieme non solo per salvare gli italiani ma per portare un po’ di giustizia, prima sull’uso delle parole e poi dei fatti.

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Albino Michelin
04.06.2004

giovedì 14 maggio 2015

ALLA RICERCA DELLA SPIRITUALITÀ PERDUTA

Non è un mistero per nessuno il costatare come le religioni ufficiali con le loro chiese e istituzioni sono oggi nel mondo europeo e occidentale tutte in crisi. Non tragga in inganno qua e là l'eccezione di qualche chiesa ancora affollata. Si tratta di ambienti, paesi, regioni non ancora toccate dalla globalizzazione consumistica. Si spera di no, ma forse è solo questione di tempo. Recentemente una ragazza di 27 anni, neolaureata in teologia all'università di Friburgo, alla domanda in quale parrocchia volesse fare l'assistente pastorale rispose: "in nessuna parrocchia, in nessuna chiesa, sono tutti corpi senz'anima. Andrò ad insegnare filosofia in una scuola dove in piccole dimensioni e con ridotto numero di alunni potrò trasmettere i valori essenziali della vita e anche della fede".  La risposta rispecchia una mentalità assai diffusa e invita a fare una riflessione a monte, cioè sulla spiritualità. Possibilità e realtà umana che precede ogni religione naturale o rivelata, ogni chiesa, ogni istituzione e congregazione religiosa, ogni movimento sia esso clericale o laicale. Senza appellarci alla Bibbia e ad altri libri sacri tentiamo una ricerca da uomo a uomo.
                                         “Il punto Dio” nel cervello umano
E' l'essere umano capace di percepire la presenza di Dio? Un fronte avanzato delle scienze è costituito oggi dallo studio del cervello e delle sue molteplici intelligenze. Risultati rilevanti sia per la religione come per la spiritualità. Si evidenziano tre tipi di intelligenza, catalogabili e in tre categorie dei genere umano e anche coesistenti nella stessa persona, ovviamente con maggiore accentuazione dell’una o dell'altra. La prima è l’intelligenza intellettuale (chiamata quoziente Q), caratterizzata per la sua capacità di analisi, di logica, di organizzazione, di progetti politici, di scoperte scientifiche. l parlatori di questa categoria dimostrano molta ragione, un po' meno cuore. Sono concettosi e creativi, ma a sentirli dibattere in televisione addormentano più di qualcuno. La seconda è l'intelligenza emotiva (detta quoziente QE). Chi la possiede vorrebbe dimostrarci, da Platone a Freud e ai moderni psicologi, che la struttura base dell'essere umano non è la ragione, ma l'emozione, l'emotività, la passione, ii calore nonché il colore, la capacità di muovere, commuovere e coinvolgere. Per restare vicino a noi, tipico di questa intelligenza è il mondo degli spot, degli slogan, ad esempio il gergo bossiano: "Roma ladrona, la Lega non perdona". Anche se moralmente insostenibile, la frase è però frutto di una intelligenza emotiva. Facilmente essa si imprime nella fantasia popolare e permane indelebile. Cosi l'intelligenza dei dittatore, degli arruffapopoli, ma anche dei venditori ambulanti, dei carismatici, del leader, e pure di molti santi tondatori di ordini religiosi.  Dipende su quale ideale tale intelligenza viene investita. Il terzo tipo di cui però si parla assai poco è l'intelligenza spirituale (QS). Prova della sua esistenza deriva dalle ricerche dell'ultimo ventennio, aventi per oggetto lo studio dei campi magnetici del cervello. Secondo tali risultati, tramite questo tipo di intelligenza, noi non captiamo solo fatti, idee ed emozioni ma percepiamo contesti più grandi della nostra vita, totalità significative e con cui ci sentiamo inseriti in un "Tutto”. Essa ci rende sensibile ai valori, anche a quelli legati a Dio, alla trascendenza. Perciò si chiama intelligenza spirituale.  Localizzata nei lobi temporali del cervello stesso viene originata da oscillazioni neuronali a 40 hertz, onde elettromagnetiche, e produce un’esperienza di esaltazione, di intensa gioia come stare di fronte ad una "Presenza” viva.  Ed inversamente ogni volta che si affrontano temi religiosi, Dio, i valori che riguardano il senso profondo delle cose in un nostro coinvolgimento sincero si produce una identica eccitazione di 40 hertz.  Per questo motivo gli scienziati hanno battezzato tale regione del cervello "Punto Dio”. Ovviamente non è che penetrando con i bisturi, o aprendo questo abitacolo noi dentro troveremo Dio o il suo seme. No, si vuole solo dire che esso rimane lo strumento atto a rendere l'essere umanano capace di percepire la presenza di Dio
