lunedì 14 febbraio 2022

LA LEGGE SUL FINE VITA IN UN PARLAMENTO VUOTO: UNA VERGOGNA PER L'ITALIA

Qui non interessa tanto schierarsi a favore o meno per la legge in questione quanto indignarsi per la seduta parlamentare a Montecitorio del 10 dicembre 2021 in cui fra 630 onorevoli italiani erano presenti 25, assenti 605. Una legge rimasta per 7 anni a giacere nelle commissioni ed ora ulteriormente rinviata al prossimo febbraio o alle calende greche. Pessima prova del parlamento in tema di diritti civili. Se succedesse in una ditta tale menefreghismo gli operai verrebbero subito messi alla porta. Che questo avvenga fra i politici nessuno reclama, tanto tutti si accetta il proverbio” governo ladro”. I cittadini onesti avrebbero il sacrosanto diritto si pubblicasse la lista dei furbetti allo scopo di depennarli dalla prossima legislatura. Non ostante questo grave vulnus inferto alla società italiana si sente pressante una decisione sull‘eutanasia, per cui vale la pena ancora evidenziare e attualizzare questa problematica. Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto quattro episodi a marcare la nostra storia sull’ argomento. IL 20.12 2006 per il caso Piergiorgio Welbi, immobile da 45 anni in un letto causa distrofia muscolare, subita a 16 anni. Il medico sotto insistenza della moglie Mina non riuscendo più a sopportare egli soffrisse giorni interminabili di dolore e nell’ impossibilità di vivere la sua vita con un po’ di umanità, gli staccò il respiratore. Un Natale triste per tutta l’Italia allorché il Cardinale Ruini vietò qualsiasi cerimonia funebre in chiesa. La moglie si batterà per 15 anni tramite l’associazione Coscione, fondata nel 2002 per la libertà della ricerca scientifica pro diritti dei disabili affinché venga concesso a ciascuno di morire con dignità. Il secondo caso fu quello di Eluana Englaro. In seguito ad un incidente stradale visse 17 anni in stato vegetativo fino alla morte avvenuta il 9.2.2009 per interruzione della nutrizione artificiale. Una lunga vicenda giudiziaria e un interminabile conflitto politico. Un terzo caso quello di Ornella Cozzanella, anziana signora molto vivace che passava i pomeriggi giocando a carte con le amiche, ma viveva nella tristezza e nel desiderio di andare ad incontrare la sorella e la mamma defunte. Così si fece trasportare in taxi in Svizzera nella clinica “Dignità” di Zurigo per una scelta volontaria di fine vita. Il 28.1.14 l’avvocato accompagnatore le riportò in patria le ceneri. Uno degli ultimi casi eclatanti quello di Fabiano Antonani, detto DJ Fabo, rimasto tetraplegico e cieco pure in conseguenza di un incidente. Dopo 3 anni nel 2017 chiede l’eutanasia al presidente della Repubblica, il 27.2 dello stesso anno pone fine ai suoi giorni, facendosi ugualmente accompagnare in Svizzera dall’esponente dell’Associazione Coscione, Mario Cappato che si buscò anche un processo, assolto nel 2019. A questo punto vale la pena fare chiarezza sull’uso dei termini Eutanasia e suicidio assistito. La prima significa atto di procurare intenzionalmente la morte di una persona che ne fa esplicita richiesta. Mentre il secondo significa aiutare una persona a suicidarsi attraverso farmaco letale, assecondando la richiesta volontaria alla presenza di una equipe medica. Come sopra chiarito, non esiste in Italia una legge al riguardo, tuttavia se approvata essa legittimerebbe l’eutanasia: 1) in caso di patologia irreversibile, con prognosi infausta, 2) ai maggiorenni con capacità di intendere e volere e rifiuto di cure palliative, 3) Prevista l’obbiezione di coscienza con l’obbligo comunque di garantire il servizio. Nel frattempo in mancanza di una legge si arrischia di giocare sul nominalismo, di avere tanti suicidi mascherati e clandestini, sedazioni o suicidi simulati. Luca Coscione sostiene che vi sarebbero stati nell’anno precedente 100 mila terminali suicidi, 50 mila che sospendono ogni cura, tre al mese che emigrano in Svizzera per eutanasia reale. Ovviamente questa descrizione però comporta una quantità di problemi sia dal punto di vista religioso, etico, umano. Dal punto di vista del sentimento comune negare all’individuo la responsabilità personale di ultima decisione viene considerato quasi reato di tortura. Pure nel mondo dei credenti le opinioni sono diverse. Il Cardinale Martini confessava di non aver paura della morte ma delle sue modalità di sofferenza prolungata. Il teologo Küng nel suo libro” Dignità della morte” difende la libertà della decisione personale in merito. Lo scrittore contemporaneo Vito Mancuso sostiene non essere sacra la vita, ma la qualità della vita. Sono note anche le posizioni ufficiali della chiesa attuale: inaccettabile l’intervento diretto per la fine vita, non obbligo però di accanimento terapeutico. Certo un piccolo passo dall’affermazione di Gregorio XVI che nel 1832 definiva grave propinare il vaccino contro l’influenza, come dire obbligo di soffrire sino all’ultimo respiro, retaggio di cultura medioevale del dolorismo. Infine la posizione della bibbia, dove secondo il teologo K. Barth il suicidio non viene espressamente vietato. Rammenta le istigazioni messe in bocca a Dio di uccidere i nemici, la condanna a morte, il rogo e la guerra giusta difesa pure dalla chiesa, per cui il discorso resta sospeso. Abbiamo anche il suicidio di Giuda in doppia versione non polemica. In Matteo Giuda si impicca, (27,5-8) e negli Atti degli Apostoli con i trenta denari compera un campo e muore cadendo in avanti (1,18). Il problema resta complesso. Forse una soluzione rispettosa sarebbe che in una situazione così unica, irrepetibile, personalissima, né Stato né Chiesa, né legge religiosa né civile dovrebbero entrare in merito, ma in silenzio inchinarsi di fronte all’ultimo mistero dell’uomo: la morte.

 Autore: Albino Michelin 11.12.2021

albin.michel@live.com

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