sabato 2 maggio 2015

DIVORZIO, SEPARARSI SENZA DISTRUGGERSI

Meglio il matrimonio senza amore o l'amore senza matrimonio? E' una provocazione che vale la pena affrontare. Certo più rispondente alla natura   umana il secondo asserto, più esigito dalle istituzioni sociali e religiose il primo, ovviamente in considerazione dei figli. Però quello che in superfice pare tanto ovvio, cioè l'unità e la continuità del matrimonio per amore dei figli, ad un'accurata indagine tanto ovvio potrebbe anche non risultare. Se in genere il bene dei figli esige la convivenza dei coniugi dall'altra parte si costata spesso essere la separazione il male minore e proprio in considerazione dei figli stessi.
Va fatta anche una premessa: oggi non si può più parlare di famiglia, ma di famiglie. E per quanto oltre mezzo secolo fa il romanziere francese Gide gridasse „Famiglia ti odio", non è cessato però il bisogno di far famiglia. Non più magari in un'unica forma del passato, quella tradizionale, ma nelle sue molteplici espressioni: coppie di fatto, monoparentali, ricostituite, conviventi prima o fuori del matrimonio, soli, risposati, combinati, accoppiati, omosessuali, ecc. Sì, oggi abbiamo famiglie, non più la famiglia. E da più parti si solleva l'esigenza che la società riconosca e istituzionalizzi queste diverse forme. Non si entra nel discorso della moralità o meno della scelta dal punto di vista cattolico. Va limitata la riflessione all'indirizzo dei figli. Se è vero che il divorzio rappresenta la fine del matrimonio, non deve comportare con ciò stesso anche la fine di una famiglia. Quando un vincolo è solo fonte di sofferenza il divorzio può essere un rimedio onde permettere agli sposi e soprattutto ai figli di uscire da situazioni di litigiosità continua e di sterilità affettiva, entrambi dannosi per l'equilibrio di adulti e specie di bambini, spesso causa di malattie organiche e psichiche, di fantasie di morte, d'insuccessi scolastici e professionali. Per cui esistono situazioni specifiche nelle quali per amore dei bambini conviene separarsi. Questa non è farina del sacco di qualche singolo né istigazione a delinquere, ma consigli che provengono dai vari Centri "Coppia e Famiglia" e dai Consultori matrimoniali. Constatata la morte della famiglia coniugale va conservata o costruita la famiglia genitoriale. Una dilucidazione in materia ci viene dal "Nuovo Diritto di Divorzio" entrato in vigore in Svizzera dal primo gennaio 2000 e in elaborazione futura in altri stati d’Europa. In esso la novità più importante viene rappresentata dalla possibilità concessa ai due coniugi di presentare una domanda comune di divorzio. Con ciò viene abolita la prassi di indicare "chi" ha intentato la causa "contro chi". Sparisce così per fortuna lo spirito antagonista e malevolo che caratterizza tutte le cause di divorzio del passato.
La prossima conquista potrebbe anche abbreviare i 4 anni di separazione preliminare obbligatoria, per evitare così che un coniuge utilizzi di questo periodo per vendicarsi di un torto subito, oppure come arma di ricatto per ottenere maggiori vantaggi dall'altro. E' una nuova pedagogia improntata a far sì che i due si separino da buoni amici, senza il dente avvelenato, evitando così che un mondo di rancore si riversi sui figli. E proprio a protezione di questi ultimi il codice introduce due novità. 1) La possibilità per i genitori di continuare ad esercitare insieme l'autorità parentale anche dopo la rottura dell’unione. 2) L'obbligatorietà dell'ascolto durante la procedura di divorzio per chiarire i bisogni e gli interessi dei figli, nonché sulle relazioni genitori-figli.In effetti se per due sposati il divorzio può costituire la soluzione del problema, per i bambini invece può esserne l'inizio.  