sabato 8 giugno 2024

PSICOTERAPEUTI E CONFESSORI

Per la psicoterapia sono gli anni del boom, con una grande attenzione a questi fenomeni sociali e per la sua espressione quantitativa e dell’aumento del numero degli utenti. Ora alla psicoterapia non si domanda più solamente di subentrare quando si inceppa il funzionamento normale della persona. Ad essa si ricorre per ottenere un allargamento dell’area dell’esperienza corporea, sensoriale, emotiva, un potenziamento delle capacità espressive, un rafforzamento delle proprie identità e del proprio valore. La psicoterapia insegna a risolvere i conflitti interpersonali, a sciogliere i drammi della vita di coppia, ad allacciare rapporti costruttivi. È diventata ormai una parte costitutiva della nostra cultura, ove si svolge un ruolo socializzante che in passato era riservato alla famiglia, alle istituzioni educative, alla religione. Non si può negare il ruolo sostitutivo che ormai svolge nella nostra vita. La cultura del cambiamento ha trovato nella psicoterapia il suo strumento privilegiato. Ora a questo punto è opportuno un discorso con la confessione, scoperta come amplificazione, psicologia del profondo, verso gli anni 1895 da Freud. Un istituto che per duemila anni ha sostituito la psicoterapia e liberato spesso dal male e ha dato un po' di conforto alle anime inquiete. A fasi alternate ha in quanto confessione dato un alimento constante nel tempo e nello spazio. Si può dire che il credente laico-trova nella confessione la spiegazione del suo sintomo, il fedele-credente trova il suo rapporto con Dio. Ovviamente la psicologia e confessione possono avere un rapporto diverso, ma in parte conciliante. La psicologia è un’ottima confessione perché mette in contatto la propria interiorità. Vi è una certa quale diversità: lo psicoterapeuta conduce per mano il suo paziente per lunghi tratti, il penitente invece ignora il suo confessore perché volutamente di passaggio. Il penitente in genere si confessa a Pasqua quando non c’è tempo per un colloquio o il tempo breve all’inizio della messa. Ma tutto in breve, tutto nell’incognito. Ma può veramente la psicoterapia guarire il malessere della nostra civiltà o si tratta di un cerotto sulla ferita? Ci rendiamo conto che intanto la psicoterapia non è necessariamente al servizio della repressione. Essa ha piuttosto un potenziale critico che favorendo la liberazione delle emozioni e della fantasia apre ad un pensare, un agire, ad un progettare alternativi. Ma soprattutto se si tratta di confessione privata. Ma il problema e se il paziente desidera veramente guarire? Un rapporto dettagliato sulla confessione e psicoterapia è di Gustavo Jung che alla base dei suoi studi dice chiaramente che nel percorso analitico della psiche doveva essere ricercato anche la confessione religiosa. Nello studio si rese conto che molte nevrosi sono legate a questo tipo di domande. Anche nella etimologia “cura delle anime” troviamo le prime tracce nella civiltà greca, se sono presenti nel mondo interiore di Pitagora e dei filosofi greci. Era riconoscere le proprie debolezze e gradualmente trasformarle. Hanno collaborato per la consapevolezza dell’essere umano insegnando una pratica che Freud a torto aveva trattato come pulsioni. I romani appresero questo percorso per alleggerire l’anima confessando i loro peccati. Due mondi che sembrano in opposizione hanno invece molti risvolti in comune. Adesso per Jung il processo è caratterizzato con la prima forma: la confessione del paziente, ed i segreti che la tormentano. Il tacere fa male a se stessi. La seconda fase e la chiarificazione ed il paziente ne prende consapevolezza. Terza fase l’educazione o assunzione del comportamento. Quarta fase: trasformazione dove il paziente constata il risultato. Oggi si parla spesso di depressione, narcisismo, dipendenze sessuali, anoressia, bulimia. In fondo sono evoluzione patologica degli antichi vizi, come superbia, accidia, gola, lussuria. Possono dare reciproci benefici adeguando l’uomo alla modernità ma ricordandoli da dove provengono. E che il culto dell’ego oggi estremizzato conduce al malessere. Molti vedono nella religione cristiana peccati di castrazione, paura e altri insegnamenti. Anche qui si possono conoscere molte forme di idolatria. Che dire della divinità creata quotidianamente dai mass-media: campioni sportivi, cantanti, attori adorati come modelli. Al cinema siamo bombardati da super dotati, da fans scatenati che vivono sull’adorazione di Lady Gagà o di un Spiderman. A questi idoli si rivolgono preghiere laiche, nell’errata convinzione che possano lenire il nostro malessere. Ma il problema è se il paziente desidera essere guarito. Lo diciamo per la seconda volta. La vita umana è sempre concepita come una tendenza, un volere ossia essere pronti a parole non ha alcun valore, tutto dipende dalla volontà. La grande diffusione degli psicofarmaci ha prodotto una grande quantità di pazienti. Il problema per esempio nasce per telefono quando si invita il proprio partner, i genitori di fronte ai figli, o un ragazzo di fronte ad una ragazza. Citiamo per caso il nome di una giovine donna che è stata indotta per telefono ad uno psicoterapeuta. Una giovine donna, impiegata in un ufficio, soffriva di gravi nevrosi ossessiva: l’ossessione del lavoro, lavarsi il collo, la fobia di frammenti di vetro e via dicendo. L’intera sfera della vita intima soggiaceva al tabù ed era preda di gravi angosce. Il matrimonio rischiava di sfasciarsi e lei stessa di finire in una clinica. Nel primo sogno compariva una donna che affermava maliziosamente: sei sposata con il nostro parroco. L’educazione gretta, sessuofobica contribuiva la sua parte a far sì che ella vivesse essendo sposata come se vivesse da nubile. Ci vollero due anni di analisi faticosa per mettere in grado questa donna di poter scacciare questa ombra di nubile. Ma alla fine si seppe che era stata la madre, che suo malgrado l’aveva indotta, senza che lei lo sapesse, e che lei sarebbe ugualmente guarita senza troppi fastidi. Altro caso quando un convivente avrebbe bisogno di cura psicologica. Il caso di Gesù quando incontra la sorella di Lazzaro. “Marta, Marta tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose”. Una sola cosa è necessaria. Ritroviamo qui l’unica cosa veramente importante e Marta distratta com’è, non riesce assolutamente a vedere. Questo zelo eccessivo in lavori domestici, così spesso non necessari, è un modo tipicamente femminile di rifugiarsi nella esteriorità ed in realtà una forma di evasione. Perché consente di sottrarsi ad un compito più importante, quello di diventare ciò che si può e quindi si deve essere. Nell’impegno di costruire la propria identità, all’impegno di farsi una individualità. L’agitazione e l’orgasmo non permetterebbero nessun trattamento mentale. Con questo tipo di società si può pensare che psicoterapia o confessioni saranno sempre necessari.

Autore: Albino Michelin 27.05.2024
albin.michel@live.com

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