                                       Spiritualità non si identifica con religione
Si è sempre un po' frettolosamente affermato che la spiritualità è monopolio della religione, come se fosse necessario appartenere o passare attraverso di essa per venirne in possesso. Invece da quanto sopra, si viene a costatare che la spiritualità appartiene ad ogni uomo in quanto tale, è una sua proprietà. Al contrario si desume che le varie religioni sono espressioni ed emanazioni geografiche o storiche di questo "Punto Dio", prima ancora che un essere umano sia battezzato o meno, circonciso, iniziato, prima e indipendentemente dai vari sacramenti cristiani, dalla Grazia. Ogni uomo è "Punto Dio". Di qui ne consegue la distinzione a volte fatta fra spiritualità e religione. Spesso abbiamo a che fare con persone di grandi tradizioni, devozioni, pratica cristiana, islamica, buddista, ecc. o addirittura con rappresentanti ufficiali di una religione, ma privi di ogni spiritualità, di ogni rapporto col divino. Ci sia concesso a mo’ di esempio un episodio abbastanza recente e legato a due volti: il primo a quello del Cardinal Ruini, il secondo a quello della signora Coletti, accaduto in occasione dei funerali di Stato per i soldati italiani deceduti in Iraq, celebrati il 18 novembre 2003. Il Cardinal Ruini, presidente dei Vescovi italiani, nel sermone di rito ebbe a dire: "combatteremo il terrorismo, senza odiare i terroristi". Tale espressione ha spaccato l'Italia in due.
Una parte, evidenziatasi anche sui quotidiani e settimanali cattolici, ha dissentito e continua a dissentire. E non tanto perché vi sia mancata la Religione, anzi ve n'era a pieni mani. Luogo sacro, basilica di S. Paolo fuori le mura, folta presenza di cardinali e vescovi, clero devoto, folla orante, Forze dell'Arma, compunzione delle massime autorità di Governo e dello Stato. Insomma tanta Religione, ma (permetta una modesta opinione il Cardinal Celebrante), troppo poca spiritualità! Perché la religione venne per la circostanza, secondo molti, utilizzata a supporto politico, di interessi di parte, di una guerra, considera ingiusta. L'altro polo dell'episodio è la Signora Coletti, di Avola (RG), vedova di un carabiniere assassinato, rimasta con un figlio orfano. Alla televisione, l'intervistata composta nel suo dolore, aprì la Bibbia e lesse un brano di Matteo (5,43):
"Avete udito che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avrete? Non fanno cosi anche i pubblicani? Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
Non si sa né interessa sapere se la signora Coletti appartenga ad una religione o meno, se sia praticante e devota, se reciti rosari e coroncine, ma a questa donna, tutti, dai più alto prelato all'ultimo credente andrebbero baciati i piedi. Donna di grande spiritualità, nel suo dire si è toccata la presenza di Dio. Come Paolo a Tito su Gesù (2,11) "qui è apparsa l'umanità e la Grazia di Dio".
Questa signora, un essere umano profondamente abitata dal divino, che nel caso dimostra l'esistenza in ogni uomo non soltanto di una intelligenza intellettiva ed emotiva, ma anche e soprattutto di quella spirituale. Una prova o piu’ modestamente un indizio dell'esistenza di Dio, prova invece troppo tenue e sfumata, quasi invisibile, nei funerali di Stato, Religione e Patria, del 18 novembre 2003.
Molta gente oggi ha sfiducia nelle chiese, ma dimostra una sete profonda di Dio e ricerca di spiritualità.  Forse ha ragione la neoteologa di cui all'inizio: "le chiese sono troppo legate ad interessi mondani". Ci vorrà un'inversione di tendenza, un ritorno alle fonti, secondo il detto di Gesù: "Beati i poveri in Spirito" (Mt 5,3). Che non significa tanto "poveri o privi di personalità", ma felici coloro che si rendono conto della loro esigenza interiore e del bisogno quindi di riscoprire e porre in esercizio le propria spiritualità: l'intelligenza spirituale.

