sabato 7 settembre 2019

L'ASCENSIONE DI GESÙ AL SETTIMO CIELO

Nel mondo antico si pensava che gli uomini celebri tipo Alessandro Magno dopo la morte venissero divinizzati mediante un’ascesa al cielo, dove raggiungevano l’abitazione degli dei e grandi del passato. Lo storico romano Tito Livio racconta appunto di Romolo, fondatore di Roma, che trovandosi in mezzo ad una tempesta nella palude della Capre scomparve verso il cielo e non fece più ritorno. Però lo stesso storico descrive nella sua narrazione che Romolo è “un dio da dio, nato da dio, re e patrono della città di Roma, invocato con la preghiera per ottenere favori e protezione.” Con meno dovizia di parole lo stesso viene detto dei greci Eraclito, Empedocle, Apollo di Tiana. E nella Bibbia l’autore sacro non è da meno quando (2 Re,2-11) ti va a citare il profeta Elia prima della morte volato o rapito in cielo, in un turbine e non più ritornato in terra. E qui viene spontaneo il collegamento alla Ascensione al cielo di Gesù, raccontata nel Nuovo testamento (At.1,8-11), non sappiamo su quale navicella spaziale, a quale velocità e di quale durata. Il tutto, ovviamente in sintesi, racchiuso nel Credo della Messa ogni domenica quale dogma di fede. Con una diversità: che per i primi citati vi fu solo una partenza con biglietto di andata, mentre per Gesù biglietto di andata e ritorno. In effetti l’evangelista Luca dice nel racconto: Gesù quaranta giorni dopo la Risurrezione, raccolti i suoi sul monte degli ulivi, fu elevato in cielo mentre due angeli in bianche vesti si presentarono e dissero: uomini di Galilea perché state a guardare il cielo? Questo Gesù tornerà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Indubbiamente qui l’autore manifesta il tipo di cosmologia o struttura del cosmo mondo studiata e ritenuta acquisita al suo tempo. Il mondo a tre piani: in alto il cielo abitazione dei divini, qui la terra degli uomini, sotto terra, uno scantinato detto sceol dove giacciono in stato di dormiveglia i defunti. E, detto en passant, quando ancora nel credo si recita che Gesù dopo la morte scese agli inferi, si pensava proprio a questo viaggio visita, la cui spiegazione qui non è il caso di affrontare. Da aggiungere che indirettamente l’autore non intendeva raccontare quale tipo di ascensione al cielo, se attraverso il cielo atmosferico dove volano gli uccelli, o a attraverso il cielo siderale dove girano gli astri e le galassie, ma indubbiamente quello superiore dove risiedono i divini, paragonato ad una reggia, con al centro il trono di Dio simile ad un Faraone e alla destra il seggio regale di Gesù, figlio luogotenente, e via via sedie e sgabelli per i santi e beati. Non si banalizza niente se si concede il tutto alla fantasia e alla raffigurazione del tempo, senza troppe inutili elucubrazioni. E qui bisogna spiegarsi. Anche il vecchio catechismo diceva: Dio è in cielo in terra in ogni luogo, egli è l’immenso. E quindi ci si riporta bene al versetto:” del tuo spirito Signore è pieno l’universo.” Perciò non vale la pena scervellarsi per ubicare il sito abitativo di Dio, ci si accontenti di sapere che esiste, ma è troppo vasto per collocarlo, anche perché sono gli umani ad esserci collocati dentro in esso e non viceversa Questo tipo di struttura, di cosmologia, è stato superato dall’ astronomia moderna. Fisicamente Gesù non è mai salito al cielo. La cultura, la mentalità del tempo, la storia delle religioni ci spiegano quanto fosse diffusa da millenni la mitologia dei viaggi celesti, dei paradisi oltre le stelle dove si pensava abitassero le grandi personalità del passato. Il viaggio al cielo era una delle più importanti costruzioni mitologiche del mondo antico. Non si può continuare oggi a costruire una teologia, un pensiero di fede, una dottrina cattolica sulla mitologia antica. Tante volte si sente parlare nelle chiese e nei santuari anche di Maria che è stata assunta in cielo in anima e corpo, perché se ciò è avvenuto per il figlio Gesù, logico dovrà essere avvenuto per la madre. Ovviamente si tratterebbe di quel tipo di corpo di donna pura ed intatta da qualsiasi rapporto sessuale. Gira e rigira è frutto della penalizzazione della sessualità umana al rango di schifio, quando invece è una realtà creata da Dio, senza qui voler confondere l’uso con l’abuso, fare un trattato di sessuologia o di ogni erba un fascio. Sia per l’ascensione di Gesù come per l’assunzione di Maria ci si deve appellare alla distinzione fra la bibbia della storia e la bibbia della fede. Al sentimento religioso dei credenti, siano essi tradizionalisti o progressisti, nessuno può rubare o interdire il desiderio di identificare il quadro con la cornice, cioè prendere alla lettera il dogma dell’Ascensione o anche quello dell’Assunta, proclamato da Pio XII nel 1950. Però si consentirà ad altri credenti, alla ricerca di motivi fondanti, di distinguere la realtà storico-spirituale dalla sua descrizione coreografica simbolica. L’Ascensione di Gesù va legata direttamente alla risurrezione, e questa direttamente legata alla morte in croce. Quando Gesù prega:” padre nelle tue mani raccomando il mio spirito”, in quel trapasso abbiamo morte-risurrezione-ascensione nello stesso istante. Non è interpretazione tanto peregrina se questo è anche il pensiero di eminenti studiosi tipo Ortensio da Spinetoli, A. Maggi ed altri. Quindi quanto poi viene descritto: tomba vuota, apparizioni, ascensione dopo 40 giorni sul monte degli ulivi sono formulazioni letterarie per far passare alla gente del tempo la realtà: Gesù è il risuscitato da Dio, è il glorificato, l’esaltato, l’innalzato, il celebrato, l’eterno Vivente Si pensi alla nostra metafora che spesso descrive un idolo, una star, un atleta che dopo una performance viene portato in trionfo dai propri fans Ecco l’Ascensione al “settimo cielo” del nostro titolo. I quaranta giorni dopo la Risurrezione che Luca descrive come data dell’ascensione è numero simbolico, come il numero tre, come tutti i numeri della bibbia, e nel nostro caso significa pienezza. Storicamente si sa che la festa dell’ascensione solo nel 300 d.C. al Concilio di Elvira è stata fissata come separata dalla Pasqua. Ma anche qui non ci si deve meravigliare se i credenti hanno creduto opportuno ritmare gli incontri con Gesù nel prosieguo del tempo. Anche nelle famiglie si costata che un genitore o una persona cara viene secondo certi ritmi festeggiata nel suo compleanno, nel suo onomastico, nel suo anniversario di matrimonio, nel suo giubileo di qualche evento. Il plurifesteggiato rimane sempre lo stessa, unica e identica persona Così è avvenuto per le feste del Signore, che da una soltanto, la Risurrezione, si è voluto suddividerle in tante circostanze. Che poi Luca faccia dire agli angeli:” uomini, questo stesso Gesù ritornerà alla fine del mondo”, dipende dal fatto che i molti contemporanei pensavano prossima la fine, addirittura dopo quella generazione. Una realtà che non collima con la promessa di Gesù:” io sarò con voi fino alla fine del mondo”. Gesù ’non è quello che verrà, ma è il Presente, il Vivente.

Autore:
Albino Michelin
29.08.2019

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