Lo sport, sia esso professionale che amatoriale, è un fenomeno che coinvolge per lo meno tutto il mondo occidentale uomini e donne. A lungo caratterizzato da un netto predominio maschile, anche perché commercialmente e socialmente. Ed anche perché considerato uno sport ludico riferito a pochi. La differenza fra i due coinvolgimenti veniva riportata a differenze di origina forti i primi e sedentarie e remissive la le seconde. La radicale differenza fra i due sessi non è stata ancora convalidata dalla medicina moderna, ora in via di ripensamento. Poiché il corpo è il più evidente simbolo della differenza fra uomini e donne e lo sport è un’arena in cui esso vene messo in gioco in modo specifico, lo sviluppo dell’attività sportiva fra le donne è indubbiamente un importante segnale di emancipazione femminile. Laddove lo sforzo atletico, tradizionalmente associato alla virilità, diviene a poco a poco disponibile anche alle donne, queste sembrano sottrarsi alla femminilità più tradizionale che la voleva passiva e sedentaria. La sviluppo dello sport femminile deve fare i conti con i diffusi atteggiamenti che considerano le attività fisico-psico sportive come essenzialmente e naturalmente dominio dei maschi. Esperite come un’idea ovvia e di senso comune, la nozione che esistano delle innate differenze biologiche e psicofisiche fra i sessi riunita allo stereotipo incorreggibile della professione medica della fragilità e delicatezza del femminile, si configura come una forma di sessismo che limita fortemente la partecipazione femminile alle attività sportive fisiche ricreative. Gli uomini cioè devono apparire muscolosi forti, privi di emozioni, freddi, competitivi, in modo rigido orientati alla vittoria, talvolta di contatto e di aggressività. Mentre le donne devono mostrarsi disinteressate, vestire abiti sgargianti, enfatizzando la propria femminilità, capelli lunghi, e lunghissime unghie finte. Per alcuni Maomettani religiosi si devono rispettare le regole ed i codici etici. Nella cultura islamica conservatrice ed integralista l’esibizione della donna in alcuni casi importanti i modelli sportivi sono sconsigliabili e malvisti, come ad esempio la mostra eccesiva del proprio corpo, il farsi riprendere dalla televisione e la pubblicità di fronte spettatore prettamente maschile. Fortunatamente sempre più si può salutare l’accesso a questo sport femminile. Uno sguardo comunque al progresso in questo ambito si impone per quanto concerne due nazioni a noi stanno viciniore: Svizzera-Italia. La stampa oggi si sbizzarrisce a descrivere la lunga marcia della nazionale elvetica per il pareggio internazionale che le ha permesso di qualificarsi al campionato europeo. Si è evoluta dal 1970 e il suo calcio è diventato più fisico, più tattico, più sofisticato: le pioniere del pallone fronteggiano e resistono istituzionalmente. All’inizio le atlete sono state accoppiate in maggior parte delle ragazze minorenni. Nel 1988 perdono contro la Germania per 10 a 0. Il motivo e che la AST non aveva investito per molto tempo nelle giovani svizzere Ma oggi è da tutti riconosciuto come la nazionale sia esportatrice di giovani talenti in tutta Europa. La prima partecipazione del 2015 è stata una pietra miliare del suo sviluppo. Con la qualificazione 2015 e con la quella del 2017 hanno potuto partecipato per la prima volta al torneo europeo. In questi mondiali la Svizzera ha affrontato le campioni del mondo in carica e vennero eliminate dalla Spagna per 5 a1. Ma negli ultimi anni si prevede un enorme sviluppo considerando le bambine che giocano con passione negli oratori e nelle feste popolari e nei tornei di paese. Gli articoli sui giornali riguardano con soddisfazione che lo sport oggi è donna. E qui saranno gli stereotipi meno lunghi a morire. Il progresso invece del calcio femminile italiano si è appoggiato su un motivo che muoversi non solo è utile per il proprio benessere del corpo ma anche per scacciare lo stress e la tensione. Le donne che in Italia praticano lo sport sono quasi 18 milioni ovvero il sessanta per cento il quarantotto