Autore:
Albino Michelin
20.02.2004

IL PAPA IN SVIZZERA; UN'OCCASIONE DA NON PERDERE

Mercoledì 3 settembre 2003 fu diramata la notizia del prossimo viaggio del Papa in Svizzera, programmato per il primo fine settimana di giugno 2004. Veramente in terra elvetica Wojtyla c'è già venuto una quindicina di anni fa, ma il suo entourage non fu molto soddisfatto causa certa pacatezza e distanza dimostrata dagli svizzeri per l'occasione (ad Einsiedeln i presenti non superarono le sei mila unità), anzi fece le sue un pò pesanti rimostranze.
Che la prossima visita sia stata programmata dalla chiesa locale quasi a mò di riparazione, oppure dallo stesso Pontefice (ipotesi più probabile) non ha molta importanza. Nella speranza non si aggravino i problemi di salute, augurabile è che questo viaggio costituisca per tutti, molti o pochi interessati, un’opportunità di crescita ecclesiale evitando la papolatria, cioè l'euforia del trionfalismo papale, peccato tipicamente cattolico che gli addetti ai lavori si guardano bene dallo scoraggiare. Ad evitare tutto ciò e a far sì invece che l'evento si traduca in una positiva chance dipende da tutti. E siccome gli organizzatori  di  tali manifestazioni  lamentano sempre  il disinteresse  della  base, nel senso che da questa non verrebbero prospettate proposte concrete, si  permetta di esporne una che forse del tutto solitaria non è. Onde evitare di trovarsi di fronte a fatti compiuti e che tutto si riduca a mettere in piedi il solito mercato all'italiana, il business di stendardi, bandiere, vessilli, foulard, zainetti, berrettini, visiere, camiciole, braghette,T-shirt a colori Stato Città del Vaticano vale la pena esporre subito sul tavolo dei lavori alcuni stimoli di carattere pastorale. Auspicabile sarebbe già da ora programmare ampio dibattito e sensibilizzazione sui temi qui sotto elencati, dapprima a livello di gruppi, consigli pastorali, missioni, unità pastorali, zone missionarie, parrocchie svizzere (incluse le etnie linguistiche), poi a livello ecumenico con le comunità protestanti ed evangeliche, infine su fino agli organismi direttivi della chiesa elvetica. Un po' come si è fatto in occasione del lontano Sinodo 72. Temi da dibattere e sviluppare anche sulla stampa a forma di forum e sulle tre reti televisive di stato con la partecipazione di gente del popolo, e ·anche senz'altro di relatori competenti e coraggiosi che non siano soltanto i trombettieri del re, come avviene in Italia, dove portaparola pontificio è solo o quasi Mons. Tonini, il simpatico nonnino, o il sanguigno prete genovese Baget Sozzo, padre spirituale del conservatorismo cattolico nostrano. Un possibile elenco di argomenti utili alla riscoperta del ruolo del Papato? Eccoli:
1) Andare alle fonti. “Su questa pietra edificherò la mia chiesa “(Mt.16-18)". Il pensiero di Gesù sul compito e sulla collocazione di Pietro.
2) La prima chiesa. Dopo la morte di Gesù Pietro non decide da solo (Atti 6,12). Si difende dalle contestazioni degli apostoli e di altri fedeli (Atti Il.1). Corregge e si lascia correggere.
3) Papato pigliatutto. Da Costantino (313 d C.), e dopo la caduta dell'Impero romano lenta e progressiva formulazione di onnipotenza.
4) Papato e scissione della chiesta di Cristo: ortodossi (1054), protestanti (1517). Motivi di fede o di prestigio?
