giovedì 23 aprile 2015

LA TRADIZIONE E LE TRADIZIONI DELLA CHIESA

Mi è giunta recentemente un’osservazione che qui di seguito trascrivo e che mi induce a fare   un’analisi di ciò che nella chiesa è tradizione costante quindi indiscutibile e ciò che invece appartiene a tradizioni, usi e costumi locali, mutevoli e provvisori.

“ Carissimo ...mi interessano i tuoi articoli che esprimono una gran dose di coraggio, chiarezza e sono di encomiabile realtà.  Queste sono le ragioni per cui mi sento in obbligo di porgerti i miei più sinceri rispetti. Mi rendo purtroppo conto che queste tue virtu’ spariscono se entri nel problema del celibato. ll tuo senso della realtà svanisce, lasciando largo spazio a rivoluzionari sogni di un'evoluzione che nulla hanno a che vedere con la Chiesa Cattolica. Il Sacerdozio è basato su due aspetti: scelto come Vocazione o come professione. Nel primo caso il problema in merito non esiste affatto perché il celibato sussiste da centinaia d'anni ed è uno dei punti fondamentali del cattolicesimo. Se il prete lo è per professione, la Chiesa è da riconoscere come suo datore di lavoro. Come tale, da buon stipendiato, o ne osserva il suo dettame o se ne va. Punto e basta. Se il prete si sfila la tonaca, si forma una famiglia e fa del bene al prossimo, nulla da eccepire, anzi, tale sua decisione con alternativa famigliare sarebbe ben accetta dalla maggioranza dei fedeli. Rimanere sacerdote e mettere su famiglia, non sarebbe affatto comodo come tu sostieni, ma bensì irreale dal punto di vista degli oneri. Sarebbe a dire, degradare il padre di famiglia che dovrebbe essere con insistenza a disposizione delle esigenze sentimentali, materiali e educative del suo nucleo. Si verrebbe ad insinuare che il sacerdozio si potrebbe professare sottogamba; non sarebbe vero che il prete è votato al sacrificio, per dover essere giorno e notte a disposizione di Dio e della sua terrena comunità. Riepilogando il sopra accennato, la combinazione prete + famiglia è realizzabile unicamente se la gran parte del sacrificio viene affibbiato alla sua anelata famiglia.  Non metto in discussione che tali oneri vengano bene o male amministrati da rappresentanti di altre religioni. Non escludo affatto la validità di tali fedi, ma non vedo che sussista un paragone con i dogmi della Chiesa Cattolica che il prete di sua volontà ha scelto. Sono d’accordissimo che il celibato sia una delle tante invenzioni della Chiesa; mi chiedo perché tutto quello che è stato creato nel periodo dopo Cristo ci è sempre stato martellato in corpo dai preti che ora recriminano solo il celibato. Non voglio approfittare di queste mie righe per entrare più a fondo nei vari Misteri insegnatici e come tali non spiegabili. lo ho cercato a lungo senza esito in quale circostanza, prima il Cristo e poi gli apostoli abbiano espresso la necessità della Confessione. Se anche in questo caso dovesse trattarsi di una cosiddetta invenzione, dimentichiamo tutto, anche il celibato.”

