sabato 2 maggio 2015

CHI HA PAURA DI UN NUOVO CONCILIO ECUMENICO?

L'11 ottobre del 1962 si apriva il Concilio ecumenico Vaticano Il e per la circostanza tutta la stampa cattolica e laica ne ha celebrato l'anniversario ed il fastoso giubileo. Va detto subito che per alcuni quell'assemblea cattolica è stata una grazia per altri una disgrazia. Ancorché oggi tutti gli interessati ai fatti di chiesa l'abbiano sempre sulle labbra, la maggioranza però lo fa per darsi l'aria di innovatore, di apparire mente lungimirante. Quando invece dentro albergano immobilismo, restaurazione, e gli equivoci più contraddittori. Come    diceva    bene   Tomaso    di Lampedusa: "parliamo sì di novità e di rinnovamento a patto che tutto resti come prima". Ai più giovani giova senz'altro spolverare un po' di memoria. Il Concilio di cui parliamo si può definire un incontro universale fra rappresentanti cattolici di ogni continente e categoria per portare la chiesa a dialogare con il mondo, ridefinire la propria identità, deporre l'abito di società perfetta per riscoprirsi popolo di Dio: Di qui la distinzione fra chiesa e Gesù Cristo di cui esso è l'unico Salvatore. La distinzione fra chiesa e Regno di Dio'' di cui essa è soltanto strumento sottoposta a continua riforma. Per non passare da eretici va citata l'espressione di Paolo VI: "Ecclesia semper reformanda" un latino comprensibile anche alle scuole materne. Questa grande assise è durata 3 anni. I partecipanti furono circa 2 .800, fra cui laici e un centinaio di osservatori appartenenti ad altre religioni. Un concilio dunque con un certo limite: clericale per il 98% di ecclesiastici, il 2% di aderenti al popolo dei battezzati. Le novità piu’ marcate: rovesciamento della piramide, cioè come su citato, la chiesa definita popolo di Dio, non piu’ come gerarchia, ma con un ruolo di servizio all’unità. Maggior valore al laico, che ha il diritto di uno spazio di corresponsabilita’. Celebrazione delle liturgie in lingua nazionale, con l’abolizione del latino, allo scopo di maggior coinvolgimento e comunicazione fra i partecipanti. Libertà religiosa, superando il concetto di proselitismo e guerra fra le religioni, importanza della coscienza personale prima sottovalutata dall’autorità magisteriale.Infine l’ecumenismo, secondo il logo di Giovanni XXIII:” Cercare fra le religioni ciò che unisce e non ciò che divide”. Documenti e Costituzioni non furono di facile stesura, soluzione e votazione. Basta leggere il complesso e completo studio di G. Alberigo, "Storia del Concilio, 5 volumi, edizione il Mulino" dove compaiono anche le discussioni di corridoio, in genere le più autentiche e sincere. Emergerà che contrari al movimento conciliare compaiono uomini e ruoli che lascerebbero oggi sorpresi i più fedeli seguaci del Tridentino (1560). Ma è bene anche cosi: anche nella chiesa vi è spazio per opinioni e tendenze diversificate.
Concilio Vaticano Il: avvenimento passato o realtà da compiere? E' su questo interrogativo che oggi si innesca un nuovo dibattito. Per gli immobilisti esso deve ancora esaurire tutte le sue potenzialità. Quindi non si parli di altre assemblee ecumeniche. Per quelli che guardano al presente in vista del futuro il terzo ecumenico è urgente e va preparate sin d’ora. I contrari sostengono che il Concilio ha generato abusi e perplessità, ha confuso la fede dei semplici, ha subito una lettura parziale e ideologizzante. Costoro si accontentano di una chiesa fastosa, del Giubileo 2000, dei giovani esultanti attorno a l pontefice, dei viaggi papali che danno alla chiesa visibilità e protagonismo.  