5) Papato oggi: da una costituzione monarchica ad un esercizio democratico e collegiale. Che valore e quale peso attribuire alle chiese locali?
6) Papato ed ecumenismo.  Solo la chiesa cattolica ha la pienezza della verità? Strategia di difesa.
7) Papato e costituzioni civili laiche: Imporre per legge ciò che si sceglie di credere per fede?
8) Papato e attuali nodi interni della chiesa a) Perché tanta paura di un Concilio universale Vaticano III? b) Chiesa romana o chiesa cattolica? L’unità nel rispetto delle diversità. c) Papato: garante dell'unità spirituale o governatore della città del vaticano? Come cedere questo ruolo ad un rappresentante laico? d) Emarginazione dei teologi e delle teologie alternative e impianto di un pensiero unico. Vedi la scelta preferenziale di vescovi solo Opus Dei, Comunione e Liberazione, difensori delle restaurazione. e) Ruolo subalterno della donna e divieto della donna al diaconato. f) Attuale disciplina del matrimonio e sul divorzio. Motivi per cui non si approfondisce Matteo 5,32 che riconosce separazione e divorzio. g) Tabuizzazione della sessualità e aspetti connessi. Procreazione, omosessualità, contraccezione, controllo delle nascite, celibato e matrimonio dei preti.
Questa una lunga serie di tematiche di attualità, alcune delle quali potrebbero diventare oggetto di conversazioni, articoli, trasmissioni fino al prossimo giugno. Concludere poi i due giorni della visita, riservando anche un luogo ed un tempo appropriato per un dialogo con il Pontefice durante il quale una rappresentanza della base, con delegati delle varie istanze a numero limitato, ponga al papa una serie di domande e di richieste all'incirca sugli argomenti su elencati. Il papa essendo il "Servo dei. Servi di Dio" non può sdegnare un colloquio ·familiare con la sua gente, come d'abitudine anche fra i vescovi svizzeri allorché si incontrano con i credenti nelle varie parrocchie. Così esprimerebbe realmente il suo ruolo pastorale, sacramento dell'unità e della fraternità nella chiesa. Alcuni giudicheranno presuntuoso quasi si permettesse di insegnare al papa come esercitare il suo dovere. Ma, è solo un briciolo di corresponsabilità. In effetti, lo stesso Pontefice nella "Ut sint unum" del maggio 1995 chiese a tutti dei lumi per un esercizio più democratico del suo mandato. Purtroppo quell'enciclica è rimasta solo lettera morta e spot pubblicitario: né l'estensore né i destinatari i vi hanno dato seguito.
Altri tacceranno eventuali interlocutori di imprudenza, privi di ogni rispettosa prudenza. Al che si potrebbe rispondere con S. Tommaso che "la prudenza è giusta considerazione delle conseguenze derivanti dalle proprie azioni". Se invece per prudenza s'intende il tacito sospetto e la sistematica ostilità verso il nuovo allora si trasforma la virtù in vizio. Tali osservazioni non intendono contestare la visita del papa in Svizzera ma scoraggiare quello spettacolo che spesso nasconde la paura e l'incapacità di puntare ad una fede più matura, scoraggiare culti della personalità e fanatismo religioso, quella forma di divismo che potrebbe rappresentare mancanza di rispetto verso le nostre folle non piu’ disponibili ad essere ingannate e meritevoli di ben altra attenzione. L’augurio che la prossima visita del papa in Svizzera non sia un’occasione sprecata, ma stimolo alla crescita ecclesiale.

