sabato 21 marzo 2020

GESÙ NON ERA UN CLERICALE

Un convivente che si lamenta perché il parroco lo esclude dalla comunione, la divorziata perché la depenna dal ruolo di madrina del battesimo, l’omosessuale perché il vescovo gli proibisce il ruolo di testimonio di matrimonio di un collega. Dall’ altra parte non mancano osservazioni che troppi preti la vogliono fare da padre-padroni, che si impongono quale unica la coscienza della gente, oppure lamentano la carenza di vocazioni, con la costatazione quasi che la chiesa così com’è sia destinata a sparire. Preti e clero un po’ troppo al centro della situazione, problema che ormai interessa sempre di meno alla maggioranza dei cristiani anagrafici. Di qui la domanda: ma Gesù era un clericale, un prete, un sacerdote divisivo fra l’istituzione e i fedeli? A farla breve Gesù non era un clericale, né ha voluto appartenere alla casta dei gran sacerdoti, comuni o sommi che fossero. Riportando qui le conclusioni di alcuni validi studiosi cattolici come H. Haag (1925-2001), X. B. Häring (1912-98), i contemporanei X. Pikaza (1941), A. Maggi (1945), si costata che dai racconti evangelici non risulta l’intenzione di Gesù di istituire un ordine sacerdotale. I rapporti fra di lui e i sacerdoti del tempio non erano molto idilliaci. Nella parabola del samaritano caduto nel fosso Gesù fece passare sulla strada anche un sacerdote, il quale avendo visto il malcapitato passò oltre senza degnarlo di uno sguardo. I gran sacerdoti detenevano la lobby del bestiame destinato ai sacrifici e ne avevano l’esclusiva dei proventi, per questo Gesù li cacciò dal tempio con la frusta perché ne avevano fatto una spelonca di ladri (Mc.11,17). Nemmeno utilizzò il loro tempio per celebrare l’ultima cena, anzi si riunì in una casa di amici. Nessuna meraviglia che siano proprio i sacerdoti a cercare in tutti i modi per farlo morire (Mc.11,18), a incitare la folla perché Pilato, il potere politico, liberasse Barabba il criminale e mandasse alla morte Gesù. Falso storico l’aver diffuso che fu il popolo ebraico ad eliminare Gesù. Si sa che il popolo delle piazze è vittima di suggestione e strumento malleabile nelle mani delle dittature, basti pensare al nostro 10 giugno 1940 quando all’istigazione di Mussolini in Piazza Venezia a Roma se gli italiani volessero la guerra o la pace il popolo gridò:” vogliamo la guerra.” Ne Gesù né gli apostoli erano sacerdoti. L’invito di lui nell’ultima cena:” Questo è il mio corpo offerto per voi, questo è il mio sangue versato per voi, fate ciò in memoria di me” (Lc.22,19) o le parole indirizzate ai discepoli: ”a coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati” (Gv.20,23) risulta un compito affidato a tutta la comunità. La situazione non migliora dopo la morte di Gesù. Il ricompattarsi della comunità dei credenti attorno al crocefisso risorto sperimentato come il Vivente scatena nei sommi sacerdoti una gelosia tale da gettare gli apostoli nelle prigioni pubbliche (Atti 5,18) con l’intenzione di metterli alla morte. Quando le prime comunità cominciano a darsi una struttura scelgono degli anziani (=presbiteri), uomini e donne di garanzia morale, come guida al cammino di fede. In seguito scelgono sempre fra il gruppo dei fedeli gli Episcopoi (oggi chiamati vescovi), come sorveglianti o coordinatori, però nulla a che vedere con l’abbigliamento acquisito lungo i secoli, tricorno o triregno in testa, tonaca, mitra, la cui utilità o meno non si vuole qui discutere. Fino a Costantino, cioè quarto secolo, non esiste un clero separato dal popolo e titolare di sacre funzioni. Un certo contro ruolo l’ha giocato la lettera agli Ebrei, attribuita a Paolo, ma in realtà di autore anonimo e redatta decenni dopo la morte dell’apostolo, che potrebbe costituire un’obbiezione a quanto sopra, ma di fatto non lo è. Questo l’unico documento che attribuisce a Gesù, ma solo a lui, il titolo di sommo sacerdote, quale sostituzione dei sommi sacerdoti del passato. Piuttosto è uno scritto che mette addirittura in discussione il sacerdozio cristiano. Infatti continua l’anonimo:” Gesù non ha bisogno come i sommi sacerdoti di offrire sacrifici ogni giorno per i propri peccati e poi per quelli del popolo, lo ha fatto lui una volta per tutte, offrendo se stesso” (Ebr.7,27). Infatti la lettera non parla mai riferendosi ad una comunità cristiana di sacerdoti, ma usa un termine profano per indicare le guide nel cammino della fede (Eb-13.7). Per cui B. Häring, il più autorevole studioso di morale del secolo scorso, dopo aver ribadito pure lui che la chiesa dei primi tre secoli non conosceva il termine clero né la struttura ad esso corrispondente si mostra scettico sul fatto che il clero sia destinato ancora a continuare così com’è. Anzi sarebbe arrivato alla frutta. Fino a qui la parola dei teologi su citati. La nostra domanda: se Gesù non era un clericale, né intese istituire un “ordine” clericale che problemi vi sarebbero oggi, specie dove mancano sacerdoti di seminario, e preti come da tradizione un ritorno a Gesù? Tutto il bailamme sorto nei confronti di papa Bergoglio perché prospettava e continuerà a prospettare “viri probati”, cioè persone sposate di sana condotta morale a celebrare la messa, cena del Signore, quale scisma nella chiesa causerebbe? Sarebbe semplicemente un ritorno alle fonti, al Gesù non clericale ma della storia, con il vantaggio di avere una chiesa meno verticale e più comunitaria.

Autore:
Albino Michelin
18.02.2020

Nessun commento:

Posta un commento