venerdì 20 aprile 2018

DON, QUANTO COSTA UNA MESSA?

Fra i proverbi alquanto polemici intercorsi fra cattolici e protestanti negli ultimi cinque secoli, quello di Lutero sembra il più ironico ”Quando il soldo cade nella cassetta, l’anima sale al ciel benedetta”. Rispecchia molto bene le fondamentali divergenze fra le due confessioni cristiane, riferentesi alla questione della vendita delle indulgenze a suffragio dei defunti, pubblicizzate da papa Leone X allo scopo di raccogliere fondi per la costruzione della Basilica di S. Pietro. Ma quello che fa più impressione è il ritorno di Papa Francesco, in data 7.3.18 il quale nell’ udienza a undicimila fedeli nella sala Paolo VI, a braccio ti salta fuori con un discorsetto del genere. ”Padre, quanto devo pagare perché il mio nome venga detto lì? Niente! La messa è il sacrificio gratuito di Cristo. Caso mai un’offerta può essere gradita.” In pratica Bergoglio denuncia un mercato che dal nord a sud dell’Italia e non soltanto sembra, eccetto qualche eccezione, non conoscere fine. Sappiamo che nel canone 945 della Chiesa cattolica promulgato nel 1983 è vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto fra i più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta. Nel 2001 qualche diocesi aveva stabilito un obolo di 10 euro per il suffragio, sottolineando che non era lecito chiedere somme superiori. Il presidente della Conferenza episcopale Bagnasco nel 2014 aveva affermato che i sacramenti non vanno pagati in nessun modo, offerta libera per le necessità della chiesa. Per restare sempre alla cronaca esistono anche delle messe con “offerte” diversificate. A Sant’Antonio di Padova abbiamo la prassi della messa perpetua, ogni giorno per una anno, la cui offerta suggerita è di euro 20 Classica è l’usanza delle cosiddette messe gregoriane. Cioè ordinare ad un prete 30 messe consecutive e ogni giorno senza interruzione salverebbe un’anima dal purgatorio. Nasce con S. Gregorio Magno nel 604 il quale scrive nei suoi dialoghi che certo frate Giustino poco amante del voto di povertà, dopo la morte finì in purgatorio. Un suo confratello si mise a celebrare ogni giorno la messa in di lui suffragio e dopo 29 giorni frate Giustino comparve al celebrante raccomandandogli di aggiungere un'altra messa, per arrivare al numero tondo tondo di 30 perché in quel caso l’anima sua sarebbe volata subito in paradiso. O mirabile commercio. Anche se il fatto non è storico, ma illustrativo, però esprime una prassi costante che accompagnò le vare devozioni dei cristiani fin dal medioevo. Di qui sono sorte anche le Chiese dette del suffragio presenti in molti paesi d’Italia, e costruiti altari privilegiati, nei quali la messa indulgenziata libera velocemente un’anima purgante. Il tutto però sempre accompagnato da piccole o abbondanti libagioni di denaro, specie da parte della povera gente. Oggi al di là delle varie indicazioni di cui sopra abbiamo una cattolicità divisa. Dei preti i quali sostengono:” la messa non costa nulla, se vuole dare un’offerta…”. Allora il devoto per non fare una figuraccia da taccagno sborsa qualcosa o molto di più. E questa da parte del ministro di Dio può essere una furbata, perché sa di poter giocare sulla vergogna del fedeli. Molti cattolici preferiscono l’ipocrisia di colpire alla schiena i preti, anziché partire dalla trasparenza: “reverendo, se non Le dispiace metta un’intenzione per me o per il mio familiare o per i miei parenti.” E così dicendo il discorso si chiude li. ’Caso mai il richiedente, senza che la sua destra sappia quello che fa la sinistra, può andarsene all’ufficio postale e versare una quota per i bisognosi di sua scelta senza passare attraverso il prete. Miserabile impressione fa il sentire durante la messa una sfilza di nomi, un accumulo di intenzioni, con la gente che litiga perché magari il prete ne ha dimenticato uno, ed altri che sostengono “quella messa à mia”. Papa Francesco taglia corto quando dice che non occorre pubblicizzare nomi e cognomi, ma in silenzio ognuno preghi per i suoi cari, perché il sacrificio di Gesù è per tutti, indistintamente. Con tutti i morti affogati negli ultimi anni in mare, bambini, donne incinte, poveracci, mai si è sentito in una messa una preghiera per loro. Forse perché non la possono pagare con 10 euro? O perché sono musulmani? E chi mai ha detto che Dio è cattolico e non musulmano, non induista, Dio di tutti e per tutti? Non esiste una solidarietà universale? Nella recita del Credo noi citiamo la nostra fede nella comunione dei santi. Giusto, ma che significa? Che non solo quelli posti sugli altari, ma tutti i vivi, i defunti di ieri e dei millenni passati, siamo una unità spirituale con il corpo di Cristo, con lo Spirito immenso e d’Amore di Dio. Indubbiamente per non fare i demagoghi, va ricordato che in passato l’offerta per la messa poteva costituire una sovvenzione vitale per un prete povero. Ma oggi il discorso va fatto in altro modo. Anzitutto nella trasparenza, nel resoconto, e soprattutto nella gestione in mano ad una delegazione della comunità cristiana del denaro della stessa per usarne a beneficio della carità. Non va dimenticato che una buona parte di anticlericalismo in Italia nasce anche dalle tariffe per matrimoni, funerali, ecc. Anche questi hanno da essere gratuiti. E chi si vuole infiorare la chiesa, gioire delle melodie organistiche, ecc. si paga direttamente i gli incaricati e non bustarelle al prete. E’ indecoroso vedere alle porte delle chiese i tariffari per matrimoni e funerali. Un’osservazione però qui va fatta. La parrocchia non ha a disposizione una fata con la bacchetta magica come Cenerentola. Nel senso che la manutenzione del luogo sacro, luce, riscaldamento, non va demandata allo Spirito Santo, ma sostenuta da chi ne fa uso anche saltuariamente. Ogni ambiente, ogni nazione, ogni popolo ha le sue modalità per contribuire alle necessità della chiesa. Non entriamo nei dettagli. Però il controllo e la devoluzione dei contributi finanziari non ha da essere clericale, ma affrontata comunitariamente. Papa Francesco viene da molti lo definito poco teologo e troppo popolare. Ma con l’affermazione: “Le messe non si pagano, sono gratuite” ha colpito nel segno, sia la sensibilità degli atei, dei non praticanti, come quella dei credenti.

Autore
Albino Michelin
10.04.2018

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