per cento della nazione. Nel 2018 le donne tesserate al calcio sono state 240 mila, mentre vent’anni prima risultavano 80. Troppo deboli, troppo emotive, poco comprensive: queste le caratteristiche attribuite al gentil sesso. Ma i valori dello sport sono stati riconosciuti anche dalla nostra costituzione italiana la quale dice con la modifica del settembre 2023” la Repubblica Italiana riconosce il senso ed il valore educativo, Sociale e promozionale per il benessere psicofisico in tutte le sue forme”. Se per i ragazzi maschi lo sport costituisce ancora in rito di passaggio per le femmine esso può diventare non tanto una svirilizzazione del gentil sesso quanto una molteplice varietà dell’atletica nel mondo. Elenchiamo per completezza quali sono oggi gli sport già praticati o in via di sviluppo. Ginnastica ritmica, calcio, pallavolo, pallacanestro, pallamano, sci, tennis, nuoto, fitness ed altri minori. Indubbiamente si tratta di sviluppare strutture palestre e quant’altro secondo motto di Giavenale” mens sana in corpore sano” e viceversa.
Autore: Albino Michelin 10.09.2025
albin.michel@live.com
lunedì 20 ottobre 2025
SPORT E CALCIO FEMMINILE
I VERSETTI PERICOLOSI DELLA BIBBIA
Il termine versetti pericolosi del contesto del vangelo si riferisce a passaggi biblici che hanno un messaggio diverso o interpretazioni che possono essere considerate difficoltose o provocazioni difficili da comprendere ed accettare. Questi versetti spesso mettono in discussione le norme sociali, le tradizioni religiose o la stessa immagine Dio creando scandali e disagi a diverse persone. Versetti pericolosi sono talvolta provocazioni anche scandalose alla gerarchia ecclesiastica e dei valori non negoziabili della tolleranza zero. D’accordo che è una scienza giovane quella della traduzione di libri sacri de della bibbia è verso ribaltone. Che cosa ci vorrebbe a fare una traduzione corrispondente alla nostra mentalità. È quello che la chiesa non fa o con troppa lentezza. Tutto nasce da 1600 anni fa quando la chiesa è diventata con Costantino una chiesa di stato che da allora si è costretto la gente ad incollarsi discipline, atteggiamenti penitenziali, mortificazione con tremore e paura che nemmeno si comprendono. Per di più la bibbia è stata tradotta da Gerolamo (320-400 d Cr) con diversi errori che adesso si sono potuti appurare e che in pratica ogni traduzione se non si sta attenti diventa tradimento. Quindi ad un certo punto il Padre Maggi, direttore della scuola biblica di Montefano (Macerata) con un gruppo di biblisti ed una fra le tante cose si è preso l’incarico di un più adeguata traduzione della Bibbia e del vangelo di Luca, quello riconosciuto della misericordia di Dio. Vediamone alcuni brani principali.
Nascita di Gesù (Luca gloria a Dio nell’alto dei cieli 2 ,14)
I pastori sono sempre stati una figura simbolica nella capanna di Betlemme. I pastorelli che danzano gloria a Dio in carole nell’alto dei cieli. A dire il vero non immaginiamo quello che rappresentano i pastori. Gente abbruttita, che vivevano fuori nella campagna, nessun contatto sociale, nessun rapporto con gli uomini e molto con il bestiame, ritenuti impuri, che non beneficiavano della purezza legale nella sinagoga. Vivevano di espedienti ed omicidi. Ecco che dal paradiso arriva uno stuolo di angeli con a capo Michele, nessuna spada fiammeggiante, nessuno sfratto dal paradiso dai nostri progenitori. Niente di tutto questo, danzano nel cielo portando la nuova novella. Pace in terra agli uomini che Dio ama. La traduzione però risultava errata, la vecchia traduzione “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Quindi Dio non amerebbe quelli di cattiva volontà. Ecco la muova traduzione. “Pace agli uomini che egli ama.” Il verbo sotto inteso è all’indicativo a significare che Dio ama tutti gli uomini. Siamo arrivati da 1600 anni con questa stortura che Dio avrebbe amato gli uomini secondo la sua volontà. La fede consiste da parte nostra nel lasciarci amare da Dio e corrispondere al suo amore. Eppure da 1600 anni abbiamo diviso gli uomini in buoni e cattivi.
