mercoledì 2 settembre 2020

L'IMPORTANZA DELLA CULTURA POLITICA

La politica non gode buona fama specialmente in questo periodo e in Italia. Fra i giovani poi esiste un diffusi rigetto difficilmente superabile perché la politica sarebbe basata su corruzione, scandali, opportunismo, progetti negati. Innumerevoli sono i proverbi ed aforismi sia sulla politica, sia sul potere, sia sul governo. Qualcuno: “I politici sono dei politicanti, tutti uguali, invece che servire al loro mandato se ne servono. Ti promettono in anticipo di costruire ponti anche là dove non ci sono fiumi. Voltagabbana, pur di far fortuna saltano da tutti i partiti. Dilettanti con stipendio da professionisti e megavitalizi.” La maggioranza degli italiani si vanta di non interessarsi di politica, quando in realtà anche questo disinteresse è una scelta politica, è un altro modo di fare politica: assenteismo. L’apoliticità non esiste, tutto è politica. Queste osservazioni ci portano a concludere che purtroppo ci manca fin dalla prima scuola una cultura politica. Che dovrebbe essere inclusa non superficialmente nell’educazione civica o nell’ora di religione ma in una materia o corsi specifici in quanto la politica è fondamentale all’uomo, sia per chi è deputato a servire alla cittadinanza, sia per chi ne fa parte come membro. La politica è una cosa troppo seria per essere lasciata in mano a degli sprovveduti. Eppure è l’unica professione per la quale non si ritiene necessaria, se non eccezionalmente, una preparazione specifica. Non c’è politica senza cultura politica. Magari si parla anche di specializzazione in economia politica o in altri settori simili ma sono tutti modi e scelte per guadagnar quattrini o più elegantemente per produrre ricchezza sociale magari ignorando i mezzi morali di produzione, uso, consumo. Di conseguenza i cittadini hanno i politici che si meritano e i politici ugualmente i cittadini che ci capitano sotto. La politica è anche sporca perché troppi cittadini se ne stanno alla finestra, preferiscono delegare, amano parassitariamente essere governati, e se le cose non funzionano allora “piove? governo ladro”. Non sempre le intuizioni degli antichi sono anticaglie da buttare, ma pillole di saggezza che vale la pena ricuperare. Bisognerebbe ristudiare Aristotele (greco 385 a. C) per il quale la politica significa “governo della polis”, cioè della città. L’uomo per lui è un animale politico, fatto per vivere nella e per la polis, società responsabile, fatta di liberi e uguali, anche se la sua conduzione può variare, monarchia (potere di una singola persona), oligarchica (di alcuni meritevoli preparati), democratica (di tutto il popolo). Per Aristotele, quindi poi per i romani, i partiti non erano dei magna magna, ma gruppi sociali che in base a motivazioni diverse e responsabili intendevano compiere il bene della polis, il bene comune, dal latino “cum munus”, compito affrontato insieme. Attualmente invece i partiti sono diventati un’accozzaglia troppo spesso di persone litigiose che si fanno la guerra reciprocamente con programmi ed espressioni offensive e calunniose attraverso twitter e social. Non esiste una politica sporca, tipo quella di Macchiavelli secondo la quale il fine giustifica i mezzi, ed una pulita secondo la quale si versa il sangue per il prossimo. Ne esiste una soltanto, quella che conduce all’uguaglianza, al benessere, alla felicità di tutti i cittadini. Perciò l’importanza della educazione politica. E qui ci si permetta una connessione con la religione. Indubbiamente la politica non si identifica con la religione, va evitata confusione e ambiguità. Ma distinzione non significa separazione. Nessuno di buon senso può accettare l’identificazione chiesa-partito Democrazia cristiana degli anni 1950 allorché il clero scomunicava dal pulpito i votanti per falce e martello ed obbligava sotto pena di peccato mortale in coscienza a votare scudo crociato, e trasformava le sagrestie in sede di comizio elettorale. Questa non è propriamente politica ma partito divisivo, un corpo a corpo all’interno della società e delle stesse famiglie. Ovvio con le debite distinzioni non si può giudicare un periodo storico col senno di poi. Né si possono condannare trattati fra le chiese e i singoli stati a beneficio della incolumità sociale. Però che lo spirito profondo ed autentico della religione, e non solo cattolica, possa influire sulla cultura e sull’’onesta’ della politica è fuori discussione. Quando Gesù disse:” date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” non bisogna dimenticare che è Dio ad aver voluto un Cesare, cioè una società tendenzialmente necessitante una guida a garantire la rotta. Né va dimenticata la risposta che Caino diede all’interpellanza di Dio dove fosse suo fratello:” sono io forse il custode di mio fratello?” Ecco qui gli albori della prima coscienza politica: la custodia e la corresponsabilità reciproca affinché tutti possano garantire la propria felicità e il bene comune.

Autore: Albino Michelin
28.07.2020
albin.michel@live.com

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