E basta cosi. Troppo poco, anzi deviante sostengono i fautori del terzo ecumenico. Da 40 anni a questa parte si è assistito ad un cambiamento epocale a tutti i livelli: vale la pena riconvocarsi. Riapprofondire, riprogettare, rispondere a domande di altre epoche che nessuno più pone o da’ agli interrogativi di oggi risposte del passato. Allo scopo va cambiata una mentalità lenta a morire con una più aperta e dialogica. Il teologo giurista spagnolo F.DeVittoria, padre del diritto delle genti, scriveva già nel 1540:” da quando i papi hanno cominciato a temere i concili la chiesa è rimasta senza consiglio”. E Hans Küng il tanto discusso teologo svizzero definito filoprotestante, ma dal cui pensiero clandestinamente i teologi cattolici traggono pensiero vitale, sostiene che nella storia dei concili vi sono due riferimenti significativi: quello di Costanza 1414 e quello di Basilea 1415 Il primo affermava:” questo sinodo legittimamente riunito nello Spirito rappresenta la chiesa cattolica con potere ricevuto direttamente da Cristo. Ogni cristiano indipendentemente dal suo stato e dignità’, incluso il Papa, è obbligato ad attenersi per ciò che concerne la fede e la riforma universale alla chiesa di Cristo”. Allora perché e chi avrebbe tanta paura di un prossimo concilio ecumenico? In questo contesto va fatto risaltare l'incontro internazionale per il rinnovamento della Chiesa cattolica tenutosi a Madrid dal 19 al 22 settembre 2002. Cinquecento cristiani cattolici, rappresentanti di 20 gruppi di oltre 30 paesi del mondo, insieme con il vescovo Brasiliano T. Balduino, presidente della   Commissione Pastorale della Terra, chiedono la convocazione di un Concilio per la rivisitazione di tutti i problemi rimasti insabbiati dal 1965 ad oggi. Questo grido ha preso le mosse dalla Petizione internazionale ‘per un nuovo Concilio ' ecumenico lanciata nell’ aprile 2002 da 28 vescovi cattolici quasi tutti del sud del mondo, divenuti subito dopo 34, cui si sono aggiunti 1200 religiosi, 800 sacerdoti, 6 mila laici per un totale di 8000 firme. "Sinodo Internet www.pro-concil.com" intestato a "Iniziativa Internazionale a favore di un nuovo concilio nella chiesa cattolica". Tale movimento fa seguito ovviamente alle precedenti esternazioni in merito del Cardinale inglese B. Hume, dell'americano J. Quinn, del tedesco K. Lehmann, e dell’ex Cardinale di Milano Martini in un doppio intervento: il primo al Sinodo dei vescovi nel '99 e il secondo in un'intervista al Corriere della Sera del 17.01.02.  Temi principali dell’eventuale agenda conciliare: riforma (rimasta a metà) della chiesa, cioè democratizzazione negli strumenti partecipativi a tutti i livelli, dalla base alla cupola. Soprattutto nei confronti della donna esclusa dalle funzioni direttive. Ripresa dei diritti umani all'interno della chiesa per superare le contraddizioni in cui incorrono i cattolici nel difendere tali diritti all'esterno, cioè nella società e negarli in casa propria. Riconoscimento del valore del dissenso nella chiesa in quanto può arricchire il patrimonio della verità. Elaborazione di un'etica morale di convivenza basata su alcune regole elementari in riferimento all'ecologia, alla vita, alla natura, alla pace. Rifondazione della dottrina tradizionale della sessualità, bioetica, eutanasia, riproduzione assistita, manipolazione genetica, clonazione. Gli squilibri della globalizzazione onde eliminare i focolari di guerra, fame, mortalità infantile. Nonché la ripresa di alcuni aspetti ecclesiali divenuti irritanti per la loro ripetitività, libero celibato del clero.  Sacerdozio femminile, accoglienza ai divorziati, diverso approccio agli omo­ sessuali. A tutto ciò va premesso il cambiamento di scenario: dal momento che oggi il 70% dei cattolici è situato nel terzo mondo un Concilio non avrebbe senso convocarlo a Roma, ma nei territori dell'Africa o del Sud America. Queste idee sono molto interessanti e non disturba portarle a maturazione. l tempi saranno lunghi.  Ma non ha importanza. Senz'altro sarà un avvenimento da riservare ai successori di Wojtyla, stante il fatto che questo Pontefice e per l'educazione teologica, e per l'esperienza dell'est, e per il suo carattere autoritario è più portato alla decisione personale che non a sondaggi d’opinione. Egli ha deciso che il 2003 sia l'anno del Rosario. Aggiungiamoci umilmente anche un obiettivo: che la Madonna ci porti il miracolo di un Concilio Ecumenico Vaticano terzo.

Autore:
Albino Michelin
25.10.2002
 

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