Chiesa universale e non solo quella dei cattolici “Giovanni capo X versetto 16”
S. Girolamo (342-400) ha tradotto erroneamente un passo di Giovanni sopra citato. Il testo che recitava che Gesù bramava costruire un recinto sotto un solo pastore. Egli tradusse con Gesù che bramava costruire un solo ovile sotto un solo pastore. Ma con recinto si trattava di costudire le pecore dai lupi. E questa traduzione di Gesù per una svista venne erroneamente interpretata dal copista un “solo ovile con un solo pastore”. Dicono che “Verba volant et scripta manent” Le parole volano e gli scritti restano. Questo è vero da parte di S Gerolamo che incorre in una svista grossolana con una storica verità. Ma da 1600 anni la chiesa è fatta solo per i cattolici e di cattolici. Solo essi hanno il diritto ed il dovere di entrarci, e di farne parte. La chiesa composta solo di cattolici battaglieri e senza remissione a fare micidiali battaglie religiose, e più delle guerre civili. Una traduzione di questo risultato che divenne tradimento e con quali conseguenze. Rispettiamo che le diverse lingue come le diverse fede religiose facciano il loro corso. Poi quando sarà il tempo, con la collaborazione eventuale di tutte le religioni si avrà un solo ovile ed un solo Pastore.
Il merito. (Matteo 5,46) a chi va il merito.
Gesù cita “amerai il tuo prossimo ed odierai il tuo nemico” Gesù risponde “siate figli del Padre vostro che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e fa spendere il suo sole sui reprobi e su buoni”. Chi pensava che come il popolo ebreo che Gesù facesse distinzione tra i buoni che saranno premiati ed i cattivi castigati verrà smentito. Dio è amore e richiamerà nell’ amore tutto gli uomini. Egli non fa distinzione nell’accettazione di persone.
Il buon samaritano (Luca 10, 25-37)
Un uomo incappò nei ladroni scendendo da Gerusalemme a Gerico fu vittima di ladron e fu lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Passò un sacerdote del tempio, un levita seminarista e tutti tirarono diritto. Ma un samaritano, uomo religioso nemico, si fermò e lo portò all’ albergo. Per Gesù non esistono stranieri, profughi, rifugiati, politici poiché tutti figli dello stesso Padre. Diverse lingue. Diverse lingue ma tutti figli di uno stesso genere umano.
La peccatrice in casa del fariseo Luca (7,36-50) la donna è il patriarcato.
Una donna peccatrice nella casa del fariseo Simone. Avvicinatosi a Gesù gli asciugo i capelli con olio di balsamo. E Gesù le disse “a lei sono stati perdonati molti peccati perché molto ha amato” L’uomo che la peccatrice aveva cercato finalmente l’aveva trovato. Qui l’amore di Dio si riversa su tutte le donne e abbatte ogni discriminazione, ogni ingiustizia sociale. E pensare che per diversi secoli questi 12 versetti sono stati censurati dalla chiesa cattolica e ne venne che la donna fu per secoli umiliata.
