lunedì 1 aprile 2019

DAL GESU' DELLA STORIA AL GESU' DELLA FEDE

Il vangelo sino ad oggi è stato tradotto in 1500 lingue ed è il libro meglio analizzato di tutto il complesso della letteratura mondiale. Interesse frutto di qualcosa come 300 anni di lavoro vasto e minuzioso da parte di intere generazioni di eruditi cimentatisi in una critica testuale e letteraria di ogni frase, concetto, parola. Analisi linguistica e contenutistica ricostruita con la maggiore rigorosità possibile. Analisi del tempo di redazione evidenziando le situazioni giuridiche, religiose e sociali, la cronologia, l’ambiente, le concezioni teologiche e morali, i miti circolanti, i simbolismi, i destinatari, gli intendimenti, la semantica del linguaggio, le metafore, i significati degli usi e costumi, delle credenze popolari, delle superstizioni. All’interno della Bibbia studiosi competenti hanno da tempo iniziato questi esami, ovviamente distinguendo il Vecchio dal Nuovo Testamento, in quanto quest’ultimo sa di più di epopea epica e meno di messaggio strettamente religioso. Ed è tramite a queste analisi che nel Vangelo si può distinguere il Gesù storico dal Gesù della fede. Cioè da quanto tramandato che cosa si riferisce a Gesù storicamente esistito, profeta di messaggi profondamenti spirituali ed umani, del Regno di Dio, che ha portato dignità ed uguaglianza specie fra i più svantaggiati? Che cosa invece si riferisce ad aggiunte postume frutto di devozione e di stima dei discepoli e successori, di dogmi e concili nei secoli a seguire, in pratica della fede dei credenti della chiesa primitiva e di ogni tempo? Sarebbe come dire che cosa veramente ha compiuto questo “eroe” Gesù e che cosa gli è stato attribuito dopo la morte come medagliere d’onore al merito. Questo discorso oggi è importante per non considerare il vangelo come un libro di favole e di fantascienza, una specie di gossip religioso. Discorso che non si poteva fare tempo addietro stante il veto della chiesa che non permetteva più di tanto la libera ricerca, per non mettere i fedeli in stato di confusione. Va detto subito che fra il Gesù della storia e il Gesù della fede non esiste esclusione, o l’uno o l’latro, ma inclusione. Non esisterebbe il Gesù della Fede se non ci fosse stato un Gesù storico, e senza una precisa rispondenza a fatti da lui compiuti e storicamente documentabili. Fortuna che da qualche anno a questa parte sta spirando un vento nuovo in campo teologico anche se qualche anziano lottatore pretenderebbe che ci si accontentasse di enunciati irrazionali: credo perché assurdo. La devozione del singolo non deve negare la storia reale e con essa la sua risonanza verso il futuro. Un caposcuola di questa utile distinzione è stato R. Bultmann (1894-1976), promotore della demitizzazione e della storia delle forme, teoria che presenta i vangeli come originatisi da una serie di piccole unità preesistenti trasmesse oralmente fino alla stesura scritta. Quindi una distinzione fra letteralismo (prendere tutto alla lettera) e generi letterari. Gli elementi storici che non andrebbero messi in discussione sono: l’esistenza di Gesù, la sua morte di croce, la conseguente fuga dei discepoli, il ritorno e il ricompattamento degli stessi dopo la morte spinti da una forte esperienza interiore che Gesù era il vivente perché fatto risorgere da Dio.  Aggiungiamoci pure le parabole, i detti di contenuto inconsueto e radicale, come quello dell’amore del prossimo e del perdono al nemico, il rapporto con i malati e i sofferenti, i segni guaritori che lo identificavano come un uomo eccezionale. Però altri aspetti sono stati aggiunti a Gesù dalla comunità primitiva e successiva. Si pensi ad esempio ai titoli citati nel Vangelo: Messia, Figlio di Dio, Signore. Fra gli altri il titolo Figlio di Dio veniva attribuito solo all’Imperatore. Chi si attribuiva o accettava gli venisse attribuito tale titolo veniva condannato per lesa maestà. Quindi fa riflettere quando Gesù dice di pregare con il padre “Nostro”, oppure quando annuncia che lui ascende al padre mio e padre “Vostro”. Cioè: in che senso Gesù è figlio di Dio e in che senso anche noi lo siamo? E in che senso noi siamo fratelli di Gesù? Su questo attributo oggi molti credenti si pongono delle domande di significato, dal momento che Dio non ha padre, non ha madre, non ha figli. Titoli quindi che vanno riferiti al Gesù della Fede e non al Gesù della Storia. Altro esempio, quello della Madonna.  La verginità di Maria un titolo che in definitiva va ad illuminare la grandezza di Gesù. Mettere al mondo un figlio viene considerato una vocazione divina, andate e moltiplicatevi. Il rapporto amoroso considerato sacro perché fonte di una nuova vita, in linea col precedente messaggio. Gesù viene definitivo un perfetto uomo, però si nega a sua madre la soddisfazione sacra di averlo messo al mondo attraverso un rapporto amoroso con Giuseppe. Conseguenze: Gesù non sarebbe un perfetto uomo, il rapporto amoroso verrebbe giudicato un’attività equivoca, Maria la preservata, la privilegiata perché concepì di Spirito Santo, con la conseguenza di un declassamento per tutte le donne che mettono al mondo un figlio attraverso tale rapporto con un uomo. Nel 649 sei secoli più tardi il Concilio Laterano definì Maria “vergine prima, durante e dopo il parto”. Ecco un dogma che Gesù in vita sua non mai pronunciato, quindi dogma che non appartiene al Gesù della storia, ma al Gesù della fede. In effetti per chi conosce la Bibbia e il suo palinsesto sa che i vangeli dell’infanzia, compresa l’annunciazione a Maria, sono stati aggiunti postumi al Vangelo con elementi molto simbolici, assunti dalla letteratura del tempo. Ad esempio tutti gli eroi venivano descritti come nati da un Dio che si congiunge con una vergine. Vedi Romolo e Remo, fondatori di Roma, concepiti dal dio Marte con la ragazza Rea Silvia. Sono capitoli che possiamo inserire non tanto nella casella del Gesù della Storia, ma in quella del Gesù della Fede.  Si sono citati qui due casi fra gli innumerevoli del Vangelo per indurre a riflettere. Come dire: altro è il quadro originale di un artista, altro sono i ritocchi avvenuti nel tempo dai suoi scolari. Esempio calzante anche nell’argomento in questione. La domanda: ma la fede in Gesù presuppone tutto questo studio storico e tutto questo intellettualismo da cervelloni? Non certo.  Importante è avvicinarsi alla sua figura senza pregiudizi e preconcetti, con fiducia interiore. Non dimenticando però che oggi una fede totalmente a digiuno di alcune informazioni base e dei suoi risultati, può portare alla creduloneria ingenua, fragile e inconsistente.

Autore:
Albino Michelin
11.03.2019

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