martedì 1 settembre 2020

RITORNO ALLE ORIGINI: SACRAMENTI CELEBRATI DAI LAICI

Il 27 giugno la Congregazione vaticana del clero ha emanato una istituzione dal titolo:” La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della chiesa.”. Titolo prolisso, il documento non ci tragga in inganno, nel senso che si tratta di un intervento obbligato dopo il sinodo dell’Amazzonia, fine ottobre 2019, al termine del quale molti si attendevano delle riforme, come il libero celibato del clero, preti sposati alla guida delle parrocchie, diaconato femminile. Ma stante le resistenze della componente tradizionale, anche Bergoglio ha dovuto rinviare. In effetti gli risuonava ancora l’epiteto di papa eretico che avrebbe svenduto la chiesa cattolica ai protestanti (?). Diamogli atto di essere stato paziente e costante, secondo il proverbio la goccia scava la roccia. Rinvia ma non abolisce. Ed è così che a pochi mesi di distanza continua ad aprire la chiesa verso le periferie, non solo del mondo ma della chiesa stessa. Certo il documento anche se da lui firmato non è stato da lui steso, ma dalla commissione incaricata con Mons. A. Ripa e quindi si intravede chiaramente fra le righe il motore Bergoglio con il freno tenuto a mano dagli scrivani di turno, che mandano alle stampe a denti stretti. Ma intanto si apre uno spiraglio: d’ora in poi non è necessario il prete per celebrare battesimo, matrimonio, funerale, liturgia della parola alla domenica quando impossibile la celebrazione della messa. Naturalmente con un po’ di ordine, e qui siamo d’accordo. Preparazione culturale, convinzione di fede, incarico dal vescovo o dal parroco, evitando si crei anche solo la parvenza di concorrenza clericale. Quindi con i dovuti paletti: il laico non sta al posto del parroco, non può celebrare la messa, durante la messa officiata da un altro non può predicare. Aspetti questi superati ad esempio in Europa dove una parrocchia può venir gestita da un laico detto Gemeindeleiter (Guida parrocchiale), quindi con offuscamento alla figura mitica del prete. Per il vaticano ci è voluta la pressione dei cattolici tedeschi, austriaci ed il, coraggio del vescovo di Bressanone (Bolzano) Ivo Muser a rompere il velo del tempio, il quale da sei anni in obbiezione di coscienza aveva anticipato il documento. In effetti nel suo territorio il padre di famiglia Hans Duffek celebra la liturgia domenicale al posto della messa e la signora Ch. Leiter, madre di due figli ha officiato recentemente il funerale di due anziane signore nella chiesa di Sesto (BZ). Nel documento di 11 capitoli, 125 numeri articoli, 183 note steso dalla suddetta congregazione si tende a minimizzare la portata dell’apertura attuale e ad imbrigliare quella futura di Bergoglio sottolineando che si applicano solo le norme canoniche già citate nel passato (in realtà mai portate al pubblico) e che si tenga ben chiara la distinzione fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune, come dire non sognatevi di pensare che qui la chiesa cambi, non si ripete, anzi ribadisce. Si vuol far capire che il motivo di tale concessione è la insufficienza del clero, e quindi avanti i laici come supplenti o” tappabuchi”. E Dispiace, ma qui abbiamo il cavallo di Troia, da far entrare nella testa dei cattolici. Mentre invero il motivo di fondo è che ancora una volta si ignora la bibbia, cioè lettera 1 di Pietro (2,29) diretta a tutti i cristiani, nella quale si legge:” voi siete sacerdozio regale, popolo di Dio”. Versetto base che ha portato i protestanti a istituire i loro pastori e pastoresse con il diritto a celebrare qualsiasi sacramento e servizio religioso, cena del Signore compresa. E qui la nostra chiesa dovrebbe fare una piccola riflessione, non polemizzare e rifiutare la bibbia come ai tempi di Lutero (1517), ma configurarsi e rinnovarsi di sui di essa. I contenuti del documento non sono benigna concessione ai laici, ma loro diritto natio. Altro tentativo di minimizzarlo è che in esso non viene mai citata il vocabolo donna. Si citano i fedeli laici ma mai al femminile, la donna resta ancora il tabù. Oltre che casta sacerdotale si continua con la casta maschile. Come si vede il cammino è lungo, importante ricominciare sempre. L’ultimo numero dell’istruzione riguarda la preoccupazione di Bergoglio sulla gratuità del sacro, evitando anche ogni parvenza di commercio secondo quanto già da lui espresso nel 2014 quando trova assurdo entrando in chiesa vedere affisse alla porta le tariffe sui sacramenti e sulle intenzioni di messe: messe per tutti, caso mai offerta libera. Premesso che ogni operaio e quindi anche il prete ha diritto alla sua mercede, non solo perché lo dice Paolo, premesso che dove non esistono le tasse del culto vanno apprestate riforme ad hoc nella società civile o nei distretti parrocchiali, il proporre offerta libera significa mettere in imbarazzo l’interlocutore nel dilemma di evitare la brutta figura del tirchio. Piuttosto indirizzare il credente all’ufficio postale a scegliere il destinatario bisognoso senza passare attraverso il prete. Un consiglio trasparente per responsabilizzare la persona e aiutare la chiesa e i suoi ministri a uscire da una penosa ambiguità.

Autore: Albino Michelin
14.07.2020

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