martedì 21 aprile 2015

PAPA GIOVANNI TRA FICTION TELEVISIVE ED ESAMI DI MATURITÀ

Siamo troppo convinti nel mondo cattolico che la fede venga dall'auditel e quantificata dal numero degli ascoltatori e spettatori che in Tv seguono le fiction religiose; vedi i films su Padre Pio e recentemente su Papa Giovanni XXIII. Invero le trasmissioni attorno al primo stanno diventando una vera fiera con libagioni di miracoli e prodigi che nulla hanno da spartire con il divino. Nel trabocchetto ci cascano dentro in tanti, preti, frati, suore, gerarchie, anime pie, divi del cinema e dello spettacolo, insomma tutta l’italianità mediatica e adesso che il baraccone attorno al santo di Petralcina (il povero Padre Pio non n e ha colpa!) continua a dare i numeri su tutte le piazze della penisola inarrestabile sarà il propagarsi della pornografia dell'anima. Senza mezzi termini, espressione appropriata se con essa intendiamo “il sacro ridotto a mercificazione".  Anche  S. Paolo ha fatto un'esperienza del genere quando si è deciso di predicare nella piazza di Atene e gli uditori gli risposero di andarsene altrove, e che su questi argomenti lo avrebbero sentito in altra occasione. Cioè i messaggi seri hanno bisogno di luoghi comunicativi appropriati e di atteggiamenti spirituali che arrivino alle radici dell'anima, e non si fermino soltanto alla superficie. La fiction è colorato ·spettacolo senza aggancio alla realtà: mito che spesso non ha nulla a che vedere con la storia. Certo la fiction può aiutare la memoria del passato, ma la sua complessità richiede rigore e serietà. La Tv semplifica gli aspetti profondi accorcia gli spessori spirituali, trasforma le contrapposizioni in complotti e le divergenze teologiche in pettegolezzi. Anche quella su Papa Giovanni traduce in immagini processi complessi e dinamiche sofisticate.   Passata sugli schermi per due serate nel mese di maggio 2012 si proietta al mondo un mito giovanneo senza entrare nella spiegazione delle cause, nelle strumentalizzazioni politiche, nelle colpe collettive. Si diffonde la figura di un Papa in lotta solitaria con il vecchiume della curia vaticana, in rottura con l'allora carabiniere della fede Cardinale Tardini.  Le fiction sui Santi in Tv sono state finora tali da indurci ad un'autocensura e ad un cambiamento di canale verso altre trasmissioni. Perché diventano sottilmente i killer silenziosi dell'anima e della fede.  Un merito comunque, a guardare il rovescio della medaglia, queste serate su Giovanni 23 l'hanno avuto. Vengono a riconoscere come messaggi religiosi, persone di Dio, testimonianze della comunità cristiana siano capaci di lasciare la loro impronta nel nostro distratto cammino quotidiano. Prova ne è la proposta uscita dal Ministero della Pubblica Istruzione e offerta ai giovani per la maturità. Tema storico a scelta la cui traccia suona così: "Con Papa Giovanni 23 la chiesa si lascia alle spalle le fasi più aspre della contrapposizione alla modernità quali ad esempio i pronunciamenti del +Sillabo+ e le scomuniche contro il modernismo. Si avvia al tempo stesso al dialogo con i lontani, i separati, l'apertura al mondo. Illustra questa importante fase della storia della chiesa e il suo ruolo nel nostro contesto nazionale ed internazionale“. Ed è subito polemica.  La Conferenza dei Vescovi italiani chiede al Ministero di fare ammenda e il mea culpa perché vi ravvisa una malintenzione, quella della contrapposizione   fra   Giovanni   23 (1881-1968) "Papa buono, del dialogo, delle porte aperte" e i suo predecessore Pio IX (1792- 1878): Papa fatto passare come becero oscurantista, delle barricate contro la scienza, il progresso e le altre religioni. Così in effetti tale Papa si manifesterebbe nel Sillabo (1864), compendio di tutti gli errori del tempo e relative scomuniche. Dunque un'ala della cattolicità italiana non ammette contrapposizione fra i due pontefici, perché parte dall’idea che nella chiesa vi sia sempre stata e sempre vi dovrà essere continuità. Il tentativo di beatificare i due papi in questione il 3.9.del 2000 da parte di Wojtyla risponde a questa esigenza, di fare o imporre un collage fra i due. Operazione di ricucire che non tacita le perplessità. Indubbiamente lo studio storico delle due personalità ci dice che entrambi erano tipi conservatori. Con una piccola (o enorme diversità) che Pio IX andava avanti guardando al passato e lo voleva gelosamente custodire, Giovanni 23 invece andava avanti guardando al futuro, aprendo ad esso la chiesa. Entrambi erano figli del loro passato, il primo per