Autore:
Albino Michelin
19.09.2003

LE MOGLI DEI PRETI: UN DISAGIO, UNA RISPOSTA

A Lucerna in Svizzera Gabriella Laser Friedli fonda nel 1994 un''Associazione di donne confrontate con il celibato dei preti”, con un gruppo di "compagne di sventura " in cui si parlerebbe di circa 31O casi di donne che avrebbero in Svizzera relazioni amorose con membri del clero e viceversa: un prete su due. Il tutto corredato da due lettere firmate da signore che si definiscono mogli segrete di due sacerdoti.  La prima esorta le colleghe a dimostrare ai preti quanto sono forti, la seconda manifesta tutta la sua compassione verso i preti che soffrono di solitudine a mancanza di una compagna. Invita la gerarchia ad adeguarsi ai tempi e chiama tutti a raccolta per abolire il celibato dei preti.
                                               Casi gonfiati o verosimili?
Intanto si suppone che le due lettere "firmate “senza nome e cognome siano autentiche e non inventate a supporto di un pregiudizio costituito. Però anche se non lo fossero potrebbero ugualmente essere verosimili nel senso che molti preti hanno occasione di sentirli questi discorsi e più di una volta. Importante confrontarsi con la richiesta o provocazione. Cioè non prendere il sussiego dei superuomini, degli angeli del cielo, degli intoccabili, ma rispondere pacatamente e senza ritrosia. La premessa base parte da quanto ormai tutti i cattolici o meno dovrebbero tenere per assodato. Il celibato dei preti non è un obbligo del vangelo, ma un vincolo indotto dalla chiesa e tardivamente nel tempo. Per Gesù il celibato è un ideale proposto ad alcuni che si sentono (portati=vocazione), preti o meno, suore o laiche, cattolici o buddisti. E che quindi con tale scelta desiderano testimoniare il regno dei cieli, che non significa primieramente il paradiso dopo la morte, ma le priorità essenziali dell’uomo sulla terra. Che almeno qualcuno le sottolinei è un messaggio che giova a tutti. E per di più un messaggio possibile, essendo l'anima umana un'entità spirituale e non semplicemente un aggregato chimico. Inoltre nella prassi di Gesù il celibato del clero risulta facoltativo, come lo è stato per gli apostoli, alcuni dei quali sposati. In effetti S. Paolo rivendicava il diritto di portare con sé una "sorella ", come facevano altri evangelizzatori, ma sottolineava che personalmente riteneva opportuno non "avvalersi" di tale possibilità. (1a Cor. 9,5). A chi faticava di seguire i consigli evangelici del celibato raccomandava di sposarsi per non bruciare dal desiderio" (1a  Cor. 7,9), ed esortava il vescovo ad essere "marito di una sola moglie" (1 Tim. 3,2) . Tutto ciò testimonia che agli inizi della Chiesa esercitare il ministero non significava tanto essere celibi quanto "giusti davanti a Dio e davanti agli uomini”.  Si può essere sposati e dediti alla promozione umana dei propri simili, all'evangelizzazione ed animazione di una comunità, come tanti pastori protestanti da noi apprezzati, come essere celibi e schiavi della passione per il denaro, per il potere, o accecati dal nepotismo. Storiche compensazioni queste di un celibato mal vissuto. Con San Gerolamo e S. Agostino la sessualità cominciava ad assumere un valore essenzialmente peccaminoso tollerata solo al fine di creare un figlio (verso il 4-5 secolo d.C.). Influenzati dal manicheismo che considera la materia frutto del maligno e da una mancata elaborazione delle loro “licenziose” esperienze giovanili, i santi padri su citati ritornati sulla retta via vedono la sessualità come male mortale da evitare anziché mutua testimonianza d'amore fra uomo e donna. Ma così non era per Gesù dei Vangeli.
                                               Preti religiosi vincolati da un doppio celibato
