giovedì 4 aprile 2019

URGENTE UN'ETICA MONDIALE UNITARIA E CONDIVISA

Il 4 febbraio 2019 Papa Bergoglio in visita agli Emirati Arabi ha desiderato un incontro con il grande Iman Ahmed e nella culla storica dell’Islam hanno sottoscritto insieme un documento “Sulla fratellanza universale e sulla convivenza mondiale” Un fatto storico. I firmatari dichiarano di adottare la cultura del dialogo come strada comune, la collaborazione come condotta, la conoscenza reciproca come metodo. Molti cattolici italiani specie fra i devoti e i fondamentalisti si sono sollevati protestando perché un papa cattolico va a svendere la nostra religione ai musulmani genuflettendosi davanti ad un rappresentante ufficiale di Maometto. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione contradditoria e schizofrenica. Da una parte si parla della scomparsa del sacro e della insignificanza delle religioni, dall’altra si esige che le religioni si accordino fra di loro e che la pace venga al mondo prima di tutto da queste. Un dato comunque è certo: non vi sarà pace fra le nazioni finché non vi sarà pace fra le religioni. Di qui va lodata la buona volontà e la lungimiranza di questi due rappresentanti religiosi. Nessuno può contestare il fatto che la nostra epoca a differenza delle precedenti è caratterizzata da una civiltà a dimensione mondiale e quindi la necessità di un’etica o morale alla stessa dimensione. Cioè di un consenso di fondo e unanime circa valori vincolanti, criteri immutabili, e principi dalla stessa natura umana condivisi, soprattutto non strumentalizzando le religioni per incitare all’odio. Le religioni potrebbero contribuire molto a ciò, stante la carenza di sensibilità in merito.  In effetti abbiamo lo sviluppo della scienza ma non saggezza, della tecnologia ma non energia spirituale, dell’industria ma non ecologia, della democrazia ma non relazioni umane rispettose. A questo nostro mondo manca un’anima e le religioni potrebbero dargliela. L’incontro Papa Iman va in questa direzione. Le ostilità ispirate dalle religioni sono state notevoli fattori di influenza persino nelle guerre del passato. Ma anche attualmente in parte non devono continuare a logorarsi a vicenda con le discordie. Disturba ad esempio sentire come nell’Irlanda del Nord sorgono scontri cruenti fra cattolici e protestanti, nei Balcani fra cattolici, ortodossi e musulmani, nel Medio oriente fra ebrei e musulmani, nel Sri Lanka fra indù e buddisti, e avanti con la lista. Indubbiamente la storia negativa del passato fatica a morire, perché vanno superati ostacoli non indifferenti. Uno ad esempio è quello dell’eurocentrismo cristiano. Alla fine del 1800 il Cristianesimo aveva conquistato una porzione mondiale unica nel quadro della politica del colonialismo, dell’imperialismo, dell’espansione capeggiata dall’Europa, un predominio sui paesi di antica civilizzazione. L’India sotto la Gran Bretagna, La Cina giocattolo delle potenze europee, il Giappone isolato, l’Africa saccheggiata. Per non citare paesi dell’Oriente sotto l’influenza iberica. Persino gli Usa in gran parte frutto di eurocentrismo d’importazione per diverse ondate emigratorie. Da 70 anni ad oggi si è tentato di arginare questo indegno andazzo con la dichiarazione dei diritti dell’uomo da parte dell’Onu (1948), non ostante sussulti e rigurgiti periodici. Un seme di speranza che ha portato ad un futuro più ottimista fino al 1993 anno in cui per la prima volta si è sentita la necessità di indire e riunire un parlamento delle religioni mondiali a Chicago. Con la partecipazione di 6.500 persone di tutte le possibili religioni si è riusciti a proporre una dichiarazione unitaria, la quale ampliava e attualizzava sia la dichiarazione del 1948 su citata, sia quella del 1776 la prima sui diritti dell’uomo ai tempi della rivoluzione Usa. Tenendo conto di queste esperienze e guardando ad un futuro immediato non si vuole togliere nulla allo specificum di ogni religione, tanto meno liquidarlo. Quindi la Thora agli Ebrei, il Vangelo ai cristiani, il Corano ai musulmani, i discorsi di Budda agli Indiani, i detti di Confucio ai Cinesi. Nessuna religione deve sentirsi superiore alle altre, nessun capofila che eserciti pressione o proselitismo. Non si tratta di fare un cocktail o un miscuglio religioso.  Ma in comune si dovrebbe mettere ciò in cui tutte le religioni credono.  Ora vi sono alcuni sentimenti di fondo comuni ad ogni coscienza umana, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, dalla tradizione, dalla cultura. Perfino Paolo (Rom.2,15) lo sosteneva che si può arrivare a dimostrare l’esistenza di un senso morale senza particolari rivelazioni divine, o libri sacri. Nel fondo di ogni uomo, di ogni tradizione religiosa o meno esistono dei principi innati che secondo i teologi attuali possiamo catalogare in cinque ambiti: 1) non fare agli altri quello non vuoi gli altri facciano a te. Massima di Confucio che Gesù ha presentato in positivo, fare agli altri quello vorresti gli altri facciano a te. 2) non uccidere, rispettare la vita. 3) Non rubare. 4) non tradire e non mentire. 5) Non disperdere la sessualità. Ovvio questi principi sono connaturali nel buon senso di ogni uomo, la loro applicazione però può variare da popolo a popolo, da cultura a cultura, da religione a religione. Possiamo elencare qualche applicazione da affidare alla libertà di studio e di evoluzione. Sul primo principio, applicare il problema dei diritti umani umo-donna, perdono e vendetta, quando, dove… Sul secondo principio: la pena di morte, la tortura, la guerra, il terrorismo, l’aborto, il fine vita, il rispetto della natura, dell’ambiente, degli animali. Sul terzo principio: la forbice ricchi e poveri, la fame nel mondo, la mafia, l’emigrazione. Sul quarto principio: lo stalking, la manipolazione della notizia, il twitter, la calunnia. Sul quinto principio: il divorzio, la maternità assistita, l’omosessualità. Ecc. Su questo ridotto mini elenco di applicazioni ogni religione, popolo, tradizione culturale ha da approfondire e legiferare talvolta autonomamente, superando l’equivoco che il l’onestà morale si identifichi con il consenso numerico e statistico. Ma l’unità degli intenti sui 5 principi su esposti dovrebbe essere sottoscritta da tutti; religioni, stati, nazioni, e attenersi ad una intesa mondiale.  Se non si arriva al più presto a questa nuova dichiarazione a livello universale ed ufficiale con l’impegno a realizzarla, ci tiriamo addosso il caos e l’autodistruzione, senza dare la colpa all’Apocalisse, a Satana, a qualche Padre eterno, ad Allah o ad altre divinità ultramondane.

Autore:
Albino Michelin
27.03.2019

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