sabato 28 luglio 2018

PER UN DIALOGO RELIGIOSO FRA CRISTIANI E ISLAMICI

Ci mancava solo questa, una giornata annuale dedicata al dialogo ecumenico fra cristiani e islamici. Si, è vero e cade il 27 ottobre. E siamo giunti già alla diciassettesima edizione, essendo stata istituita nel 2001 in seguito alla islamofobia cresciuta dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Programma e coordinamento sono un impegno della rivista “Dialoghi di Monteforte Irpino” che nel mese scorso ha inviato una lettera di augurio e di sostegno di “Buon Ramadan” celebratosi dal 14 maggio al 16 giugno, nono mese lunare del calendario Islamico. Un periodo di preghiera e di digiuno come prassi di tutte le più importanti religioni allo scopo di intrattenersi per un certo periodo con la propria fede. Ad esempio per i cristiani i 40 giorni di quaresima. In Italia con 2,6 milioni di Musulmani il Ramadan è visto come una stranezza e giudicato con ironia. L’anno scorso la giornata ha avuto come di consueto una valenza formativa, con partecipazione di diverse comunità cristiane ed islamiche a Roma, Parma ed altre città ponendo come argomento di riflessione: ”Il ruolo della donna nel dialogo interreligioso e interculturale.” La nostra società occidentale è percorsa da una sempre più feroce islamofobia. Un razzismo su base religiosa per nulla nuovo nella storia dell’umanità, variante di quell’antisemitismo che ha caratterizzato la prima metà del secolo scorso, con conseguenze mostruose per tutta l’umanità. L’islamofobia, si voglia o meno, è proprio una variante dell’antisemitismo, cioè dell’odio contro gli ebrei. Gli stessi contenuti, le stesse rivendicazioni e parole d’ordine, gli stessi gruppi politici variamente mascherati che hanno sostenuto l’antisemitismo nella prima metà del 900 caratterizzano l’islamofobia attuale. E anche oggi le norme restrittive alla libertà religiosa che si vorrebbero imporre e che già operano in alcune regioni del nord d’Italia e altrove, e che il nuovo governo si appresta a estendere a livello nazionale, vengono spacciate come norme a difesa della democrazia. E quelli che alimentano l’islamofobia sono gli stessi che continuano a fomentare il mai morto antisemitismo, che però oggi si cerca di addebitare agli arabi e musulmani in genere, tentando di falsificare la storia perché, diciamocelo chiaro, l’antisemitismo è una malattia tipicamente cristiana, che nasce agli albori del Cristianesimo, Europa dalle radici cristiane, fin dal terzo secolo d.C., quando l’originario movimento dei seguaci di Gesù di Nazareth si trasformò in religione dell’impero romano, che doveva differenziarsi dalle altre religioni esistenti e rivendicando potere e superiorità su di loro. E dobbiamo confessare che l’antisemitismo è un nervo ancora scoperto delle chiese cristiane che tendono a negare le proprie responsabilità alle violenze in questo settore compiute lungo i secoli. L’islamofobia oggi si scarica soprattutto sulle donne musulmane vittime principali, sistematicamente offese e aggredite per il loro modo di vestire che offenderebbe, secondo gli aggressori, la libertà delle donne occidentali. Negato loro l’accesso ai lavori che comportano un rapporto con il pubblico perché portano il velo. Con questo non intendiamo il burka che copre totalmente il viso. Una vera velofobia irrazionale che denota gravi problemi psichiatrici per i maschi occidentali che della battaglia contro il velo hanno fatto la loro ragione di vita. Sono gli stessi non a caso che sostengono la legalizzazione della prostituzione. Vogliono le donne prigioniere di un modello culturale utile a fini pubblicitari in quanto è dimostrato che la sessualità è un potente stimolo per gli acquisti. Modello culturale sostenuto dalle Tv fognatura, che produce i continui femminicidi e le sempre crescenti molestie sessuali, cui sono sottoposte milioni di donne italiane e non. Donne cristiane e donne musulmane possono dunque insieme opporsi ad una modello di società che le schiavizza sotto forme diverse. Al momento il dialogo è difficile, come lo era cinquant’anni fa quello fra cattolici e protestanti. Difficile ma ineludibile e non differibile. Le comunità musulmane sono attaccate nel loro diritto di esistere attraverso una campagna forsennata di chiusura dei loro luoghi di culto, tipo moschee, che con motivazioni fra le più aberranti cerca in ogni modo di identificare l’islam con terrorismo. Le comunità cristiane d’altra parte che tentano anch’esse il dialogo sono accerchiate perché praticano l’accoglienza ai migranti. Vengono spesso aggredite e minacciate da forze politiche che si ergono addirittura a custodi della dottrina cattolica. Si pensi alle violenze non solo verbali contro il parroco di Vicofaro (Pistoia) che accoglie nelle strutture parrocchiali una novantina fra senza tetto italiani e profughi africani, e che l’estate scorsa condusse in piscina una gruppo di questi ultimi, premio per aver aiutato come cuochi e camerieri nella festa “Amici di Francesco”. Dileggiato il prete, bucate le gomme delle bici dei sistemati nella struttura. Penoso che all’interno della stessa chiesa vi siano gruppi religiosi fondamentalisti addestrati alla battaglia contro l’Islam e contro tutto ciò che vi ha attinenza. Inaccettabili mercenari quei mercanti nel tempio che giurano pubblicamente su Vangelo e rosario per reclutare militanti alla bisogna. Una componente importante del mondo cristiano fa parte di questa crociata, più interessato allo stato quo, alle devozioni, ai ritualismi senza slancio evangelico e missionario verso le periferie. Non occorre fare demagogia gridando ”siamo tutti musulmani”, ma convincersi che qualsiasi arbitrio fatto contro i musulmani è un arbitrio nei confronti degli appartenenti a qualsiasi religione e a tutti i cittadini. Come anni or sono nelle parrocchie si è iniziata la giornata dell’amicizia per aggregare gli abitanti del luogo e nuovi arrivati così lodevole sarebbe già da subito l’iniziativa di organizzare ogni anno, e non solo il 27 ottobre, la giornata dell’incontro e della festa ecumenica cristiani-islamici con iniziative garantite da entrambe le parti. Con l’esposizione e spiegazione pure dei simboli islamici. Purtroppo nessuno sa che la mezzaluna è un’icona dal significato religioso e di rendimento di grazie. Una buona strada per la futura convivenza.

Autore
Albino Michelin
16.07.2018

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