sabato 14 luglio 2018

AIUTARLI A CASA LORO: MA QUALE CASA!

La solita domanda che circola talvolta con troppo cinismo:” come mai spendiamo 35 euro al giorno per ospitare un migrante se con 6 dollari al giorno potremmo renderlo felice a casa sua”? Intanto i 35 euro non provengono dalle tasche degli italiani, ma di tutti gli europei. Inoltre non si dimentichi che l’Unione europea ha stabilito di triplicare il fondo assistenza emigrati dai 13 miliardi nel quinquennio 2014-2021 ai 35 miliardi nel quinquennio 2021-2026. E’ vero che i soldi degli europei sono pure in parte anche degli italiani, ma praticamente a pensarci bene sborsiamo si e no l’equivalente di un caffè al giorno, che vanno nelle tasche dei gestori dell’accoglienza, di cui due-tre euro a questi poveracci per qualche svago. Siccome nell’articolo vanno utilizzate statistiche e numeri può darsi si incorra involontariamente in qualche errore arrotondato verso l’alto o verso il basso, però i fatti e i sentimenti che vi soggiacciono sono reali e fuori discussione. “Aiutiamoli a casa loro”. Piano con le parole perché la loro casa è in vendita e sta diventando la nostra casa europea o globale. Una breve rassegna. La Corea del sud ha acquistato metà dei terreni del Madagascar. Gli Emiri arabi 400 mila ettari dalla Tanzania. La Cina in leasing 3 milioni di ettari dall’Ucraina (che non è l’Africa, ma cade sotto la stessa logica) per il suo grano. Una società inglese (N.F.C.) commercia legname in Uganda dove 22 mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni causa l’agromania degli invasori. Il Qatar si è preso in Kenya 40 mila ettari di terreno con 150 pastori e pescatori per costruire un porto sul mare. Extra africani hanno acquistato 30 milioni di ettari nell’Africa subsahariana per un periodo da 20 a 100 anni, con l’accordo dei dittatori. Popolazioni silenti, pena rischio della vita. Si vende tutto con dentro case, villaggi, pascoli, acqua. Il conto? Da due a 10 dollari per ettaro, quanto un chilo di melanzane al mercato del Trionfale a Roma. Si regala. Vedi lo sfruttamento dei neri da parte del caporalato per le fragole della Calabria e pomodori della Puglia. Il fenomeno si chiama “land grabbing”, cioè accaparramento delle terre. Il gruppo italiano Tozzi possiede 50 mila ettari e altrettanti la Nuova Iniziativa industriale (NII). In Etiopia, i cui mazzetti di rose arrivano sui nostri tavoli a delizia degli innamorati, i cui raccoglitori vengono pagati 60 centesimi al giorno, dove il 46% della popolazione è a rischio di fame, capitali stranieri hanno costretto duecentomila indigeni ad evacuare la valle dell’Omo a scopo sfruttamento intensivo. E di questi capitali stranieri 200 milioni di euro sono italiani. Sviluppo a chi e per chi? I ricchi del Qatar, Arabia Saudita, Cina, Giappone, Corea del Sud, India con una mancia svaligiano tutto e nemmeno si pongono il dubbio di lasciare le cose in ordine, del “chi rompe paga”. E lo scempio del Congo, il paese più ricco del mondo e più povero, disorganizzato e turbolento. Dove ti piombano le multinazionali, saccheggiano il coltan, materiale prezioso per strumenti di elettronica, estratto perfino dai bambini nell’inferno delle miniere, e scompaiono. Quante vite costano i nostri telefonini. E noi ad infierire sui profughi, provvisti di cellulare: è proprietà loro, piuttosto noi ne siamo gli usurpatori. Per di più l’occidente lontano dagli occhi indiscreti, versa in qui territori rifiuti tossici che esso non vuole smaltire: la puzza a chi puzza. Basta sulla rassegna, ognuno può aggiungere del suo. Ma lo scandalo più grave è la vendita di armi. Lasciamo stare gli Usa, primo paese di esportazione di ordigni bellici in Africa. Usa, Francia, Corea del Nord vendono armi all’Etiopia. Gli stati europei vendono all’Africa armi per 18 miliardi all’anno. l’Italia è il secondo paese esportatore di armi in Africa. Negli ultimi 5 anni ne abbiamo venduto per l’ammontare di 17 miliardi di euro, di cui 5 nell’Africa settentrionale. Bravi, bene, così obblighiamo le forze migliori, i giovani e bambini a scappare causa le guerre tribali, li costringiamo a fuggire da noi, a destabilizzare anche i nostri ordinamenti. Ma abbiamo pronta l’obbiezione. Anche i nostri paesi occidentali nei secoli passati furono vittima di invasione e colonialismi, però si sono ribellati e hanno costruito un futuro di benessere. D’accordo, però per reagire bisogna avere gli strumenti. Le armi da noi vendute sono in mano ai dittatori e ai tribali. L’Etiopia dal 1991 ha sì raggiunto una parvenza di democrazia, il Ghana cerca di farsi strada, ma gli altri? Aiutiamoli a casa loro, ma onestamente loro a casa nostra che cosa portano? I lavoratori immigrati versano 11 miliardi all’anno per contributi previdenziali con saldo positivo per l’INPS. Essendo più giovani (un settantacinquenne ogni dieci italiani, un settantacinquenne ogni cento stranieri), godono meno del sistema pensionistico e lo foraggiano di più 620 mila italiani ricevono la pensione grazie al loro lavoro. Nel 2016 i lavoratori stranieri hanno dichiarato al fisco 45 miliardi, versando Irpef per 7 miliardi. Gli italiani pare abbiano evaso per 100 ed oltre miliardi. E non ripetiamo le stese cose, quale sarebbe il costo dell’assistenza domiciliare senza colf e badanti, o quante imprese sarebbero fallite senza un sottocosto degli immigrati. Sembra 200 mila secondo le stime. L’Africa è formata da 53 stati e conta 1.1 miliardi di abitanti che nel 2050 arriveranno a 2,4 e nel 2100 a 4 miliardi, mentre l’Europa con i suoi attuali 740 milioni e calo demografico deve ripensarsi se vuole evitare incubi notturni. D’accordo con gli italiani per una solidarietà sostenibile, compartecipata e suddivisa, ma non è sbattendo le porte in faccia e bloccando i porti che si risolve la “pacchia e le crociere”, problema gigantesco e planetario. Queste riflessioni cercano di dare la misura esatta della vergognosa mistificazione che si sta realizzando ad opera de nostri politici, l’informazione manipolata, la radice intima del razzismo di massa, che si nutre di bugie per nascondere la realtà. Ai politici basta solo la parola e la propaganda, pietanza gustosa per molti italiani e cattolici che giurando sul vangelo e sventolando il rosario vengono istigati al cinismo e all’odio verso l’immigrato” africano”. Grazie al vicentino Beppi De Marzi, compositore di fama mondiale e fondatore del coro “I Crodaioli” per la sua ultima canzone:” I bambini del mare hanno gli occhi color conchiglia”

Autore
Albino Michelin
06.07.2018

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