Zaccheo (Luca 19,1-10)
Gesù entrato in una città incontrò Zaccheo giovane, pubblicano, un impuro, un ricco. Tre affermativi indigesti per Gesù. E Zaccheo proruppe: oggi in questa casa è entrato il maestro ed io dò la metà dei miei beni ai poveri. E Gesù che aveva proclamato il giorno prima essere più facile che un ricco passi per la cruna di un ago anziché andare nel regno dei cieli lo elogiò e disse che oggi il regno di Dio è entrato in questa casa. Gesù vuole dire che c’è una differenza fra un ricco ed un signore. Il ricco è colui che si trattiene tutto per sé. Il signore è colui che condivide con gli altri. Gesù qui dà una lezione sulla fame del mondo. Egli che aveva moltiplicato i pani ed i pesci conosceva bene la miseria della sua gente.
Il fariseo ed il pubblicano (Luca 18,9-13)
Il fariseo è colui che si sente separato in tutto tra gli altri. Il pubblicano è il peccatore seduto in fondo al tempio. Il fariseo si vanta di tutto e su tutto, impettito davanti all’altare. Gesù non invita ad essere santi perché la preghiera, l’osservanza delle regole, la precettistica religiosa, essere santi divide per apparire più degli altri. E Gesù dichiara appunto che il fariseo è uscito più peccatore di prima, mentre il pubblicano fu perdonato perché misericordioso.
La mortificazione (Colossesi 3.5-7)
La nostra religione è fatta per i penitenti. Pensiamo che la nostra vita sia una sofferenza sull’esempio di quanto leggiamo in certe vite dei santi che si infliggevano delle sofferenze perché quello era il modo migliore per amare Dio, espiare i propri peccati, salvare le anime de purgatorio, essere fedeli alle necessita professionali, evitare i vizi cui ciascuno è portato o per eliminare le bruttezze di questo mondo. Ma avremo tanti sacrifici da fare per essere fedeli alle nostre necessità al nostro lavoro, alle nostre situazioni impensate, alle circostanze della vita inaspettate, alla nostra quotidianità. Ci sono tanti sacrifici da fare perché innestati nella vita. Che non occorre andare a cercare quelle dei Santi padri. Un minimo di piacere non può essere bandito dalla nostra vita. In questo senso Gesù non vuole sacrifici ma misericordia.
Autore: Albino Michelin 19.08.2025
albin.michel@live.com
DIO ASSOLVE IL LITIGIOSO MA NON UN PARTNER INNAMMORATO?
Su circa 8 miliardi e più di persone abitanti in questo mondo sarebbe opportuna fare un breve excursus sulla confessione per vedere la loro incidenza sul senso morale e religioso, Oppure se qualche volta nella stesura sui sacri testi sia apparsa qualche incertezza. Senza di alle modalità di espressione se si tratti di ministri del culto cattolico, se musulmano, iraniana, o stregoni africani. Si tratta di conversione, la capacita di riferirsi a Dio come astraendo se il Dio e dei cattolici, dei musulmani, degli iraniani ecc. E in un contesto intendiamo di conversione, più precisamente” come entrare in sé per uscire da sé” all’altro rapporto col creatore attraverso un esame dei propri errori, dei propri incubi, e delle proprie infedeltà secondo la morale vigente delle loro spiritualità. Ed ecco ora una breve approssimazione numerica. Cattolici (2 miliardi quattrocento milioni) Procedura della chiesa cattolica dopo il suo fondatore, Gesu ha delineato i sette sacramenti ma non la quantità, la qualità dei ministeri o per il culto. Ci si confessava una volta all’anno tenendo a mente che Gesu aveva concesso 5 possibilità di rimettere i peccati. Verso il VI secolo sono iniziate le confessioni auricolari per opera dei missionari irlandesi e verso l’VIII la confessione tariffaria (il feudale pagava il suo castaldo per la remissione dei peccati). Fino al 1415 e qui si passo con il Concilio Laterano IV dalla assoluzione