giovedì 20 febbraio 2020

LA RELIGIONE E IL FEMMINICIDIO

La prima settimana di febbraio in Italia viene riservata al festival canoro di Sanremo, giunto quest’anno alla settantesima edizione. In essa è stato riservato anche uno spazio ad interventi di carattere culturale, fra i quali assai apprezzato fu quello di Rula Gebreal, una donna italo-palestinese, rimasta orfana da bambina di madre, suicidatasi perché traumatizzata da uno stupro subito. Ovvio che il suo messaggio venne rivolto a tutte le donne indistintamente, per la difesa della loro dignità in quanto possibili candidate al femminicidio, fenomeno piuttosto in aumento. In Italia una donna ogni tre giorni viene uccisa dal marito o dall’amante. Non parliamo di altri paesi come l’America del Sud dove si verificano 12 femminicidi al giorno, in tutto il mondo addirittura 137. Senza aggiungere le vittime di violenze domestiche. Inutile girarci attorno: in fondo esiste solo una causa, il patriarcato dei maschi, origine atavica e non ancora superata nella nostra civiltà postmoderna. In dettaglio vi sono altre concause e motivazioni. La prima sta nel fatto che le donne vengono considerate prive di coscienza. Nella tradizione culturale filosofica il concetto di coscienza venne identificato con quello di ragione, volontà, mente, spirito: qualità ritenute appartenenti all’uomo. In contrasto con i sensi, la materia, il corpo, realtà appartenenti alla donna. Perciò da sempre e per secoli la coscienza non è mai stata attribuita alla donna. E’ il maschio la coscienza della donna, e se essa non serve come schiava, o come suddita o come strumento di potere e di piacere del maschio dovrà accettarne le conseguenze. Altra concausa è la mitologia, inizialmente legata alle religioni. Eva nel Cristianesimo e Pandora in Grecia vengono descritte come incaute, stolte, portatrici di sventura e di morte, tentatrici che trascinano l’uomo nel male. Così il pensiero maschile ha immortalato la figura femminile in un archetipo modello mitologico da cui si può aspettare solo sciagura e calamità, che va dal maschio controllata ed esercitata con lo jus corrigendi (diritto di correggere o di punire). Nulla di strano che dall’inconscio collettivo ancestrale, connivente anche sotto l’elegante cravattino dell’uomo moderno si sprigioni energia, rabbia, frustrazione contro il capro espiatorio, identificato nella donna. Quasi un secolo fa una scrittrice vicentina Elisa Salerno (1873-1957) ha tentato con il libro “Le tradite” di lanciare al suo mondo tre chiare parole:” Noi ci ribelliamo”, e anche grazie a lei dopo un secolo si è potuto istituire la giornata del 25 novembre dedicato contro la violenza alle donne. Un’altra concausa può anche essere addebitata alla tradizione cattolica. La chiesa tradendo un po’ troppo il suo mandato ha consumato nei secoli un continuo delitto di omicidio contro la donna negandole l’intelligenza, privandola dell’istruzione, del pane della sapienza, accreditando inferiorità e disonore per la gioia del maschio. In fondo anche l’attuale accapigliarsi sul celibato dei preti si basa non soltanto sul fattore economico, sul risparmio dal mantenersi moglie e figli, ma sul fattore profondo della indegnità della donna di stare accanto ad un uomo sacro e di avvicinarsi al santo altar. Ecco perché Perpetua una santa martire del 203 d.C. voleva diventare maschio, per entrare dopo morte nel regno dei cieli, in quanto solo l’uomo era considerato immagine di Dio, non la donna. Circolavano espressioni di teologi al tempo di S. Agostino (400 d.C.) quali: “occorrono le fogne per garantire la salubrità dei palazzi”. Persino San Tommaso (1200) sottolinea:” le prostitute sono come la cloaca di un palazzo, togliete la cloaca e il palazzo diventa maleodorante”. Quindi la prostituta una lecita immoralità. Fuori discussione che non si deve generalizzare (donna uguale a prostituta), ma la tendenza a identificare le due realtà fa nei maschi facilmente capolino. Certo Gesù fondatore del Cristianesimo era di tutt’altro spessore, ma lui era la potenza di Dio. Sono stati i cristiani a perdersi per strada nel tempo. Gesù era un grande a dare dignità a tutti, incominciando dagli ultimi, cioè dalle donne. Caso tipico quando ha liberato una adultera dalla lapidazione e fugato tutti i suoi accusatori maschi. O quando ha detto che le prostitute entreranno nel regno dei cieli prima degli ipocriti e dei falsi credenti. (Mt 21,31). Fuori dubbio che il discorso sul femminicidio non deve dimenticare quello della infibulazione praticato soprattutto in Africa e nel Medio oriente, in parte come identità culturale in parte religiosa. Non è una morte fisica della donna, ma della sua integrità fisica e psicologica a partire dalla adolescenza e addirittura dall’infanzia. 200 milioni di donne nel mondo, 98% in Somalia, 80 mila residenti in Italia. Mutilazione degli organi genitali affinché esse non provino nessun piacere sessuale, e non sentano nessuna attrazione verso altri uomini: solo possesso del maschio, l’unico ad avere potere su di lei. Pratica che le donne si portano per tutta la vita, soprattutto come umiliazione. Nel 2020 un plauso a Sanremo per lo spazio riservato a Rula Gebreil. Il voto più alto nella pagella degli interventi ospiti: un otto. Motivo: “Le espressioni più belle di questo festival e forse di tutti i festival”, giudizio della stampa accreditata.

Autore:
Albino Michelin
16.01.2020

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