venerdì 30 luglio 2021

SUL SACERDOZIO DELLE DONNE MESSA UNA PIETRA TOMBALE

Si dubitava, ma ora non si dubita più, partita chiusa almeno per un trentennio. Appunto quanto il tempo necessario a rivedere il codice della chiesa, ufficialmente chiamato del diritto canonico. Come noto agli addetti ai lavori, l’attuale è composto di sette libri, con 1752 canoni, approvato il 25.1.1983, avviato ad una revisione da Ratzinger nel 2007, e rifuso nel libro sesto, quello che ci riguarda, con debita promulgazione papale recente di Bergoglio il 23.5.21. Va detto subito che alcune modifiche concernenti il delitto penale sono importanti. Si ammette la mutata sensibilità del nostro tempo e quindi l’esigenza di qualche spostamento dei canoni concernenti l’abuso sessuale sui minori, la pedopornografia, e altre violenze simili dal capitolo delitti contro obblighi particolari generici a quello dei delitti contro la vita, la dignità, la libertà della persona. D’accordo sullo spostamento come anche la giustificazione di queste norme necessarie quando si riferiscono alla “salute delle anime”, secondo l’affermazione nell’ultimo numero 1752 del codice stesso. Questa modifica che passa sotto il nome di Costituzione” Pascite gregem Dei” (Pascete il gregge di Dio”) è stata presentata ai media il 1.6.21 dal presidente del Consiglio Testi Legislativi, il carmelitano Mons. F. Jannone. Oltre ai dettagli di cui sopra la vera sorpresa, choc per le donne, è stato l’aggiunta del canone con scomunica automatica della donna che si fa ordinare prete e contro colui che la ordina. Tale atto viene considerato delitto contro il sacramento, riservato solo ai maschi e vietato alle femmine. Si sa che i sacramenti sono “propter homines”, a vantaggio degli “uomini”, ma sorprende che si sia ritornati ad insistere su di un’accezione discriminatoria ed assolutamente estranea all‘intenzione di Gesù, quasi che quando egli parlava di salvezza degli uomini intendesse riservarla a quelli dai genitali maschili escludendo quelli dai genitali femminili. Ma quella di fine maggio è stata una settimana concitata per la chiesa. In effetti il 4 giugno esce pubblica notizia delle dimissioni del Cardinale di Monaco R. Marx, membro del gruppo dei 7 consiglieri di Bergoglio, personalità di grande cultura e di profonda dedizione alla causa. La Lettera di dimissioni al Papa era stata inviata già il 21 maggio. Motivazione:” La chiesa è ad un punto morto”. Non si tratta di dimissioni segretamente pilotate dall’alto o punitive per il suo comportamento, per altro sempre stato integerrimo ed ineccepibile. No, egli aggiunge che oltre ai fallimenti di carattere personale già noti come la pedofilia e adeguati interventi si tratta di fallimenti istituzionali e sistemici. Egli stesso si augura che questo punto morto divenga un punto di svolta. Dichiara di non essere stanco della carica e nemmeno demotivato, ma convinto che questa società abbia bisogno della voce del vangelo e di una chiesa che si rinnovi. In quanto a lui si rende disponibile anche tornare a fare il prete di campagna. Praticamente queste dimissioni sono collegate con l’emanazione della scomunica alle donne preti. E qui non si tratta di una coincidenza fortuita, ma di un nesso causale. Non bisogna dimenticare che la chiesa tedesca aveva inaugurato il suo sinodo già il 31.1.20 con 250 delegati dalle varie comunità e avrebbe dovuto tirare delle conclusioni in autunno del presente anno. Indubbiamente una corresponsabilità di base, da sognarsela in Italia dove ancora la costituzione di un sinodo permanente pare utopia. Fra gli argomenti di studio e di dibattito appunto il sacerdozio delle donne, che l’attuale presidente dell’episcopato tedesco G. Bätzing ritiene la domanda più urgente del futuro. Ma a metà dell’opera esce la Costituzione penale su citata che blocca il tutto. Di qui sono da collegarsi le dimissioni altrettanto choc del Cardinale di Monaco. Che poi Bergoglio le abbia respinte era da aspettarselo, ma anche la confessione di questi che la chiesa debba chiedere perdono di certe catastrofi e a della crisi con “un sentimento di vergogna guaritrice” non risolve nulla sulla vessata questione. Anzi ci si chiede dove sono andate a finire le ventilate aperture di Papa Francesco sul ruolo delle donne, che dopo 2000 anni dovrebbero essere accettate nella chiesa come esseri umani. La concessione a queste (vedi Spiritus Domini del 10.1.21) di leggere nella messa la bibbia o di distribuire la comunione sa di restauro estetico. In molti si pensa che essendo Bergoglio anche un carattere sensibile ed emotivo senta sul collo il fiato di Woytjla, ritenuto predecessore potente a guisa dei papi medievali, che con il suo intervento de 22.5.1994 ha dichiarato chiuso il discorso sulla donna prete perché così voluto da Dio. Ma su questa affermazione i teologi non cessano di studiare in quanto la considerano autoreferenziale. Viene qui in mente il tentativo coraggioso della teologa di Basilea Monika Wyss, prima sacerdotessa cattolica ordinata il 24.6.2006. Madre di quattro figli difese da sempre il diritto della donna al sacerdozio, da quando dodicenne voleva diventare prete ed amava in famiglia organizzare una specie di messa domestica. Ovviamente venne scomunicata dall’allora papa Ratzinger, al primo anno del suo pontificato e insieme con lei anche il vescovo argentino R. Braschi, che la ordinò. In questa crisi di preti maschi forse serve a poco fare novene e pregare per le vocazioni maschili, c’è un popolo di donne in lista di attesa e questa è tanta grazia di Dio. Grande opportunità, affinché il punto morto della chiesa divenga risorsa del futuro

Autore: Albino Michelin 22.06.2021
albin.michel@live.com

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