dei peccati, che fino allora assolveva anche un laico, per passare al ministro del culto. Finalmente verso il 1650 con il concilio tridentino si si ebbe la configurazione. Preste consacrato, recitata di tutti i peccati per specie e quantità. Finché nel 1972 si passo a chiamarla sacramento della riconciliazione, ma oltre il nome non cambio più di tanto. Musulmani (1 miliardo 9oo milioni). Non hanno ministri del culto e nemmeno i sacramenti, saranno direttamente confessati da Dio, ma in caso eccezionale fanno penitenza di fronte ad una comunità di sacra giuria. Per loro vale il perdono, dove si prenda coscienza dei propri errori. Non è detto che il confessarsi a Dio direttamente sia un problema di comodo. Per loro Dio è più importante della volontà di un uomo. Buddismo (500-850 milioni) Non vi è tra i Buddisti la concezione di un Dio personale. Quindi non esistono fra loro sacramenti né ministri del culto. La loro confessione viene dichiara ad un monaco. Taoismo (200-900 milioni) Il numero dei correligionari varia tra gli adepti e gli influenzati. Si danno convegno in monastero alcuno volte in vita per lunghi momenti di riflessione. Ebrei (15 milioni) dieci giorno dopo il capo d’anno si celebra la festa principale: è il kippur con penitenza in cui gli ebrei offrono a Dio l’espiazione dei peccati con l’elemosina e chiedono perdono Confucianesimo (7 mila). Preghiera per la propria colpa. Africani (1,550 milioni). La spiritualità è molto più profonda da quella che si dice o si pensa, non ci si può fermare agli stregoni. Essa può riferirci ai un monde immateriale che va fino a scoprire le profondità del loro essere interiore. Sulla confessione nel mondo è importante fare a questo punto la connessione di Gesu che ammonisce “per chi non perdona non c’è perdono da parte di Gesu”. Specialmente nel Padre nostro e in altre parabole ricollega il perdono che riceviamo da Dio al perdono che noi concediamo agli altri. Questo non significa perdono a prestito, ma una condizione per vivere secondo la misericordia di Dio. Egli è geloso della sua umanità. Infatti con una espressione ad alto livello nel proclamare “quante volte tu Pietro deve perdonare, sette volte? No, ma settante volte sette” Ed ancora Gesu:” amate i vostri nemici che vi ingiuriano e chiedete perdono Se infatti amate quelli che vi amano, anche i pubblicani fanno questo. Siate perfetti che come è perfetto il padre vostro nei cieli”. Il perdono è la parte soggettiva di colui che chiede il per dono. Per-dono dell’uomo interiore che si riconcilia. Si dona due volte facendo violenza sul proprio sottile egoismo e perdonando e dimenticando. Ma l’apice della misericordia sta in quell’annuncio.” Se ti accorgi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta e vai a riconciliarti con tuo fratello”. E Gesu considera questa persona riconciliata, confessione senza ministro del culto. Si ricollega questo pronunciamento a tutt’uno con l’atro: come Gesu ha assolto il litigioso della parabola già citata, cosi Dio accoglie chi va alla comunione senza confessarsi. dal prete. Considerando che Gesu ritiene che la carne e debole anche se lo spirito è vigile. Quindi per lui è da considerare il peccato della carne di minor entità. Sul decalogo di Mosè che gli è stato ingiunto di compiere un atto selvaggio e di lasciare la compagna sulla strada per prepotenza del patriarcato maschilista. Anche in questo caso non sarebbe meno colpevole del violento della parabola anche se tradimento fra marito e moglie ci fu. Dopo tante riforme operate dalle chiesa cattolica per la riforma della confessione urge altra riforma senza girandoli, senza pleonasmi, senza capriole sul vero pensiero di Gesu circa la confessione.
