sabato 27 gennaio 2018

DALLA MESSA CATTOLICA ALLA MESSA ECUMENICA

Un’altra idea riformatrice lancia Papa Francesco dividendo il mondo cattolico e suscitando polemiche. Si tratta di rendere l’attuale messa più ecumenica allo scopo di avvicinare le due confessioni cristiane, cattolica-protestante, e di permettere la intercomunione, cioè il mangiare il pane durante lo stesso culto ad una coppia quando i due appartengono a religione diversa. Siccome qui ci si addentra in un linguaggio di iniziati vale la pena spiegarsi nei dettagli. Anzitutto il significato di “messa” nei cattolici e “cena del Signore” nei protestanti. Messa viene da “dismessa”, dimissione, quando il prete accomiatava i fedeli dicendo “la celebrazione è dismessa, l’assemblea è sciolta”. Cena del Signore invece deriva dall’ultima cena di Gesù. E qui siamo al primo punto, quello di partenza. Gesù riunitosi con apostoli e discepoli pronunciò sul pane e sul vino: ”prendete e mangiatene, distribuitevelo a vicenda, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue versato per voi. Fate questo in memoria di me.”(Lc.22,17-20). Di qui parte l’interpretazione cattolica, la messa è il sacrificio della croce, Gesù si offre vittima sacrificale al Padre per i peccati del mondo, ogni messa è il rinnovamento del Calvario senza tuttavia spargimento di sangue del crocefisso. Interpretazione protestante invece: la messa è la memoria della cena del Signore e con il Signore Gesù. Nella cena non si rinnova nessuna mattanza sacrificale come si insinua nel film la Passione di Mel Gibson, secondo il concetto di Paolo che Gesù è morto una volta per tutte e non muore più. Ecco perché nella chiesa delle origini Paolo faceva celebrare la cena del Signore nella case private e la chiamava “Frazione del pane”. Tutti ne mangiavano e tutti lo distribuivano ai bisognosi. I protestanti qui dissentono dai cattolici perché la messa di questi sarebbe si ‘un mangiare il pane, ma soprattutto un conservarlo per adorazione e processioni. Affermazione questa condivisa anche dalla teologa cattolica Cettina Militello, direttrice dell’Università Marianum. E poi c’è un secondo aspetto: la presenza i Gesù nel pane della messa. E si ricorrere a terminologie della filosofia greca, come transustanziazione, cioè il pane e il vino diventano corpo e sangue di Cristo. Mentre per i protestanti o la maggioranza di essi si parla di consustanziazione, cioè il pane e il vino significano, sono simbolo della presenza di Gesù. Sull’esempio degli anelli degli sposi: prima del rito sono semplice metallo, dopo il rito e la promessa diventano simbolo ufficiale dell’amore. E c’è anche un terzo aspetto. I cattolici affermano che la festa si santifica con l’andare a messa e tutte le domeniche Certo Mosè nel terzo comandamento ordina di santificare le feste. (Es.20,8) Al che l’obbiezione: solo con la messa si santifica la festa? Non con la cena del Signore? Non con altre modalità religiose? Quando Gesù dice “Fatelo in memoria di me”, intende tutti i giorni, tutte le domeniche, oppure ogni qualvolta vi radunate indipendentemente dal ritmo di tempo fatelo in memoria di me? In chiesa, in cattedrale, in casa privata, in giardino, in montagna, in trincea, in un campeggio, Gesù non codifica. Per non dimenticare la storia, l’obbligo della messa domenicale sotto pena di peccato non proviene da Gesù ma da certo S. Antonino di Firenze e dal suo catechismo nel 1459. E c’è un quarto aspetto: il deputato a celebrare la messa. Certo fra i cattolici il prete viene riconosciuto come colui che dice messa e ad hoc consacrato. Per i protestanti invece la santa Cena può essere presieduta anche da un laico, maschio o femmina, deputato a ciò ovvio attraverso una preparazione culturale e un comportamento di vita adeguato. Secondo quanto dice Pietro(1-2,9) sul sacerdozio universale dei fedeli. Ciò che avviene oggi nel cattolicesimo, specie per la diminuzione del clero, questo ricercare spasmodicamente preti dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, dalle Dolomiti all’Aspromonte, allo scopo di garantire un prete che celebri la messa in un battibaleno, che poi magari deve scappare a ripetere in 25 minuti lo stesso rito altrove, come finanziere di Dio, senza vivere costantemente fra la sua comunità e per la sua comunità’, pone interrogativi. Non si potrebbe alternare messa cattolica e Santa Cena protestante? Non si potrebbe valorizzare la liturgia della Parola diretta da un laico preparato? Recentemente un Vescovo durante la predica disse: ”il vero cristiano è colui che va alla messa tute le domeniche”. Forse avrebbe dovuto aggiungere: colui che attraverso la messa condivide fuori della messa il pane, il denaro, il tempo, la fatica, la solidarietà con gli ultimi. Diversamente si cade nel vuoto pietismo, come si ebbe a leggere in un recente volantino distribuito alle porte di una chiesa italiana: “La messa rinnova il sacrificio della croce, trattiene la giustizia divina, diminuisce l’impero di satana, si da’ più onore a Dio con una messa che non con tutte le virtu’ eminenti di giustizia praticate sulla terra, si merita di più ascoltando una messa che con il distribuire le proprie sostanze ai poveri, l’omicidio è un grave peccato, ma più grave è tralasciare la messa perché si disprezza Dio, alla fine della vita si riceverà la visita di tanti santi quanti sono state le messe ascoltate, la messa preserva dai pericoli e dalle disgrazie e con essa vengono pure benedetti gli affari e gli interessi personali.“ Con tali voli pindarici e poco realisti come meravigliarsi se la gente non va più a messa? Ultime statistiche: il 25% in Italia, il 15% in Nord Italia. Certo questa pubblicità non è l’unica causa, ma una concausa, che dipende unicamente dal clero cattolico. Un fatto è certo: che la commissione indicata da Papa Francesco e presieduta dal Cardinale Kasper il 21.12.17 per studiare il progetto di una messa ecumenica non avrà compito facile. Non mancheranno gli amanti della tradizione a impetrare:” O Signore liberaci da tanto caos”.

Autore:
Albino Michelin
23.01.2018

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