domenica 5 aprile 2015

LA LEGGE SULL'ABORTO NON OBBLIGA NESSUNA DONNA AD ABORTIRE

In Italia dal punto di vista legale ogni donna ha il diritto ad abortire anche se dal punto di vista morale tale decisione viene considerata inaccettabile. L'affermazione si ricollega ad un episodio capitato alla signora Valentina Magnanti la quale per una malformazione del feto aveva chiesto l'aborto. In due cliniche romane ciò le venne rifiutato in quanto i medici si dichiararono obbiettori di coscienza, e così la signora fu costretta dopo inutili gira e rigira ad abortire nel bagno di un ospedale senza nessuna assistenza. Il caso successo nel 2010 è riapparso alla ribalta recentemente perché il tribunale a cui l'interessata aveva fatto ricorso non ha ancora emesso la sentenza. AI di là della conclusione della vicenda sorge una domanda sull'obbiezione di coscienza a riguardo della legge italiana sulla legalizzazione dell'aborto entrata in vigore il 22.5 .1978. Va subito detto che tale legge non è così lassista, come da qualche parte ad arte si vuole divulgare. ln effetti l'art.1 riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana fin dalla nascita. E l'art.2 consiglia la formazione di consultori per superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza. Ovvio poi che la legge non obbliga le donne ad abortire, una cattolica praticante non ne ha bisogno in quanto vi ha rinunciato a priori decisa a portare a termine la sua gravidanza costi quello che costi. Però non risponde al vero che tutti i laici siano favorevoli all'aborto. Per la maggioranza è una scelta limite che non va presa alla leggera nemmeno nei casi di stupro. E' drammatica e traumatica per tutti indipendentemente dal credo religioso etico. Non è un'operazione banale e priva di conseguenze sull'animo di chi lo effettua. Nemmeno si puo' dire che questa legge apra le porte ad una sarabanda abortista sfrenata. ln effetti da quando essa è entrata in circolazione gli aborti sono diminuiti del 55%, di cui il 5 nell'ultimo anno. Anche perché con la detabuizzazione dell'educazione sessuale si consiglia la ragazza facilona a prevenire la gravidanza con il preservativo anziché intervenire a cose fatte. Duole dirlo ma è sempre preferibile un male minore. Da non dimenticare che si pone pure un limite: entro 90 giorni dal concepimento. Indubbiamente la chiesa fa bene ad inculcare una mentalità di rispetto verso la vita incipiente, anche se Papa Francesco non lo considera il valore prioritario e assoluto da ribadire ad ogni piè sospinto, anche se alcune associazioni cattoliche assediano certe cliniche con la bibbia in mano e opuscoli pro vita da distribuire nelle corsie delle donne incinte. Si potrebbe andare cauti ad affermare che ogni aborto e la pillola del giorno dopo sia uccisione di una persona. Per corretta informazione va detto che anche S. Tommaso d'Aquino, frate domenicano, dottore della chiesa, sulla cui dottrina si ispira l'attuale morale cattolica, nel 1270 a proposito di omicidio sostenne l'animazione ritardata. Cioé che lo zigote diventa persona razionale in un periodo successivo alla fecondazione, e i suoi interpreti lo ritengono di 40 giorni circa. Per lui quindi prima di tale scadenza il feto non ha un'anima razionale, non è persona, ancorché ad essa vada orientandosi. Per cui alla sua separazione dall'utero non si potrebbe parlare di paradiso, purgatorio, inferno, limbo. A parte il fatto che quest' ultima collocazione venne dal precedente Papa Ratzinger depennata. S. Tommaso non era certo un abortista, ma secondo lui, per fare un esempio banale, il seme di frumento sotto terra in novembre non è la spiga del raccolto estivo. Diversamente si potrebbe affermare che ogni spreco di spermatozoi è virtualmente un aborto. E così questa terra altro non sarebbe che un immenso plurimillenario cimitero di persone innocenti eliminate da barbari criminali.
E qui ci ricolleghiamo con l’episodio della signora Valentina. I medici si sono rifiutati di effettuare l’aborto perché obbiettori di coscienza. Se stiamo alle statistiche in Italia nella maggioranza delle regioni questi sono 85%, nel Lazio il 95%. In 30 anni sono aumentati del 17 %. Molte farmacie spediscono altrove le  richiedenti la pillola abortiva. Certo ognuno di noi ha il diritto-dovere di fare l’obbiezione quando in coscienza non si sente di collaborare ad un’azione immorale. Ma per coerenza pure in coscienza questi medici e farmacisti dovrebbero cambiare mestiere anche perché i casi di ipocrisia all’italiana sono infiniti. Dietro il paravento della coscienza si nascondono spesso interessi di carriera, fanatismo ideologico e fintamente religioso. E’ molti come medici nella struttura pubblica operano ogni tipo di aborto nella prassi privata. Recentemente il Consiglio di Europa è intervenuto per affermare che l’obbiezione di coscienza non può impedir la corretta applicazione della norma. Il tutto per evitare anche casi di discriminazione sociale: le donne benestanti se ne vanno ad abortire all’estero, quelle meno abbienti ritornano dalle mammane di 50 anni fa. L’amore per la vita però deve ampliarsi a tutti gli aspetti della morale, ad esempio contro la costruzione degli F35, aerei di guerra e di morte di innumerevoli innocenti. A noi costano la bella cifra di 17 miliardi. Qui una legittima obbiezione di coscienza: il rifiuto di pagare le tasse ad impiego bellico e la devoluzione del risparmio ai pensionati, disoccupati, classi sociali disagiate. Ma di questo non si parla. Qui pure la chiesa italiana nicchia, ad eccezione di alcuni preti solitari, come don A. Bizzotto di Padova con il suo movimento” Beati costruttori di pace”. Ma una rondine da sola non puo’ fare primavera.

Autore:
Albino Michelin
Anno 2014

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