Per ulteriore completezza va detto che i sacerdoti membri di ordini e Congregazioni religiose (frati, domenicani, salesiani) sono legati da un doppio obbligo al celibato, il primo perché "religiosi”, il secondo perché preti. Che cosa può succedere nella vita cammin facendo? Che o per mancanza di carica interiore o per caduta di tensione o per una diversa maturazione affettiva (non buttiamola tutto sul negativo, alla pari di un tradimento!) ci si innamora di una donna e si desidera assumere un altro stato di vita, il matrimonio appunto. La domanda è d'obbligo: chi potrebbe liberare dal vincolo   del   celibato?  Non Gesù   Cristo, cioè non andiamo troppo in alto perché questa   non è una legge imposta da lui. Il suo è solo un consiglio, un ideale a livello di proposta. Liberare può però la gerarchia ecclesiastica   perché è una sua legge. In effetti, chi fa una legge la può anche abolire. Oppure la chiesa potrebbe darsi un'altra codificazione in materia: "cari preti, c’è chi preferisce esercitare il sacerdozio come celibe, chi invece è portato alla vita coniugale: costui eserciti il sacerdozio da sposato". Nel caso la chiesa non perderebbe la faccia, non si smentirebbe, ritornerebbe alla prassi di Gesù. Indubbiamente restando all'articolo della signora Friedli, fra i diversi oggi in circolazione, piuttosto che dei preti abbiano mogli segrete è preferibile vengano regolarizzati alla luce del sole. Diversamente la chiesa deve accettare di andare incontro a casi (pochissimi, pochi o molti non ha importanza) di illegalità canonica.
                                                 Fra donna e prete un braccio di ferro
Con Papa Paolo VI la dispensa dal celibato si concedeva in breve tempo su richiesta dell'interessato, che ovviamente veniva esonerato dalle sue funzioni.  Con Papa Wojtyla (dal 1978) questa prassi si è fatta più rigida per non dire quasi impossibile. Ovviamente ogni Papa ha il suo profilo e la sua interpretazione personale nell'approccio con la storia della chiesa. Dei preti per non rinviare il loro matrimonio in punto di morte hanno preferito finire all'inferno di là (a sentir loro) piuttosto che finire all'inferno anche di qua’. E quindi si sono sposati civilmente senza dispensa papale. Qui ci sia   consentito   un’osservazione: la gerarchia ecclesiastica può sempre escludere secondo   le sue norme un prete sposato dall’esercizio della sua professione, però quando un sacerdote chiede la dispensa allora misericordia, giustizia, diritti dell’uomo richiedono che egli venga esaudito. Al limite se vuole andarsene all’inferno deve avere dalla chiese la libertà di andarci, diversamente la chiesa non è madre ma matrigna. Degno di riflessione è un episodio rimbalzato sui media nazionali. E' il caso del   Priore del Monastero dei monaci di Chiaravalle Milanese P. Alberto M. Stucchi innamoratosi di Elena Erzegovesi. Dall'abate non gli viene interdetta solo la convivenza, ma anche comminata una condanna di quella "persona che ti ha distolto dalla tua vocazione". E gli ingiunge di non calpestare il grande dono della vocazione che il Signore gli ha concesso. Lo affida alla Madonna perché gli allontani il nemico. Il Priore sotto accusa rispose all’Abate che non stava perdendo la sua vocazione, ma la stava scoprendo. Ed il superiore: "non è lecito, fai quello che vuoi ma fallo di nascosto, devi finirla con questa donna". Una domanda: ma come ci si può permettere di condannare come "nemico" una persona a questo livello? Non esistono forse i diritti dell'uomo e del rispetto verso gli altri anche all'interno della chiesa? Sempre per amore della nostra chiesa cui apparteniamo ci si augura che questo argomento sollevato dall'articolo in questione venga affrontato apertamente. l tempi sono maturi, le pressioni dei credenti, anche onesti e praticanti, chiedono di non ignorare un’istanza che si sta facendo sempre più pressante.

