domenica 5 maggio 2019

LE DUE ANIME DELLA CHIESA

Che all’interno della chiesa attuale vi siano tensioni è a tutti noto. Nulla di nuovo sotto il sole, sempre state nel corso dei due millenni, soltanto che nel passato concezioni e filosofie diverse venivano subito tacitate in nome dell’autorità oppure radiate con la scomunica.  Quanto invece all’inizio di febbraio scorso uscito dalla Curia vaticana e precisamente dalla Congregazione della fede e dal Consiglio per l’unità dei cristiani ha lasciato sorpreso e interdetto più di qualcuno, anche se per gli interessati a problemi del genere, compresi   laici credenti, l’impatto è stato minore. A prima vista si tratta di due documenti contradditori, il primo a firma del Cardinale J. Müller, intitolato “Manifesto della fede”, il secondo del Cardinal G. Kasper, intitolato ”Manifesto di quale fede?”. Il primo a sostenere come da tradizione universale che la chiesa è una società perfetta, il secondo che la chiesa è il popolo di Dio. Ovvio che i punti di partenza possono essere identici, mentre i punti intermedi e storici fino al traguardo di oggi risultano abbastanza diversi. Non certo sino a trovarci di fronte a due chiese contrapposte, ma senz’altro a due anime diverse all’interno della stessa chiesa. Infatti circolano le rispettive etichette alquanto improprie di cattolici conservatori e progressisti. J. Müller di fronte a questo proliferare di confusione sostiene la necessità di chiarezza, perché vige la dittatura del relativismo, quindi bisogna ritornare a trasmettere ciò che Paolo ha ricevuto da Gesù. Non va ignorata, sostiene il su citato, la differenza fra la nostra e le altre religioni. La nostra professa la fede nella Trinità, le altre no. Per la nostra Gesù è figlio di Dio, per le altre è un uomo, per quanto perfetto, profeta illuminato da Dio. Per la nostra Gesù ha fondato la chiesa sacramento della salvezza sotto l’autorità di Pietro, per le altre è una comunità tipo associazione tutt’al più gestita in forma sinodale. Per la nostra La Chiesa ha un magistero che salvaguarda il popolo dalle deviazioni mediante i sette sacramenti. All’Eucarestia o Comunione non si può accedere in stato di peccato mortale, va premessa la confessione privata al sacerdote.  Per le altre va seguita la propria coscienza e il perdono dei peccati viene conferito tramite pentimento personale e liturgia comunitaria. Per la nostra i sacerdoti scelgono volontariamente il celibato e devono attenersi, mentre il sacerdozio alle donne è interdetto. Per le altre invece questi obblighi sono opzionali. Per la nostra la legge morale impedisce ai divorziati e alle coppie irregolari di accostarsi alla comunione. Per le altre invece ci si attiene al discernimento della propria coscienza. Chi muore in stato di peccato mortale sarà dannato per sempre all’inferno. Così Müller in sintesi afferma e il tutto lo estrae dal catechismo della chiesa cattolica edito negli anni 90 del secolo scorso sotto papa Wojtyla. Conclude richiamando la chiesa ad annunciare questa parola con insistenza, e rimproveri con tale sicurezza e rilevanza da oscurare altri aspetti. G. Kasper: è di altro avviso. Alcune verità di Müller sono esposte con tale rilievo da oscurare altri aspetti. A riguardo della Trinità esiste sì differenza fra le altre religioni, ma vi sono somiglianze con l’unico Dio degli ebrei e dei musulmani e fondamentali per la pace nel mondo. La verità di Müller è dimezzata quindi non è verità. Vi sono poi affermazioni generali che non possono stare in piedi come quando si sostiene che la coscienza dei fedeli non è adeguatamente formata. Che cosa devono provare le vittime di abusi operati dalla chiesa lungo il tempo sentendo la frase: ”il sacerdozio continua l’opera di salvezza di Gesù sulla terra?” Un teologo quale Müller deve fare la giusta distinzione. In altri passi si tratta non di un manifesto della fede ma di convinzioni teologiche private. Solo un caso: che i divorziati non possono ricevere l’Eucarestia. Ho controllato il catechismo, non trovo questa frase ed altre. Come quella sul celibato del clero, dove Müller salta delle parole. In effetti vi sono preti sposati di rito orientale, ma sempre cattolici e riconosciuti dalla chiesa. Sono rimasto inorridito quando Müller alla fine del suo manifesto dice che questa è la chiesa dell’anticristo. Risposte: in tale dualismo bisogna affidarsi a pensatori più preparati del sottoscritto.  Si può citare il teologo A. Grillo: "il manifesto di Müller si propone come atto di difesa e di coraggio mentre è soltanto una forma debole e paurosa di arretramento di fronte alla realtà ecclesiale contemporanea. Questo è un manifesto anti Bergoglio. E’ noto che questo papa ha esonerato Müller da presidente del Dicastero Dottrina della fede prima ancora che raggiungesse l’età pensionabile togliendo così il punto di riferimento ai tradizionalisti”. Un secondo giudizio lo prendiamo da un intervento di Vinicio Albanesi, sacerdote noto fondatore della comunità di Capodarco. ”Una tristezza, Müller sostiene l’impianto tradizionale clericale in cui i vescovi si sentono capi e i cristiani vengono definiti sudditi, titolo rimasto ancora nel nuovo codice del 1983 Schema di una fede ridotta a dottrina di antichi teologi che presentavano la chiesa quale società perfetta, dotata di tutti gli strumenti per essere non solo autonoma dallo stato, ma addirittura superiore ad esso copiandone l’impostazione. Si sa che Müller è stato uno dei quattro cardinali che nel 2017 firmò una petizione contro l’enciclica “Amoris laetitia”, destinata all’educazione matrimoniale e famigliare, ma anche di comprensione per i separati, documento che Müller e gli altri hanno ritenuto poco ortodosso, addirittura eretico. Il manifesto di quest’ultimo è una maschera di durezza, paura e fragilità che non gli fa onore. Lo qualifica come pastore indifferente e insensibile, come teologo troppo rozzo ed impreciso”. Dopo questi interventi abbastanza rappresentativi del ventaglio chiesa qualcuno si sentirà un po’ smarrito, in quanto non si trova di fronte a due cardinali in singolare tenzone, ma a due mondi, a due anime diverse nella stessa chiesa. Certamente un eventuale scomparsa o ritiro di Papa Francesco lascerà una eredità difficile. Sarà di positivo auspicio un ritorno al Vangelo e alla persona di Gesù, superando tutti i fardelli inutili di cui la chiesa lungo il tempo si è caricata, e forse in parte si è dovuta caricare.

Autore:
Albino Michelin
15.04.2019

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