ripeterlo, il secondo per superarlo. L’affermazione che Papa Roncalli fosse conservatore può stonare a qualche progressista. Ma è così. In effetti negli anni 1950-59 dell’allora Patriarca di Venezia erano note le dure opposizioni contro i socialcomunisti di Porto Marghera. Appena diventato Papa nel 59 difese l’obbligo della lingua latina nella messa, e nel 60 convocò il sinodo romano in cui si imponeva ai preti l'uso della talare e del cappello tutto tondo, il divieto di entrare nei bar e specialmente di accesso agli stadi. Così succedeva che anche i preti malati del pallone la domenica pomeriggio salivano su a Monte Mario e con un binocolo assistevano alle partite di calcio che si effettuavano sotto, nello stadio Olimpio ai Fori imperiali, con i giocatori dalla dimensione di birilli e di spiritelli che si agitavano, senza vederci un fantasma di pallone. Accontentarsi di quello, se no si arrischiava la sospensione dall'ufficio sacerdotale. Papa Giovanni era anche questo. Però aveva avuto la fortuna di studiare un secondo libro, quello della vita, e non solo quello del Seminario, a contatto con persone di diversa estrazione, cultura, religione. Dalla Francia ai Paesi dell'Est apprese che dovunque si deve cercare ciò che unisce e non ciò che divide. E perciò nel 1962 ha convocato il Concilio Vaticano Il, cioè universale, in riferimento al Concilio Vaticano l di Pio IX (1868). Fra i due Papi e i due Concili non si parli di continuità, ma piuttosto di una discontinuità o novità abissale. Si tratta di rivoluzione copernichiana. Tolomeo da secoli aveva sostenuto che il sole girava attorno alla terra, Copernico invece venne a dirci che è la terra a girare attorno al sole. Cosi è stato della Chiesa: prima essa si considerava autoreferenziale (centro di tutto o ecclesiocentrismo), società perfetta, dogmatica, fonte di magistero, infallibile, in posizione di sfida alla scienza e ai movimenti emergenti. Con Giovanni 23 abbiamo il rovesciamento della piramide, Cristocentrismo, chiesa popolo di Dio, pure discepola, discente, in atteggiamento di ascolto a tutti gli uomini di buona volontà. Se di continuità si vuole parlare, anzi si deve, non è della Chiesa, ma dello Spirito di Dio che la invita a imboccare tutt'altra strada: quella della testimonianza umile non quella dell'impero sulle nazioni e sulle coscienze. Diamoci il giusto spazio a Dio e al suo Spirito: quelli permangono fedeli a se stessi nel tempo. Ma la chiesa nelle strutture e nei metodi dovrebbe sempre adeguarsi ai tempi. Indubbiamente un’intuizione profonda di Papa Roncalli fu quella di apprendere anche dalla coscienza civile laica i semi del Verbo di Dio. Il sostenere che la Chiesa è sempre all’avanguardia, arriva prima nella soluzione di tutti i problemi è apologetica bolsa. La Chiesa spesso è arrivata per ultima in tanti aspetti, prendendo l’esempio dalla maturità della coscienza civile. Vedi guerre di religioni, conversioni coatte, roghi. Dunque anche la storia e la costituzione laica hanno contribuito a convertire la chiesa. Giovanni 23° l’ha ben recepito e 17 anni dopo che I’ONU (1948) aveva emesso la seguente dichiarazione "ogni uomo ha diritto alla libertà di coscienza e di religione" il Concilio Vaticano Il nella Costituzione "Dignità Umana" (1965) inserisce lo stesso principio. Queste alcune considerazioni tratte dalla fiction televisiva su Giovanni 23° che esigono una conclusione. Da quel tempo ad oggi si è ritornati lentamente all'ecclesiocentrismo: la chiesa al centro di tutto. Anche la crescita esponenziale di santi e beati promossa da Wojtyla tende a dimostrare la visibilità, la forza, il nuovo "potere della Chiesa. Questo Papa gira il mondo, parla con tutti i popoli, a tutti i popoli. Fatto positivo. Si è bloccato però il movimento contrario: quello giovanneo, che i popoli, le religioni, le confessioni, il mondo parlino alla chiesa. Portare la parola è bello, giusto e doveroso farsela dire e ascoltarla è altrettanto opportuno. Ed è per questo che anche in continuazione molti vescovi e cardinali di tutto il mondo fanno ulteriore pressione per la convocazione di un terzo Concilio Ecumenico universale. L'eccessivo centralismo curiale potrebbe mortificare tanti carismi e doni dello spirito, che possono esplicitarsi solo in un dialogo collegiale. Ci auguriamo che la figura di Giovanni 23 non vada a finire tutta nella fiction televisiva ma diventi presa di coscienza per uscire dallo stallo attuale e costruire un futuro secondo il suo spirito.

Autore:
Albino Michelin
27.06.2002 

Nessun commento:

Posta un commento