Autore: Albino Michelin 04.08.202
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DAL SENSO DI COLPA AL SENSO DI RESPONSABILITÀ
Quando una persona e interessata al senso di responsabilità e nel contempo al senso di colpa fare attenzione all’atteggiamento mentale e la disposizione d’animo. Una persona responsabile è affidabile, consapevole ed empatica. Queste qualità sono innate ma possono essere sviluppate attraverso l’esperienza e il senso di responsabilità è accettare le conseguenze delle proprie azioni siano esse positive o negative. E’ senso della responsabilità accettare le conseguenze delle proprie azioni ed agire in modo consapevole e coerente. Allo scopo di abbracciare non un settore particolare ma la vita nella sua interezza, essa include i seguenti aspetti o sfere che interagiscono la tipologia della responsabilità. Cioè che noi non siamo responsabili per noi stessi, ma per come influenziamo gli altri e nel modo attorno noi. Il termine deriva dal latino “responsabilis” che s significa capace di rispondere con parole, con le proprie scelte e le proprie relazioni. La differente tipologia della responsabilità potrebbe essere le seguenti. Responsabilità ambientale: si riferisce alla raccolta indifferenziata delle risorse e del risparmio energetico. Responsabilità civica: si riferisce alla vigilanza sul rispetto della viabilità del traffico. Responsabilità legale: rispetto dei diritti altrui conforme alle norme giuridiche. Responsabilità morale comportamento secondo i principi valori condivisi. Responsabilità professionale: assunzione dei propri doversi nell’esercizio di una professione. Responsabilità sociale: intervento sulle disuguaglianze amministrative. Per quanto riguarda il senso di colpa sociale: anche questa ha la sua importanza soprattutto per quanto riguarda la società civile. Senso di colpa e responsabilità sono due concetti distanti ma anche correlati. Il senso di colpa è una emozione negativa per quanto complessa. Aver compiuto un’azione sbagliata o dannosa di fronte alla propria responsabilità o entourage causa talvolta sintomo psicosomatici con relativi sentimenti di vergogna, di dolore, e quindi di pensieri di rimorso per al mal di testa o al mal di stomaco. Spesso si sente dire che nessuno oggi crede al sentimento di colpa. Tanto si può rubare una mela e si può ammazzare una persona. Tutto con la stessa lucidità è egal si dice. Tanto si può andare alla messa poi farsi bellamente atti sessuali: tutto è egal. Si può frodare oggi al fisco migliaia di euro e ci si considera innocenti: tutto è egal. Anche se non si può negare che pure la chiesa abbia eccessivamente abusato sul senso della colpa. Ma l’abuso non toglie l’uso. E qui c’à da fare un lavoro su sé stessi. Accettare che l’errore sia stato compiuto dal colpevole stesso, ammettere di avere sbagliato fino a tormentarsi e a ruminarsi dentro, sino a quando non ritiene che l’errare sia stato espiato. Altro rimedio, quello di elaborare sul senso di colpa prendendo sul serio le proprie emozioni. In particolare è necessario portare alla luce a livello conscio i meccanismi dell’insuccesso e riconoscerli. Alimentandoli, che vuol dire evidenziarli nel malessere esistenziale o inquietudine profonda. Quella che si muove in un modo indefinito profondo del mondo interiore. E assumersi dei sentimenti che vuol dire abitare fino in fondo se fosse stessi quando vi fosse un’offesa da riparare o aspettative da affrontare. Bisogna essere consapevoli che si può tornare. Ciò significa indietro e comportarsi diversamente. Continuare a rivangare il passato diventa fine a sé stesso. Bisogna imparare a ricostruire sé stessi senza censure alle proprie responsabilità. Non significa non riconoscere i propri errori ma farli propri ed imparare a perdonarsi, il che deriva dalla consapevolezza di essere fallibili. Imparando che significa ricostruire sé stessi senza censure alle proprie responsabilità-A margine esiste anche un senso di colpa e può diventare patologico a partire dai due anni quando il bambino costruitosi in primo senso di sé può pensare alla propria persona nel contesto sociale e avvertire su di sé il giudizio degli altri. Anche il senso di colpa è un’emozione universale che può diventare patologica quando assume i connotati di una emozione negativa costante sproporzionata rispetta ai gesti commessi od ommessi comprendenti la qualità della vita. Gli individui che sono assorbiti in maniera patologica da questa emozione finiscono per centralizzare la loro vita di essa. In definitiva avremo il senso di responsabilità che si accresce con il senso della colpa e quello della colpa che si accresce con il senso della responsabilità. Avremo probabilmente l’umo più sano, meno atono, meno insensibile con il quale proseguire sulla strada della civilizzazione.
