lunedì 23 novembre 2020

ANCHE SE NON AL 25 DICEMBRE, IMPORTANTE CHE GESÙ SIA NATO

Il motivo del presente articolo nasce dal fatto che il sottoscritto di recente ha ricevuto da una missione cattolica di Svizzera un articolo senza firma in cui gli si chiedeva se fosse suo allo scopo ovviamente di inserirlo nel bollettino di comunità. Il sottoscritto non fece apporre la firma in quanto non di sua appartenenza. Tuttavia la cosa mi gratifica in quanto l’argomento di tale articolo faceva la debita distinzione fra il Gesù della storia e il Gesù della fede, nonché i vari simbolismi esistenti nel e attorno ai vangeli, argomenti dal sottoscritto di solito affrontati, e per questo riconoscibile. L’articolo inviatomi non teme di aprire la mente ai lettori praticanti, tentativo ancora troppo raro nelle missioni cattoliche dedite alla conservazione tradizionale del proprio gregge. Tutto ciò mi induce a riportare l’argomento elaborandolo solo nella forma descrittiva. Si può iniziare dal presepio. Il Gesù storico al suo tempo non ha costruito né insegnato a costruire presepi, questo è frutto della devozione dei fedeli secoli dopo e quindi appartenente al Gesù della fede. Il primo fu organizzato da S. Francesco d’Assisi 1222-23, vivente e interpretato dai paesani. Diventato in seguito sacra rappresentazione a partire dal napoletano, entrato poi nelle famiglie con statuine di terracotta per la gioia dei bambini. Dunque un simbolo. Ma i simboli come i miti parlano a noi in modo più profondo della realtà. Che cosa potrebbe dirci oggi il presepio nelle famiglie, nella scuola, nella piazza del paese, nella sala comunale? Potrebbe rievocare l’invito di Gesù:” lasciate che i bambini vengano a me”. E quindi evitare che il presepio diventi causa di risse, come quando si escludono i bambini stranieri dalle recite natalizie, dai saggi, dai concertini corali multietnici, dagli incontri culturali in cui ogni colore spieghi i suoi simboli religiosi. Così difficile? Pare si voglia evitare un inquinamento razziale. Il presepio è un simbolo risorsa, casa comune, incontro di solidarietà. Forse quest’anno non si potrà fare causa la pandemia, ma non tutto il male viene per nuocere, può portarci a riflettere in attesa che nel prossimo futuro il presepio divenga simbolo unitivo e non divisivo. Altra distinzione fra il Gesù della storia e il Gesù della fede, o devozione popolare, è la data del natale, 25 dicembre. In Europa si canta “tu scendi dalle stelle al freddo al gelo”. In Sud Africa e sud America c’è poco da saltare, si è cotti dal solleone. Premesso che vale la pena lasciare agli esperti in materia la discussione se Gesù sia nato a Betlemme secondo la profezia augurio di Michea (5,1) oppure a Nazareth (Mt.2,23), importante che sia nato. Lo comprovano anche documenti di scrittori estranei e laici, tipo Giuseppe Flavio e lo storico Romano Tacito. Che però Gesù sia nato il 25 dicembre è una possibilità su 366, quindi ridotta al lumicino. Si tenga a mente che gli antichi non si interessavano molto della data di nascita quanto piuttosto di quella della morte. Un uomo era degno di memoria in considerazione delle opere compiute in vita e riassumibili retrospettivamente con la morte. Poi da considerare che il vangelo non è un verbale della vita di Gesù ma la codificazione del suo messaggio e della sua esperienza religiosa di fondo con l’aggiunta di qualche accentuazione da parte degli evangelisti e della loro scuola dopo la scomparsa di Gesù stesso. E qui ovviamente grazie agli studiosi in materia, che oggi sempre più ci rivelano le linee portanti del suo annuncio. L’impero romano festeggiava il solstizio d’inverno al 21-25 dicembre, secondo il calendario di Giulio Cesare, cioè la notte più lunga dell’anno. E la celebravano con saturnali, feste tipo i nostri carnevali, in onore di Mitra, dio del sole. Perché da quella notte il sole iniziava a diffondere più lungamente la sua luce, vincendo così le tenebre. I primi cristiani festeggiavano il compleanno di Gesù in ordine sparso, come gli ortodossi di oggi il 6 di gennaio. Ma esperimentando che il vero sole dell’umanità è Gesù, sovrapposero alla festa pagana questa nuova cristiana. Il tutto pare con Papa Liborio il 354 d.C. Dopo aver stabilito la data di natale i fedeli fecero altri calcoli. Se Gesù è nato il 25 dicembre vuole dire che Maria l’ha concepito 9 mesi prima, ed ecco il calendario attuale che al 25 marzo registra l’Annunciazione dell’Angelo a Maria. In definitiva la data della nascita di Gesù è un ritrovato della devozione popolare cioè legato al Gesù della fede. Però il simbolismo del sole, luce del mondo, a lui riferito è molto più ricco. Il sole illumina, riscalda, matura. Così all’ umanità e al singolo uomo Gesù è luce, via, verità, vita, conforto, sostegno. Peccato che la distinzione fra il Gesù della storia e Gesù della fede sia ancora un tabu se pensiamo alla recente traduzione del messale, operazione di maquillage, in cui il Gesù della storia continua a venire oscurato dal Gesù della fede e della devozione, perpetuando cosi tutte le inutili tensioni e ritorsioni fra cristiani innovatori e tradizionalisti.

Autore: Albino Michelin     05.10.2020
albin.michel@live.com

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