mercoledì 28 luglio 2021

SULLE AFFERMAZIONI DI TEOLOGI CHE GESÙ NON VOLEVA SACERDOTI

Si fa troppo presto oggi ritenere che nell’opinione comune il ruolo e la figura del prete sia superata. La triade autoritaria nei nostri paesi di qualche decennio fa (sindaco, dottore, prete) esiste ancora nell’inconscio collettivo. Non è da molto che un giovane curato arbitrando una partita di calcio sia intervenuto in una mischia minacciando: “quando fischio io fischia dio”. Esperienze che restano nella memoria oltre che nel gozzo. Una lunga storia secolare con ripetuta educazione e l’attribuzione del ruolo di ministro di Dio gli ha contagiato la tentazione di sentirsi Dio. Da tempo però i dati cominciano ad evidenziare la crisi del sacerdozio cattolico. Tutto ciò che la chiesa ufficiale ha intrapreso per fronteggiarla non ha sortito alcun effetto. Mancanza di clero, comunità senza eucarestia, celibato maschile, ordinazione delle donne sono i problemi che accanto ad altri caratterizzano l’attuale difficoltà della chiesa cattolica. Di conseguenza molte iniziative vengono chieste e affidate ai laici. E qui è doveroso uscire allo scoperto con una domanda che pare sovversiva ma non lo è: Gesù che sacerdoti ha voluto? E li ha voluti? Si sa che lui non era prete, preti non erano gli apostoli, prete non era Paolo di Tarso. Nessuno di costoro aveva ricevuto l’incarico di celebrare la messa, ma di andare, insegnare, guarire, evangelizzare, testimoniare. E qui vale la pena citare un teologo, rappresentante di una scuola attuale, per nulla contestatrice, Herbert Haag (1915-2001), svizzero tedesco fra i più noti interpreti della Bibbia, Antico Testamento. Nel 1997 scrisse un libro che continua a porre a tutti delle riflessioni:” Da Gesù al sacerdozio”. Fece e fa tutt’ora scalpore. Questa corrente di pensiero ritiene che gli ecclesiastici di oggi sono una creazione della chiesa e non di Gesù, sviluppatisi nel corso dei secoli, ed essa può decidere di mantenerli o di modificarli. L’affermazione sembra avventata ma la crisi della chiesa durerà fino a quando non deciderà di darsi una nuova costituzione in cui non ci sia posto per due classi: sacerdoti e laici, consacrati e no, e stabilire che un incarico affidato dalla chiesa è sufficiente per condurre una comunità e celebrare la messa. Incarico affidato a uomini e donne, sposati e celibi, come d’altronde era prassi nei primi secoli della chiesa. Ovvia la reazione della chiesa attuale, che allorquando appare all’orizzonte una nuova ricerca e proposta interpretativa si arrocca e toglie al caposcuola, come nel caso ad Haag il diritto di definirsi teologo cattolico. Ed è ovvia la risposta dell’altra parte. In effetti nell’ aprile del 2000 una novantina di teologi, biblisti, collaboratori ecclesiali firmano una dichiarazione diretta ai vescovi svizzeri in cui sostengono di non riconoscersi nelle accuse rivolte ad Haag e quindi la necessità di discutere la questione per ulteriori approfondimenti. In effetti bisogna prendere atto che lungo la storia il sacerdozio ha preso questa forma solo dopo 200 anni dalla morte di Gesù, con i noti santi padri Origene e Cipriano. Ma subito dopo la morte di Gesù e per due secoli l’Eucarestia veniva celebrata con semplicità nelle abitazioni dei cristiani, da tutta la comunità, come frazione del pane. Solo a partire dal quinto secolo con S. Agostino il sacerdozio viene definito sacramento, mentre prima non era necessaria l’ordinazione sacerdotale. Nel contempo assumendo scrupolosamente le categorie dell’impero romano, infule, abbigliamenti, tube, zucchetti in testa e titoli nobiliari che imperversano a tutt’oggi. Si pensi ad esempio che nel 1948 la costituzione italiana decise di non riconoscere più tali titoli come eccellenza ed altri, mentre la chiesa nonostante il concordato con l’Italia continua con don, reverendo, monsignore, eccellenza, eminenza, santità. Papa Bergoglio si è spogliato di tutto e si fa chiamare Francesco: ma è un uomo solo al comando. Aumenta il fossato clero-laici, non ostante Gesù avesse detto:” voi siete tutti fratelli” (Mt.23,8). Finché tutto si codifica, si fissa, si arresta con il Concilio di Trento (1563), fondazione dei seminari e preti standard. E qui si inserisce la definizione di Papa Wojtyla del 22.5. 1994 in cui dichiara che il sacerdozio delle donne è capitolo chiuso, la chiesa non ha il potere di modificare questa legge. Tale definizione è stata pronunciata tre anni prima dell’uscita del libro di Haag “Da Gesù al sacerdozio”, ma queste idee circolavano da tempo nell’aria e quindi l’intervento di Wojtyla intendeva prevenire e bloccare in anticipo il discorso. Cosa che invece non è avvenuta, in quanto questo movimento teologico di Haag è intervenuto proprio a porre l’attenzione sul fatto che non è stato Gesù a fissare questi paletti, se ci limitiamo al sacerdozio femminile, ma la chiesa del maschilismo. E qui è legittimo dare una risposta a doppia uscita: d’accordo, la chiesa non può mutare assetto se quanto stabilito è sviluppo implicito del messaggio di Gesù. La seconda opposta: se Gesù avesse ritenuto essenziale questo assetto lo avrebbe egli stesso espresso. Non avendo nulla detto significa che tale impianto è riformabile secondo le esigenze storiche e quindi attuali. Senza sposare definitivamente questa soluzione della scuola Haag, non andrebbe interrotto lo studio e la riflessione. Invece lascia perplessi la decisione del Card. Bassetti, presidente della Conferenza vescovi italiani, che dopo tante spinte papali iniziando il sinodo nazionale, partecipazione quale antidoto alla chiesa piramidale, espressione delle istanze della base ecclesiale, il 25.5.21 disse” si parlerà di argomenti urgenti, non di donne preti, né di clericalismo” Alla fine una delle solite autocelebrazioni. Aveva ragione il Card, di Monaco Marx quando nello stesso mese diede le dimissioni, anche se rientrate, motivandole:” questa chiesa è ad un punto morto.”

Autore: Albino Michelin 16.06.2021
albin.michel@live.com
 

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