giovedì 23 aprile 2015

FRA GLI ITALIANI RITORNA DI MODA IL CATTOLICO

Oggi in Italia nell'ambiente politico, amministrativo, imprenditoriale è diventato o ritornato di moda “il cattolico”. Specialmente chi intende raccogliere voti, consensi, appoggi non deve dimenticare un occhio di riguardo verso la chiesa ed il clero. Anche il varo di qualche legge di tanto in tanto a favore di questi è sempre un gioco che vale la candela, anche se i pesi sulla groppa dovessero portarseli poi i soliti ultimi della scala sociale. La stesso Lega, che pivella in materia non è, ha bene imparato a dare un colpo al cerchio ed un altro alla botte. Oggi ti molla uno schiaffo ai vescovi che predicano essere lo straniero un fratello a tutti gli effetti, domani ripaga lo sgarbo proponendo, anzi rispolve­ rando la legge fascista sull'obbligo di esporre il crocefisso nei luoghi pubblici. Ritornare all'ombra del campanile per tanti potrebbe garantire qualche manciata di voti in più. E' cosi che il cattolico fa moda e cassa.
Probabilmente a molti sarà sfuggito un recente provvedimento della Regione Lazio. Da quanto si sappia nessuno ha rilevato l'anormalità di un fatto apparentemente normale e scontato. Passi per i lettori e per i telespettatori pronti a bere tutto ciò che loro viene propinato, ma nemmeno il fior fiore dei nostri giornalisti che dovrebbero essere attenti e critici ha trovato un motivo di contestare o semplicemente di interrogarsi. Quando in Italia nel 2001 è subentrato alle sinistre un Governo di centrodestra, detto pure berlusconismo, non gli sono mancati gli incoraggiamenti e i complimenti da parte della gerarchia cattolica per i valori programmati nei confronti della famiglia, della scuola dello sviluppo, del lavoro, dei "soldi per tutti". Un saldo al debito, un gesto di gratitudine alla benedizione beneaugurante arriva dalla Regione Lazio: deroga alla legge che concede d’ora in poi anche ai preti la professione di guide turistiche. E non certo in base alla loro preparazione ad hoc, ma solo per il fatto di essere preti. Fino ad oggi questo ruolo richiedeva due lingue, conoscenza della storia, dell’arte, sostenere un concorso per un patentino da rinnovarsi ogni anno.
D'ora in poi preti, pastori, rabbini, imman potranno spiegare ai fedeli e agli infedeli tutto ciò che si deve sapere sulle chiese, monumenti, fori imperiali, Colosseo e Circo Massimo, musei, resti archeologici, beni del culto del loro territorio, storia e caratteristiche della Pietà di Michelangelo. D'ora in poi ogni curato di campagna, che magari di tutte 'ste cose potrebbe essere totalmente a digiuno, accompagnerà i turisti in torpedone a spiegare la città quale patentato cicerone.
Solo a Roma le guide diplomate arrivano fino a 200 persone. D'ora in poi costoro, padri di famiglia, gente in difficoltà, potrebbero vedersi contendere il posto e il boccone e, per merito di questa liberatoria del Governo Regionale, trovarsi disoccupati sulla strada, rimpiazzati da ecclesiastici. Il dubbio, per nulla evangelico, che di fronte ai politici (in Italia) i preti fanno storia a se, e tutto possono.
Fuori discussione che ogni operaio è degno della sua mercede, e quindi anche un religioso ed una religiosa. Non però di un doppio stipendio. Con questa crisi di clero, preti, frati e suore hanno già spazi enormi entro cui lavorare, praterie immense da coltivare. Certo i politici, è loro mestiere fare privilegi, rendere omaggi, profondersi in ossequi perché sono giochi che a loro tempo porteranno i frutti sperati. Ma c’è da augurarsi che i rivestiti di potere evitino di lanciare queste esche in direzione del clero e quest'ultimo, ci auguriamo, onestamente rifiuti rinviando al mittente il pacchetto della grazia ricevuta. A riguardo dei privilegi si era già sentita altra nota stonata allorché si ventilava dal Governo la legge di sottoporre gli immigrati alle impronte digitali, eccezion fatta per i ministri di culto. Per la cronaca alcuni rabbini e imman si sarebbero ribellati a questa discriminazione. Una bella lezione, un bell'esempio per qualche ecclesiastico che nella regione Lazio volesse assumersi il ruolo di operatore turistico.
Non si vorrebbe qui scomodare la storia antica. Che la Chiesa cattolica dopo Costantino (313) abbia accettato da questi l'eredità dell'impero romano, con relativa amministrazione, regime politico, fondi, onorificenze, titoli di privilegio potrebbe anche essere valutato come un atto di carità, un gesto di solidarietà allo scopo di non lasciare allo sbando i sessanta milioni di abitanti di quell'impero. Forse lo stesso giudizio si potrebbe dare all'epoca del feudalesimo quando signorotti e baroni tutto affidavano in gestione e donavano agli uomini di chiesa, campi, proprietà, castelli. Ruolo sostitutivo, forse al tempo necessario, onde evitare deperimento e depauperamento.
Ma oggi le cose sono cambiate, gli ambiti chiesa-stato sono autonomi, i diritti degli ultimi devono essere presi nella giusta considerazione. Collaborazione fra le due realtà, ma non strumentalizzazione, né intese sotto banco. Sì oggi in Italia è ritornato di moda non il credente, ma il '”cattolico". A molti porta fortuna. Ma non va dimenticato che ogni regalo diventa un debito per il destinatario. E soprattutto aumenta l'anticlericalismo nei confronti degli uomini di chiesa, perché avvantaggia alcuni e pochi, danneggia molti, la maggioranza, il popolo dei poveri. Esiste sempre e dovunque il pericolo che i privilegi diventino discriminazioni.

Autore:
Albino Michelin
10.10.2002

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