Fino a qui il firmatario E.S. Fra i diversi problemi sollevati vale la pena prenderne in considerazione soltanto uno. Cioè le "Invenzioni della Chiesa". D'accordo che il celibato dei preti è una di queste e che anche la confessione, considerati certi passaggi storici, potrebbe esserlo. Allora se fosse così, conclude il nostro mandiamo a monte baracca e burattini. Non si dovrebbe mettere tutto nello stesso calderone, d’obbligo è fare delle debite distinzioni. E sarebbero tre:
1) Esistono delle tradizioni nella chiesa essenzialmente legate a Gesù e al suo Vangelo. Quindi queste sì indistruttibili, irriformabili. Ad esempio l'amore vero il prossimo. In questo senso sono sorti lungo i secoli gruppi, movimenti, confraternite, istituzioni, ospedali, ostelli, ordini religiosi, missioni, destinate all'aiuto dell’'anello più debole della società. Questa non è un'invenzione della chiesa, ma un comando di Gesù dato ai suoi, fondamento costitutivo e di legittimazione della chiesa stessa da lui   fondata e perciò duratura nel tempo: Il DNA del cristianesimo.
2) Esistono poi altre tradizioni nella chiesa anche attuale, che si collocano al di là ·o ai di fuori del Vangelo. Nate quindi nel tempo e con il tempo potrebbero dalla chiesa essere cambiate, appunto   perché oggi fuori tempo. Elenco provvisorio: la tradizione del celibato obbligatorio del clero, della confessione privata nella forma attuale e auricolare, del papato stile monarchico, del divieto alla donna prete. ecc. Su tutto ciò Gesù e il Vangelo non si pronunciarono, per cui rimane alla chiesa anche di oggi uno spazio di interpretazione e di modifica. Ad esempio che la chiesa abbia „inventato“, cioè abbia ritenuto utile da certo periodo (1200) il celibato obbligatorio dei preti (per rimanere all’esempio del nostro interlocutore) può essere comprensibile. Che oggi per diversi motivi non lo si consideri più obbligatorio può stare altrettanto bene. Qui non c’è da guastarsi troppo l'anima, né perdere la fede.
3) Esistono poi altre tradizioni tutt'ora o fino a poco tempo fa diffuse e praticate nella chiesa che potrebbero essere considerate contro il Vangelo. E qui vedasi tutto il pacchetto dei mea-culpa papali di recente data. Ad esempio: la caccia agli Ebrei persistente per due mila anni dalle origini fino al 1962 Insieme ad altre, che sarebbe lungo citare. Questa fu ·una tradizione costante ritenuta sempre da tutti e dovunque. Ma è contro il Vangelo. Se ne accorse Papa Giovanni XXIII che in quell'anno tolse dal messale una preghiera indirizzata ai 'perfidi' giudei. La tradizione di questa 'perfidia' purtroppo fu una componente di base dell'antisemitismo storico sino allo sterminio da parte dei nazisti.

Spesso ci capita di' entrare in discussione animose soprattutto fra cattolici di stampo fondamentalista che sostengono e difendono a spada tratta la chiesa nelle sue tradizioni. Certo che la chiesa va ringraziata per suo influsso positivo nella civiltà occidentale. Per quanto concerne il primo punto dei tre analizzati, senz’altro. Per quanto riguarda invece quest’ultimo, il terzo, un po' di umiltà, di modestia e di rispetto della storia non guasta. In effetti dobbiamo dare atto che certo fondamentalismo cattolico, dopo aver per secoli praticato conversioni coatte, torture, distruzioni di culture, come quella messicana, si è oggi ‘civilizzato' cioè ritornato al suo vangelo grazie alla secolarizzazione, al definitivo tramonto del Potere temporale, all'affermarsi dello Stato laico, della famiglia laica, della morale laica. Come a dire, che non tutto il male viene per nuocere, e tutto alla fine può cooperare al bene. Il nostro E. S. non ne ha colpa se 50 anni fa gli è stata ammannita una dottrina così rigida e monoculturale. Si tratta anche di farsi una propria cultura o di esigere dai preposti di chiesa un insegnamento più oggettivo, rispettoso della realtà, meno autoreferenziale. Persino S.  Paolo diceva 2000 anni orsono: 'Rendete ragione della vostra fede'. Cioè l'obbedienza al dogma è importante, ma la discussione sullo stesso per una sua evoluzione interpretativa lo è altrettanto. Solo così si possono cambiare o tralasciare tradizioni superate che altro non sono che 'invenzioni' cioè opportunità della chiesa di un determinato periodo storico. Citarle tutte non basta un’enciclopedia: esempio, l’obbligo dell’astinenza delle carni al venerdì, essere digiuni dalla mezzanotte per fare la comunione, non toccare l’ostia con le mani pena il sacrilegio, battezzare un bambino nelle prime ore o nei primi giorni dalla nascita pena il limbo in caso di morte, la proibizione della neomamma di entrare in chiesa se non premetteva la rituale benedizione e purificazione, e infinite altre tradizioni. Tralasciare o recidere eventualmente i rami secchi per una vegetazione più fresca, per una nuova primavera della chiesa talvolta si impone. E qui anche bisognerebbe interpellare e fidarsi di più del buon senso o dello Spirito di Dio attivo in ogni credente, in ogni onesto intelletto. Controproducente imporre silenzio e chiusure mentali ermetiche perché le pecorelle non si scandalizzino e non escano dall’ovile. Tanto oggi con il mondo che corre se non escono dalla porta se ne vanno dalla finestra.

Autore:
Albino Michelin
19.09.2002       

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