martedì 18 febbraio 2020

A CHE SERVE IL CRISTIANESIMO NELLA NOSTRA SOCIETÀ GLOBALIZZATA

E’ legittimo porsi la domanda se nella nostra società globalizzata, oltre che caotica e confusa, il Cristianesimo abbia ancora qualcosa da dire. E’ questa una religione che ci aiuta a risolvere i problemi e la crisi in cui siamo capitati, oppure è la scienza moderna con nuovi contenuti etici e di comportamento che ce ne porterà fuori? Il punto da cui partire è che l’Europa, compresa la Russia, è stata cristiana da 1500 anni, che le Americhe lo sono da 500 anni, che vari paesi dell’Asia e dell’Africa lo sono da qualche secolo. I casi sono due: o è stato il Cristianesimo la causa di questa crisi, o non è stato capace di impedirla. Alcuni pensatori e analisti cattolici rispondono che la causa è un’altra: la modernità con il suo bagaglio di devianze: l’illuminismo, secondo cui tutto si risolve al lume della ragione, le nuove filosofie, le scienze, il materialismo, le psicologie, la tecnologia, il relativismo, le nuove dipendenza e schiavitù, l’inquinamento ambientale e chi più ne ha più ne metta. In conseguenza di ciò noi saremmo tutti cristiani residuati, e il nostro cristianesimo sarebbe rimasto nomenclatura, cioè scatola vuota. Si può rispondere che si tratta di una spiegazione insufficiente quella di incolpare il Cristianesimo quale causa della crisi attuale, basti pensare alle innumerevoli benemerenze lungo i secoli sul piano dell’assistenza ai poveri, degli ospedali, ecc. Però c’è un però. E’ vero che tutti gli scienziati, i filosofi, i politici, i colonizzatori erano cristiani. A cominciare da Keplero, Galilei, Tomaso Moro, ecc. Quelli che hanno invaso le Americhe, l’Africa, l’Asia erano cristiani. I re del Portogallo e della Spagna che hanno razziato dovunque dall’oriente all’ occidente erano cristiani. Cortés e i distruttori degli indios nel nord America o quelli che hanno ucciso migliaia di abitanti nelle due Americhe erano cristiani. D’accordo quindi che la crisi di oggi è stata provocata anche dal Cristianesimo, o meglio dal suo tipo di gestione. Però oggi si è trovato una spiegazione chiara ed ineludibile. Cioè che bisogna distinguere Gesù dal Cristianesimo, e molto di più bisogna distinguere Gesù dal Cattolicesimo, spesso più un partito che una fede. Bisogna distinguere la figura storica di Gesù, il suo messaggio, la sua prima comunità da quella successiva e particolarmente da quella attuale, diventata più un museo di cere che non di testimoni e di profeti. Un cristianesimo che ha gestito la società civile anche per necessità, per l’assenza degli stati nazionali ancora in gestazione, sì vero, ma purtroppo come potere più che come servizio. E negli ultimi decenni ha esercitato tale potere più come nostalgia del passato che come esigenza del presente. Il mondo di oggi ha bisogno di tornare al messaggio di Gesù e non di ripetere il cristianesimo del passato, ma di reinterpretarlo. E quando si parla di devozioni e di tradizioni, ben vengano per la consolazione della nostra memoria, ma non va dimenticata la Tradizione con il T maiuscolo, quella che si radica in Gesù di Nazareth e nel suo messaggio. A conferma di ciò possiamo riferirci a Papa Bergoglio il quale ha recepito le analisi profetiche degli studiosi in materia: il tentativo di rivitalizzare il Cristianesimo. Egli insiste su tre linee orientative. Primo: il Cristianesimo oggi deve essere una risorsa di senso, di umanità, di rispetto dell’uomo, di fronte a spinte disumanizzanti, provenienti dallo sfruttamento del suolo, dalle nuove schiavitù del progresso materiale, dalle disuguaglianze, dalla libertà ridotta ad anarchia, arbitrio, licenza di offender e di uccidere. E questo è il primo ritorno a Gesù. Qualcuno obbietterà che Gesù non ha dato la precedenza a questa morale orizzontale ma ha raccomandato di andare in tutto il mondo a predicare il vangelo, a battezzare e convertire. Ma per Gesù questo invio non significa prender il trolley, riempirlo di bibbie e di acqua santa, e convertire i pagani fino agli estremi confini della terra. Come se i cosiddetti pagani tra l’altro non avessero già una partecipazione del divino ancora prima della venuta di Cristo. Per Gesù che è venuto a dirci che non possiamo amare Dio se non amiamo l’uomo, predicare il vangelo