venerdì 27 novembre 2020

LA DOTTA IGNORANZA

Non sono due espressioni contradditorie, ma si riferiscono ad un libro di Nicola Cusano del 1440 che in fondo si collegava ad un concetto di S. Agostino vissuto un millennio prima, il quale parlando di Dio sosteneva che di lui noi non possiamo dire tante cose (= siamo ignoranti) però animati dalla curiosità di sapere su di lui sempre qualcosa di più. Tale curiosità egli la definisce dotta: di qui il titolo. Per cui il problema riportato ad oggi non sarebbe quello di conoscere tutto, ma quello concernente la curiosità del sapere, del confronto, dell’approfondimento, del collegamento globale delle varie discipline. Senz’altro ignorante è un’offesa alla persona e ignoranza un handicap dell’essere umano. “Dotta” vorrebbe dire che la cultura non consiste tanto nel sapere, quanto nel sapere di non sapere, che non è un litigio di parole, e quindi sperimentare dentro di sé una perenne curiosità dell’oltre. E questo indipendentemente dall’età. Vi sono infatti giovani già vecchi perché bloccati da una pigrizia e sclerosi mentale, considerano inutili gli studi, secondo il proverbio” laora e tasi”, lavora e taci. Per molti l’ignoranza è comoda Ma vi sono anche vecchi sempre giovani in quanto tesi perennemente all’alimentazione del loro spirito. Al limite non si nasce analfabeti, analfabeti si diventa. E qui si richiede anche una distinzione di fondo. Non sempre la cultura è crescita interiore e arricchimento esteriore. Non sempre la scienza personale è coscienza (non occorre riandare ai medici nazisti della shoah che tagliavano a pezzi gli ebrei per i loro esperimenti). Nel nostro mondo interiore possono esistere delle plaghe di ignoranza voluta, difesa e capace di violenza e criminalità. Ne possiamo elencare alcune e relative manifestazioni. Fanatismo, fondamentalismo, integralismo, tradizionalismo, nazionalismo, sciovinismo (patriottismo esaltato), stachanovismo (smoderato zelo sul lavoro), ed altri. Tutte queste attitudini se non le teniamo sotto controllo, se non le apriamo al confronto, possono anche diventare deleterie. Con una canaglia si può sempre discutere, con un ignorante no. Il fanatismo (dal latino fanum=tempio) è tipico di chi si sente come invasato da forza divina, schiavo della causa in cui si è intrappolato, vedi i kamikaze suicidi. Nel piccolo come il tifo negli stadi. Per un fanatico juventino la Juve non perde mai, se perde è colpa dell’arbitro o di trame occulte. E’ una fissazione che diventa ignoranza, ma non dotta perché incapace di ragionare, di andare oltre. L’identificazione fanatica con la massa può portare persino ad una ipnosi collettiva. Chi può negare che non sia stata questa l’esperienza delle centinaia di persone che nel 1917 hanno visto a Fatima il sole rotante durante l’apparizione mariana? Ampliandolo sul piano della cultura, della religione, della politica il fanatismo è l’identificazione in maniera esasperata fino alla rigida intolleranza nei confronti di chi sostiene idee diverse. Suo parente è il fondamentalismo. Rigida interpretazione dei testi sacri, conservatore in materia religiosa e politica, sostenitore a spada tratta delle destre americane. Nella Bibbia niente sottrazioni, niente aggiunte, tutto blindato affinché non vada perduto nessun fondamento. Anche nelle religioni non tutti i fondamentalismi sono uguali: Il protestante fa della Bibbia un assoluto, il cattolico invece fa dell’autorità chiesa un talismano. L’ultima enciclica di Bergoglio” Fratelli tutti” del 3.10.20 gli causerà ulteriori uscite dalla chiesa in quanto i fondamentalisti non accettano fratellanza ebrei cristiani musulmani. E’ una forma di ignoranza che rifiuta il confronto, priva della curiosità di sapere quali risorse possano esserci al di là del cattolicesimo. Niente a che vedere con la dotta ignoranza. Altro parente è l’integralismo. Rifiuta qualsia alleanza e collaborazione con movimenti di ideologia e ispirazione diversa. Si pensi alla Democrazia cristiana in Italia anni 1950, quando intendeva spazzare via tutto e tutti e diventare una specie di teocrazia. Nicchia protettiva in cui non c’era spazio per nessuno se non per se stessi. Anche qui come nel fondamentalismo non tutte le religioni e politiche sono identiche pure appartenendo allo stesso territorio e cultura storica. L’integralismo islamico dei mistici sufi non ha nulla a che vedere con quello del burqa dell’Afghanistan. Come nel nostro attuale cattolicesimo non ha nulla a che fare l’integralismo di Comunione e Liberazione, Opus Dei, neocatecumenali, movimento dello Spirito, di gente che vuole tornare alla messa in latino, alla comunione in bocca, alla esclusione dei divorziati, omosessuali e quant’altro con d’altra parte la teologia della liberazione o un cristianesimo oltre frontiera e del Dio misericordia. Tommaso d’Aquino (1200) sosteneva che i principi sono eterni ma la loro applicazione è evolutiva. Gesù si è trovato a discutere con dei farisei integralisti che gli rimproveravano perché guarisse la gente di sabato. Al che rispose:” se vi cade un asino di sabato nel pozzo lo tirate su o lo lasciate affogare?” Lo volevano uccidere anzitempo.

Autore: Albino Michelin      30.10.2020
albin.michel@live.com

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