domenica 12 novembre 2023

DIO É UNA DOMANDA O UNA RISPOSTA

 É titolo di un libro di David Maria Turoldo, uno dei più rappresentativi del cattolicesimo della seconda metà del 900. Ciò gli valse l’appellativo di coscienza inquieta nella chiesa. Di fatto il suo libro porta il titolo che la” fede è una continua ricerca.” Figura profetica nell’ambito ecclesiale, con buona produzione letteraria, narrativa, film, teatro, epistolario, saggista, raccolte di poesie. È qui si può sviluppare quanto nella tradizione cristiana era stato più volte immaginato. Ne ha scritto a lungo M. Fox nel suo libro,” in principio era la gioia” dove elenca le varie forme di spiritualità lungo i secoli. Anzitutto vanno subito sgomberati alcuni equivoci a riguardo la bibbia, sorgente della nostra spiritualità. La lettura fatta da diversi atei nonché da fervorosi credenti si fonda sulla illusione che la bibbia sia stata scritta ieri da persone che hanno la nostra stessa cultura e sensibilità. Ma questo è figlio di una pericolosa ignoranza da cui deriva ogni manipolazione teologica a proprio uso e consumo. La bibbia non è stata scritta qualche anno fa e nemmeno ieri. E una collezione stilata lungo i secoli di riflessioni teologiche. E qui secoli sono davvero molto distanti dai nostri. Aveva prospettive culturali, scientifiche, mediche, geografiche radicalmente diverse dalle nostre. Nel lasso di tempo che ci separa dalla stesura dalla bibbia sono avvenute rivoluzione profondissime a tutti i livelli. A livello sociale siamo passati da un sistema di governo monarchico a un assetto democratico. A livello dei diritti umani abbiamo visto il riconoscimento dei diritti del bambino e delle bambine come titolari di diritti. Abbiamo compreso che le donne potevano votare, decidere del bene comune, ricoprire cariche, dire la propria sulle responsabilità nella società. Abbiamo riconosciuto delle barbarie fondata sui pregiudizi etnici. A livello scientifico abbiamo visto una radicale stravolgimento nella lettura del mondo non più percepito nella logica mitica ma sottoposto a indagine di carattere critico, capaci di farci scoprire la causa delle malattie e il funzionamento del cosmo, le dinamiche psicologiche del corpo umano. A livello pedagogico sono stati allargati enormemente gli orizzonti. Prendere alla lettera la bibbia significa ignorare che le sue pagine, figlie del loro tempo, presentano approcci mitici prescientifici, ignorano le sfumature variopinte dell’amore umano, prevedono la schiavitù il tradimento del maschio di casa. Per cui va tenuto presente nella bibbia il senso storico, rapportato con la storia realmente avvenuta. Il senso teologico, quello che vale ad ogni tempo. E il senso spirituale, ciò che mi interpella nei confronti del dio vivente. Capita a volte che l’immagine di Dio sia diversa fra i tradizionalisti e gli innovatori, ciò che provoca anche conflitti e scismi. C’è una bella differenza fra tra Francesco d’Assisi amante della natura, dell’universo, amico degli animali, di frate lupo e un suo contemporaneo papa Innocenzo III (1216) che andava facendo la guerra sui santi sepolcri. Fra Celestino V che si dimise da papato per lo scandalo della chiesa e un Papa Bonifacio VIII (1305) che si prese uno schiaffo da Filippo il Bello perché non valeva abdicare. Fra un Pascal che viveva la fede con le ragioni del cuore, e un Cartesio (1662) che intendeva vivere la fede con le ragioni della testa. Tra la filosofia neoscolastica che intendeva combattere contro la teologia del passato con la reviviscenza della precedente teologia e fra il personalismo cristiano di Mounier (1932) che intendeva viveva religione basata su persona libera e critica. Tra il concilio di Trento (1662) che voleva la religione imbottita di dogmi e concilio vaticano II (1962) che tentava di vivere la fede senza tanti anatemi. Fra papa Francesco che parla di pace e di ecologia senza ripetere un passato minaccioso e i suoi immancabili detrattori. Nulla da meravigliarsi, il bipolarismo della chiesa a causa dell’interpretazione della bibbia c’è sempre stato. C’è una differenza nonché una opposizione. Un discorso lo si può fare analizzando in passi biblici scritti nell’arco di circa otto secoli, dal settecento avanti cristo a 100 dopo Cristo. Schematizzando da un lato incontriamo un Dio guerriero e violento, onnipotente e padrone, nazionalista etnico, geloso e irato, maschilista e patriarcale, sacrale e sacrificale. Dall’altro lato e contemporaneamente un Dio padre misericordioso, cosmopolita ed inclusivo, sapiente e giusto, non violento, principe della pace, misericordioso e femminile, incarnato in Gesù nel Cristo. Papa Francesco ha riassunto basandosi su Luca 4 e proponendo una presenza di Dio come amore liberante e spirito amante. Nei testi biblici scritti in epoche contemporanee si sono dunque incrociate diverse culture, diversi criteri di pensiero. C’è il criterio mitologico e quello nazionalista etnico, quello patriarcale padronale, quello teocratico e monarchico, quello del vittimismo, doloristico espiatorio, quello sessuofobico e maschilista, quello apocalittico in senso catastrofico. P. Ricoeur il filosofo francese dell’interpretazione dice il nostro modo di pensare è un simbolo che contiene una sovrabbondanza di senso, veicola pensieri e sentimenti estetici, etici e culturali fra i quali c’è posto anche per Dio. Accanto e dentro i testi biblici emergono con altri criteri: quello spirituale e contemplativo; quello mistico e sapienziale, quello umanistico e cosmopolita-quello evolutivo e permanente, quello apocalittico orientato alla speranza. Superare un dio antropomorfo, vecchia maniera chiamato teistico non significa abbandonare l’dea di un dio personale. Sia che ci crediamo sia che lo neghiamo. P. Gamberini alla fine del suo libro “Deus: duepuntozero “sostiene che ogni creatura porta in sé una struttura del divino. E “Nell’uomo questo sconosciuto”: Ernesto Balducci osserva che siamo in cammino verso l’uomo inedito, inesplorato, planetario.”. E R.Guardini nel suo “Ritratto della una malinconia “parla di germe dell’eternità in noi presente”. E Paolo Neruda.” Siamo nati pe rinascere”. E se alla domanda iniziale posta dal Turoldo se” Dio è una domanda o una risposta”, o non fosse un mito come l’antico Zeus o il moderno Maradona? Oggi si potrebbe obbiettare che c’è modo e modo di intendere il mito. Se per mito intendiamo “un fatto eccezionale, supportato da una carica eccezionale, che inaugura in modello di cultura, religione, di spiritualità, di società come quella che si è inverata in Gesù”, il mito cambia abbastanza di contenuto e di valore. E di Gesù potremo accontentarci di non chiamarlo figlio di Dio, ma metafora, immagine, fotocopia di Dio. Ecco basta conoscere la vita di Gesù, il suo amore per i poveri, per la miseria del mondo, per la sua sete di dare liberta agli oppressi, venti secoli di seguaci e di martiri, per dire che ben venga il mito se serve alla causa del Dio con noi.

Autore: Albino Michelin 05.09.2023
albin.michel@live.com

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