Quest'ultima novità si rifà alla Convenzione Onu del 20.11.1989. Ascoltando i bambini si sentono uscire dalla loro bocca espressioni di profonda sofferenza. Jonny di 8 anni: “Non voglio più sentir litigare, non voglio più sentire il papà parlare male della mamma, non voglio più sentire la mamma parlare male del papà ...". Tutto ciò equivale per lui ad affermare: "Voglio sentirmi libero di voler bene ad entrambi i miei genitori". Marco 12 anni:"il divorzio è una cosa bella per i genitori, così finiscono di sgridarsi. Brutta per noi figli perché ci separa dai genitori”. Marco è molto ansioso perché quando esce da scuola ha sempre paura di sbagliare casa, di far litigare i genitori, e di sentirsi in colpa. Franca 9 anni: "quando ritorno in casa urlo forte: “sono qua!” Ma spesso i genitori non mi rispondono e io ho tanta   paura che siano   partiti entrambi lasciandomi sola ...". Suppliche di bambini e di figli che dimostrano ancora una volta come il divorzio è una storia d'amore che finisce, ma dovrebbe lasciare il posto ad una storia di veri genitori che nasce. Genitori che si contendono il figlio arrischiano di esporlo al fallimento. Cioè o all'involuzione (chiusura in se stesso, depressione, arresto dei processi intellettivi e affettivi, abulia, anoressia ecc.) o all'aggressività (trasgressioni, microcriminalità, identificazione con branchi d'amicizie facili e sospette). Paola diciottenne, figlia di divorziata, racconta quasi rinata la gioia che prova allorché nella festa di Natale o in altre circostanze lei con il fratello più piccolo, con i genitori, sia pure con i loro rispettivi partner, si possono incontrare per pranzo, senza sentire papà e mamma sollevare antichi rimproveri. Anche questo fatto è a conferma di quanto sopra: che il divorzio dei coniugi non deve essere la fine della famiglia. E può non esserlo. A questo i figli dei separati sono molto sensibili. Mauro, un maschietto di 10 anni, in occasione della prima comunione, domandò ai genitori divorziati perché non avessero ricevuto anche loro il pane della messa. Al che ovviamente risposero che loro non possono perché proibito dalla chiesa. Il ragazzino ci rimase male, perché non pensava che Gesù potesse dividere ulteriormente la sua famiglia. Conseguenza lecita portare alle gerarchie ecclesiastiche queste esigenze. Seppure anche nell’Enciclica "Ecclesia ed Eucaristia" del 17.4.03 hanno rispolverato e rinnovato il divieto: “Credete voi che il divorzio sia proprio una sagra per i due che si separano?" Deve essere invece una sofferenza incolmabile, soprattutto morale. Aver dovuto dividere la casa, i mobili, i quadri, i libri, i soldi e non solo i figli, sono pezzi di cuore che se ne vanno, perché tutte cose desiderate insieme, comperate insieme, sono simbolo dei primi amori di coppia. E' un'esperienza simile al lutto, difficile da elaborare e da superare. Consultori matrimoniali, Centri familiari, psicologi si piegano pieni di comprensione verso queste persone. Solo la chiesa cattolica le mette al margine, solo la loro categoria (chi uccide per mafia, chi dichiara e fa le guerre, ecc. trova facili perdoni e condoni) e per tutta la vita. E con loro puniti anche i figli che si chiedono perché papà e mamma non possono ritrovare almeno nella fede e nell’eucaristia una comunità familiare . Questa viene sentita come una sanzione distruggi-famiglie . Mentre da un lato vanno rispettate le leggi della chiesa, dall'altra  sia consentito di chiedere se questa Sia una forma di misericordia o di vendetta. E  chi ha labbra per pregare preghi senza mai stancarsi affinché questi "lebbrosi” vengano a pieno diritto reintegrati nella comunità ecclesiale.

Autore:
Albino Michelin
09.05.2003

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