Autore: Albino Michelin 25.07.2025
albin.michel@live.com
CREDI TU AL DESTINO?
Veramente questo sarebbe un articolo dei due mondi. Si tratta cioè di valicare il mondo dalla parte opposta. Questa ti attende che la vita biologica sia il termine e quella che inizia la vita spirituale. Quella che accede al regno di Dio e quella che ancora termina di consumarsi. Quella della vita effimera e questa della vita immortale. Quella della predestinazione e questa della vita soprannaturale. Secondo il poeta 1817 -1834 che dice all’ombra dei cipressi e dentro l’urna compianta e forse il suono della morte e meno doloroso e qui si fa riferimento assoluto che il destino appartiene a questo mondo il fondamentalismo è una concezione teologica che rimane sotto il significato della vita. Accettare passivamente i corsi della storia vuol dire modificare lo status quo. La cultura antica specie la tragedia greca sostiene che Ananche il dio del destino è la divinità che personifica il fato e non può sfuggire a nessuno la necessità del destino che è identico per tutti. Non vale quanto egli dice a ragione che la preghiera non può cambiare il corso della vita neppure Dio anche Ananche ha il dovere di sottomettersi a tutto. L’uomo è un essere fisico legato alla natura universale sottomessa alle leggi di tutti gli esseri umani. La nostra vita è una linea retta che la natura conduce e traccia sulla terra le vere necessità. Nessuno sente il bisogno di uscire dalla teoria del destino e quelli che lo fanno si mettono contro alla modificazione delle cause che regola la vita nascosta degli esseri umani e qui non si tratta tanto della volontà di uscirne. Ed è stata questa la volontà del fatalismo. Credi tu al destino? Quando si parla a destra ed a sinistra è pericoloso fare due aspetti che sarebbero essenziali. Il primo avviene con l’accrescere dell’incerto e quella le domandò se era a conoscenza della fine del mondo. Fino dopo che il destino si tacque. Ed è una figura che sottostà all’impegno del sacro e per questo il disorientamento è all’ordine del giorno. Avevamo la teoria del destino che non viene a addomesticare le attività della persona o si richiamano in tal senso le tre posizioni ufficiali: primo il fondamento del controllo si crea un legame della realtà con il fattore inconscio, secondo da parte della trascendenza è un fatto di normale importanza se non si arrischia in profondità. Ed è tipico sapere che il destino non può essere di approvazione a parte di tutti. Ed è nel caso una preghiera che è la sana da parte di tutti. Affrontare e comprendere che la vita di ogni giorno è suscettibile di miglioramento ma non è certo perché il destino ti sfugge di mano. Come è allora la possibilità del destino? È una realtà invincibile a tutte le persone. Purtroppo bisogna rassegnarsi e trovare dalla forza vitale la soluzione dei propri problemi. Credere che nella proposta sia tutto certo è andare incontro a delle delusioni formidabili e si trova il senso equivoco della delusione in parecchie difficoltà della vita. In questo senso si può dire che il senso del destino rimane nelle mani Dio e si può supporre come dice Alessandro Manzoni che ogni sofferenza della vita avrà un premio maggiore nell’aldilà però in tutta la nostra esistenza non vale la pena di mettersi al sicuro quasi che noi avessimo la certezza di avere Dio in nostro possesso.
Autore: Albino Michelin 12.07.2025
albin.michel@live.com