martedì 5 settembre 2023

IL DIRITTO ANCHE AGLI ITALIANI DI MORIRE SECONDO COSCIENZA

Può succedere anche questo, una cosa che al sottoscritto non mai successo in 67 lunghi anni di sacerdozio. Ero stato incaricato di assistere un moribondo. Ammesso che sono prete valido, sia nel senso di non risultare scomunicato, né sospeso a divinis, né fuori della chiesa, né malconcio di salute, me ne vado in giro a passeggiare, e amo il calcio.
Un mattino mi telefona una signora e mi chiede di assistere sua madre in grave pericolo di vita. Ho tergiversato perché c’è poco gradimento alle autorità che un prete pensionato facesse esercizio pastorale. Ho chiarito le mie perplessità alla figlia, al che lei disse che la madre conosceva soltanto me, e quindi sarebbe stato convenienza morale che io fossi andato. E cosi feci e la paziente ne fu in cuor suo felice.
All’uscita dall’ospedale mi richiese insistentemente di poter fare la cerimonia di commiato al cimitero, le preghiere, il funerale, la messa: in pratica tutto. A che risposi che non vorrei mettermi contro l’istituzione chiesa e che avrei richiesto il benestare. Ovviamente famiglia e missionario sono residenti in Svizzera. Il giorno seguente scrissi la lettera con questo tenore.

Cara (nome noto all’autore.)
Tu mi hai chiesto di andare ad assistere la tua mamma perché non conosceva altro prete che me. Io ci sono andato volentieri. Tu mi hai chiesto se potevo fare eventualmente il funerale. Io ti ha risposto che volentieri l’avrei fatto, se permetteva l’istituzione. A parte il fatto che avrei potuto farlo anche senza di questa. A ciò tua mamma e tu intendevi il cimitero, la predica e la messa. Se il missionario del luogo vuole, o essere presente in chiesa, o può essere libero di stare insieme e dire ai fedeli una parola di circostanza. Se non fosse così io rimango al mio posto con i fedeli al cimitero, alla messa, alle condoglianze e tua madre sarà felice con questa intensità e devozione, ma non andrò in conflitto con il potere.
Tante condoglianze (firma).


Al di là del fatto, questa persona andrebbe ringraziata, è ovvio che il missionario se la sbrigò da solo. Un episodio che può significare due cose.
1) che a livello di singolo, nulla può cambiare se non ci si rimette di persona
2) perché nella chiesa e nella società si lasciano passare diversi abusi per la connivenza, per il menefreghismo della gente.
Un problema è oggi, che molti preferiscono sparire con morti banali o per cause di annegamento, incendio, di terremoti, per cui sempre viene meno l’autocoscienza personale. Cioè noi sappiamo sempre meno come fra di noi la gente scompare. Qui vengono opere di misericordia corporale. Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assettati, vestite gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.
Quel che ci concerne qui è l’ultima opera, la sepoltura dei morti. E ci sono tanti modi di morire, ma tutti come atto supremo della vita. Cioè se una persona è convinta che una sepoltura non è un semplice deporre sul pavimento, che la comunione non andrà perduta nel tempo, che la tomba non è che un tramite esterno per sentirci legati con il trascendente, che il defunto non lascerà le sue cose sulla terra ma se le trasferirà nel regno di Dio, o chi si accontenta da laico di una parata di cavalli, o viene portato alla tomba con funerale civile: sempre la morte è l’atto di esistenza finale che va rispettato. Tutto questo ha significato quel gesto di insistenza da parte della figlia di quella signora defunta. E il sottoscritto avrebbe avuto il diritto di celebrare il funerale, anche se gli fosse stato impedito. Ovviamente si diranno cose da preti, ma anche agli italiani compete il diritto di morire secondo coscienza.

Autore: Albino Michelin 11.08.2023
albin.michel@live.com

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