Autore:
Albino Michelin
06.06.2003   

domenica 10 maggio 2015

L'ANNO DELL'ACQUA, DEL ROSARIO, DELLA BIBBIA



L’ONU ha destinato il 2003 anno dell’acqua, il Papa anno del Rosario, i vescovi d’Europa settentrionale anno della Bibbia. Forse troppa carne al fuoco. Finché I'ONU dedicava il tema annuale una volta agli anziani, un'altra al bambino, un'altra alla donna, ecc. poteva anche trovare una giustificazione. Strano invece suona il tema dell’acqua. Gli esperti ci dicono che il prossimo secolo scatenerà guerre per l'acqua più distruttive e feroci di quelle oggi per il petrolio e l'energia. Anche recentemente al Social Forum di Firenze il dibattito sull'acqua è stato uno degli argomenti più discussi e seguiti. S. Francesco aveva un bel recitare ·nel Cantico delle Creature: "Lodato sì mi' Signore per sora nostra acqua la quale è molto utile, preziosa et casta". Oggi è contesa, razionata, occultata, rubata, minacciata. Anche nella nostra Italia esistono forti discriminazioni sull'accesso all'acqua. Basti pensare a quello che succede in Sicilia ogni estate, nonostante la disponibilità dell'isola sia più che sufficiente al fabbisogno. Basta visitare la piazza di Palagonia (Catania) dove sul muro del Municipio campeggia un monumentale grafico “La rivolta delle donne" risalente a qualche anno fa e causata dal trafugamento d'acqua. E pietosa nonché irritante diventa ogni anno al turista vacanziero vedersi nei ristoranti, appesa alle porte dei WC l'insegna: "chiuso per mancanza d'acqua". Ma tutto ciò appartiene ancora alla poesia della vita. Le cose serie vengono portate a conoscenza   dai numeri. Ogni anno   nel mondo muore un milione di bambini per carenza idrica. Un miliardo di persone non dispone di sufficiente acqua potabile.  Tre miliardi vivono sprovviste di strutture fognarie. Sempre gli esperti ci informano che la media d’acqua a persona è di metri cubi 250, mentre   il consumo in America   ed Europa è di oltre 10 mila metri cubi. Importanti articoli sul trattato di pace Israele-Giordania riguardano le forniture d’acqua. Di contro il trattato Israele-Siria rischia di saltare causa il controllo dell'acqua. Infine sempre in agguato resta il pericolo di inquinamento delle falde sotterranee. Siamo all'emergenza idrica, allo stress idrico. Certo non è questione di quantità ma di criterio d'uso. Oggi il problema acqua è diventato parte fondamentale del problema pace. Sensibilizzarsi per tempo prima che la cosa divenga irreversibile significa anche lavorare per la causa della pace. l'Onu dunque ha visto bene: grazie alla sua sensibilità se gli uomini oggi potranno evitare inutili morti per disidratazione.
Il 2003 è stato dal ·Papa destinato al Rosario. E qui ovviamente si passa da un emisfero all'altro: Wojtyla ha sempre avuto una particolare devozione alla Madonna e alla recita del Rosario. In effetti nel suo emblema pontificio ha scritto "'totus tuus" (tutto tuo). Il Rosario non è una preghiera biblica, cioè non la si trova nella Bibbia, come invece è il caso del "Padre Nostro". Una preghiera con cui Gesù stesso si rivolgeva al Padre. Il Rosario è creazione della pietà popolare (con ciò non privo di significanza), deve le sue origini a S. Domenico (verso il 1200), la sua recita fervorosa ha portato ai cristiani la vittoria sui turchi islamici (1670), secondo una interpretazione devota. Tale fatto avrebbe indotto la Chiesa ad istituire la festa della Madonna del Rosario da celebrarsi ogni anno il 7 ottobre. Le ultime apparizioni della Madonna da un secolo a questa parte insisterebbero sulla continua recita del Rosario (150 Ave Maria. La stessa Rai 