martedì 3 settembre 2019

CON LE DONNE PRETI PAPA BERGOGLIO FRA SCILLA E CARIDDI

 Scilla e Cariddi due paesi tra la Calabria e la Sicilia, al tempo di Omero leggendari mostri marini che controllavano le sponde opposte dello stretto di Messina contendendosi i naviganti. Il binomio è usato oggi per indicare persone che si trovano in difficoltà allorché si tratta di scegliere una fra due soluzioni contrastanti. Nel nostro caso ci riferiamo a Papa Bergoglio che sulla specifica questione donne nella chiesa si trova in una impasse e non da poco: arenato il discorso sulla eventualità del sacerdozio femminile, cioè donna diacono, donna prete. In fin dei conti anche se uomini e donne non sono biologicamente uguali hanno però la stessa dignità. Nello sciopero organizzato dalle donne svizzere venerdì 14 giugno 2019 che come onda viola o lilla si sono riversate nelle piazze elvetiche a centinaia di migliaia molto più numerose che nel precedente e primo sciopero del 1991 è stata reclamata parità di diritti contro ogni forma di discriminazione. A dire il vero non si è visto nell’occasione nessun manifesto e nessun stendardo che reclamasse il diritto “Donne preti”, però anche se la sensibilità laica polare non era coalizzata in questo senso, non vuol dire che la chiesa deve insabbiare il problema per scarso interesse. Gli interessi giusti quando è necessario si possono suscitare con una adeguata cultura e sensibilizzazione. Per cui è giusto chiedersi a che punto sta dopo tante manifestazioni laiche, nonché richieste e proteste da parte di istituti e conventi femminili, il discorso sul sacerdozio femminile. Bergoglio le sue esternazioni se non proprio definitive ma senz’altro orientative non le fa più come i suoi predecessori ex cathedra, ma abitualmente in aereo, ritornando da un paese lontano, e inchiestato dal solito stuolo di giornalisti. Ed è così che il 9 maggio 2019, ancora una volta in aereo e di ritorno dalla Bulgaria, alla sequela di domande sulla questione rispose che “non è possibile fare un decreto sacramentale senza fondamento teologico e storico, non possiamo andare oltre la rivelazione Bibbia e le dichiarazioni dogmatiche perché se il Signore non ha voluto il ministero sacerdotale fra le donne significa che non va.” Tre giorni dopo, rientrato a Roma, consegna alla presidente delle superiori generali delle suore la conclusione della commissione ad hoc che sul ruolo della donna nella chiesa ha lavorato per tre anni. Fino ad un certo punto tutti sembravano d’accordo, cardinali, vescovi, suore, poi ognuno ha avuto le proprie idee. “Comunque hanno lavorato bene” dirà Bergoglio, “il risultato non è un granché ma è un buon passo in avanti. L’argomento non è bene approfondito. La verità si sviluppa con il tempo e noi col tempo capiamo meglio la fede, perché c’è uno sviluppo della coscienza. La rivelazione è in movimento continuo per chiarire se stessa, e anche la natura della coscienza morale. Ad esempio la pena di morte che oggi non è più accettata, 50 anni fa era prassi comune. Diceva Vincenzo da Lerino (IX d.C.) che la fede cresce con gli anni, si allarga con il tempo, si capisce meglio col prosieguo dello stesso. Per questo sul ruolo della donna dobbiamo cercare ancora meglio nella rivelazione. Le risposte nuove devono essere in armonia con la rivelazione. Anche le suore hanno cambiato vestito ma non hanno cambiato il senso delle loro missione e costituzione. La parola chiave è discernimento. Non tutto è bianco e nero, nemmeno grigio, ma tutto è in cammino. Se qualcuno vuol fare un’altra chiesa è libero”. Lunga la risposta, anche se la coda pare un po’ spazientita Se a questo punto dall’intervista in aereo scendiamo sulla terra vogliamo tirare una conclusione globale, va detto che non se ne può tirare nessuna. Né sì, né no, un ni. Qui te lo affermo e qui te lo nego. Si dribbla Scilla e Cariddi. Qualche osservazione in merito. Certamente è a tutti noto che all’interno della chiesa, sia in alto come in basso, coesistono due correnti abbastanza vistose e contrapposte. La prima decisamente contraria: se Gesù avesse voluto l’ordinazione delle donne lo avrebbe fatto. Se non lo ha fatto è perché l’ha escluso. Sembra filare limpido e chiaro, ma non lo è. Perché la componente contraria vi risponde capovolgendo il tutto: se Gesù avesse voluto escludere le donne lo avrebbe detto. Se non l’ha detto significa che non le ha escluse. Certamente per le donne non è molto simpatico venire a sapere che il codice di diritto ecclesiastico nel 1917 sostiene che il sesso maschile è requisito fondamentale per la validità del sacerdozio. E anche il recente ed ultimo Codice del 1982 al canone 1024 recita: ”riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile”. E questa è la decisione di Papa Wojtyla, il santo subito così difensore della promozione della donna e dei suoi diritti da escluderla definitivamente da questa missione. Un passo indietro addirittura da quanto asserito dal suo predecessore Paolo VI (15.10 1976), che richiedeva necessario il sesso maschile se si trattava di un prete o di un vescovo, ma lasciava aperta la figura del diacono donna, il gradino precedente al sacerdozio. Comunque al di là delle varie accelerazioni in avanti e delle frenate in retromarcia, la commissione pontificia sull’argomento si è autodefinita fase interlocutoria, Scilla Cariddi, in quanto si sente divisa al suo interno, chi osteggia l’apertura perfino verso la donna diacono e chi la reclama. Come ad esempio i vescovi del Sudamerica che chiedono in merito delle soluzioni locali: ogni territorio si gestisca secondo motivazioni e necessità ambientali. Come avviene fra i protestanti che possono godere della presenza femminile con le donne pastoresse preti. Se vogliamo uniformità con tutta la chiesa su questo punto campa cavallo…. Cosa per esempio non avvenuta per il celibato dei preti. Perché per ragioni anagrafiche e di proselitismo noi abbiamo una chiesa cattolica che concede il celibato ai suoi preti di rito orientale e ad alcune parroci delle parrocchie calabresi lucane (Firmo, Castroregio, S. Paolo degli Albanesi). Di questo i cattolici italiani non sono informati, né ci si premura ad informarli si lascia tutto nel nebuloso e nell’ignoranza atavica. Qualcuno teme che la concessione del sacerdozio femminile sia una specie di cavallo di Troia per poi ottenere nella chiesa altre riforme non gradire ai tradizionalisti e ai fondamentalisti. L’energia inesauribile di Papa Bergoglio sui temi della pace, della giustizia nel mondo, della ecologia ambientale è per molti in contrasto con il modo esitante con cui sta gestendo la questione delle donne preti. Una esclusione che rallenta la parità dei diritti donna-uomo in tutti gli altri aspetti della vita sociale. Una sua apertura in materia consentirebbe di accelerare la promozione di pari dignità ad ogni livello. Da augurarsi che sia soltanto una battura d’arresto, perché il sacerdozio femminile in questo periodo di penuria di preti, di calo nella sensibilità religiosa potrebbe essere una grande risorsa.

Autore:
Albino Michelin
26.08.2019

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