domenica 22 marzo 2020

IL DIVINO CHE È IN NOI


Il nostro tempo postmoderno forse viene troppo frettolosamente definito, ateo indifferente, relativista. L’affermazione può rispecchiare buona parte del mondo occidentale. Una costatazione però oggi è fuori discussione: l’attenzione a fenomeni che si potrebbero chiamare paranormali, tipo veggenti, stigmate ed altro. Negli ultimi 50 anni sono aumentate a dismisura le apparizioni mariane. Con ciò non si vuole insinuare che la Madonna sia veramente comparsa, ma che aumentano persone che dichiarano essere destinatari di messaggi celesti. Tutto questo ci induce ad una domanda più profonda su Dio e il divino. Esistenza, certezza, prova, indizio, illusione? Nei tempi passati esisteva soltanto la teologia (cioè scienza su Dio). Abbiamo avuto i pensatori greci da Aristotele in poi seguiti da quelli cristiani specie Tommaso d’Aquino, i quali dimostravano l’esistenza di Dio partendo dall’ordine ammirato nell’universo, nella natura, nella creazione, nella stessa biologia con le loro leggi perfette e concludevano che se esiste l’orologio ci sarà anche l’orologiaio. Oppure altri partivano dal nostro sentimento interiore espresso molto bene da S. Agostino:” O Signore tu ci hai fatto per te e inquieto è il cuor nostro fino a che non risposa in te”. E si tirava la conclusione che se l’uomo desidera l’esistenza di Dio significa che Dio esiste. Un passo un po’ più lungo della gamba. Quello che poi hanno ripreso i filosofi come Feuerbach (1804-72), a sostenere che Dio è una proiezione del nostro io. Nel senso che non è Dio ad aver creato l’uomo, ma viceversa, l’uomo ad aver creato Dio. Una espressione antica sostiene che l’uomo è capax Dei”, capace di Dio. Ma che poi Dio veramente esista ne passa. Negli ultimi decenni però è sorta la neuroteologia, a completare quale valore aggiunto la precedente teologia. Una scienza che anziché partire dall’ordine del creato o dal desiderio di sopravvivenza, parte invece dal cervello dell’uomo. Tanto che molti entusiasti da questa scoperta parlano di Dio nel cervello, del neurone di Dio, addirittura del cervello quale casa di Dio. Contributi molto interessanti, ma bisogna fare attenzione di distinguere il buon grano dalla paglia. Si chiama neuroteologia la scienza che studia l’attività del cervello durante l’esperienza religiosa, dalla preghiera alla meditazione. Grazie alle moderne tecniche di neuro immagine come la risonanza magnetica si è visto che pensando a Dio si attivano sia nei credenti come non credenti le aree frontali deputate all’attenzione e alla concentrazione e il sistema limbico associato alle emozioni. In un certo senso è come se il cervello fosse predisposto naturalmente alle esperienze del sacro o mistiche al di là delle singole religioni e credenze. I primi a studiare l’esperienza religiosa sono stati i neurologi trattando casi di malati di epilessia ed hanno scoperto un collegamento fra questa patologia e il lobo temporale destro del cervello e un improvviso manifestarsi di un interesse religioso della persona concludendo che le esperienze spirituali sono inevitabile conseguenza della configurazione cerebrale. Ad esempio nelle immagini cerebrali riferite ad un gruppo di suore francescane in preghiera si notava un rallentamento delle attività nell’area deputata all’orientamento che dava loro un senso tangibile dell’unione con Dio. La neurologia spiega come il comportamento rituale susciti stati mentali, da cui deriva una vasta gamma di sensazioni, dal sentirsi parte di una comunità, all’avvertire una unione spirituale profonda con l’universo ed oltre. Le nenie, le litanie, i mantra infondono un senso di quiete che i soggetti interpretano come serenità spirituale. Pure le danze dei mistici provocano una ipereccitazione che può dare la sensazione di incamerare l’energia dell’universo. Finché il nostro cervello avrà questa struttura Dio non andrà via diceva Newbergh. Nello specifico qui non possiamo essere casalinghi e dichiarare che la neuroteologia tratti soltanto di esperienze del sacro riservate a persone che credono in Dio e appartengono alla religione cattolica. Discorso discriminatorio, Dio è per tutti indipendentemente dall’appartenenza ad una fede o a nessuna fede istituzionale. Basti pensare al sciamanesimo, la pratica spirituale più antica nel mondo. Che degli sciamani, o preti buddisti, abbiano esperienze spirituali, di guarigioni, di chiaroveggenza, di stigmate come i nostri santi è fuori discussione. E non c’è motivo di chiamarli maghi o stregoni. Un caso tipico fra gli innumerevoli, quello di una bambina di 9 anni della California, Claretta Robertson, di religione protestante, che nel 1972 riceve le stigmate sul tipo di quella di P. Pio. Santa non è perché il mettere sugli altari è privilegio che la chiesa cattolica riserva a se stessa e soltanto per i suoi. Ma l’esperienza del sacro, del divino che è in noi è molto più ampio della chiesa cattolica e dei suoi fedeli, è universale. Di qui una domanda: e se la trascendenza, l’aldilà, Dio esistesse veramente? Gesù diceva:” Il regno di Dio è dentro di voi” (Lc.17.21). Certo Dio non ha sede nel cervello umano, ma questo può essere il tramite attraverso cui Dio si rivela all’uomo. E questo fino ad oggi è il messaggio della neuroteologia alla quale va la nostra gratitudine.

Autore:
Albino Michelin
24.02.2020

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