venerdì 19 marzo 2021

LA DOTTA IGNORANZA

Non sono due espressioni contradditorie, ma si riferiscono ad un libro dell’umanista tedesco Nicola Cusano del 1440. In gergo viene chiamato ossimoro, cioè accostamento di due termini di senso apparentemente contrario. In effetti se si è dotti non si è ignoranti e viceversa. Il Cusano con il giusto senso de proprio limite sosteneva “so di non sapere” e specialmente parlando di Dio affermava che di lui noi non possiamo dire tante cose (= siamo ignoranti), però nello stesso tempo animati dalla curiosità di sapere sempre qualcosa di più. Sia su di lui, come su di ogni realtà umana. Tale curiosità la definisce dotta: di qui il titolo. Lo stesso problema riportato ad oggi non sarebbe quello di conoscere tutto, ma la curiosità del sapere, dell’auto appropriazione, del confronto nell’ambito di qualsiasi disciplina. Senz’altro dire ad una persona “ignorante” è un’offesa imperdonabile. Ma qui “dotta ignoranza” fa capire che la cultura non consiste tanto nel sapere, quanto nel sapere di non sapere, che non è un litigio di parole, e quindi sperimentare dentro di sé una perenne curiosità dell’oltre e delle sue motivazioni. E questo indipendentemente dall’età. Vi sono infatti giovani già vecchi perché bloccati da una pigrizia e sclerosi mentale, considerano inutili gli studi, secondo un certo proverbio veneto” laora e tasi”, lavora e taci. Quindi per molti l’ignoranza è addirittura comoda. Ma vi sono anche anziani sempre giovani in quanto tesi perennemente all’alimentazione del loro spirito. Al limite non si nasce analfabeti, analfabeti spesso si diventa e non è un paradosso. Ed è di qui che si collega anche una differenza di fondo. Molti sostengono che per essere onesti sia sufficiente farsi una cultura. Che la disonestà, criminalità, ingiustizia dipendano dalla mancanza di cultura. In parte è vero, in parte un po’ meno. Anche perché se giustamente ci riferiamo all’antico maestro greco Socrate esiste una distinzione fra istruzione ed educazione. Entrambi fanno parte della cultura, ma la differenza sta che l’istruzione è introdursi delle nozioni dall’esterno, l’educazione (latino educere=estrarre) è far riemergere dal nostro interno motivazioni e valori migliori per renderli operativi nella vita. In effetti esistono persone molto istruite che compiono ogni sorta di trasgressioni, di cafonerie e di delinquenze. Non vogliamo sempre riferirci ad un caso emblematico, quello di Eichmann (fra gli infiniti), finissimo intellettuale, ma privo di educazione e di tant’altro se si pensa alla pianificazione della shoah con milioni di ebrei bruciati ai forni crematori. E’ fuori discussione che l’istruzione può servire all’educazione, ma a questo punto le necessita un supplemento d’anima, proveniente dalle riserve della propria spiritualità, a patto che la persona rifiuti di farsi trainare dagli istinti di turno, i quali non si situano tutti e sempre sul piano della ragione. E’ solo così che la scienza può diventare coscienza. E rovesciando lo stesso argomento si può cadere in un altro equivoco, quello che disonestà, ingiustizia, malvagità siano soltanto frutto della diseducazione in quanto l’uomo sarebbe essenzialmente, buono. La malvagità non sarebbe intrinseca all’essere umano, ma una malattia della mente, che si chiama ignoranza. L’affermazione va se si esclude nel caso ignoranza incolpevole, tipo analfabetismo, deficit di istruzione. Ma non certo quando l’ignoranza è quella oggi tanto diffusa, cioè ignoranza blindata nel proprio orgoglio, identitarismo, fondamentalismo, saccenza, arroganza, nel so tutto io. Questa considerata sentimento di onnipotenza è invece pietosa debolezza. Ed è veramente pericolosa, al di là del livello di scolarizzazione, più ancora della malvagità. Perché con una canaglia si può sempre ragionare, ma con un ignorante di questo tipo mai, tempo perso. E qui costatiamo che ogni forma di potere ha bisogno dell’ignoranza dei sudditi e di sfruttarla. Pensiamo al nazismo e alle dittature di ogni genere che hanno potuto sviluppare la loro brutalità deprivando le masse del libero pensiero. Al sovranismo attuale che si espande inoculando slogan identitari e gretti del chi fa per sé fa per tre, contro l’uno per tutti e il tutti per uno. Al trumpismo negli Usa che ha fatto furori perché il popolo di fronte ad un potente milionario perde il lume della ragione e il senso dell’umana solidarietà. Al potere occulto dei media, che col pretesto dell’informazione catechizzano i creduloni, li strumentalizzano, li inebetiscono, e questi abbindolati si fanno la loro cultura su“ l’ha detto la TV e il Grande Fratello”. Alla stessa chiesa che nel passato è talvolta caduta nella tentazione di esercitare questo tipo di potere, con l’Indice dei libri proibiti, occultando la bibbia e l’imperativo:” figliolo credi senza discussioni, misteri della fede”. Ogni tipo di potere ha bisogno del suo “gregge” e impedire che il singolo esca dal gregge e divenga un “egregio”, cioè pensatore autonomo. Forse proprio questo voleva dire Cusano nel 1440 con il suo libro dal titolo “La dotta ignoranza” e così riaffermare pure l’evangelico consiglio di Gesù:’” La verità vi farà liberi”

Autore: Albino Michelin   15.02.2021
albin.michel@live.com

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