giovedì 26 luglio 2018

EQUIVOCI FRA LAICI E CATTOLICI

Oggi circolano delle espressioni abbastanza confuse in materia. Basta riferirci per esempio a “laico, laicità, laicista, laicismo, religione, religioso, fede, fedele, spiritualità, spiritualista…”Indicano realtà molto diverse, talvolta opposte. Se ci poniamo dal pulpito della religione, nel nostro caso della chiesa cattolica, la laicità è un nemico da combattere, è un tarlo che può corroderla e distruggerla dall’interno. Vale la pena intenderci sulle parole e sulla evoluzione delle rispettive ideologie che vi sottostanno e che attraverso i secoli non hanno sempre mantenuto il loro significato specifico. Nei primi periodi del Cristianesimo: laico, dal greco “laos” veniva contrapposto a chierico, clericale. Quasi due fazioni o partiti: il primo popolare, incolto, illetterato, ignorante. Il secondo elitario, selezionato, colto, con il compito autoreferenziale di istruire, giudicare, colpevolizzare, esigere sudditanza, condannare, scomunicare, mandare all’inferno. Significativo il caso di Canossa, (Reggio Emilia), una diatriba fra impero e papato, in cui Gregorio VII convocò allo storico castello Enrico IV, che si era permesso un colpo di testa insediando a Milano certo Tebaldo. Però lo fece attendere tre giorni al freddo e al gelo senza cibo nel rigore dell’inverno 1077 prima di togliergli la scomunica. Per cui già nel 1300 Marsilio da Padova iniziò con norme giuridiche a rivendicare l’indipendenza dell’impero dal papato. Per tali premesse ovvio che con il tempo si scivolò verso l’anticlericalismo contro l’invadenza del clero. Fenomeno che assunse forma più marcata dopo il Rinascimento con l’illuminismo, corrente che riteneva prioritario credere al lume della propria ragione prima che all’autorità della chiesa. Anticlericalismo che diventò polemico e mangiapreti da Pio IX quando avversò l’Unità d’Italia nel 1860 e poco dopo condannò con il “Sillabo” le nuove scienze e la libertà di coscienza. Ne fa fede a cavallo del 1800-900 la rivista “L’ Asino”, un vero zibaldone di cotte e di crude contro il clero. Sentimento che non diminuì con Mussolini per il concordato Stato-Chiesa(1929), con Papa Pacelli per la scomunica dei comunisti (1948). E siamo arrivati all’oggi in cui almeno ci si è fatto chiarezza sui termini. Per laicità si intende indipendenza della stato dalla chiesa, sia pure nel rispetto e talora sostegno giustificato. Mentre laicismo vorrebbe significare opposizione contro l’interferenza e i diktat della religione nella vita politica. E nell’attuale società si intuisce la scomparsa o una rilevante diminuzione dell’anticlericalismo a vantaggio di una tolleranza delle diversità. Non esiste più una marcata differenziazione fra il laico, il religioso, lo spiritualista. Cioè possiamo incontrare gente che si definisce nello stesso tempo laica (fede nell’uomo e i valori umani), religiosa (praticante saltuario ma credente in un essere superiore), spirituale (autocosciente, responsabile nei confronti del sacro personale e trascendente) Senza polemiche, scandali, scomuniche. Il che non ha niente a che vedere con il relativismo, o la liquidazione dei principi, ma solo non una doverosa chiarifica delle proprie scelte. Se passiamo però da questa impostazione teorica al rapporto della chiesa e della cattolicità verso lo Stato si notano delle resistenze: la tentazione del cesaropapismo. Cioè Papa-re, chiesa referente e interferente politico. E di qui atei e agnostici che improvvisamente si spacciano per apostoli folgorati sulle via di Damasco e che astutamente ti strumentalizzano chiesa, dogmi, Bibbia, devozioni a scopo dei loro interessi e soprattutto del loro successo politico. Nel cinquecento si diceva “cuius regio eius et religio”. Che fa la religione e l’appartenenza politica di un popolo e di una regione è il duca di turno. E i nostri politici (non entriamo nella bontà o meno del loro partito, qui non c’interessa) con scaltrezza al momento opportuno ti mettono sul mercato radici cristiane, Vangelo, santi, madonne, culto del santo chiodo, delle reliquie, feste patronali, tutto fa brodo a scopo elettorale. Non mancano le conferme. Alla fine della campagna elettorale (marzo 18) Salvini in piazza duomo di Milano agita il crocefisso e giura sul vangelo di difendere i valori della tradizione cattolica (cha fra l’altro inculca l’unità della famiglia, ma la sua l’ha sfasciata) e astutamente censura la parola di Gesù che suona: ”ero forestiero e mi avete accolto (Mt.25,35) Amatevi come io vi amato…Gli ultimi siete tutti fratelli figli dello stesso padre…” Che questa sia prostituzione del sacro al popolo non interessa. A Napoli Di Maio si mette in processione, secondo un antico cliché alla guisa dei suoi predecessori, e nell’ostensione del sangue di S. Gennaro va a baciare la reliquia, incurante dell’igiene e pericolo dei batteri. Il popolo in delirio lo voterà in massa. A Brugine in provincia di Padova nei giorni precedenti la pasqua il sindaco Giraldo fa costruire 17 crocefissi da appendere nelle aule scolastiche che ne erano prive. L’ossessione del crocefisso in quelle terre paga a suon di voti. I nuovi politici sono vecchi dentro per ingraziarsi chiesa e devoti suoi. Ma non mettiamo sulla graticola solo gli italiani, tutto il mondo è paese. In Baviera il leader M. Söder impone il crocefisso all’ingresso di tutti gli edifici pubblici. Per non parlare dell’ipocrisia dei nostri quando siedono in parlamento: fucile spianato contro l’aborto, testamento biologico, eutanasia, omosessualità, jus soli, diritto di cittadinanza… e poi nel loro comportamento chi se ne frega. Con lauti guadagni degli elettori se ne vanno ai confini del mondo per esaudire i loro sfizi. A tirar le somme: meglio un sano ateismo e laicismo che un falso e bolso cattolico clericalismo

Autore
Albino Michelin
12.07.2018

Nessun commento:

Posta un commento