significa portare e diffondere pane quotidiano, aiuto, uguaglianza, umanità. Allora i missionari dei secoli scorsi hanno sbagliato tutto? No certo perché essi erano in buona fede. Anche se alcuni furono martirizzati in quanto dagli indigeni considerati fiancheggiatori dei colonizzatori. E oggi abbiamo imparato che missione non è colonizzazione Di qui encomiabile la grande quantità di laici, medici, coniugi, che vanno al terzo mondo a curare la povera gente e in secondo momento parlano di bibbia, di Gesù, del Cristianesimo. Prima amare e poi evangelizzare. Lamentare che oggi la gente non va più in chiesa, oppure che i preti dovrebbero sposarsi, si finisce per perdersi negli accessori. Gesù non ha mai raccomandato agli apostoli di non sposarsi e S. Paolo nella prima comunità cristiana aveva vescovi sposati ai quali ripeteva che il vescovo sia marito di una donna soltanto. Ci si perde a disquisire sulle ragnatele dell’arco di Tito. Entrare in confusione perché Bergoglio apre al celibato dei preti e Ratzinger chiude significa perdere di vista l’essenziale. Questi argomenti non fanno parte del messaggio di Gesù, fanno parte del vecchio cristianesimo. Certo non va rifondato un nuovo Cristianesimo, ma va reinterpretato quello di Gesù al nostro tempo. Il secondo passo da fare oggi è ricomporre le tessere delle varie religioni che nel tempo si sono separate e anche fatte la guerra. Ecco perché Bergoglio compie tanti sforzi per portare al dialogo tutte le religioni, cattolica, protestante, ortodossa, islamica, induista, buddista, vudu, anche quelle primitive E quando nell’aprile del 2019 Bergoglio baciò le scarpe ai leader del Sudan c’è chi si scandalizzò perché sta svendendo il Cristianesimo all’Islam. E quando il 7 ottobre benedisse l’immagine della dea amazzonica Pachamana indios si disse che svendeva il Cristianesimo alle idolatrie pagane e che il papa è diventato un eretico. Non ci siamo, egli e molti di noi sanno che se oggi non si trova prima di tutto un dialogo, una convivenza e rispetto fra le religioni non si torna al messaggio di Gesù. Il terzo aspetto per riproporre come significativo il cristianesimo è quello di evitare la deriva violenta del fondamentalismo, dogmatismo, intransigenza religiosa. La quale anche oggi tende a coniugarsi con la politica e così abbiamo degli identitarismi nazionali blindati, bellicosi e conflittuali. Un fondamentalismo religioso che non si limita solo ai paesi islamici ma si allarga a macchia d’olio un po’ovunque. In India una legge recente sfavorisce le minoranze religiose. In Cina, anche se non si può parlare in senso stretto di religione, è stato sostituito il marxismo con la dottrina confuciana, collante fra economia, politica e società. In Russia la chiesa ortodossa si lega a doppio filo col potere politico, in Brasile come negli Usa i cristiani evangelici sono i primi sostenitori dei governi Bolsonaro e Truman. Lo stesso si registra nei paesi europei, Polonia e Ungheria in testa, in Francia con il Rassemblement national, in Spagna con la Vox, in Italia con la Lega. Fenomeno che raccoglie ampi strati di popolazione specie quelli meno istruiti e meno abbienti. Il progetto fallimentare della globalizzazione si dimostra incapace di essere inclusiva e si traduce nella marginalità di interi gruppi sociali e aree territoriali. Di fronte a tali planetarie difficoltà le radici religiose tornano a giocare un ruolo importante, perché forniscono quelle risorse simboliche di cui la politica non dispone più. Gli stati europei nati da guerre di religione in questo inizio del XXI secolo tendono a riaffiorare, creando tensione nel quadro geopolitico mondiale. E’ su questi tre punti che Papa Bergoglio, anche se solitario e alquanto discusso, tenta non tanto di rifondare quanto di rendere significativo il cristianesimo: ricerca di senso, dialogo, tolleranza quali presupposti per dare ad ogni uomo la sua dignità e quella di figlio di Dio. Al di là di ogni paventata apocalisse, imminente fine del mondo è in questa linea che il Cristianesimo resta ancor oggi indispensabile. Ritornando alla centralità di Gesù e alla sua regola d’oro: fare agli altri quello che vorremmo gli altri facessero a noi.

Autore:
Albino Michelin
18.12.2019

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