martedì 28 aprile 2015

BENTORNATO MARCEL LEFEBVRE

Da non passare sotto silenzio il funerale clandestino celebrato martedì 13 agosto 2002 a Leno, graziosa località sulla strada Regina in riva al ·lago di Como, in casa del defunto Alfredo Mondelli scomparso a 51 anni dopo lunga malattia. Celebrante un sacerdote Lefebriano, il fu Ferdinando   Nanni, venticinquenne. Motivo: il parroco del luogo don Mauro Tranquillo non volle concedere la chiesa perché il deceduto apparteneva al movimento   tradizionalista   facente   capo   al vescovo francese. Questi avrebbe voluto la messa in latino con canto gregoriano, paramenti neri anziché violacei. Ma ciò, secondo il parroco, andava contro la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano Il ed attuata dal Papa Paolo VI. Proprio cose turche, con tutto rispetto verso gli amici d'lnstanbul. La figura e gli obiettivi del fondatore? Si tratta ovviamente di Marcel Lefebvre, personaggio discusso e discutibile, al centro di polemiche stampa TV alla fine degli anni 80. Deceduto il 25.3.1991 all'età di 86 anni a Martigny nel Vallese, era nato in Francia il 29.11.05. A 24 anni divenne prete, poi missionario in Africa per 40 anni. Un lungo periodo distribuito in diverse mansioni: 15 anni vescovo a Dakar nel Senegal, 11 anni delegato apostolico per tutta l'Africa francofona. Dopodiché entrò in Svizzera diventando cittadino elvetico di adozione. Nel 1969 fondò il primo seminario per sacerdoti a Friburgo e l'anno seguente lo battezzò con l'appellativo "Fraternità San Pio X” dal nome di quel Papa   che   nel    1906   con   l'Enciclica "Pascendi" restaurò l'integralismo cattolico condannando il modernismo e compilò un catechismo tutto pillole e precetti dogmatici, in circolazione fino a 30 anni orsono. Il Concilio Ecumenico si era chiuso ne 1965 e il Vescovo Marcel si schierò subito contro il Decreto sulla Libertà religiosa, contro la messa in lingua nazionale, contro quella celebrata dal prete a schiena rivolta verso il pubblico. La messa come sempre, da quando cioè riformata da Papa Pio V nel 1560 a conclusione del Concilio di Trento, doveva rimanere il sacrificio di Cristo sulla Croce (e non una cena, un banchetto), detta in latino, col canto gregoriano (sacrilegio l'invasione di chitarre nel luogo sacro), schiena girata verso il popolo. Obiettivo quindi di Lefebvre: conservare intatta la fede cattolica diffondendo la fraternità in tutti i continenti, salvare la cattolicità dal disorientamento generale.
Questo vescovo, senz'altro in buona fede e legittima convinzione, continuò imperterrito sulla sua strada. Nel 1976 consacrò i primi preti e venne sospeso dall'ufficio. Il 30.6.88 consacrò addirittura 4 vescovi e due giorni dopo gli arrivò la scomunica quale "capobanda' di uno scisma. Tosto e lineare l'inossidabile Marcel combatte   la sua battaglia sino alla morte, lasciando in eredità diversi seminari, religiosi, laici seguaci del suo verbo oggi diffuso e divulgato anche da una rivista periodica "Tradizione cattolica". l suoi messaggi e il suo vangelo hanno fatto il giro del mondo: non intende fondare una nuova chiesa, ma continuare quella di sempre in vigore per 19 secoli e affossata dal recente Concilio Ecumenico.
Accusa detto Concilio di aver abbandonato la nostra santa chiesa nelle mani di Lutero. Ha tradito il Vaticano l del 1870 e calpestato il "Sillabo di Pio IX" del 1864 che aveva condannato senza mezzi termini eresie sul tipo di quelle che difendevano la libertà religiosa, cioè delle religioni e dalle religioni. “Meglio obbedire a Dio che non agli uomini... Il Papa è vicario di Cristo, ma non è Gesù Cristo... La Chiesa non è il Corpo mistico del Papa …L’infallibilità del Papa non è infinita.  Non può prendersi delle libertà contro Cristo e contro la tradizione da lui voluta ..".
Osservazioni pesanti che potrebbero benissimo stare in bocca anche ai cattolici innovatori, di sponda opposta. Siccome questi alle gerarchie ecclesiastiche fanno più paura di quelli, ecco subito le autorità vaticane riprendere il discorso con i Lefebvriani, tentando di reintegrarli, sospinti anche dal fatto che Papa Wojtyla e per formazione e per carattere è maggiormente portato ad un cattolicesimo conservatore. Di qui si spiega come mai il Cardinale Castrillon domenica 24 maggio 2003 in Santa Maria Maggiore di Roma abbia celebrato una messa secondo il vecchio rito tridentino, in lingua latina, schiena rivolta al popolo con grande giubilo dei figli di Lefebvre. Inoltre, prima volta dopo il 1970 data della riforma liturgica, 250 preti francesi chiedono il ripristino ufficiale del vecchio rito. Il nuovo idillio era già emerso nel 2000, allorché papa Wojtyla   gettò loro ponti d'oro, commosso per un consistente pellegrinaggio giubileo romano... Certo nel loro movimento esiste all'interno anche una minoranza zoccolo duro chiamata "Sede vacantista", cioè non riconosce l'attuale. Considera vacante la sua sede, e la messa del 24 maggio una trappola per farsi assorbire dalla chiesa romana. Che ne pensa l'opinione pubblica informata? Alcuni o molti sono dell'opinione che la messa al bando di Lefebvre anni fa potrebbe essere valutata   anche   come mossa "politica" per tacitare l'ala riformista e dimostrarle che la chiesa "del" passato non appartiene "al' passato ma "al" futuro.
Però ci si può domandare che motivo c’era di sbatterli fuori della chiesa. La chiesa potrebbe e dovrebbe trovar posto anche per i lefebvriani. Qualcuno dirà che ora ci si gira tutto dall'altra parte. No, non è voltagabbana, ma una professione di tolleranza e di buona convivenza.
La chiesa cristiana dovrebbe essere una comunione di comunità. Non una uniformità che elimina le diversità. Anche l’apostolo Paolo si è trovato di fronte a comunità differenti per cultura, storia, sensibilità. Non le ha eliminate, ha trovato diverse soluzioni anche secondo l'etica della situazione pure permettendosi di apportare orientamenti e correttivi essenziali. Ma che disturba se un gruppo di cattolici
Vecchi o giovani vogliono la messa in latino, in friulano, in dialetto veneto?  Se Gesù ripetesse la sua ultima cena userebbe il linguaggio dei partecipanti o quello esoterico di culture archeologiche morte e sepolte? Penoso quindi l’incidente di quel funerale sfrattato dalla chiesa parrocchiale di Leno ai danni del povero Alfredo Mondellì, lungo la riva occidentale del lago dì Como. Una discriminazione che sa dì vendetta.                        

Autore:
Albino Michelin
12.09.2003

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