sabato 9 maggio 2015

LA CACCIATA DEI POVERI DALLA PIAZZA DEI SIGNORI

È successo a Vicenza il 3 settembre 2003. Il tenore del caso in questione è il seguente: "Lei è deforme? Lei disturba il decoro, per favore si nasconda!" Ecco il bando del sindaco Hullweck: "Preso atto che i cittadini protestano a causa di un fenomeno che provoca e riflette negativa immagine sull'aspetto estetico e turistico della nostra città, patrimonio dell'Unesco è vietato l'accattonaggio nel corso principale e nella Piazza dei Signori. Ove la legge italiana lo consenta, va lasciato un metro di spazio per il transito dei pedoni sui marciapiedi, ogni mendicante lontano 200 metri dal successivo, e almeno 100 metri dai luoghi di spettacolo, negozi, banche. Inoltre è vietata la mendicità invasiva, ovvero aggravata, mostrando nudità, piaghe, amputazioni, deformità ributtanti. Multa ai contravventori fino a 500 euro". Quest'intervento va sotto il nome di "Ordinanza nr. 25021, Disciplina sulla mendicità“. Tradotto dal burocratese significa che a Vicenza è proibito andare per carità, e precisamente dal mercoledì 3 settembre 2003. E soprattutto la categoria dei disabili viene definita ributtante, senza riflettere sulla carica insultante di simili affermazioni. In guardia dunque anche gobba, down, anziani con la bava alla bocca ...Circolate altrove perché a Vicenza c'è posto solo per i giovani, per i belli, per i bulli, per i fit. Raccapricciante che ciò avvenga nel 2003, dall'Onu anno dedicato ai disabili, in una città sin'ora ritenuta la sagrestia d'Italia, insignita da lunga tradizione umanitaria. Ma a parlar chiaro, il sindaco non va né innocentato né colpevolizzato. L'ordinanza non se l'è sognata di notte, è frutto di pressioni della cittadinanza, addirittura (secondo un sondaggio) dal 60-70% degli abitanti, sui quali ricade l'onore di una decisione inqualificabile. Ma diciamolo francamente, questo non è solo episodio vicentino, è specchio dell'etica e della nostra morale nazionale. Non c'è più spazio, non c'è pietà per i disabili e i deformi. Come gli antichi romani, gettiamoli già dalla rupe Tarpea.
                                                         Un ritorno ai secoli bui 
Proprio qualche giorno prima del 3 settembre si era vissuta una confortante esperienza nella parrocchia itala-svizzera di Affoltern, agglomerato sud di Zurigo: la festa dei giovani di fine agosto improntata totalmente sul tema "disabili". Non solo come liturgia della messa (troppo comodo), ma anche come invito fatto a tutte le istituzioni del Cantone a parteciparvi con i loro portatori di handicap e i loro contributi. Cosi abbiamo potuto ascoltare un concerto di una band di disabili, un gruppo sportivo, un gruppo danzerino  che si sono esibiti in gestualità con i bambini non disabili, una mostra di pittura con quadri di artisti disabili che allo scopo hanno usato il pennello tenuto in bocca o fra le dita dei piedi a seconda degli arti mancanti, un mercatino di lavori artigianali approntato dai disabili, un gruppo di mamme che hanno testimoniato la loro esperienza con un figlio affetto da tali limitazioni, infine un pranzo offerto a tutti i disabili. Cioè i disabili sono stati tratti fuori dalle loro case, dai loro nascondigli e portati nella "Piazza dei Signori", gesto simbolico a significare la loro accoglienza nella società dei "diversi". Il tutto inserito in una serie di attività ricreative di due giorni, con il ricavato interamente devoluto alle istituzioni pro disabili. Dopo questa splendida esperienza, fu triste trovarsi di fronte a questo bando vicentino. Definirlo trauma è un eufemismo. D'accordo che la prima parte dell’ordinanza potrebbe anche prestarsi ad una pacata discussione su entrambi i fronti. In effetti veri o falsi poveri, privati o di massa, scaricati dai magnaccia di turno con le loro camionette mattutine, che in continuazione allungano la mano e stazionano sui crocicchi e sotto i semafori potrebbero diventare alquanto indisponenti. Nel qual caso l'Assessorato sociale del Comune dovrà operare un'analisi, una distinzione, garantire un piatto