2 venerdì sera 28 febbraio 2003 nella trasmissione Excalibur condotta da A.Socci ha riservato un dibattito sulla recita del Rosario per evitare la guerra contro l'Iraq. Senza sottovalutare questa pia pratica diremmo che il Rosario è una delle tante forme di preghiera esistenti, da non confondersi necessariamente    con   la Preghiera, P maiuscolo. Ognuno ha la sua forma e il suo modo di pregare. A qualcuno il Rosario potrà apparire monotono e conciliante il sonno, qualche altro preferisce la preghiera dei salmi, qualche altro dà la precedenza a preghiere creative e di attualità, chi preferisce la preghiera cantata e gestualizzata come in uso presso il popolo ebraico, chi la preghiera come igiene fisico spirituale sul tipo zen buddista. Le forme delia preghiera sono tante. Il papa volle probabilmente privilegiarne una, anche più consona alla sua educazione religiosa. Ma ognuno in fondo può scegliere modalità di gradimento. Quello che sembra importante è l'aver richiamato la preghiera quale respiro e ossigeno dell'anima. Di ciò l’uomo contemporaneo ha bisogno come dell'acqua. In questo senso anche il papa ha visto bene dedicando il 2003 come anno del Rosario e della preghiera.
C’è infine la scelta dei Vescovi dell'Europa settentrionale. Svizzera. Francia, Germania, Austria: 2003 anno della Bibbia. Da tempo parecchie generazioni hanno trovato e continuano a trovare in questo libro forza ed alimento per la loro vita quotidiana. La Bibbia è il libro comune a tutte e tre le confessioni cristiane: la cattolica, l'evangelica protestante, la ortodossa. La prima parte di esso, detto Antico Testamento è comune ai cristiani, agli ebrei, agli islamici. Nessun libro come la Bibbia ha dato un'impronta alla nostra lingua e cultura. Nel film e nella letteratura, nel Teatro e nella musica, nell'arte e nel costume si trovano spesso motivi biblici quali ispiratori di fondo.           
Certo vi sono aspetti che possono urtare la nostra cultura e sensibilità moderna: come la storia della creazione e le risposte scientifiche di oggi, le guerre condotte con l'aiuto di Dio, il ruolo maschilista dominante quello femminile subalterno, la schiavitù e le conversioni forzate ecc. Tutte realtà contenute pure nella bibbia e che disturbano la nostra sensibilità. Nonostante ciò premettiamo un'adeguata trasposizione storica dei diversi scritti, secondo gli appropriati generi letterari e troveremo che tali testi possono nascondere delle liete sorprese. Qualcuno potrebbe chiedersi: come mai a questi vescovi non si sono aggiunti anche quelli italiani? La ragione si può trovare nella nostra storia passata. Da noi la Bibbia era ritenuta sacra non perché contenesse testi riferentesi alla religione, ma perché la poteva aprire e leggere solo la persona consacrata, prete e clero. Al laico non era consentito, come consentito non era ricevere l’ostia in mano, una profanazione. La coscienza degli italiani non si è formata sull'autorità interiore della Bibbia, ma su quella esteriore della chiesa. Questo è giusto o sbagliato, da farsi o da evitarsi perché l'ha detto la Chiesa, il Papa, il Vescovo, il prete. Chiuso il discorso! Così siamo cresciuti: come credenti sottoalimentati. Nei paesi del Nord Europa invece, a contatto con i protestanti, o meglio "evangelici", la cristianità si è formata maggiormente sul libro della Bibbia. Da questo punto di vista una fortuna “vivere fuori d’Italia”, un'occasione da non sprecare per dedicarsi alla scoperta di un libro che abbiamo sempre ritenuto inutile, per non dire fuori circolazione perché pericoloso.
           
Autore:
Albino Michelin
07.03.2003