caldo e un letto nelle apposite istituzioni civiche, quale assistenza immediata. Che non si deva ancora lasciare questa gente ai frati, alle suore alle confraternite come nel medioevo. Bel ritorno ai secoli bui in una città come Vicenza, città dell'oro, del sesso mercificato dalla prostituzione notturna, dei Lap Dance mediamente più numerosi che in tutti i capoluoghi d'Italia. In secondo luogo programmare un'occupazione per i vari accattoni, adeguata alle loro possibilità. Interzo luogo intervenire con il divieto. Purtroppo questi tre passaggi pare non siano stati nella gradualità rispettati. Cioè prima si conduce una lotta contro la povertà e poi contro i poveri. Se da una parte è vero che l'accattonaggio non risolve il problema loro, dei poveri, anzi presta il fianco al parassitismo sociale, favorisce le organizzazioni criminali, è altrettanto vero che non basta proibire o assegnar pezzi di marciapiedi come si fa con le prostitute. Ogni proibizione dovrebbe in questa materia prospettare anche soluzioni e promuovere servizi sociali adeguati. Però la conclusione dell'ordinanza che chiama ributtanti i deformi è una sassata in faccia che nessuno di noi può permettersi di lanciare.
                                        La responsabilità dei ”mangiaparticole”
Importante à questo punto è chiedersi: come ha reagito la minoranza del 20-30% che (sempre secondo le indagini di stampa) si sono dichiarati in disaccordo? E la chiesa vicentina, da queste zone e da sempre potere forte da che parte si è messa? E la cattolicità del luogo, un po' ossequiente un po' abitudinaria che ne disse? Il quotidiano locale in data 9 settembre riportava il record trionfale registrato il giorno precedente, natività di Maria, cui il Santuario di Monte Berico è dedicato, una Madonna che nel 1400 e rotti ha liberato la città dalla peste (non però dagli appestati, dati disabili, dai deformi): il record di 20 mila comunioni. Orbene in nessuna messa si è fatto cenno di questo antievangelo. Interpellata velocemente la gente, fresca di benedizioni e rosari, sulla loro opinione in merito al divieto ne uscirono risposte convergenti: "io compio i miei doveri religiosi alla Madonna, non mi interesso di politica". Che concludere? Che forse certe "male" lingue hanno tutti i torti nel giudicare certi cattolici "mangiaparticole" estranei alla sensibilità e agli impegni umani e sociali? Questi non capiscono molto del miracolo di Gesù ai 10 lebbrosi. Erano segregati dalla legge ebraica in mezzo ai campi, Gesù li chiama sulla strada, nella "Piazza dei Signori", li guarisce, li introduce nella società. Costoro, i mangiaparticole (anche se converrebbe dissociarsi dalla mala definizione) nulla conoscono di S. Francesco che baciava e guariva gli appestati, e non per guadagnarsi meriti per il paradiso, ma perché quelli erano uomini come lui, di pari dignità. Centoventimila veri cattolici potrebbero costituire una diga Maginot contro ordinanze del genere. Sogni impossibili nei praticanti, dove albergano magari solo devozionismo, barocchismo, interessi propri da usufruire nell'aldilà. Però anche alcuni parroci e dell'alto clero si dichiararono favorevoli all'intervento. Proteste, composte ma decise, sono giunte invece da altre minoranze sensibili: gruppi ·del volontariato e la Caritas, il settimanale diocesano, associazioni laiche con relativa stampa, e (si dirà scontato) dalle opposizioni politiche dell’allora amministrazione. l su elencati organismi hanno approntato una pubblica protesta, civile ma netta, nel Corso Centrale e in Piazza dei Signori. E per Natale andrà in onda e in scena un musical dal titolo "Nuova cantata al sindaco Pantalon’ che mosse guerra all'orda dei deformi ributtanti". Come premesso, non va usata l’accetta contro il sindaco, essendo egli stato soltanto un portavoce della piazza, non solo dei Signori, ma del popolo tutto. Però proprio esso popolo è invitato ad indurre il primo cittadino a chiedere scusa pubblicamente ai disabili.                    ·

Autore:
Albino Michelin
26.09.2003  

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